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Wednesday, June 30, 2010

Stefania Prestigiacomo e lo scoppio in Egitto




Secondo calcoli informali sia Ombrina che Elsa ricadono

nelle 5 miglia di Ms. Prestigiacomo e dovrebbero finire
all'aceto. Attendiamo di sentire dalle compagnie
cosa hanno da dire in merito

Da quando e' scoppiata la piattaforma BP nel golfo del Messico, giornali e televisioni sono piu' interessati del solito ai problemi di perdite, scoppi, incendi e disastri petroliferi, in mare e su terraferma.

In queste settimane abbiamo sentito delle perdite dalla nave di Singapore, dello scoppio in Pennsylvania, in Venezuela e da un po di giorni in Egitto, anche se si e' il governo del Cairo ha tentato di tenere quest'ultima notizia un po in silenzio per proteggere il suo turismo.

Ma gli incidenti petroliferi a frequenza regolare, ci sono sempre stati e, purtroppo, ci saranno ancora dopo che il petrolio, si spera presto, verra' fermato nel golfo del Messico.

Prendiamo ad esempio l'Egitto. Viene fuori oggi che una zona del Mar Rosso, detta British Hurghada, molto amata dai turisti, e' stata duramente colpita dal petrolio disperso in mare a seguito delle perdite di una piattaforma di proprieta' del governo egiziano in localita' Jebel al-Zayt. Il pozzo era a circa 100 km dalla riva. Si parla di circa 160km di costa inquinata. Sono morti pesci e tartarughe. Gia' dal 19 giugno si sapeva di perdite dal pozzo, ma solo in questi ultimi giorni e' venuto fuori che le operazioni di contenimento e si estendono su un raggio di 50 km. All'inizio il governo egizio ha cercato di passare il messaggio che si trattasse di lavaggio a mare di cisterne e non di falle sotterranee.

Questo nel 2010.

Nel 2008 ci fu un altro scoppio in mare di una piattaforma niente di meno di proprieta' di ENI-Saipem. Era l'8 Marzo. L'incendio blocco' nove pozzi collegati l'uno all'altro, costo' al governo 78 milioni di dollari, e mandarono in mare ben 120,000 barili di petrolio, cioe' circa
20 milioni di litri.

Nel 2004 invece scoppio' la piattaforma Adriatic IV, relativa ad una piattaforma di estrazione di gas in localita' Port Said. Dopo lo scoppio, un violento incendio durato una settimana di tempo.
Nessuno e' morto ma hanno dovuto evaucare 150 lavoratori. La piattaforma scoppio' e si e' inabissata nel mare. Era di ENI, BP e del governo egizio. La piattaforma e' stata poi ricostruita.

Sempre nel 2004 un altro incidente ha riguardato un'altra piattaforma semi sommergibile chiamata Jim Cunningham nei mari egiziani, questa volta operata dalla Transocean, la stessa ch egestiva la piattaforma BP in Louisiana.

Un altro grave incidente riguarda il 1996, quando in tre sono morti per lo scoppio di una piattaforma in mare nel golfo del Suez, in una concessione petrolifera dal nome Morgan.

Secondo Business today in Egitto c'e' un incendio grave all'anno sulle piattaforme nei suoi mari, questo da almeno 25 anni a questa parte. Ieri c'e' anche stato un attacco terroristico su un oleodotto, con bombe lanciate sui tubi e con ingenti perdite di petrolio. Ma questa e' un altro tipo di cattiveria e di avidita' umana.

Intanto, il ministro del petrolio egizio, Sameh Fahmy ha detto che siccome in Egitto l'industria del turismo e' molto importante, vorrebbe ridurre il numero dei pozzi a mare, attualmente 188 e portarli ad un numero minore.

La piattaforma scoppiata in questi giorni era a 50 miglia nautiche dalla costa, CIRCA CENTO CHILOMETRI e ha causato tutti quei danni per una perdita sotterranea. Gli egizi temono per il loro turismo.

In Italia invece la nostra Stefania Prestigiacomo dice proprio oggi che per proteggere il turismo italiano basta vietare le piattaforme a 5 miglia dalla costa, circa 9 km. Metterle al sesto miglio va bene. I gioielli invece, cioe' le aree protette, meritano ben 12 miglia, cioe' 22km. Dice che occorrera' la VIA per tutte le concessioni petrolifere d'Italia.

Io ne ho lette quattro di VIA da cima a fondo, fanno piangere per come sono scritte con i piedi, e soprattutto, non si capisce bene se i ministeri vari tengano davvero in considerazione cio' che noi cittadini gli diciamo oppure se sia tutta una operazione di facciata. Vedremo cosa ci dicono per Ombrina Mare e se le 5 miglia si applicano qui per davvero e se l'aver detto (in centinaia!) al ministro che quella VIA faceva pieta' serva a qualcosa.

Intanto in California non si possono mettere piattaforme nuove a 100 miglia dalla costa da 40 anni a questa parte. Senza VIA, senza se e senza ma. E ogni volta che ci provano o ci hanno provato a sfondare questo limite, la gente gli ha democraticamente risposto: no, grazie.
Fatevele a casa vostra.


Fonti: Peace Reporter, Business Today Egypt

Sunday, June 27, 2010

Rookie - la dodicesima vittima




In questi giorni si e' parlato un po' anche sui giornali italiani del suicidio del pescatore della Louisiana, a causa dello scoppio del pozzo della BP.

Mi e' venuta voglia di indagare un po su questa persona e di capire chi fosse - il Los Angeles Times ne ha fatto una storia e volevo condividerla qui.

Suicidarsi di petrolio non e' una cosa da niente.

Il pescatore in questione si chiamava William Allen "Rookie" Kruse. Aveva 55 anni. Si e' sparato un colpo in testa sulla sua barca, che si chiamava Rookie. Rookie era anche il suo soprannome. Il signor Kruse non aveva problemi fisici, non aveva problemi mentali, non prendeva psico-farmaci, aveva una vita stabile.

Prima dello scoppio faceva il pescatore e viveva a Foley, una citta' riviera dell'Alabama. Qualche volta accompagnava gruppi di turisti in zone adatte per la pesca ricreativa. Lui e sua moglie avevano una piccola attivita' di distribuzione del pesce che lui stesso pescava.

Dopo lo scoppio era stato "assunto" dalla BP per le operazioni di pulizia. Non piu' a raccogliere pesci, ma petrolio. Non gli hanno mai dato un giorno di vacanza. E siccome era un 'uomo vero' non si e' mai lamentato di niente - andava tutto bene.

Ma la moglie aveva gia' iniziato a notare segni poco rassicuranti. Il marito aveva perso peso, ed aveva l'insonnia. Aveva speso $30,000 per due delle sue barche, ed aspettava l'estate per portare i suoi clienti piu' stretti a pesca in quelle acque che conosceva come il palmo della sua mano.

Il figlio ha detto che odiava andare a lavorare per la BP, ma che il padre gli aveva detto che non aveva scelta.

Il fratello ha detto che la BP con tutta la sua burocrazia gli aveva reso la vita difficile, e che ogni volta che era stata sistemata una carta per i pagamenti, ecco che ne veniva fuori un'altra.

A sua madre qualche giorno prima di morire il signor Rookie Kruse aveva detto che non aveva piu' soldi, ma che sperava che la BP lo avrebbe pagato nei prossimi giorni. Le ultime parole che le ha detto sono state "Non ti preoccupare, andra' tutto bene". E poi si e' ammazzato.

Il signor Kruse rimasto indietro sulle rate del mutuo della casa e per i lavori sulle barche. La BP gli doveva $4,700 per 2 settimane di lavoro. Aveva anche presentato richiesta di indennita' alla BP per tutto l'introito perso negli scorsi 2 mesi. Ma nessuno gli aveva ancora pagato niente.

Dopo il suicidio, un rappresentante della BP si e' presentato a casa dei Kruse. Hanno mandato un cappellano. La BP paghera' per il funerale.

Non si capisce perche' certi sono ancora disoccupati laggiu' e certi altri, come il signor Rookie Kruse, siano stati spremuti come limoni, senza neanche un giorno di riposo. Non fa mica bene vedere per sette giorni su sette solo petrolio, ed ogni santo momento vedere la tua vita andata in fumo.

Intanto viene fuori che circa 1500 persone, ora che siamo entrati nel terzo mese dallo scoppio, hanno chiesto di essere curati per depressione, ansia, stress legati al petrolio.

Stan Vinson, medico legale della contea di Baldwin, che ha firmato il certificato di morte del signor Kruse:

All the waters are closed. There's no charter business anymore. You go out on some of the beaches now, with the oil, you can't even get in the water. It's really crippled the tourism and fishing industry here.

Tutte le coste sono chiuse. Non c'e' piu' opportunita' di organizzare viaggi charter. Se vai sulle coste, con il petrolio non puoi nemmeno entrare in acqua. Questo petrolio ha veramente tagliato le gambe al turismo e all'industria della pesca qui.

Adam Trahan, 53 anni, pescatore senza pesci. Il giornalista l'ha incontrato a bere una birra al bar, visto che ora che la pesca e' chiusa non aveva niente altro da fare.:

I look out there and I see my life ruined. There ain't no shrimpin', there ain't no crabbin', there ain't no oysterin'. Well, the only thing I know is shrimpin'. That's all I know. Now you tell me: Where do I go from here? It's heartbreakin', baby."

Guardo da qui e vedo la mia vita distrutta. Non c'e' piu' la pesca per gamberi, per granchi, per ostriche. Beh, l'unica cosa che io so fare e' il pescatore di gamberi. E' tutto quello che so. Ora, dimmi tu: cosa faccio adesso? Fa male al cuore, baby.

