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Sunday, June 29, 2008

Arcivescovo, parte terza


Durante il fine settimana mi sono giunti vari email sul fatto che finalmente anche l'arcivescovo di Lanciano ed Ortona, Carlo Ghidelli, ha detto qualcosa sul centro oli. Non so bene cosa precisamente abbia dichiarato Ghidelli, ma spero che si sia trattato di qualcosa di forte, netto, inconfondibile. Che posso dire, c'e' voluto un anno, ma meglio tardi che mai.

Intanto, dopo la risposta dell'arcivescovo di Pescara, monsignor Valentinetti, ecco qui l'ultimo email che gli ho mandato, in data 9 maggio 2008. Dopo questo ultimo email non ci siamo piu' sentiti per varie settimane ed io ho pensato che non mi avrebbe mai piu' scritto. E invece, magicamente, dopo aver messo tutto sul blog qualche giorno fa Valentinetti mi ha chiamato al telefono per chiedermi di incontrarmi quando vengo in Italia. Coincidenza? Chissa...


Vescovo Valentinetti,

Grazie di cuore per la risposta immediata, lo apprezzo molto, ma resto molto preoccupata.

Di mia natura sono una persona preventiva e penso sempre che i guai vadano evitati piuttosto che dolersi dopo per le conseguenze, specie in questo caso che si tratta di circostanze veramente gravi.

Il discorso non riguarda piu' il centro oli di Ortona soltanto. Sono andata a guardare tutti i documenti che le varie ditte petrolifere che operano da noi rilasciano ai propri investitori. Ce ne sono tre: la Mediterranean Oil and Gas (inglese) la Petroceltic (irlandese) e l'ENI.

Nel complesso queste ditte vogliono trivellare tutto l'Abruzzo, dal mare all'entroterra, creando una vasta rete di oleodotti fra pozzi, mare, raffineria. Ci sono concessioni per oltre trenta pozzi marini ed altrettanti sulla terraferma, per trivellare a Sulmona, a Teramo, a Vasto, a Santa Maria Imbaro. Alcuni sono gia' operativi, come a Ortona, San Vito e Vasto.

Tutto questo e' scritto nei vari bollettini geologici e degli idrocarburi, pubblicati dal governo italiano e che, con lavoro certosino, ho scovato per internet. Le ditte a cui le estrazioni sono state concesse dichiarano senza mezzi termini che trivellare in Abruzzo e' facile: non ci sono grandi opposizioni da parte dei politici locali, la gente e' quieta, si pagano poche tasse, e le infrastrutture sono a portata di mano.

I loro programmi sono chiari: mandare il petrolio estratto in giro per la regione, ad Ortona via oleodotti o navi. Il mio punto di vista e' che data la portata del progetto e visto che il centro oli e' temporaneamente bloccato, intanto si portano avanti nelle cose che possono fare. Poi alla fine diranno: beh, abbiamo messo tutte queste tubature, aperto tutti questi pozzi, come non potete farci fare anche la raffinieria? Infatti, non solo le trivelle marine continuano ad operare nel mare, ma il porto di Ortona e' invaso da tubature pronte per essere installate.

Qual'e' il pericolo?

Le modalita' con cui operano i pozzi petroliferi in mare sono standard: ci sono vari fanghi e fluidi che aiutano il processo di perforamento e che sono composti di sostanze chimiche tossiche all'uomo, alla pesca, al mare. Queste sostanze vengone abitualmente riversate in mare. Uno studio canadese rifersice che un sola piattaforma rilascia nel mare cira 90 mila tonnellate di sostanze chimiche nel corso della sua esistenza. Le sostanze chimiche coinvolte sono benzene, cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame.

Studi sui pesci vicino alle piattaforme rivelano alto tasso di inquinamento ed in maggior parte di mercurio. Il fondale marino, ugualmente risulta contaminato, e a lungo andare la pesca scompare.

Gli incidenti sono sempre possibili, il piu' grave avvenne in Inghilterra nel 1988 con quasi 200 morti e innumeveroli quantita' di petrolio riversati in mare. La piattaforma si chiamava Piper Alpha.

A San Vito i giornali parlano solo di sassi sporchi di catrame, in realta' sono in contatto coi pescatori della zona che riferiscono che da circa due settimane i pesci sono molto meno abbondanti che prima, che periodicamente si vedono delle fumate nere che escono dai pozzi nel mare, e che ogni tanto ci sono delle strane schiume bianche chimiche che affiornano e che prima non si erano mai viste. Remote coincidenze? Forse, ma e' meglio prevenire certe cose piuttosto che poi dover riguardare con il senno di poi e dolersi.

E' di oggi che il sindaco di San Vito si pone contro il WWF per "procurato allarme". Questo attegiamento non portera' da nessuna parte secondo me, perche' il pericolo esiste. Dovunque uno voglia guardare l'esperienza petrolifera non porta mai nulla di buono: a Gela sono nati bimbi deformi a causa del benzene, a Falconara dove esiste
una raffineria i tassi di tumore al cervello e al sistemza linfatico sono di gran lunga superiori alla norma, cosi pure a Priolo e Ragusa dove sorgono impianti nel mare e dove per anni il mercurio e' stato buttato nel mare senza problemi.

In Florida esiste una cittadina che si chiama Pensacola, e al largo di quella citta' esistono dei giacimenti di petrolio non trivellati. Ebbene l'anno scorso decisero di vietare in maniera definitiva qualsiasi forma di sfruttamento dei pozzi perche' l'impatto sulla salute del mare e dell'uomo sarebbe stato troppo elevato. Li erano a 160 chilometri dalla costa qui siamo si e no a 10.

Molti di questi documenti sono sul web, se lei volesse qualche
riferimento sarei ben lieta di madarle qualsiasi testo. Alcuni sono qui:

www.csun.edu/~dorsogna/byron

e altre considerazioni sul mio blog: www.dorsogna.blogspot.com

In ogni modo, la esorto, se puo', a dire qualcosa adesso, ogni giorno piu che passa e' un altro giorno che regaliamo alle compagnie petrolifere per portarci indisturbati morte e distruzione. E' importante che la gente sappia che non abbiamo solo politici e petrolieri contro, ma che la chiesa e' con noi. Il vescovo della val di Noto si e'
apertamente schierato contro le trivelle, e cosi pure il Vescovo di Potenza che ha detto no ad una nuova raffineria a soli 20 chilometri da quella gia' esistente. E' veramente importante, e servirebbe per risvegliare le coscienze.