Dean Blanchard, proprietario di una ditta che impacchetta e distribuisce prodotti di mare. Tutte le mattine, va al suo magazzino vuoto, si siede accende la TV e poi guarda CNN e il petrolio. Era una ditta che gestiva circa 10 milioni di chilogrammi di gamberi l'anno.

I'm just walking around in a circle, more or less. I don't know what to do. I never been this confused in my life.

Cammino in un circolo, piu' o meno. Non so cosa fare. Non sono mai stato cosi cnfuso in tutta la vita.

Gli studiosi dicono che e' tutto gia' visto. Anche in Alaska, dopo il riversamento in mare dell'Exxon-Valdez, ci fu una ondata di suicidi, violenze domestiche, alcolismo, bancarotta, a causa del petrolio.

La storia di Cordoba e' qui, ed e' triste.

Intanto la senatrice Simona Vicari ha appena varato una nuova piattaforma di petrolio a Ragusa, la piattaforma Vega. La piu' grande piattaforma petrolifera d'Europa con inclusa FPSO. Una scommessa vinta.

In Italia tutto questo non succedera' mai.


Fonti: LA Times 1, LA Times2, LA Times 3

Wednesday, June 23, 2010

Chiodi parla, la Puglia li ferma.




Qui un resoconto dell'incontro del 23 giugno all'Aquila per parlare di petrolio


A FINE LUGLIO IL MINISTERO SI PRONUNCERA' A FAVORE O CONTRO I POZZI A MARE OMBRINA, ELSA e VASTO/CASALBORDINO. SIA BEN CHIARO CHE SE DIRANNO SI LA COLPA E' DI GIANNI CHIODI CHE NON HA PRESENTATO TESTI DI CONTRARIETA' E CHE NON SI E' AVVALSO DELLA FACOLTA' DI ESPRIMERE LA SUA OPINIONE SUI PRIMI 22 KM DI COSTA CHE SONO DI COMPETENZA REGIONALE ED ENTRO I QUALI CADONO QUASI TUTTI I PERMESSI PETROLIFERI.

Tutti all'Aquila allora oggi. Ho telefonato per sapere come si era svolta la riunione e a quanto mi pare di capire Chiodi ha risposto come il capo della BP, Tony Hayward. Ha risposto: "Non lo so".

Chiodi ha detto che non sa che la regione e' stata definita regione mineraria dal governo - ma se io glielo avevo chiesto un anno fa a Cupello??? Chiodi ha detto che non sa cosa sia il piano integrato della costa. Chiodi abbiamo scoperto non aveva mandato testi di contrarieta' alla regione contro Ombrina Mare. Ha detto che deve chiedere ai suoi tecnici (= Antonio Sorgi?)

Chiodi non sa, beato lui. Da qualche altra parte lo avrebbero gia' licenziato. Il capo che non sa? E che razza di capo e'?

Poi fanno questa bellissima dichiarazione ...ANCORA SUL CENTRO OLI DI ORTONA!!! Ma questo e' rimasto indietro nel tempo!!!

Sul problema della petrolizzazione la Regione ha sempre risposto con i fatti. Ed infatti ad oggi i fatti dicono che la Regione Abruzzo non ha rilasciato alcuna autorizzazione alla introspezione e che il Centro Oli non è partito e non partirà, nonostante fosse stato in passato autorizzato.

Noi, allo stato, abbiamo la legge regionale 32 del 2009 che dice chiaramente qual è la volontà dell'ente regionale, ma sappiamo anche che questa legge è stata impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale per conflitto di competenza.

Con il governo abbiamo avviato un confronto in modo da scrivere un testo normativo che da un lato garantisca le competenze fissate dalla Costituzione e dall'altro tuteli i territori e gli interessi degli abruzzesi. In alternativa, aspettiamo il giudizio della Corte costituzionale sul ricorso promosso dal governo e, in caso di bocciatura della legge regionale, torneremo in aula per discutere e approvare un nuovo testo.

Questa è la strategia della Regione Abruzzo e mi sembra una strategia chiara e una posizione trasparente.


Sulle trivelle in mare:

Su questo punto sapete benissimo che la competenza è nazionale, ma come Regione Abruzzo stiamo lavorando in sede di Conferenza delle regioni e di Conferenza Stato-Regioni per trovare un accordo con tutte le regioni adriatiche per chiedere espressamente il divieto di trivellazioni.

Stendiamo un "trasparente" velo pietoso sui fatti che la regione ha fatto. Lo sanno tutti che la regione non avrebbe fatto niente di niente se non fosse stato per noi cittadini!

Gianni Chiodi ha qualcosa da dire su Bomba? Ha qualcosa da dire sul fatto che in Toscana ci sono riusciti a fare una legge anti-petrolio che possa tenere? Ha qualcosa da dire sui pozzi a mare?

Nella mia traduzione delle parole del governatore dell'Abruzzo, quello che veramente vuol dirci e' che occorre chiedere al grande capo, e che lui non fara' niente per sua iniziativa. Nella mia opnione, Don Abbondio aveva piu' coraggio di quest'uomo.

Intanto, in Puglia veloce-veloce il TAR ha annullato i permessi di fare ricerche petrolifere nei mari antistanti Monopoli, Fasano ed Ostuni, rimandando quei simpatici della Northern Petroleum da dove erano venuti - Londra. Il giudice del TAR ha detto che ci sono stati vizi di procedura e carenze sostanziali. La Northern Petroleum aveva deciso di spezzettare il suo progetto in modo da evitare la VIA. Ora se vogliono trivellare, devono ripresentare una VIA piu' seria.

Grazie a Cosimo e Marcella, e a tutti gli amici della Puglia. Per fortuna, Nichi Vendola non e' Gianni Chiodi e la classe non e' acqua.

Saturday, June 19, 2010

The lies of Petroceltic regarding Elsa


Chiedo scusa se questo post e' scritto in inglese. I miei sono commenti di persona DISINTERESSATA di fronte alle balle della Petroceltic, che potete trovare qui.
Scriviamogli a questo indirizzo:
info@petroceltic-elsa.it

Petroceltic International, a Dublin based company who is bullying its way around Italian lawmakers, is now trying to play nice and pass the message that their drilling plans are safe.

Hmmh. Reminds me of their BP friends. They even have a pretty "local community" website, where they fall short of telling us that they are the saviors of humanity.

Of course, they are just oilmen who want to get their way, regardless of what us locals have got to say. Shame on them and all their friends - Mediterranean Oil and Gas, Forest Oil Corporation, Cygam Gas, Orca Exploration Group, Puma, Northern Petroleum and all the other oil companies that want to come drill Abruzzo, and Italy. This is not the place to search for oil.

I am an independent physicist, who reviewed Petroceltic's environmental statement pro bono and on behalf of the Province of Chieti, and sent it to the Ministry of the Environment. It was crap. There was no risk assessment, no emergency plan, no simulations of pollutants in the water, in the air. They will not even tell us what garbage they will pollute our waters with. They repeatedly assured the Ministry (not the people!) that their drilling will have little to none environmental impacts.

We don't believe a single word they say, and remind Petroceltic that to this day NO ONE
in Abruzzo wants them, their oil rigs, their tankers, their lies.

Petroceltic is not welcome in Abruzzo. And this is not just my feeling but that of the Catholic Church, the Union of Winemakers, of Tourism operators, the Union of Merchants, the Province of Chieti, all municipalities along the Abruzzo coast, fishermen, professors, sports and cultural associations. To this day in Abruzzo NO ONE supports offshore drilling.

TO PETROCELTIC: WE DON'T WANT YOU HERE
GO DRILL THE BEACHES OF IRELAND

In their fancy Q&A website they say:

Q: How can local communities be sure a disaster like the one in the Gulf of Mexico, does not happen off the coast of Abruzzo?

Petroceltic: There are important differences between the circumstances in relation to deep water oil exploration in the Gulf of Mexico and the planned drilling operations near Abruzzo on the Adriatic Coast. The Elsa Field contains low pressure oil which is not capable of flowing naturally. A pump is required to bring oil to the surface. In contrast the deep water fields in the Gulf of Mexico are high pressure, meaning oil will naturally flow to the surface if left unchecked.

Furthermore, these wells in the Gulf of Mexico are at a depth of over 1.5 km from the surface. This requires a floating rig which means that the Blow Out Preventor (BOP) is located on the seabed, so containment of any problem has to be done remotely and is therefore much harder. In contrast, the rig for the Elsa 2 well would stand on the seabed in just 33 m of water. With this configuration the BOP is on the rig with a simpler control system which is accessible for repair or maintenance at all times.

Maria: Dear Sirs: in the Gulf of Mexico everyone said that drilling was safe, and that nothing bad was ever going to happen. The truth is that ONE CAN NEVER BE SURE about drilling, and that it is best to avoid such operations in such close proximity to shore. What if things went wrong even for a shorter period of time than in the gulf? Our way of life will be destroyed. We gain nothing with your wells and just increase the risk of ruining our beaches. Have you ever heard of the Santa Barbara oil spill? Of the Montara oil spill? Of the piattaforma Paguro? Of Trecate? Do you know that here in SoCal we have had no new offshore drilling for the past 40 years? There surely must be a reason. Funny, your oil does not float? What it defies the laws of physics? Petroceltic, you lost 6 million pounds in 2009. You won't have the resources to even begin a minor scale clean up, let alone a devastating one!

Q: I understand that Petroceltic is going to be drilling for oil in the Adriatic Sea. Is this confirmed?

Petroceltic: It is subject to a permit being granted by the Ministry of the Environment. The permit process requires a full assessment of potential impacts on the environment. A decision on this will be made in Q2 2010. This will allow Petroceltic to undertake exploration but not production.

Maria: Yes, and about 100 letters of opposition were sent to the Ministry of the Enviroment. Concerns were expressed by all political parties, the Catholic Church and dozens of citizens and activist groups. Never before has the Ministry been inundated with so many letters and statements of opposition. We simply do not want you here. Your plan also called for a permit to drill permanently, in case it was approved. Did you forget the words you yourselves wrote in your own environmental statements?

Q: If the process is approved when will drilling start?

Petroceltic:

An exploration well will be drilled in early autumn 2010, subject to permit approval from the Ministry of the Environment. This drilling phase will last approximately four months.

Maria: There is something called the Aarhus treaty, according to which local populations have the right to voice their concerns, and according to which their opinion is binding. If necessary, we will take this to the European courts. Your arrogance is disturbing, sirs, given you are an Irish company that knows nothing of Abruzzo.

Q: How will the drilling occur? Is there an oil rig?

Petroceltic: Yes there will be an oil rig (known as a drilling rig) on site for approximately four months. It will be located seven kilometers from the coast and will be visible as a small object on the horizon.

Maria: Oh really. And after that? Your plan is to drill us for at least 20 years. We don't want that. It will not be a small object, sirs. You obviously don't know anything about the local geography. On clear days you can even see the Tremiti islands, 80km away. The rig will be clearly visible, as will all the oil tankers and other on shore logistics operations you will need.

Q: Will this rig be visible from the beach?

Petroceltic:

It is seven kilometres from the shore – so it will be visible as a small object on the horizon.

Maria: That is your story , sirs. I know every nook and cranny of those beaches, and I tell you, your rigs and that of the others, including Mediterranean Oil and Gas, will be ahuge eyesore to us, not to mention all the junk they will pollute our waters with.

Q: There has been a lot of local opposition to this project. Will this be damaging to the environment?

Petroceltic: We have carried out a full environmental impact assessment and any effects will be very small. We will be using the Eco-Drilling Approach to minimize the impact of operations on the natural environment. This includes ensuring that no waste from the drilling process (such as rock cuttings) will be released in the sea and that robust systems are in place to prevent the accidental release of any oil

Maria: As said above your environmental report was crap. It was just talk, and not conducted at all in a scientific manner. Eco-drilling? Gimme a break. There is no such thing!!!! We all know that not even BP writes serious environmental impact statements, how can we trust you, a minor, penniless company? You did not even know that there are TWO fishing sanctuaries paid for by the European taxpayer within your lease!!! The whole world knows that ALL oil operations involve waste being thrown in the water. Even the Norwegian government acknowledges as much, on their official websites.

Q: What are you doing to alleviate local concerns?

Petroceltic: We have created this website to be transparent about our plans and to answer any questions that people have. We will also be meeting with interested parties to talk them through the project.

Maria: A little too late. Sirs, the time for websites is way past. To alleviate local concerns, all you really have to do is pack up and leave. What part of WE DON'T WANT YOU HERE don't you understand? And exactly what "interested parties" are you referring to? No mayor, no business wants you. Capisc?

Q: What is the risk of an oil spill?

Petroceltic: The risk of an oil spill is negligible as there are control systems in place to stop this happening. Furthermore, the oil well is low pressure – meaning oil will only come to the surface if pumped.

Maria: Yes, that is what BP - your buddies from the UK - told us in the gulf as well. We are smarter than that, thank you very much.

Q: If there is an earthquake what will happen to the rig and the oil?

Petroceltic: The rig is designed to withstand an earthquake with a magnitude of 5.5. If there was an earthquake all operations would be shut down according to well practiced emergency procedures.

Maria: Oh really. There was no mention of this in your environmental statement. And what if it is a magnitude 6 earthquake? And what if your emergency procedures failed? Do you know that in Basel the head of a drilling company is facing jail charges for causing earthquakes after drilling a rig in town for geothermal purposes?

Q: Can the drilling process cause an earthquake?

Petroceltic: Drilling does not cause earthquakes.

Maria: Ever heard of induced seismicity? Ever heard of Basel? Ever heard of Cleburne? Ever heard of Gasli? Abruzzo is already a highly seismic area, we don't need more risks than what God already gave us, thank you.

Q: Is there definitely quality oil in this area?

Petroceltic: Petroceltic believes that there may be commercially viable oil at Elsa 2. This cannot be confirmed until the analysis from the exploration phase is complete.

Maria: The oil Abruzzo holds is junk. It ranks very low on the API scale. Vasto has 11 API, Miglianico has 12 API. Elsa will not be much different. The lowest you can get on the API scale is 8 (= the Tar sands of Canada). Texas has 40. So, our oil is very poor quality, it is heavy sour oil. The best you can get is light sweet crude. Abruzzo oil is the bottom of the barrel, as ENI officials told me in a public debate. They never had the courage to debate us again.

Q: What impact will this have on tourism?

Petroceltic: We don't believe it will have any effect on tourism. The oil rig will be barely visible from the shore – so tourists may not even notice it. If we get the permit then activity will start in the autumn – outside the peak tourism period.

Maria: That is your misguided belief sir. As someone who knows the area, much more than you do, I tell you: it will be devastating. What does it mean that you will start drilling in the fall? What happens NEXT year? This oil rig has the potential to stay for 20 years. I hope you realize the absurdity of what you are saying. Have you ever heard of Texas as a prime beach destination?

Q: How much oil are you expecting to find?

Petroceltic: Elsa 2 is anticipated to have up to 100 million barrels of recoverable oil. The decision to go into production depends on the actual size of the reserves and the quality of the oil found.

Maria: This is not our problem. Abruzzo already produces more energy than what we need. As Irish people you will process and sell this oil on the free market. We are not here to help your business, thank you very much. We will not sit idly while you laugh your way to the bank.

Q: What financial benefit will there be to the local community?

Petroceltic: If the exploration phase goes ahead it will provide a financial boost to the region. We estimate that approximately half of the $38m costs of drilling the Elsa 2 will be spent on service companies and local businesses in the Province of Abruzzo.

Maria: What courage do you have to say this? What kind of local businesses exactly? Will you spend this on fishing? On tourism? On cleaning the waters? Italy's royalty system is one of the most generous of the world, and your investors know this because you yourselves say things like "simple fiscal regime, low royalties, insignificant leasing prices". Truth is, Italy will only charge you 4% of what you will earn. In Libya royalties are over 90%. In Norway about 80%. This, according to the Economist of London. There is no amount of money you can spend to convince us that turning Abruzzo into a gigantic oil field is right.

Q: What local services do you intend to employ?

Petroceltic: All of the specialist services on board the rig will be supplied from the region. In addition, transport companies, local hotels and restaurants will benefit.

Maria: You gotta be kidding me. Hotels and restaurants will benefit from 50 people that will come work on your rig? What about all the people that will stop coming to visit us? What local specialist services are you talking about? There are none, sir. This is an agricultural, wine-making area. We don't want to turn into Texas, nor into Calgary.

Q: How many jobs will be created?

Petroceltic: Approximately 40-50 people working on the rig will be from companies in the local area.

Maria: Oh really? How come to this day no Abruzzo labor union has come to defend Petrolceltic's labor plans? We don't even have people with that kind of expertise!!! The experience in Basilicata shows that oil companies tend to hire their own, from aborad, and that there is a net loss of jobs.

Q: How much wealth will be created for the community if production goes ahead?

Petroceltic: If commercial quantities of oil are discovered and a decision made to develop and produce the field, production will mean long-term investment and jobs for the region for potentially as long as 20 years. Petroceltic will also pay tax to the Province of Abruzzo if production goes ahead. It is impossible to give a figure at this point.

Maria: This is pure demagogy. Exactly what kind of jobs for the region? And what about all the others that will disappear? The tourist operators that will have no tourists? Do you know that the oil and gas industry has caused massive land subsidence in Louisiana? Abruzzo's beaches are frail enough as is. Impossible to give a figure. Then why did you say 38 milion just two lines above? Do you people even have your facts straight?

Q: What happens if you find commercially viable oil?

Petroceltic: A number of government permits will be required to undertake further appraisal or develop the field and produce oil. This would include permits from the Ministry of the Environment.

Q: What happens if you do not find commercially viable oil?

Petroceltic: The rig will be demobilised and the well sealed with cement. Nothing will protrude from the seabed.

Maria: So you are telling us our fate depends on whether you think there is enough oil underground? Once again, such arrogance. Sirs, those waters, those beaches belong to us, the Abruzzo people and not to you, a bunch of Irish white men in corporate suits. It is us who should decide whether we want to be drilled or not. Do you get it?

Q: Will the oil rig be visible from the coast?

Petroceltic: The rig will be positioned more than seven kilometres from the shore and it will be barely visible on the horizon.

Q: How much noise will the oil rig make?

Petroceltic: The rig will not be heard from the shore.

Maria: Yes, but we will see the rig, the oil tankers, smell the pollution, and again witness our sea turning into the Gulf of Mexico. We don't want that.

Q: What about the noise impact for sea-life?

Petroceltic: The noise level of the rig will actually be lower than that of a large seagoing vessel. Therefore, the impact on marine fauna is considered very low.

Maria: Hmmh. Don't you want to tell us that you will be using air-guns and that those have the potential to destroy the hearing and orientation system of dolphins and other sea creatures? And what about the tons of toxic waste you will dump into the water and that, being so close to shore, will affect the food chain, starting from the sea bed? And what if there is an explosion? What will happen to sea life then? Once again, there is no benefit for us, just risks. So keep your oil rigs in Ireland.

Q: Is there any chance a boat can collide with the rig?

Petroceltic: We have a designated safety zone around the rig to prevent unauthorised boats entering this zone. This extends for a radius of 500 metres and is enforced by an order of the harbour office.

Maria: What gives you the arrogance to think you can come to our waters and design a safety region for your sole usage? People currently fish in those waters. Such bullies. Also, for your information, testing of Ombrina Mare, another rig that your other friends at Mediterranean Oil and gas intend to drill, revealed that they had polluted the sea, after 3 months of operations. By the way, collision happens all the time. In Korea in 2007 a collision between an oil tanker and a rig caused a massive oil spill - that county's largest oil disaster to date.