Di mia natura sono anche una persona pacifica, e mai mi sarei aspettata che questo ruolo di "attivista" venisse affidato proprio a me. Ma cos'altro avrei potuto fare? Qualcuno deve impegnarsi, ed e' toccato a me. Me la sono presa veramente a cuore, e non sarei tranquilla con la mia coscienza se non facessi tutto cio' che posso per salvare la mia terra. Il mio lavoro e' ora quasi un passatempo, nel senso che
trascorro la maggior parte del tempo, a scrivere email, a parlare con questo o quel gruppo di pescatori, documentaristi, studenti, e documentarmi su cosa significhino trivelle in mare, a leggere, a contattare giornali italiani nella speranza che qualcuno voglia parlare di questa storia a livello nazionale. L'Abruzzo, la gente, io, abbiamo bisogno di una sua parola.

Grazie mille,

Maria Rita

Friday, June 27, 2008

Tutti i nodi vengono al pettine


A Cremona esiste una raffineria della Tamoil, da oltre cinquanta anni. La raffineria sorge su un area di un chilometro quadrato ed i venti sono tali da spirare dalla raffineria verso il non lontano centro cittadino. A Cremona hanno il centro di desolforizzazione, un centro di primo trattamento del petrolio per eliminare lo zolfo, simile a quello che vogliono costruire ad Ortona, e poi altre unita' per preseguire l'attivita' di raffinamento.

Cremona e' la citta' lombarda con la piu elevata percentuale di tumori. Il primario dell'unita' patologica mammaria Alberto Bottini dice: "Siamo ai primi posti in Lombardia per mortalità dovuta a diverse patologie tumorali: soprattutto per le neoplasie polmonari e gastriche per gli uomini e quelle mammarie e ovariche per le donne". I tumori, anche quelli meno comuni, sono cosi' diffusi che a Cremona hanno anche creato un centro apposito per lo studio di tumori rari.

La raffineria e' vicino alle falde idriche della citta'. Questo fatto avrebbe dovuto far scattare un campanello di allarme fra i cittadini, gli amministratori, i petrolieri, l'ARTA. Nessuno pero' si e' mai preoccupato in questi cinquanta anni di indagare sullo stato di salute dell'acqua di Cremona. Si vede che erano troppo impegnati a costruire il centro tumorale invece che chiedersi il perche' di tutti quei tumori.

Probabilmente nessuno avrebbe mai studiato la situazione di Cremona se non fosse stato per l'insaziabilita' della Tamoil stessa. Siccome la raffineria non gli bastava decisero infatti di costruire a Cremona anche una centrale a turbogas. Partirono studi ed indagini sulla compatibilita' del terreno. Da questi emerse, finalmente, che il terreno vicino alla raffineria E' GRAVEMENTE INQUINATO FINO A 20 METRI DI PROFONDITA'. Le concentrazioni di idrocarburi superano i limiti di legge anche di 500 VOLTE !!

Gli amministratori subito dichiararono che questo non era un problema perche' non era quella l'acqua che finiva nei rubinetti delle case, come se questo fosse un vanto e come se loro potessero magicamente prevedere i corsi d'acqua sotterranei. Fra gli inquinanti presenti, il MTBE e il benzene, cancerogeni scientificamente provati. Il MTBE e' vietato in California dal 2004 appunto perche' e' facile che si infiltri nelle falde acquifere.

Nella foto in alto, un incidente alla raffineria di Cremona nell'aprile del 2007, circa un anno fa e riportato da "Il vascello", un giornale web di quella citta'. La storia si ripete in tutta Italia.

Non lasciamo che la nostra regione diventi una triste statistica. Gli enti petrolfieri agiscono nello stesso modo in tutto il mondo: arrivano con un progettino e da li iniziano a spargersi, ad ingrandirsi, a volere sempre di piu', a sfruttare tutto quello che c'e' da sfruttare, come un cancro sia figurativamente che nella realta'. Noi siamo ancora in tempo ma occorre l'azione di tutti.

Informiamoci. Lottiamo. Difendiamo l'Abruzzo.

Fonti: Il vascello

Thursday, June 26, 2008

La risposta dell'arcivescovo


Pubblico qui la risposta che mi diede l'arcivescovo Valentinetti dopo il mio email dell'8 Maggio. Ricordo che l'email era indirizzato oltre che a lui anche a Forte e a Ghidelli, arcivescovi di Chieti/Vasto e di Lanciano/Ortona, rispettivamente. Valentinetti invece e' l'arcivescovo di Pescara/Penne. Ghidelli e Forte non hanno risposto. Ecco cosa mi ha scritto Valentinetti:


Gentile dottoressa.
Ho appena letto la sua lettera molto sincera e schietta e per questa mattina mi sono dispensato dalla meditazione, visto che le sue affermazioni fanno molto riflettere. Le dico sinceramente comunque che la riflessione su questo argomento e su temi similari a quello da lei esposto mi accompagnano in continuazione. Chi le risponde sa molto bene quali sono i rischi e i pericoli di una raffineria petrolifera a ridosso della costa abruzzese e di tutti gli altri pericoli dovuti all'inquinamento in generale e a quello delle falde acquifere, problema molto scottante qui a Pescara.

Ma andiamo con ordine nel chiarire lo stato della questione a proposito di una presa di posizione dei vescovi dell'Abruzzo-Moliise. Nell'utima riunione della nostra conferenza episcopale avevamo deciso una dichiarazione comune. Lo stesso giorno e' uscita la notizia che la regione Abruzzo aveva bloccato, fino ad anno nuovo 2009, la decisione definitiva per la realizzazione dell'impianto, che doveva comunque essere riconsiderato. Pertanto, dopo rapida consultazione abbiamo deciso di aspettare nel dire la nostra parola che in quel momento sarebbe caduta praticamente nel vuoto.

Siamo gia' pronti ad uscire con una dichiarazione pubblica nel momento in cui questa decisione dovesse essere rimessa in discussione con la conseguenza di riprendere il
progetto della costruzione dell'impianto in contrada Feudo di Ortona. Vorremmo uscire con modalita' ben precise, in modo da essere efficaci incisivi e perche' no anche un tantino profetici (spero che questo lei ce lo vorra' ancora concedere, data la schiettezza della sua lettera). Se Lei ha notizie diverse a questo proposito, me lo faccia sapere e affronteremo la situazione, tra le tante altre di cui di solito ci occupiamo.