Q: How long will it take to assemble and demobilise the rig?

Petroceltic: The rig is a mobile device that takes about one day to become operational after arriving on location.

Q: Will the oil be transported to land? If so how?

Petroceltic: Around 2000 bbls of oil will be pumped to storage tanks during the Elsa 2 exploration phase as part of the testing process. This will then be transported ashore for sale or disposal. There will be no pipes to the shore.

Maria: Hmmh. And what about the possible desulfurization after the exploration phase? What are the safety measures of these storage tanks? Are these FPSOs? Where will the desulfurization happen? We already scared ENI away, so there is no desulfurization facility on ground. Will this junk be magically purified?

Q: Will there be a lot of ships going to the rig? How many and how big will they be?

Petroceltic: Small supply boats will visit the rig daily to bring materials and supplies and to take waste away.

Maria: Yes, and your environmental statement mentioned nothing of the fact the routes you propose are already being traversed by tourist boats. What if there are collisions? Accidents? What if this waste being transported on a daily basis finds its way into the sea?

Q: Where will the ships dock?

Petroceltic: The supply boats will sail to/from the Port of Ortona.

Maria: Yes, and you would want the port of Ortona - right now a minor goods port and not an oil tanker one - to be turned into an oil shipping facility, right? So much for little impact.

Q: Will the community be involved in any decisions about the exploration programme?

Petroceltic: The Ministry of Environment is conducting a public consultation to review the views of a wide range of stakeholders. We will be holding face-to-face meetings with some interested parties to address their concerns.

Maria: This is false. So far the community was not involved in any way and there are not, nor have their ever been face to face meetings. Why, you don't even speak Italian, and have never ever ever even tried to come talk to the people. The truth is you thought you could quickly get your permits and do as you pleased. You were not expecting such fierce opposition from us, the people. This feeble attempt of "communicating" with us, now that you are scared, is pathetic and comes way way way after your investors have been informed of all drilling activities. Shame on you.

Q: Are there plans to drill elsewhere in the region?

Petroceltic: We have no immediate plan to explore in other parts of this licence at the moment. Elsa 2 is our focus.

Maria: That is a big fat lie. Don't you want to tell your investors about other out-of-this world plans to go drill le isole Tremiti in le Puglie? How can you be so heartless? Le isole Tremiti is a gem, you want to go drill 4km from shore!!! These are pristine islands beloved by the Italian people, and you should simply be ashamed of yourselves.

Q: What is the track record of Petroceltic in terms of health, safety and environmental standards?

Petroceltic: Petroceltic has a firm commitment to conduct all its operations safely and maintain high environmental standards. Petroceltic has not had any environmental or significant health and safety issues within its operations.

Maria: The truth is that NO OIL DRILLING is absolutely safe, and we have no desire of letting you drill our waters. The government of Norway concedes drilling is polluting and dangerous. I happen to trust them more than you.

Q: Who actually makes the decision to allow exploration to go ahead?

Petroceltic: A number of government permits are required. The approval of the Ministry of the Environment is a key requirement.

Maria: And we will do all we can to make our voices heard, dear Petroceltic of Ireland, who know nothing about Abruzzo, her people and aspirations. Once again:

Go drill the beaches of Ireland!


Thursday, June 17, 2010

Tutti all'Aquila




Il giorno 23 Giugno alle ore 16:30 ci sara' all'Aquila un consiglio straordinario *solo ed esclusivamente* sul tema petrolizzazione. La sede e' quella del consiglio regionale.


Per informazioni contattare Luzio 3394630768. Tutto quello che sapro' lo mettero' qui sopra.
Qui un sunto della situazione. Qui il testo originario della legge-inganno.

E' importante che tutti cerchino di partecipare al meglio delle proprie possibilita'. Si stanno organizzando degli autobus e di nuovo, spero che tutti possano trovare dentro di se di lasciare le cose che hanno da fare per quel giorno ed essere presenti in massa.

L'incontro e' stato richiesto mesi fa da noi di Emergenza Ambiente Abruzzo. Le date non le fissiamo noi, ma siamo alla merce' della regione. A me sarebbe piaciuto moltissimo essere presente, per solo guardare Gianni Chiodi fisso negli occhi, ma con soli 7 giorni d'anticipo mi e' davvero impossibile.

La novita' collegata a questo incontro e' che in precendenza Walter Caporale della minoranza aveva fatto una interrogazione parlamentare in cui si chiedeva a Chiodi cosa avesse fatto per i pozzi in mare, in particolare per Ombrina, secondo il progetto MOG.

Chiodi disse a Caporale che "avevano scritto le osservazioni". Mi e' sembrato un po' strano , visto che non c'era stato nessun comunicato stampa a proposito, e nessuno stralcio di questo testo era stato circolato su giornali e televisione.

Lunedi scorso - finalmente - ho telefonato al ministero delle attivita' produttive e al direttore del reparto idrocarburi. Abbiamo parlato per mezz'ora sulla MOG. Gli ho chiesto come va avanti la pratica e mi ha detto che

1) stanno esaminando tutto i vigili del fuoco, il ministero dell'ambiente, e altri enti preposti. Deciderano a fine luglio "ma non il 15 Agosto".

2) stanno studiando il trattato di Aarhus per vedere come le nostre molteplici prese di posizione contraria possano essere interpretate in questo contesto. A me pare chiaro! Tutti abbiamo detto no!

3) ha detto che e' chiaro che la nostra posizione e' compatta e contraria, ma che 'gia' in passato si sono visti dei repentini cambi di posizione'. Gli ho chiesto cosa significasse questo e lui mi ha detto che per Miglianico erano prima tutti favorevoli e poi tutti contrari. Idem per Bomba.

4) mi ha detto che per le prime 12 miglia natuche (22chilometri) la regione ha competenze di impatti ambientali, pesca e turismo e puo' esprimere il suo parere.

5) gli ho chiesto cos'altro potevamo fare per sfruttare il trattato di Aarhus al meglio. Secondo questo trattato l'opinione del popolo e' vincolante. Lui mi ha detto che 'si deve vedere chi e' questo popolo'. Gli ho chiesto, ma secondo lei chi e' ? Lui mi ha detto 'la regione Abruzzo'.

6) al che e' sorta spontanea la domanda:

MA LA REGIONE ABRUZZO HA MANDATO TESTI DI CONTRARIETA' AD OMBRINA MARE SI O NO?

RISPOSTA: NO.

Ora, a meno che l'alto funzionario con cui ho parlato abbia perso le carte ufficiali della regione Abruzzo, o se ne sia dimenticato (ma aveva i miei, quelli dei comuni, della provincia) non e' vero che la regione Abruzzo hamandato testi al governo.

Potrei sbagliarmi, ma nella mia ricostruzione dei fatti, Gianni Chiodi non e' stato sincero.

Il giorno 23 occorre ESIGERE che la regione mandi un testo al governo in quanto espressione della volonta' popolare.


Tuesday, June 15, 2010

Obama: il tempo dell'energia pulita e' adesso



"Normali" scarichi in mare di fanghi da piattaforma del Golfo del Messico.


And that’s part of the reason oil companies are drilling a
mile beneath the surface of the ocean
because we’re running out of places
to drill on land and in shallow water
.


We cannot consign our children to this future.
The tragedy unfolding on our coast is the most
painful and powerful reminder yet
that the time to embrace a clean energy future is now.


What sees us through – what has always seen us through –
is our strength, our resilience, and our unyielding faith
that something better awaits us
if we summon the courage to reach for it
.


Each of us has a part to play in a new future that will benefit all of us.


Even if we’re unsure exactly what that looks like.
Even if we don’t yet know precisely how to get there.
We know we’ll get there.



Il presidente Obama alla nazione, Washington DC, 15 Giugno 2010


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Vari commenti, scoperte e bugie sul petrolio della BP di oggi Martedi' 15 giugno.

La giornata inizia con il rappresentante alla camera Ed Markely, democratico del Massachussetts che ha incontrato i rappresentanti delle maggiori ditte petrolifere per discutere di temi legati all'ambiente, alla piattaforma scoppiata in Lousiana e alla moratoria semestrale sulle trivelle in acque profonde. Le ditte interessate all'incontro con il congressman sono state BP, ConocoPhillips, Chevron, Shell e Exxon-Mobil.

Ed Markely non e' stato tenero con i petrolieri, che gia' Obama aveva chiamato corrotti, cosa ha ripetuto questa sera alla televisione. E' venuto fuori che

1) Nei piani di salvezza presentati dalla BP c'e' il piano salvataggio trichechi.
Peccato che nel golfo del Messico gli ultimi trichechi siano stati avvistati tre milioni di anni fa.

2) Nei piani di salvezza presentati dalla BP c'e' come referenza da contattare in caso di incidente un biologo marino che e' morto cinque anni fa.

3) I piani di tutte le maggiori ditte sono identici a quelli della BP. Il senatore ha detto che pare che l'unica vera tecnologia che i petrolieri hanno per piani di emergenza e' : una fotocopiatrice.

4) Le compagnie alla fine hanno dovuto ammettere che non sono pronti per affrontare situazioni di disastro e che siccome e' tutto molto piu' grande di loro e delle loro capacita', e' meglio prevenire queste situazioni.

5) I petrolieri hanno detto pero' che trivellare in acque profonde continuera' e che se non glielo permetteranno qui negli USA, lo faranno altrove perche' e' troppo costoso avere questi macchinari fermi. La moratoria e' per tutti i pozzi di profondita' superiore a 150metri circa (500 piedi) e per sei mesi. Nessun nuovo permesso verra' rilasciato in quel frangente.

6) Il senato ha chiesto alla BP di creare un fondo da 20 milardi di dollari da pagare alla gente, ed e' a rischio la distribuzione del dividendo di Agosto - 2.4 miliardi di dollari.