Per quanto riguarda la chiazza di petrolio a largo di Ortona - San Vito, non so da che cosa possa dipendere, del resto il porto di Ortona da decenni ospita lo scarico di derivati del petrolio a causa del deposito costiero dell'AGIP. Non mi risulta ad oggi che siano iniziati lavori per l'estrazione e la raffineria in contrada Feudo. Il Dott.Tanino Basti, direttore generale dell'ARTA, agenzia regionale per la verifica dell'ambiente, da me chiamato per avere notizie in merito a questa questione, mi tiene continuamente aggiornato sugli sviluppi della situazione. Comunque, ripeto se lei ha altre notizie sono ben lieto di conoscerle.

Concludo sperando di averle dato le notizie che desiderava, riconfermando la disponibilita' ad un intervento al momento giusto e chiedendo il dono di un po' di credito a noi poveri vescovi, che portiamo la carretta ed il peso della responsabilit? delle nostre comunita' locali. Su questo tema faremo il possibile ma spetta anche a laici maturi e seri come lei mobilitarsi per dire una parola non solo da un punto di vista scientifico e di salute pubblica ma anche da un punta di vista di salvaguardia del creato, in nome della fede. Lei l'ha fatto e la ringrazio, la comunita' cristiana purtroppo su questi e su altri temi e' un po lenta. Sono fiducioso pero' che qualcosa di positivo possa nascere e crescere.

Con il mio augurio e la mia benedizione. + Tommaso Valentinetti Arcivescovo di Pescara - Penne

Tuesday, June 24, 2008

Mc Cain ed il petrolio


Il presidente George Bush e il candidato alla casa bianca John Mc Cain continuano a premere affinche' si trivellino le coste statunitensi. Dicono che questo aiutera' ad abbassare il prezzo della benzina. Circa l'85% dei nostri mari e' coperto da una moratoria contro le nuove trivelle: solo nel golfo del Messico (attorno al Texas, guarda caso) queste sono legali.

Il movimento anti-petrolio-nel-mare e' molto forte in California, dove l'amore ed il rispetto per l'oceano e le numerose opportunita' anche economiche che questo offre sono radicati in ciascun abitante di questo stato. Dopo una terribile esplosione di un pozzo petrolifero a Santa Barbara, nel 1969 c'e' stato un crescendo di sensibilizzazione, e presa di coscienza che le trivelle in mare non sono una cosa buona.

Il Los Angeles Times in data 21 giugno 2008 ha fatto un editoriale sul tema, senza peli sulla lingua, che rispecchia le posizioni del giornale come ente. Come loro ne ho letto di simili sulla stampa dell'Oregon, della Florida, del Maine. Ecco cosa dice il Los Angeles Times:

"Il presidente Bush e il candidato repubblicano Mc Cain hanno di recente proposto di eliminare la moratoria federale sulle trivelle offshore. Quello di cui abbiamo veramente bisogno invece e' una moratoria contro le proposte inutili dei nostri politici per abbassare il prezzo del carburante."

"L'opposizione alle trivelle nel mare non viene solo da un gruppetto di ambientalisti di Santa Barbara che guidano macchine ibride. Le moratorie vennero decise in maniera consapevole e per proteggere l'industria del turismo, della pesca, le piccole attivita' commerciali e gli abitanti della costa. Trivellare nel mare porta benefici solo alle ditte petrolifere, ma causa danni economici diretti a chiunque altro sia in contatto con l'oceano, sporcando le spiaggie, avvelenando la vita marina e abbruttendo le vedute."

"I Californiani non aprovano le trivelle lungo la costa dal 1969, quando un riversamento in mare di petrolio devasto' i mari di Santa Barbara. Coloro che difendono le piattaforme in mare si difendono dicendo che da allora la tecnologia ha fortemente ridotto i rischi di incidenti, ma questi continuano ad accadere. E c'e' molto di piu' di cui essere preoccupati degli incidenti. Il Texas non e' famoso per le sue spiaggie che continuano ad attrarre gli scarti dell'industria petrolifiera lungo le sue coste, fra cui catrame e scarti di lavorazione dalle migliaia di piattaforme nel golfo del Messico. Le trivelle rilasciano una gran quantita' di sostanze chimiche tossiche, creando problemi gravi, fra cui concentrazioni elevate e pericolose di mercurio nei pesci.

La distruzione delle nostre coste e' un prezzo troppo alto da pagare per un abbassamento irrilievante del prezzo della benzina che accadra' forse fra 20 anni."

Questo per trivelle che si vogliono costruire a 50 miglia, ottanta chilometri, dalla costa. Dove sono i nostri autorevoli giornali, locali e nazionali a difendere il mare? Perche' il Los Angeles Times scrive editoriali e da noi i giornali non prendono posizioni ma si limitano a riportare le notizie?

Noi in Abruzzo abbiamo le trivelle non a 50 ma a 5 miglia dalla costa.

Fonti: Los Angeles Times

Friday, June 20, 2008

Un silenzio assordante


L'otto maggio 2008 scrissi per l'ennesima volta ai rappresentanti della chiesa cattolica abruzzese chiedendo loro di prendere posizioni nette e decise sulla questione della petrolizzazione dell'Abruzzo. Avevo scritto gia' ai tre vescovi Valentinetti, Forte e Ghidelli fin dallo scorso inverno. Sia Valentinetti che Forte mi risposero in modo privato, dicendomi che avrebbero pensato ad un intervento comune ma che intanto occorreva pregare (Forte) e che ci avrebbero lavorato (Valentinetti). Da Ghidelli il nulla.

Non approvo molte cose dell'operato della chiesa in Italia, troppe ingerenze nella vita di un paese che si proclama laico (vedi leggi sulla fecondazioni artificiali e l'invito a non votare (!!), i matrimoni vietati agli invalidi, una difesa quasi ossessiva della famiglia tradizionale), ma mi ritengo cattolica perche' alla fine dei conti il messaggio che e' alla base del cristianesimo e' fra i piu' belli che io abbia mai sentito - ama il prossimo tuo come io ho amato voi. Cattolica si, ma da persona critica.

Fatta questa premessa, e data l'enorme influenza della chiesa dalle nostre parti, ho pensato fin dall'inzio che una volta spiegato ai vari vescovi i problemi legati al petrolchimico in Abruzzo, e che io sono contraria da persona informata e libera, che parlo sulla base di dati scientifici, che sono diniteressata e che non me ne viene in tasca niente, loro avrebbero detto o fatto qualche cosa e che ci sarebbero rimasti sbalorditi e impazienti di agire tanto quanto me all'inizio di questa storia. Alla fine dei conti, la vita e' vita sempre, no? Che differenza c'e' fra la difesa di un bimbo abortito ed uno che respira idrogeno solforato a regime costante?

Ho mandato a tutti a tre copie stampate del report di 40 pagine che ho scritto, una lettera dettagliata, ho speigato tutto quello che c'era da spiegare, e sono stata paziente finora. Il risultato? Silenzio. La cosa mi sgomenta, mi arrabbia, mi fa vergognare. L'ho gia' detto, non mi interessano le ragioni di stato, la realpolitik, gli intrallazzi e i castelli di carta che si devono tenere in piedi. Lo trovo vergognoso che non un membro della chiesa in Abruzzo abbia detto nulla, almeno a quanto mi risulti.

Dunque, visto che non posso fare molto di piu' su questo tema, pubblico qui l'ultima lettera che scrissi loro, appunto in data 8 Maggio 2008. Ho atteso finora un qualche presa di posizione, ma non c'e' stato nulla. Il silenzio. Nei prossimi giorni mettero' su, l' unica risposta, privata, che ho ottenuto.

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Carissimi Vescovi,

ho gia' scritto a tutti in precedenza, e a parte vaghe promesse fatte a me personalmente, non ho, a tuttoggi, visto alcuna presa di posizione pubblica della chiesa abruzzese contro il petrolio in abruzzo. E' scandaloso che non abbiate fatto nulla finora.

Da cattolica praticante, sono profondamente ferita ed indignata del vostro silenzio e mi sento abbandonata. Non usero' mezze parole ma saro' schietta. Non e' accettabile che non diciate nulla. Ponzio Pilato, se posso ricordarvelo, non e' stato giudicato troppo bene dalla storia
ed il vostro silenzio, secondo me, vi rende piu vicini al suo comportamento che al messaggio autentico di Gesu' Cristo.

Pregare non e' sufficiente, occorre sporcarsi le mani, occorre prendere posizioni, occorre stare con il popolo, aiutarli, guidarli, darsi da fare. Gesu' amava la gente e non aveva paura a sporcarsi le mani con questioni pratiche, volte anche al benessere fisico e di salute dei suoi
seguaci. Gesu' diede da mangiare alla sua gente, li risuscito' dai morti, li curo' dalle malattie. Sono sicura che non sarebbe stato zitto di fronte alla possibilita' di dare ai suoi fratelli un bel tumore a causa di impianti petroliferi.

NON E' UNA QUESTIONE DI POLITICA: la salute e' un bene prezioso, e la chiesa DEVE difendere la vita dei vivi al pari di quella dei nascituri e dei moribondi. E' cosi difficile capirlo?

Perche' la morte di un neonato per aborto terapautico e' piu' importante di quella di un bimbo che morira' perche' la mamma ha respirato i fumi velenosi delle raffinerie? Questo fatto e' scientificamente provato: le donne che vivono vicino agli impianti petroliferi hanno maggiori rischi di aborti spontanei. Quelle non sono forse vite? E la gente che si ammalera' di tumore? Quella non e' vita? A Falconara dove gia' esiste una raffineria i tassi di leucemie e di tumore sono superiori e di gran lunga che in altre parti delle Marche.

Al largo di San Vito e di Ortona gia' si sono osservate delle macchie di catrame ed e' solo l'inizio. Quella roba e' CANCEROGENA e finira' nella catena alimentare. La raffineria di Ortona emettera' veleni che la gente respirera'. Vi ho mandato un report, a ciascuno di voi, con oltre 100 citazioni medico-scientifiche. E' tutto chiaro, e solo chi e' in malafede puo' contestare le veridicita' dei fatti: il petrolio si estrae e si raffina nei deserti e non fra la gente.

La TV ha fatto dei servizi su Gela e i bimbi che nascono deformi a causa degli inquinanti petroliferi, su Viggiano e la fine dell'agricoltura li, il papa ha detto che inquinare e' un peccato, di quante piu prove avete bisogno?

Quanto e' difficile essere UOMINI di Chiesa e non timidi prelatini alla Don Abbondio? Se non prendete posizioni voi e chi deve farlo? La gente normale sta facendo degli sforzi sovrumani per proteggere la terra, e voi cosa fate? Dove siete? Perche' tacete? Di cosa avete paura? Abbiamo
bisogno di voi, ora piu' che mai.

Esiste anche il peccato di omissione. Star zitti, secondo me, e' inaccettabile. Non mi importa il quieto vivere, non mi importano gli accordi che avete per promuovere il turismo religioso coi vari sindaci, non mi importa se siete di destra o di sinistra, non mi importa quale arcidiocesi sia competente, la VITA deve venire prima di ogni altro calcolo, prima di ogni altra paura, prima di ogni altro compromesso.

Questo e' quello che il Vangelo ha insegnato a me. Spero che vogliate essere piu' attivi ed impegnarvi maggiormente. Attendo che prendiate posizioni pubbliche.


Sincerely,

Maria R D'Orsogna

Wednesday, June 18, 2008

Bush e gli 80 chilometri


E cosi, dopo 29 anni di moratoria sulle estrazioni petrolifere nelle acque americane il nostro saggio presidente George Bush ha deciso di domandare al Congresso Americano il permesso di trivellare le nostre acque. La moratoria venne approvata da suo padre, l'altro piu' signorile George Bush e fra i piu' ferventi sostenitori c'e' anche suo fratello Jeb, goverantore della Florida.

Le motivazioni ufficiali sono che il prezzo del petrolio e' alle stelle e che gli americani soffrono perche' la benzina costa circa $4 al gallone (1 gallone = 3.78 litri). In California il prezzo e' piu' vicino ai $5. Quando sono arrivata qui nel 1999, un gallone costava $1.10, ieri ho fatto il pieno a $4.80. In meno di dieci anni il prezzo e' piu' che quadruplicato.

Bush ha detto che occorre andare a trivellare in Alaska dove c'e' un rifugio artico, e nel Green River Basin, una zona sparsa fra il Colorado, lo Utah e il Wyoming dove esistono provate riserve petrolfiere. Ha detto anche che bisogna rivedere le moratorie che impediscono le trivelle lungo gran parte delle nostre coste, in primis la California e la Florida. Il nostro saggio presidente ha aggiunto che il prezzo della benzina e' uno dei problemi piu' gravi di questo paese (ne abbiamo di molto piu' gravi caro George)

John Mc Cain, il senatore dell'Arizona che e' il candidato alla Casa Bianca per il partito repubblicano, aveva gia detto ieri piu' o meno le stesse cose, anche se ha escluso la possibilita' di trivellare l'Alaska. Ripetendo i mantra delle ditte petrolifere, il settantaduenne Mc Cain annuncia che si puo' trivellare senza inquinare, e che a differenza di quanto provano innumerevoli studi ambientali,
e' possibile contemporaneamente estrarre petrolio e preservare le acque dalle sostanze di risulta, l'aria dall'inquinamento, le coste dall'erosione, e i pesci
dalle morie dovuti agli scarichi tossici.