Il mio piccolo commento e' che ho letto in dettaglio quattro progetti petroliferi in Italia - tre in mare (Elsa2, Vasto/Casalbordino, Ombrina Mare) e uno sulla terraferma (Bomba)- e posso dire che anche i progetti presentati in Italia dalle ditte trivellatrici sono molto molto all'acqua di rose e fatte per prendere in giro la gente.

Poi in serata, la prima apparizione di Obama dalla stanza ovale per parlare direttamente al popolo americano. Diciotto minuti. Il presidente ha detto che

1) Occorrera' combattere il petrolio per mesi ed anni, perche' questo e' il piu' grande disastro ambientale della storia d'America.

2) Ci si aspetta che la BP paghi TUTTI i danni, non importa quanto cari perche' lavoratori e piccoli imprenditori devono essere compensati della scelleratezza della BP.

3) Il fondo non sara' controllato dalla BP, ma da un ente indipendente in modo che tutti i rimborsi verranno fatti in maniera onesta e tempestiva.

4) La moratoria dei sei mesi restera' in atto, anche se questo creera' problemi a chi sulle piattaforme ci lavora, perche' la sicurezza e' piu' importante.

5) Ci sono 30,000 persone e 17,000 membri della guardia costiera a lavorare per fermare il petrolio, oltre a migliaia di navi.

6) Questo disastro e' il piu' penoso e potente richiamo al bisogno disperato di muoversi verso le energie pulite, le generazioni successive hanno diritto ad un futuro migliore e che ci riusciremo se solo ci armiamo di coraggio e creativita'. Questo e' quello che distingue questa nazione e anche se non lo sappiamo ancora esattamente come sara' il futuro e' il momento di andargli incontro. Tutti possiamo fare la nostra parte e in qualche modo, alla fine, ci arriveremo.


Il discorso per intero e' qui:

Good evening. As we speak, our nation faces a multitude of challenges. At home, our top priority is to recover and rebuild from a recession that has touched the lives of nearly every American. Abroad, our brave men and women in uniform are taking the fight to al Qaeda wherever it exists. And tonight, I’ve returned from a trip to the Gulf Coast to speak with you about the battle we’re waging against an oil spill that is assaulting our shores and our citizens.

On April 20th, an explosion ripped through BP’s Deepwater Horizon drilling rig, about forty miles off the coast of Louisiana. Eleven workers lost their lives. Seventeen others were injured. And soon, nearly a mile beneath the surface of the ocean, oil began spewing into the water.

Because there has never been a leak of this size at this depth, stopping it has tested the limits of human technology. That is why just after the rig sank, I assembled a team of our nation’s best scientists and engineers to tackle this challenge – a team led by Dr. Steven Chu, a Nobel Prize-winning physicist and our nation’s Secretary of Energy. Scientists at our national labs and experts from academia and other oil companies have also provided ideas and advice.

As a result of these efforts, we have directed BP to mobilize additional equipment and technology. In the coming days and weeks, these efforts should capture up to 90% of the oil leaking out of the well. This is until the company finishes drilling a relief well later in the summer that is expected to stop the leak completely.

Already, this oil spill is the worst environmental disaster America has ever faced. And unlike an earthquake or a hurricane, it is not a single event that does its damage in a matter of minutes or days. The millions of gallons of oil that have spilled into the Gulf of Mexico are more like an epidemic, one that we will be fighting for months and even years.

But make no mistake: we will fight this spill with everything we’ve got for as long it takes. We will make BP pay for the damage their company has caused. And we will do whatever’s necessary to help the Gulf Coast and its people recover from this tragedy.

Tonight I’d like to lay out for you what our battle plan is going forward: what we’re doing to clean up the oil, what we’re doing to help our neighbors in the Gulf, and what we’re doing to make sure that a catastrophe like this never happens again.

First, the cleanup. From the very beginning of this crisis, the federal government has been in charge of the largest environmental cleanup effort in our nation’s history – an effort led by Admiral Thad Allen, who has almost forty years of experience responding to disasters. We now have nearly 30,000 personnel who are working across four states to contain and cleanup the oil. Thousands of ships and other vessels are responding in the Gulf. And I have authorized the deployment of over 17,000 National Guard members along the coast. These servicemen and women are ready to help stop the oil from coming ashore, clean beaches, train response workers, or even help with processing claims – and I urge the governors in the affected states to activate these troops as soon as possible.

Because of our efforts, millions of gallons of oil have already been removed from the water through burning, skimming, and other collection methods. Over five and a half million feet of boom has been laid across the water to block and absorb the approaching oil. We have approved the construction of new barrier islands in Louisiana to try and stop the oil before it reaches the shore, and we are working with Alabama, Mississippi, and Florida to implement creative approaches to their unique coastlines.

As the clean up continues, we will offer whatever additional resources and assistance our coastal states may need. Now, a mobilization of this speed and magnitude will never be perfect, and new challenges will always arise. I saw and heard evidence of that during this trip. So if something isn’t working, we want to hear about it. If there are problems in the operation, we will fix them.

But we have to recognize that despite our best efforts, oil has already caused damage to our coastline and its wildlife. And sadly, no matter how effective our response becomes, there will be more oil and more damage before this siege is done. That’s why the second thing we’re focused on is the recovery and restoration of the Gulf Coast.

You know, for generations, men and women who call this region home have made their living from the water. That living is now in jeopardy. I’ve talked to shrimpers and fishermen who don’t know how they’re going to support their families this year. I’ve seen empty docks and restaurants with fewer customers – even in areas where the beaches are not yet affected. I’ve talked to owners of shops and hotels who wonder when the tourists will start to come back. The sadness and anger they feel is not just about the money they’ve lost. It’s about a wrenching anxiety that their way of life may be lost.

I refuse to let that happen. Tomorrow, I will meet with the chairman of BP and inform him that he is to set aside whatever resources are required to compensate the workers and business owners who have been harmed as a result of his company’s recklessness. And this fund will not be controlled by BP. In order to ensure that all legitimate claims are paid out in a fair and timely manner, the account must and will be administered by an independent, third party.

Beyond compensating the people of the Gulf in the short-term, it’s also clear we need a long-term plan to restore the unique beauty and bounty of this region. The oil spill represents just the latest blow to a place that has already suffered multiple economic disasters and decades of environmental degradation that has led to disappearing wetlands and habitats. And the region still hasn’t recovered from Hurricanes Katrina and Rita. That’s why we must make a commitment to the Gulf Coast that goes beyond responding to the crisis of the moment.

I make that commitment tonight. Earlier, I asked Ray Mabus, the Secretary of the Navy, a former governor of Mississippi, and a son of the Gulf, to develop a long-term Gulf Coast Restoration Plan as soon as possible. The plan will be designed by states, local communities, tribes, fishermen, businesses, conservationists, and other Gulf residents. And BP will pay for the impact this spill has had on the region.

The third part of our response plan is the steps we’re taking to ensure that a disaster like this does not happen again. A few months ago, I approved a proposal to consider new, limited offshore drilling under the assurance that it would be absolutely safe – that the proper technology would be in place and the necessary precautions would be taken.

That was obviously not the case on the Deepwater Horizon rig, and I want to know why. The American people deserve to know why. The families I met with last week who lost their loved ones in the explosion – these families deserve to know why. And so I have established a National Commission to understand the causes of this disaster and offer recommendations on what additional safety and environmental standards we need to put in place. Already, I have issued a six-month moratorium on deepwater drilling. I know this creates difficulty for the people who work on these rigs, but for the sake of their safety, and for the sake of the entire region, we need to know the facts before we allow deepwater drilling to continue. And while I urge the Commission to complete its work as quickly as possible, I expect them to do that work thoroughly and impartially.

One place we have already begun to take action is at the agency in charge of regulating drilling and issuing permits, known as the Minerals Management Service. Over the last decade, this agency has become emblematic of a failed philosophy that views all regulation with hostility – a philosophy that says corporations should be allowed to play by their own rules and police themselves. At this agency, industry insiders were put in charge of industry oversight. Oil companies showered regulators with gifts and favors, and were essentially allowed to conduct their own safety inspections and write their own regulations.

When Ken Salazar became my Secretary of the Interior, one of his very first acts was to clean up the worst of the corruption at this agency. But it’s now clear that the problems there ran much deeper, and the pace of reform was just too slow. And so Secretary Salazar and I are bringing in new leadership at the agency – Michael Bromwich, who was a tough federal prosecutor and Inspector General. His charge over the next few months is to build an organization that acts as the oil industry’s watchdog – not its partner.

One of the lessons we’ve learned from this spill is that we need better regulations better safety standards, and better enforcement when it comes to offshore drilling. But a larger lesson is that no matter how much we improve our regulation of the industry, drilling for oil these days entails greater risk. After all, oil is a finite resource. We consume more than 20% of the world’s oil, but have less than 2% of the world’s oil reserves. And that’s part of the reason oil companies are drilling a mile beneath the surface of the ocean – because we’re running out of places to drill on land and in shallow water.

For decades, we have known the days of cheap and easily accessible oil were numbered. For decades, we have talked and talked about the need to end America’s century-long addiction to fossil fuels. And for decades, we have failed to act with the sense of urgency that this challenge requires. Time and again, the path forward has been blocked – not only by oil industry lobbyists, but also by a lack of political courage and candor.

The consequences of our inaction are now in plain sight. Countries like China are investing in clean energy jobs and industries that should be here in America. Each day, we send nearly $1 billion of our wealth to foreign countries for their oil. And today, as we look to the Gulf, we see an entire way of life being threatened by a menacing cloud of black crude.

We cannot consign our children to this future. The tragedy unfolding on our coast is the most painful and powerful reminder yet that the time to embrace a clean energy future is now. Now is the moment for this generation to embark on a national mission to unleash American innovation and seize control of our own destiny.