Subito sono fioccate voci contrarie. Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha detto che lui non approvera' le trivelle nel nostro stato, e cosi pure le due senatrici californiane, Barbara Boxer e Dianne Feinstein. Le voci piu' forti sono venute dal senatore del Massachussetts, Edward Markey, che e' anche a capo della commissione per le energie alternative e che ha detto che Bush e il suo vice Cheney hanno trasformato il partito repubblicano nel partito dei petrolieri, che sono diventati delle marionette per l'industria del petrolio che distruggera' le aree piu belle di questo paese. Analisti petroliferi dicono che se anche se fosse possibile trivellare domani, ci vorrebbero come minimo tre/cinque/dieci anni per arrivare alla produzione.

E poi arriva Obama, contrario alle trivelle, che dice che nei prossimi anni intende investire 150 mila miliardi di dollari per l'energia alternativa, assicurarsi che l'uso del carburante sia piu' efficiente in questo paese e che ricorda che trivellare non risolvera' i nostri problemi.

L'ironia di tutta questa storia che sono sicura arrivera' presto anche sui giornali italiani e' che la discussione si basa sulla richesta avanzata da Bush di trivellare a 50 miglia dalla costa, OTTANTA CHILOMETRI. Spero che i cronisti italiani non dimentichino questo particolare importantissimo.

Qui si apre quella che sara' un'aspra battaglia, spero e credo perdente, per trivellare a
ottanta chilometri dalla costa e da noi in Abruzzo si alza alla mattina Mr Morandi e in quattro e quattro otto arriva, decide, trivella, senza chiedere niente a nessuno e a due passi dalla costa. Non e' accettabile. Nemmeno Bush, con il suo quoziente intellettivo sottozero e che e' tutto ammanicato coi petrolieri ha osato chiedere tanto: invece di sette chilometri si e' dovuto accontentare di ottanta.

Fonti: CNN,Los Angeles Times , Los Angeles Times 2

Sunday, June 15, 2008

La Rai a Viggiano


Un nuovo filmato su Viggiano e sulla Basilicata - della Rai, di qualche settimana fa, dopo quello
di Annozero di inizio primavera. Alle vicende del petrolio di Viggiano e' dedicata la prima parte del video, poi ci sono cose ancora piu' dolorose, fra cui le infiltrazioni mafiose in Basilicata.

Dal video apprendiamo che i signori dell'ENI non sono onesti neanche nel conto finale del petrolio estratto, per non pagare le royalties, che dipendono dalle percentuali di quanto estratto. Piu' estrai, piu' paghi, e siccome non c'e' nessuno a controllare, l'ENI puo' decidere di dichiarare quello che vuole. Con il prezzo del petrolio alle stelle, hanno tutto l'interesse a mentire sul numero preciso di barili estratti per arricchirsi ancora di piu'. Oltre il danno dunque, la beffa.

I stream gas di cui parla il politico intervistato sono quelli che contengono l'idrogeno solforato e che vengono allegramente dispersi nell'atmosfera. Noi siamo un po piu' fortunati perche' a forza di ripetere sempre la stessa canzone, almeno la gente in Abruzzo sa (o voglio sperare che sappia) che il gas in questione e' l'H2S, lo stesso cha ha ammazzato la gente a Catania e a Molfetta. Stando alle dichiarazioni degli amministratori lucani, i tumori in Basilicata sono aumentati.

Scovolgenti le immagini delle torri con le fiammelle che si vedono dalla citta': quelle non si spengono mai e sono saturi di sostanze nocive alla salute. Forse Del Turco le vorrebbe a Collelongo, ma io non ce le voglio ad Ortona a tre metri dal confine con le case della gente.

Ancora, il politico dice che il petrolio e' stata una scommessa per la Basilicata, ed alla fine e' risultata una scommessa perdente. Questo nella SECONDA REGIONE petrolifera dell'Europa, dopo i mari della Norvegia. Figurarsi da noi, dove di petrolio non ce n'e' neanche tanto, e dove esiste gia' una fiorente attivita' vinicola e turistica, se il petrolio potra' essere una scommessa vincente. Nel video compare anche Miko Somma, che fu nostro gradito ospite ad Ortona, in gennaio.

Verso la fine compare anche un prete, Don Marcello Cozzi, che non pare neanche un prete, e che dice la sua contro le ingiustizie, che nel suo caso si chiama usura, scrive libri, va in televisione, senza paura. E i nostri preti dove stanno? Aspetto ancora i vescovi o un qualche altro esponente della chiesa che parli- finora e' come se non esistessero ed e' per me una gran delusione, assieme a tutti gli altri gruppi di persone che avrebbro potuto fare di piu e che sono stati zitti. Ma io continuero' a rompergli le scatole.

Intanto ringrazio i sindaci di localita' che sono stati coraggiosi nel dire no al centro oli: i comuni di Frisa, Mozzagrogna, San Giovanni Teatino, Francavilla, Tollo, Miglianico, Orsogna. Se ne dimentico qualcuno, aggiungete nei commenti che correggo. Di contro, vergogna ai sindaci di Ortona e San Vito che hanno il nemico in casa e che dormono. Possibile che non capiscano l'evidenza dei fatti? Questa gente in quale film vive, quali favole legge? Come fa ad addormetarsi tranquilla alla sera?

Noi andiamo avanti, pochi o tanti (ma siamo tanti) che siamo, incuranti del fatto che siamo utopistici per qualcuno. La strada e' ancora lunga, ma intanto siamo partiti con ottimismo e non ci siamo fatti scoraggiare ne' dal lungo cammino, ne' dalla grandezza fisica del nemico.


Il video e' qui: Ombre lucane

Friday, June 13, 2008

L'Eni nei mari d'Egitto


Nello scorso post, Nino mi manda un breve resoconto dell'incontro tenuto all'hotel Mara del Riccio di Ortona in cui vari rappresentanti delle compagnie petrolifere cercavano di convincere gli Ortonesi che le piattaforme in mare sono sicure, belle e salutari.

Addirittura Sergio Morandi, uno dei direttori della Mediterranean Oil and Gas, spinoff dell'ENI, cercava di convincere i sindaci della zona che il turismo aumentera' e che correranno da tutta l'Europa ad ammirare le nostre piattaforme. Gia me lo immagino. Rocco Catenaro che invece di correre dietro alla bandiera blu, cerca di farsi dare il bollino nero dalla MOG per avere le piattaforme piu' chic del Mediterraneo.

Le crociere che partono da Ortona con tappa ad Ombrina2, non per vedere i fondali dell'acquabella, ma per tuffarsi nelle sostanze di risulta delle piattaforme.

L'Abruzzo che cambia: il turismo petrolifero. Eccezionale idea. Manco fossimo agli anni sessanta. Chissa' perche' non ha funzionato in nessuna altra parte del mondo.

Intanto, ecco cosa succede sulle piattaforme dell'ENI. Questo e' un incidente recente, in Egitto, accaduto nel 2004 su una piattaforma del Mediterraneo chiamata Temsah. A causa del riversamento accidentale di fluidi infiammabili, e' scoppiato un forte incendio. Tutti gli operai, per fortuna, sono stati evacuati, ma per UN MESE i vigili del fuoco della citta' di Port Said hanno cercato di spegnere l'incendio. Gia' un altra piattaforma era esplosa in precendenza e il ministro del petrolio ha deciso la chiusura di entrambe. Queste esplosioni, come tutte, sono caratterizzate dal forte rilascio in mare ed in aria di sostanze inquinanti - in questo caso per un mese intero, giorno e notte. Tra le cose piu' raccapriccianti dell'esplosione egiziana e' che questa funzionava solo da 58 giorni. La loro piattaforma era a 60 km dalla costa, le nostre sono a sei.

Le piattaforme inquinano anche in condizioni normali e i paesi piu' civili le costruiscono lontano dalle spiaggie dove va la gente al mare. Gli incidenti sono frequenti e spesso causati dalla disattenzione o dalla superficialita' degli addetti.

Intanto il sindaco di San Vito invece di indagare su questi fatti, e di preoccuparsi, ha deciso di fare l'eccentrico. Per coerenza con se stesso, avrebbe dovuto denunciare la MOG per avere "sparso timori nella popolazione e nei turisti" a causa del rilascio di catrame e di idrocarburi dalle loro piattaforme, invece ci e' andato a pranzo con quelli della MOG, come se fossero tutti una gran famigliola allegra. Il tutto con il beneplacito dell'hotel Mara che invece di essere preoccupato per i suoi affari turistici invita in nemico in casa sua. Chissa', forse ha altri amici e non si deve preoccupare che il suo hotel sia pieno o vuoto. Intanto, e' arrivata l'estate. Boicottiamo l'hotel Mara. A loro non interessa la nostra salute, non diamogli i nostri euro. Non se li merita.


PS: Non vorrei scrivere questa cosa perche' mi dispiace veramente che la gente continui a morire in Italia perche' non vengono seguite nemmeno le piu basilari forme di sicurezza, ma le morti istantanee di sei persone a Catania sono dovuti all'idrogeno solforato (il Corriere lo chiama idrogeno solforoso, ma sono la stessa cosa H2S). Nel solo 2008 finora abbiamo avuto 10 morti che sono finiti sui giornali per questo gas, se contiamo oltre Catania anche Molfetta. Fratino, Di Martino, Andreussi, Morandi, Del Turco, come potete credere che il rilascio in aria di dosi "legali" all'italiana ma di oltre mille volte piu alti di quelli raccomandati dall'organizzazione mondiale della sanita', possano farci bene? C'e' solo da vergognarsi.

Fonti: Business Today Egypt
Quotidiano net

Wednesday, June 11, 2008

Le mie dieci domande


Venerdi' 13 Giugno a Lanciano ci sara' un incontro organizzato dalla Confcommercio, dagli Amici di Beppe Grillo di Lanciano e dall'associazione culturale frentana per discutere del centro petroli ad Ortona.
Mi sarebbe piaciuto poterci essere, ma sono dall'altro lato dell'oceano. Spero invece che i cittadini che possono essere presenti, saranno li ad ascoltare in maniera critica, da persone informate e libere tutto quello che verra' detto e magari anche a registrare le parole di ciascuno. Verba volant, scripta manent e le registrazioni pure.

La novita' a quanto pare e' che ci sara' anche Remo di Martino, il vice sindaco di Ortona, che e' a favore, come tutti sappiamo, del centro petroli e che durante le nostre conferenze di gennaio si e' nascosto e non si e' mai presentato ad alcuno degli incontri. Si sa, gli sono molesta.

Tutti sapete piu' o meno le mie opinioni, e tutte le mie argomentazioni scientifiche a supporto di cio' che vado predicando da mesi. Spero che Di Martino voglia partecipare in un dibattito con me presente in estate, quando verro' in Italia, visto che a gennaio non mi ha dato questo onore.

Queste sono le domande che io farei al Di Martino:

1) Non le pare un po tardi presentarsi a difendere il suo operato davanti alla gente quando tutte le autorizzazioni all'ENI sono state gia' date dal comune che lei rapprensenta?

2) Perche' non avete parlato alla popolazione prima e invece che a Lanciano ad Ortona dove la gente ha piu' urgenza di sapere visto che il problema lo sente piu' da vicino?

3) Lei che credenziali scientifiche ha?

4) Da quali fonti ha studiato i problemi alla salute dovuti all'esposizione continuata di inquinanti come quelli emessi dal centro oli? Quanto tempo ci ha speso?

5) Se le sue fonti sono solo dati forniti dall'ENI, non ha sentito il bisogno di informarsi in maniera indipendente e non di parte, nell'interesse della collettivita' che lei rappresenta?

6) Secondo lei perche' enti e gruppi cosi diversi sono uniti nel dire no al centro petroli? Fra questi: 100 medici della zona, vari scienziati, fra cui il Mario Negri Sud, rappresentanti delle cantine, della confcommercio, dei comuni confinanti nonche' una grande fetta dei cittadini di Ortona e vari schieramenti politici di posizioni opposte. Si tratta di gente poco intelligente? O forse c'e' una cospirazione dietro?

7) Lei e' mai stato a Viggiano? Ha visto il filmato di Annozero sul centro oli di quella citta'?

8) Se si, pensa che la realta' di Ortona sara' diversa? E perche'?

9) Se no, non la trova una grande forma di disservizio alla sua gente non essersi informato direttamente?

10) Di quale prova, voce autorevole, o numero di cittadini contrari lei ha bisogno per
porre un no definitivo alla costruzione del centro Petroli? Non crede anche lei che in democrazia gli eletti debbano fare la volonta' degli elettori e non erigersi a piccoli dittatorini?