This is not some distant vision for America. The transition away from fossil fuels will take some time, but over the last year and a half, we have already taken unprecedented action to jumpstart the clean energy industry. As we speak, old factories are reopening to produce wind turbines, people are going back to work installing energy-efficient windows, and small businesses are making solar panels. Consumers are buying more efficient cars and trucks, and families are making their homes more energy-efficient. Scientists and researchers are discovering clean energy technologies that will someday lead to entire new industries.

Each of us has a part to play in a new future that will benefit all of us. As we recover from this recession, the transition to clean energy has the potential to grow our economy and create millions of good, middle-class jobs – but only if we accelerate that transition. Only if we seize the moment. And only if we rally together and act as one nation – workers and entrepreneurs; scientists and citizens; the public and private sectors.

When I was a candidate for this office, I laid out a set of principles that would move our country towards energy independence. Last year, the House of Representatives acted on these principles by passing a strong and comprehensive energy and climate bill – a bill that finally makes clean energy the profitable kind of energy for America’s businesses.

Now, there are costs associated with this transition. And some believe we can’t afford those costs right now. I say we can’t afford not to change how we produce and use energy – because the long-term costs to our economy, our national security, and our environment are far greater.

So I am happy to look at other ideas and approaches from either party – as long they seriously tackle our addiction to fossil fuels. Some have suggested raising efficiency standards in our buildings like we did in our cars and trucks. Some believe we should set standards to ensure that more of our electricity comes from wind and solar power. Others wonder why the energy industry only spends a fraction of what the high-tech industry does on research and development – and want to rapidly boost our investments in such research and development.

All of these approaches have merit, and deserve a fear hearing in the months ahead. But the one approach I will not accept is inaction. The one answer I will not settle for is the idea that this challenge is too big and too difficult to meet. You see, the same thing was said about our ability to produce enough planes and tanks in World War II. The same thing was said about our ability to harness the science and technology to land a man safely on the surface of the moon. And yet, time and again, we have refused to settle for the paltry limits of conventional wisdom. Instead, what has defined us as a nation since our founding is our capacity to shape our destiny – our determination to fight for the America we want for our children. Even if we’re unsure exactly what that looks like. Even if we don’t yet know precisely how to get there. We know we’ll get there.

It is a faith in the future that sustains us as a people. It is that same faith that sustains our neighbors in the Gulf right now.

Each year, at the beginning of shrimping season, the region’s fishermen take part in a tradition that was brought to America long ago by fishing immigrants from Europe. It’s called “The Blessing of the Fleet,” and today it’s a celebration where clergy from different religions gather to say a prayer for the safety and success of the men and women who will soon head out to sea – some for weeks at a time.

The ceremony goes on in good times and in bad. It took place after Katrina, and it took place a few weeks ago – at the beginning of the most difficult season these fishermen have ever faced.

And still, they came and they prayed. For as a priest and former fisherman once said of the tradition, “The blessing is not that God has promised to remove all obstacles and dangers. The blessing is that He is with us always,” a blessing that’s granted “…even in the midst of the storm.”

The oil spill is not the last crisis America will face. This nation has known hard times before and we will surely know them again. What sees us through – what has always seen us through – is our strength, our resilience, and our unyielding faith that something better awaits us if we summon the courage to reach for it. Tonight, we pray for that courage. We pray for the people of the Gulf. And we pray that a hand may guide us through the storm towards a brighter day. Thank you, God Bless You, and may God Bless the United States of America.


Morale della favola: da qualche parte dobbiamo iniziare, perche' il futuro non e' nel trivellare ad infinitum ma nell'inventarsi un futuro diverso e migliore, fatto di energia pulita, sana e sostenibile, con coraggio, fantasia e creativita'. Anche se il discorso era per la nazione USA queste parole valgono per tutti, italiani, americani, cinesi indistintamente perche' il pianeta e' uno, e uno solo.

Fonti: CNN, NPR




Sunday, June 13, 2010

Louisiana: 50 giorni dopo



Il pozzo della Louisiana non e' ancora stato tappato e oggi dovrebbe essere l'ultimatum che il presidente Obama ha dato alla British Petroleum - soprannominata qui British Polluters - per farlo.

La BP dice che non ha le capacita' per raccogliere tutto il petrolio in giro almeno fino alla fine di giugno - inizio luglio.

Il petrolio e' arrivato in Louisiana e in Alabama. Obama ha detto che se fosse per lui avrebbe licenziato il capo della BP - Tony Hayward. Si parla di sospendere il pagamento dei dividendi della BP e si usare quei soldi per i risarcimenti alle persone affette dall'inquinamento. I danni eccedono il miliardo di dollari.

Il primo ministro inglese Cameron dice che la BP e' importante per l'economia inglese, mentre il sindaco di Londra, Boris Johnson, dice che e' "preoccupante" che una cosi' importante ditta inglese venga cosi' ripetutamente schernita in ambito internazionale.

Lo vada a dire a quelli che vivono laggiu'.

Intanto un po di cifre, come le riporta il Los Angeles Times:

1) Sono stati riversati in mare fra 1 e 2 milioni barili di petrolio. Cioe' fra 160 e 320 milioni di litri di petrolio. E' il diciannovesimo piu' grande disastro petrolifero del mondo e di tutti i tempi, e il piu' grande della storia d'America. Quello della Exxon-Valdez fu di circa 40 milioni litri di petrolio.

2) Secondo le muove stime, ogni giorno escono circa dai 320 mila ai 640 mila litri di petrolio. Dopo gli interventi del 3 giugno 2010, quando i robot della BP hanno accidentalmente danneggiato l'oleodotto sotterrraneo, il flusso di petrolio e' aumentato.

3) Di tutto quel petrolio, solo una piccola parte e' stato catturato o bruciato: 125 mila barili sono stati inceneriti e 100 mila catturati. Tutto il resto e' finito in mare, sulle spiaggie, sui corpi degli animali.

4) La BP e' stata criticata per avere usato dispersanti tossici, che hanno solo il compito di spezzettare il petrolio farlo sommergere un pochino - cosi' non si vede. Infatti ci sono varie bolle estese di petrolio semisommerso.

5) Non si sa dove andra' tutto a finire. Se il flusso non si ferma, e se le condizioni climatiche sono "giuste" il flusso di petrolio potrebbe anche fare il giro della Florida e finire nell'Atlantico.

Ma a noi in Italia nulla di tutto questo succedera' mai. La Petroceltic, l'ENI, la MOG, la Vega Oil, la Northern Petroleum, la Cygam Gas e tutti i loro amici, sanno quel che fanno e noi siamo tutti al sicuro con i pozzi a 5km da riva.

Ancora di piu' ne e' certo l'immobile Gianni Chiodi che non succedera' niente.

Friday, June 11, 2010

Scuse pubbliche

Devo fare ammenda per un piccolo errore, dettato dall' impulsivita' che qualche volta anima questo mio impegno per la tutela del territorio abruzzese. Mi riferisco ad una esternazione
spiacevole scritta il 20/8/2009 in cui gettavo discredito su un noto politico locale, di cui non riporto il nome per evitare ulteriore pubblicita'.

Se ora cliccate sul post di quel giorno, potete vedere che non c'e' piu' nessun riferimento al politico in questione, perche' ho immediatamente cancellato il testo, qualche giorno dopo averlo scritto, resami conto dell'ingiustizia di esse. Formulo le piu' sincere scuse al soggetto interessato per tali dichiarazioni da me promulgate.

Thursday, June 10, 2010

Gasland

 

Fino al 2006, Josh Fox era un normale cittadino che con la sua famiglia viveva in una zona a cavallo fra lo stato di New York e la Pennsylvania chiamata Catskills/Poconos. Un bel giorno arrivano "quelli del gas" ad offire alla sua famiglia $100,000 per affittargli e trivellargli la terra alla ricerca di gas, secondo una nuova tecnica chiamata fracking. Dicono che tutto sarebbe stato eccellente, che non se ne sarebbero nemmeno accorti della presenza delle trivelle, che tutto sarebbe stato come prima - ma con 100 mila dollari in piu'. Josh pero' invece di dirgli si, decide di fare un po il giro degli Stati Uniti petrolizzati, per lo piu' zone rurali, per vedere come si vive in questi posti, dimenticati da tutti. Dove le informazioni non arrivano e dove e' facile credere alle balle dell'industria petrolifera. I petrolieri sono sempre gli stessi, che sia Ortona o il Wyoming o la Nigeria. Josh scopre delle cose scandalose. Il metano e' penetrato nelle falde acquifere e cosi' l'acqua del rubinetto puo' incendiarsi. La gente si fa la doccia con la luce spenta per paura che possano esserci scintille e che la casa vada a fuoco. Le ranocchie muoiono. I pozzi artesiani e i ruscelli sono inquinati. La gente si ammala di cancro. Rifiuti tossici a tonnellate. Bestiame morto. Con se aveva portato una telecamera per documentare tutto. Ne ha fatto un documentario che si chiama Gasland. Ha vinto il primo premio nella sezione documentari a Sundance, il festival di cinema indipendente di Robert Redford nello Utah. Josh Fox non ha venduto la terra a "quelli del gas", ma i suoi vicini si. Penso che noi siamo fortunati di averle sapute tutte queste cose PRIMA di trovare anche noi metano nell'acqua e che anche nelle zone piu' sperdute d'Abruzzo a questo punto la gente sa che significa avere l'industria petrolifera in casa. Occorre allora darsi da fare, incessantemente, ogni giorno un po di piu'. Qui l'intervista alla radio di Josh Fox

Tuesday, June 8, 2010

Cleburne, Texas: gas, scoppi e microterremoti




***

Questo e' un post che avevo scritto qualche tempo fa, su Cleburne e i terremoti. Se ne era gia' parlato qui negli USA l'anno scorso a causa dei microterremoti causati dall'industria estrattiva di idrocarburi. Non ho fatto a tempo a finirlo, che ieri uno dei tubi di gas della zona e' esploso, con tre morti e vari feriti. Il boato e' durato per 10 minuti, e si e' potuto sentire per un raggio di circa 8 chilometri con vampate di decine di metri.