Grazie. L'aspetto per il faccia a faccia a luglio.

Friday, June 6, 2008

Solar City, Linz Austria


.. e mentre noi pensiamo a petrolio ed uranio ecco cosa fanno in altre parti del mondo: citta' il cui approvigionamento energetico e' solo grazie al sole.

A Linz, Austria ne hanno costruito un prototipo da zero. A Santa Monica, la mia citta', l'idea del comune e' di aiutare i cittadini e gli uffici pubblici ad installare pannelli solari dappertutto, con l'idea di essere autosufficienti nel 2020.

A Santa Monica funziona cosi: chiami l'ufficio addetto, ti viene a casa uno, guarda che tipo di casa, tetto, esposizione al sole tu abbia e poi ti mandano un report dove ti dicono gli orientamenti, il numero, i tipi di pannelli consigliati e il prezzo indicativo. E' un ufficio governativo, non collegato con i venditori di pannelli, e solo se tu ne fai richiesta ti andano una lista di venditori, che siccome operano tramite la citta' offono sconti. La citta' offre anche possibilita' di finanziamenti agevolati a basso tasso di interesse per i cittadini interessati.

Un tempo eravamo noi italiani a creare e sperimentare con le citta' ideali e futuristiche (penso a Pienza e Leon Battista Alberti, altri tempi, altri bisogni, ma pur sempre all'avanguardia). Adesso invece siamo qui, a rincorrere il passato, ombre di noi stessi.

Tratto da: Floor Nature e da Solar Santa Monica

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La città ha da pochi mesi cominciato la costruzione di questa città nella città, una 'Solar City Linz' in grado di accogliere circa 25.000 abitanti. Si tratta del più vasto esperimento insediativo per quanto riguarda la costruzione sostenibile. Il principio base su cui si fonda è la volontà di promuovere metodi di costruzione a basso costo, a livello internazionale.

I parametri di sostenibilità comprendono l'attenzione a raggiungere la massima densità possibile, la massima flessibilità tipologica, uno studio attento della viabilità, vale a dire promuovere e facilitare la viabilità pedonale o ciclabile, tutto il centro dell'insediamento sarà reso libero dal traffico automobilistico.

Le singole abitazioni sfruttano l'orientamento del terreno, prevedono serre, giardini d'inverno, balconi ed affacci in modo da usufruire al meglio del clima e della natura circostante.
Ma la progettazione della 'città solare' prevede anche la partecipazione attiva dei futuri utenti che si occuperanno in prima persona della sistemazione di alcune aree adiacenti alle abitazioni e di alcuni spazi pubblici.

Non ultima, la maggiore innovazione in campo energetico riguarda la fornitura di energia, la città non dipenderà infatti dalla rete energetica esterna bensì sarà in grado di co-generare energia attraverso l'uso di impianti 'solari' che, in futuro, renderanno il quartiere in grado di divenire autonomo nonché di restituire una parte del surplus energetico alla rete urbana.

Thursday, June 5, 2008

Sarroch, Sardegna e l'aria fine


Sarroch e' un paese di seimila anime in provincia di Cagliari dove sorge una raffineria di petrolio della Saras, raffinerie sarde SPA. Lo stabilimento di Sarroch e' uno dei e piu' grandi del Mediterraneo e la principale raffineria in Italia. Il direttore e' Massimo Moratti. A meno di omonimie, credo che sia il fratello di Letizia e il presidente dell'Inter. La raffinieria esiste dagli anni sessanta, ma continua ad ingrandirsi, e nel 2006 la Foster Wheeler Italiana ha avuto una concessione per costruire un nuovo impianto di idrodesulfurizzazione per il trattamento del petrolio amaro. Una sorta di "centro oli" sardo da aggiungere agli impianti che gia' hanno.

Intanto, la qualita' dell'aria di Sarroch e' pessima, stando ai dati elaborati dalla provincia di Cagliari nel 2005. In quell'anno vennero superati anche i limiti legali italiani (spesso piu' larghi di quelli altre societa' occidentali) per le emissioni in aria di SO2, diossido di zolfo. Questo accadde non una, non due volte ma per ben 126 volte - un giorno si e due no. Il limite massimo raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' per l'SO2 e' di 0.2 parti per milione (0.2ppm). A Sarroch si sono registrate punte finanche di 500 ppm, cioe' duemila volte maggiori!

La concentrazione di polveri sottili di 10 micron di diametro, i PM 10 (1 micron = 0.001 millimetri. PM significa particulate matter in inglese) nella zona ha superato per 55 volte il limite massimo di 50 microgrammi/metro cubo come stabilito dalla comunita' europea.

Dagli studi effettuati sulla popolazione si scopre che (in Italia e' tutto preliminare e i report definitivi sono sempre piu' rari!):

"I risultati preliminari dello studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell'Infanzia e Ambiente in Sardegna hanno rilevato nei bambini delle scuole elementari di Sarroch una frequenza più elevata di sintomi ostruttivi e bronchitici rispetto ai coetanei delle scuole nei comuni di confronto"

Fra gli altri inquinati, oltre al diossido di zolfo, il benzene, il toluene, il cilene. Il benzene e' un cancerogeno certificato, e dunque non ci sorprende come a Sarroch, i tumori siano, come a Falconara, sempre piu in crescendo. Sarroch supera la media regionale sarda per il cancro al polmone. La percentuale di bimbi con asma e' il DOPPIO rispetto a quelli che vivono lontano dal polo di Mr. Moratti.

"L'evidenza epidemiologica relativa alla raffinazione del petrolio documenta un aumento di rischio per il tumore della cute, e i tumori del sistema linfoematopoietico; essa suggerisce incrementi di rischio per il tumore del polmone, della vescica, e del fegato"

"Sulla base dell'evidenza epidemiologica disponibile il ruolo delle esposizioni occupazionali negli incrementi di rischio osservati negli uomini per malattie dell'apparato respiratorio, tumori di polmone, pleura, fegato e tessuto linfoematopoietico può essere considerato possibile;"

"A Sarroch si verificano eccessi rispetto alla media regionale tra gli uomini del 10% per le malattie dell'apparato respiratorio e del 13-24 % per i tumori al polmone, tra le donne del 10-16% per le malattie dell'apparato respiratorio e del 20 % per i tumori al polmone".