Il 3 giugno 2010 e' scoppiato un altro pozzo di gas in Pennsylvania. Nelle zone trivellate non ci sono solo terremoti, ma anche casi di acqua inquinata, ed emissioni in atmosfera di H2S.

***


La citta' di Cleburne, Texas e' stata incorporata circa 150 anni fa. Citta' tranquilla, a qualche decina di chilometri da Dallas. Nella sua storia non e' stato mai registrato alcun terremoto. Fino al 2008.

Per capire cosa succede nel 2008, occorre fare un passo indietro. Verso la fine degli anni '90 infatti a Cleburne cambia tutto. Si scopre che il sottosuolo della zona e' ricco di gas. Si decide di trivellare. Nel 2003 l'attivita' perforante inizia.

Tutti felici, tutti futuri sceicchi nella terra di George Bush.

Da allora sono stati bucati 3,500 pozzi nelle due contee Tarrant e Johnson, di cui Cleburne fa parte. Tremila cinquecento!

Il 31 ottobre del 2008, la prima scossa di terremoto - su territorio non sismico - 2.8 gradi Richter. Da allora ci sono stati oltre venti micro-terremoti accompagnati da forti suoni. Nessuno si e' fatto male, ma la vita delle persone e' cambiata, tremori, spaventi, boati. Puo' esserci una correlazione con l'attivita' estrattiva?

Il terremoto piu' forte e' stato del grado 3.3 della scala Richter nel 2009. Nel giugno del 2009 ne hanno registrati 5 in una settimana. La gente inizia a porsi domande sul rapporto microterremoti-petrolio. E siccome tutto il mondo e' paese, chi meno si lamenta dei terremoti e' chi ha ricevuto piu' soldi dai petrolieri.

Il sindaco di Cleburne, Ted Reynolds dice:

We haven't had a quake in recorded history, and all the sudden you drill and there are earthquakes.

Non avevamo mai avuto terremoti nella storia, e appena si inizia a trivellare, ecco qui i terremoti.

Una delle ditte che opera in quella zona si chiama Chesapeake Energy Corporation ed aveva vagamente ammesso che potrebbe esserci una correlazione tra trivelle e terremoti, ma che c'era bisogno di maggiori studi, dati, informazione.

Per fare chiarezza allora, la citta' di Cleburne - dove molti cittadini hanno ricevuto soldi dai petrolieri per scavare - ha affidato una serie di studi sismici alla Southern Methodist University, detta SMU.

Ma anche qui ci sono le solite storie di corporazioni e di forti interessi privati. La SMU infatti ha forti legami con l'industria del gas e del petrolio, perche' negli scorsi anni ha ricevuto fondi da loro, compreso da Dick Cheney, che e' stato presidente della ditta petrolifera Halliburton prima di diventare vicepresidente degli USA.

Cheney e' stato anche uno dei reggenti dell'universita'. I legami con l'industria petrolifera sono cosi' forti che la SMU e' stata pure soprannominata Southern Halliburton University.

I vari professori della SMU sono stati a lungo in bilico, e non si sono voluti sbilanciare. Come la ditta trivellante, hanno detto che non si sa, occorre studiare piu' a fondo, ci sono pozzi che non hanno conseguenze sulla popolazione e cosi via.

La terra ha continuato a tremare. E siccome non si puo' studiare in eterno, finalmente gli studiosi della SMU hanno ammesso, a marzo 2010 che la "causa plausibile" dei terremoti e' stato il riversamento dei fluidi di scarto nel sottosuolo, che l'industria del gas ha reiniettato sottoterra.

Dicono che molto probabilmente la colpa e' dei liquidi salini di risulta - un termine bello per dire monnezza - che una volta rimessi sottoterra alterano l'equilibrio geologico.

Tutto questo e' stato scritto in un articolo a conclusione dello studio della SMU datato Marzo 2010 e dal titolo:

Dallas-Fort Worth earthquakes coincident with activity associated with natural gas production


I terremoti dell'area di Dallas Fort Worth sono in coincidenza con l'attivita' di produzione di gas naturale.


Qui sono stati chiari e limpidi. In meno di dieci anni, tremilacinquecento pozzi. Microterremoti dove prima non c'erano. Ieri lo scoppio.

Si raccoglie quello che si semina, anche in Texas.

Fonti: Wall Street Journal, Bloomberg, Associated Press, Texas Observer 1, Texas Observer 2
The leading edge, The Wall Street Journal 2, Science Daily, Red Orbit

Wednesday, June 2, 2010

L'Inter, i Moratti e la Saras


Tutti i nostri uomini devono
poter gioire e soffrire con noi


Massimo Moratti

L'Inter ha fatto la tripletta quest'anno e sono tutti contenti - i Milanesi e i Moratti.

Come tutti sappiamo pero' i Moratti sono anche i gestori della raffineria sarda Sarroch, di cui abbiamo parlato piu' e piu' volte su questo blog, a questi post:


Il riassunto di tutto e' che tale raffineria sfonda i limiti legali di emissioni tossiche un giorno si e due no, e che a Sarroch la gente si ammala di tumori e leucemie. L'anno scorso a Sarroch sono morti tre operai per colpa dell'idrogeno solforato. Il regista Massimiliano Mazzotta ha fatto un documentario su Sarroch che i legali di Mr. Moratti hanno cercato di bloccare in ogni modo possibile. Dei gran signori.

A Moratti tutto cio' non interessa e invece di migliorare le condizioni di vita dei suoi uomini, abbattendo le esalazioni di inquinanti tossici a Sarroch, gioca secondo la filosofia del panem et circensem.

E non importa se il panem sia avvelenato.

Infatti come riporta la Nuova Sardegna, qualche giorno prima della partita dell'Inter, Mr Moratti promise a 120 lavoratori della Sarroch di mandarli a spese sue a Madrid a vedere la finalissima. 120 lavoratori estratti a sorte su 1700 operai. Per quelli che non sono stati estratti, invece un maxischermo messo con cosi tanta generosita' dai Moratti in azienda.

In quegli stessi giorni a Sarroch come riporta l'Unione Sarda c'era una cerimonia per ricordare i morti avvelenati nella Saras l'anno scorso. A presenziare alla cerimonia anche Mr. Moratti, che ai morti ha dedicato un parco.

Tutto molto bello e nobile. Mandiamo gli operai a vedere la partita, piantiamo un parco. Che bravi.

Ecco allora i principali incidenti registratisi a Sarroch, Cagliari negli ultimi 15 anni, nella raffineria di proprieta' di Massimo Moratti, nell'indifferenza generale e come riportati dall'Unione Sarda.

La mia domanda e: ma lei signor Moratti, cosa fara' per migliorare le condizioni di vita nella sua ditta? Parchi e partite non sono sufficienti.

Nubi tossiche, perdite ed incendi, non causano morti ne oggi ne domani, ma a lungo termine, per cui si possono tranquillamente ignorare.

La lista me la mandata Massimiliano Mazzotta qualche giorno fa - grazie.

Ecco cio' di cui e' moralmente responsabile ultima la famiglia Moratti, proprietaria della Saras:


14/01/2010 Chiazza d'olio fuoriuscita dalla raffineria, arrivata nel tardo pomeriggio sino a Cala Zavorra. Danni ai pescatori. Pesce non commestibile e reti rovinate.

29/09/2009 Fuga di gas, polvere cancerogena fuoriuscita da catalizzatore. Nube avvolge il paese.

20/08/2009 Operaio di ditta esterna investito in un getto di vapore. Ustioni di secondo e terzo grado al viso e al torace. Situazione gravissima. Ricovero immediato in ospedale di Genova.

22/06/2009 Ponteggio irregolare e senza struttura di sicurezza. Operaio cade da due metri e riporta numerose fratture.

18/06/2009 Intossicati dai gas fuoriusciti dall'impianto blowout due lavoratori di una ditta esterna. Svenuti e sottoposti alla somministrazione di ossigeno in infermieria.

26/05/2009 Esalazioni mortali di idrogeno solforato nell'impianto MHC1. Morti tre operai di ditta esterna. Sopravvisuto un operaio ricoverato in stato di shock. Accertate violaizoni alle norme di sicurezza. Indagato il direttore della raffineria.

19/05/2009 Blocco di impianto DEA per lavori di manutenzione straordinaria. Emissioni di biossido di zolfo 40 volte superiori ai valori normali.

25/03/2009 Un camionista e' stato imprigionato tra la motrice del camion ed una catasta di lamiere nel piazzale di stoccaggio: Ha riportato ferite alla coscia e all'inguine. Nessun danno all'arteria femorale.

18/02/2009 Una nube grigia ha invaso completamente il centro del paese e occultato per qualche minuto la vista delle ciminiere della raffineria. L'odore era talmente acre da provocare bruciori alla gola e mal di stomaco. La causa e' stata determinata dal blocco dell'impianto di trattamento dello zolfo.

05/12/2008 Un incendio e' divampato nell'impianto Mild1 della Saras. L'emergenza e'scattata alle cinque e un quarto del mattino. Durante la fase di riavviamento dell'impianto mild-hydrocracking per la produzione di gasolio desolforato, andato in blocco un ora prima, si e'
verifocato un innesco all' ingresso del forno.

18/11/2008 Un incendio e'divampato verso le 13:30. Le fiamme alte fino a 30 metri. L'azienda non ha rilasciato nessuna spiegazione.