Oltre alla raffineria Sarroch vanta operazioni della Sasol Italy, della Liquigas e della Polimeri Europa, la stessa dell'incendio di Gela dell'altro giorno e che emette pesanti quantita' di SO2 e di idrocarburi policiclici aromatici (fra cui il benzene).

L'otto marzo 2008 ci fu anche una fuga di "notevoli quantita' di idrogeno solforato". Non si sa quanto, non si sa per quanto tempo, non si sa di chi sia la colpa. Si sa solo che e' sopra i limiti di legge, il che vuol dire che e' di gran lunga superiore a quanto possa far bene al corpo umano.

"Le centraline di controllo delle emissioni di idrogeno solforato hanno registrato per l’ennesima volta valori fuori norma. L’aspetto più inquietante – sottolinea Vincenzo Tiana, Presidente di Legambiente Sardegna - è che la centralina che nella sola giornata di ieri, ha rilevato sei superamenti dei valori di soglia di legge è situata al di fuori dell’impianto. Questo può far solo desumere che i valori devono essere necessariamente più alti nei punti di emissione ai camini.

La ditta che fa i controlli e' pagata dalla Saras.

Fonti: L'altra voce 1, L'altra voce 2,
Regione Sardegna
Fuga di H2S

In quest'ultimo sito ci sono i commenti di chi a Sarroch ci vive.

Tuesday, June 3, 2008

2 Giugno 2008: esplosione a Gela


"GELA (CALTANISSETTA) - Un forte boato negli impianti del Petrolchimico di Gela ha creato panico tra le persone che risiedono vicino al sito industriale. La direzione della Polimeri Europa, del gruppo Eni, spiega che lo scoppio, il secondo in sei giorni, è stato provocato dalla valvola di sicurezza del reattore dell'impianto 'Polietilene sesta linea'. Si tratta di un congegno che interviene quando la pressione supera i limiti massimi fissati dalle procedure tecniche. I gas di processo espulsi attraverso un camino hanno generato delle fiamme per alcuni minuti.

Sebbene l'azienda rassicuri sulla sicurezza dello stabilimento, il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, ha chiesto il fermo degli impianti per la produzione di materie plastiche per motivi di sicurezza e ordine pubblico. "Al di là del fatto che non si sono verificate conseguenze negative per la popolazione - dice Crocetta - l'esplosione rappresenta un allarme sulle condizioni di tenuta e di manutenzione degli impianti, che vanno fermati e riavviati solo dopo l'avvenuta certificazione della manutenzione e di una verifica straordinaria delle apparecchiature per tutelare la cittadinanza fortemente scossa".

Al dila' dei deliri del sindaco che si commentano da soli, quella di ieri era il secondo scoppio in sei giorni! Gli scoppi grandi, quelli che arrivano sui giornali nazionali sono rari, ma di questi diciamo 'medi', senza feriti e morti, ce ne sono a decine in tutta Italia. L'ENI (nella veste della Polimeri Europa) ne fa una questione tecnica, 'era una valvola, la pressione, limiti massimi', ma il fatto e' che la ci sono incendi regolari vicino alle case. E poi, pressione di che? Quale gas e' stato immesso nell'aria? Possiamo saperlo? Io non credo che quei fumi siano salutari, e soprattutto non vorrei vivere in un posto dove l'azienda che "rassicura sulla sicurezza dello stabilimento" e' una stretta parente di quella che ha dato da bere acqua avvelenata alla gente per decenni.

Non ho trovato immagini di questa esplosione di ieri. Ma su youtube c'e' un video di uno scoppio simile a Priolo, vicino a Gela, del 2006. Diversa citta', stesso destino. Notate l'esplosione verso la meta' del filmato.




Fonti: La Sicilia, su segnalazione (questa volta si!) di Fabrizia

Monday, June 2, 2008

Iran: petrolio amaro. Compratori: nessuno


In Iran ci sono delle petroliere cariche di greggio che siedono allegramente nei porti e dal valore di svariati milioni di dollari. Queste navi giacciono senza una meta perche' nessuno vuole il petrolio che c'e' dentro. Si pensa che il presidente iraniano Ahmadinejad stia cercando di fare allungare il collo agli occidentali, cosi da far salire il prezzo ulteriormente. Ma il nostro eroe ha gia' provato questa tecnica in passato e non gli e' andata bene. E' invece molto piu probabile che NESSUNO voglia comprare il loro petrolio perche' non e' di buona qualita'. L'Iran non ha grandi capacita' nel raffinare il petrolio e sebbene sia un produttore di greggio e' anche un forte importatore di benzina.

Il loro petrolio e' AMARO e PESANTE, cioe' con una gran quantita' di zolfo e fatto di molecole molto piu' complesse e lunghe di quelle utili per farci la benzina. Questo tipo di petrolio come abbiamo detto piu' volte e' difficile da raffinare, oltre a togliere lo zolfo, si deve poi spezzettare le molecole in un processo chiamato cracking. E' per questo che l'Iran non riesce a venderlo. Nessuno lo vuole perche' la spesa non vale l'impresa. Costa troppo raffinarlo, i centri adeguati sono pochi e cosi questi 28 milioni di barili di petrolio se ne stanno li, in balia del mare e degli eventi, al costo di $140,000 dollari alla settimana.

E, indovinate un po' che petrolio abbiamo noi? Uguale identico a quello dell'Iran, amaro e pesante. Dunque, se nessuno vuole questo petrolio iraniano perche' inquina ed e' di difficile lavorazione, perche' noi, che ne abbiamo in quantita' molto minori dell'Iran vogliamo portarlo in superficie, contaminare la nostra terra e mettere nelle nostre vite inutili veleni?

Questa storia dell'Iran ci insegna anche un altra cosa: se ci opponiamo al centro oli sulla terraferma ad Ortona e spingiamo per una legge permanente, l'ENI non potra' far altro che abbandonare i suoi progetti. Senza il centro oli non possono estrarre il petrolio e poi aspettare che qualcuno lo compri mentre siede li in mare (anche se a Fratino i piacesse) o costruire oleodotti fino a Viggiano. D'altro canto, se invece il centro oli lo costruiscono, chi ci assicura che poi non verranno a portare da noi altri carichi di robaccia, tipo quello dell'Iran?

Continuo a cantare la stessa canzone: il nostro petrolio e' poco, fa schifo, non ci azzecca con noi. Ma perche' non lo lasciamo sottoterra e concentriamo invece le nostre risorse, tempo, voglia di fare all'energia alternativa? E' cosi facile capire che il futuro e' li...

Fonti: Stratfor,

Questa storia mi e' stata segnalata da SinceraMente che ringrazio con affetto.