08/08/2008 Nube tossica sul paese contenente polvere prodotta dalla distillazione degli idrocarburi: il blocco di un catalizzatore ha comportato l'emissione di una nube contenete polvere sottile cancerogena.

06/08/2008 Problemi legati al cracking, alla rottura di una valvola in un altro impianto hanno causato una perdita di zolfo tamponata in poco tempo dagli operatori ed una successiva perdita di GpL da una linea.

16/05/2008 Nube tossica ha riaggiunto nove lavoratori negli impianti. Operaio svenuto su un ponteggio di quindici metri.

12/03/2008 Aria irrespirabile per oltre due ore pomeridiane. Un comunicato superciale ha confermato qualche problema agli strumenti e che in un camino era finita una certa quantita' di zolfo.

05/03/2008 Fuoriuscita di una nube di anidride solforosa dalla centrale di gasicazione, causata da problemi generati durante l'avviamento di una caldaia.

14/02/2008 Emergenza dopo il superamento per sei volte dei limiti di legge sulle emissioni di idrogeno solforato, sprigionato dalle ciminiere. Un guasto ad un sistema di compressione ha causato livelli di H2S pari a 611 microgrammi per metro cubo (= circa 400 ppm).

21/09/2007 Operaio esterno finisce ustionato mentre lavora con il martello pneumatico
e perfora un cavo integrato di alta tensione.

07/09/2007 Paura in tutta la citta' per un forte odore di gas. La Saras e la locale societa' distributrice del gas nega qualsiasi coinvolgimento.

18/08/2007 Sarroch invasa dai fumi della Saras. L'aria per qualche ora e' stata irrespirabile, il cielo reso cupo da una coltre di fumo nero che usciva da una delle fiaccole della raffineria. L'azienda rilascia un comunicato menzionando una fuoriscuita di fumo piu' del normale, ma gli impianto non ha riscontrato alcuna anomalia.

23/06/2007 Aria irrespirabile a Sarroch per lavori di manutenzione. La Saras non fornisce ulteriori spiegazioni.

22/06/2007 Striscia di catrame lunga un chilometro rilevata nei litorali da sogno di Pula e Costa. Il danno piu' grave degli ultimi tre anni.

23/05/2007 Incidente in punto ad alto rischio: incendio nella Vacuum 1, dove avvengono il frazionamento e la distillazione sottovuoto degli idrocarburi, vicinissima al vero cuore della raffineria, il cracking dove i prodotti pesanti diventano gasolio, GpL e benzine. Incendio domato dop tre ore di intervento dei VVFF.

04/05/2007 Operaio esperto di ditta esterna ustionato mentre lavora su un cavo elettrico. Mancata assistenza dell'infermieria interna allo stabilimento. Trasportato con urgenza all'ospedale di Cagliari.

15/04/2007 Tubo d'acciaio si stacca dalla gru durante le operazioni di scarico. Morto un operaio di impresa esterna.

04/04/2007 Grande macchia scura ha invaso la zona di mare antistante la raffineria. Le reti dei pescatori sono state intrise di petrolio. La causa e' stata individuata dall'acqua sporca di olio, slavata dai canali interni allo stabilimento a causa della forte pioggia.

02/09/2006 Un incendio divampato nell'impianto distillazione delle benzine. Le lingue di fuoco, innescate dalla perdita di una pompa del T1, impianto in cui il petrolio grezzo subisce una distillazione atmosferica sono alte circa 20 metri.

22/04/2006 Incendio divampato nell'impianto T2, dove per autocombustione ha preso fuoco uno dei filtri che trattengono le impurita' delle benzine.

21/04/2006 Operaio ventenne di una ditta appaltatrice e' caduto da un ponteggio sistemato in un reattore dell'impianto CCR. Ha riportato una vertebra schiacciata, polso fratturato ed escoriazioni.

04/04/2006 Polveri di zolfo sul centro abitato di Sarroch. Comunicato di raffineria riporta problema momentaneo al sistema di lavaggio del gas, causati da trascinamenti di idrocarburi all'impianto zolfo che hanno generato il fumo bianco.

01/04/2006 Nube nera avvolge il paese. Fastidi agli occhi degli abitanti ed odore nauseabondo. Dirigenti della raffineria hanno negato qualsiasi problema.

19/01/2006 Problema all'impianto blow-down di recupero dello zolfo. Aria irrespirabile a Saroch e Villa San Pietro.

22/10/2005 Rogo nell'impianto di desolforazione di gasolio e benzine. Incendio domato dopo un ora

14/08/2005 Incendio divampato in raffineria. Domato dopo 7 ore. Causato da una perdita di nenzina leggera in una pompa di riciclo situazta nell'impianto di eterificazione.

05/04/2005 Area raffineria allagata a seguito di pioggia intensa. Aperte partite di scarico e conseguente scarico in mare di acqua mista ad idrocarburi.

26/02/2005 Incendio nell’impianto di distillazione causato da perdita di gasolio pesante in una delle linee.

15/01/2005 Esplosione in mare aperto, a circa 10km dalla raffineria da petroliera Isola Azzurra trasportante 70,000 tonnelllate di gasolio. Incendio a bordo e morte di due uomini di 26 e 36 anni. Capitaneria dichiara no sversamento di liquidi inquinanti

10/04/2003 Un operaio specializzato di una ditta esterna e’ stato investito da uno sbuffo di idrogeno solforato. Protetto dalla maschera antigas ma sbanda e sbatte la testa. Riporta alcuni punti di sutura.

14/01/2003 Incastrato nella macchina, un operaio di ditta esterna perde due dita durante il controllo della macchina dello scagliamento dello zolfo.

26/09/2002 Ustioni di secondo e terzo grado all’addome per operaio di ditta esterna investito da getto di petrolio bollente

23/08/2002 La pioggia ha provocato l’innalzamento dell’acqua contenuta nelle vasche di depurazione dove avviene la separazione tra acqua e gli oli e da dove, i prodotti degli idrocarburi vengono recuperati e inviati al riciclo di lavorazione. Azionato sistema di deflusso aprendo gli scolmatori. Defluite in mare circa 20,000 metri cubi di acqua mista ad idrocarburi oleosi. Gli idrocarburi hanno superato Porto Foxi, toccato terra sulla scogliera di Sa Punta e Punta Zavorra, superato Porto Colombu per spiaggarsi, ancora, a Fogarizzu, in territorio di Pula. Operazione di bonifica conclusa il 4 settembre.

17/04/2002 Grave un operaio ustionato alla Saras. Usava una mola quando e’ stato investito da un getto di benzina.

05/02/2002 Allarme rosso per la perdita di GpL da un serbatoio dello stabilimento Liquigas Sarroch, alto rischio di esplosione. L’incidente e’ avvenuto nella zona di stoccaggio del propano durante una operazione di imbottigliamento. Incidente causato dal cedimento di una valvola. Bloccata la strada 195 per due ore.

09/12/2001 Operaio ustionato dal vapore fuoriuscito da una valvola dell’impinato tear-gas. Trasferito d’urgenza nel centro grandi ustionati di Sassari

21/07/2001 Morte di un operaio marittimo a bordo di petroliera liberaiana. Ferito un collega. Dubbi degli investigatori in merito ad incidente a bordo, oppure omicidio.

03/03/2001 Rottura di una pompa dell’impianto del “Vaccum Uno”. Fuoriuscita di idrocarburi da impianto e scoppio di incendio. Due operai feriti.

01/08/2000 Riavvio dell’impianto di gassificazione rimasto chiusto dopo l’incidente di maggio. Superamento di soglia di rumore a causa del passaggio di gas, al loro ‘lavaggio’ e al convogliamento nelle fiaccole. La rumorosita’ sopra la norma si e’ protratta fino alla fine di agosto.

06/05/2000 Rottura di parete di cisterna in rada raffineria. 7000 litri di acqua oleosa con detriti di lamiera finiscono in mare. Successive indagini hanno accertato lesioni preesistenti della cisterna senza controlli di manutenzione.

14/10/1999 Altro incidente sulla petroliera panamense Anastastios V. Per errata manovra di equipaggio addetto, acqua di mare entrata nella sala pompe e tracimazione di carburante caricato. Dispersi in mare volumi indefiniti di catrame.

13/10/1999 Durante operazioni di caricamento di petroliera panamense Anastasios V, attraccata a pontile Sarroch, carburnate invade sala pompe. Incendio violentissimo. Sfiorata la cataastrofe. Spegnimento dopo 12 ore.

10/08/1999 Avvistate due macchie al largo dell’isolotto di San Macario, sicuramente create da lavaggio pirata di petroliera non identificata. Operazioni di bonifica durate per 10 ore con utilizzo di sostanze emulsionanti.

08/08/1999 La nave cisterna Agip Stromboli, impegnata nelle manovre di carico dagli impianti della raffineria ha subito la rottura di un giunto di bordo da cui sono finiti in mare un centinaio di litri di gasolio. Operazioni di disinquinamento completate dopo 15 ore. Emessa segnalazione di reato per scarsa manutenzione.

06/05/1999 Fuoriuscita di petrolio per rottura di tubo in acqua posto sotto la linea di galleggiamento durante le operazioni di carico/scarico con petroliera maltese Enalion. Il tubo era lesionato e la fuoriuscita del liquido e’ iniziato nella notte. Danno rilevato all’alba, quando il greggio aveva formato una vasta chiazza galleggiante nella rada di Porto Foxi. Contaminati circa 10km di acque antistanti la costa. Greggio ritorvato anche su scogliera di Punta Zavorra. Danni ingenti alla pesca.

05/12/1998 Rottura di una tubazione collegata ad una caldaia della centrale termoelettrica. Furoriuscita di getto di vapore ad alta pressione fa cadere un operaio al lavoro su una impalcatura. Morto a 39 anni. Successivamente indagati 5 dirigenti.




** Continua **