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Monday, June 30, 2014

New York: 170 citta' hanno diritto a dire no a operazioni petrolifere nei loro comuni

Notare che sono quasi tutte donne.



La decisione del 30 Giugno 2014 della Corte di Appello dello stato di New York ha dato un altra vittoria al movimento del no-fracking qui negli USA.

Albany ha infatti deciso che le comunita' locali hanno il diritto di vietare il fracking nel proprio territorio, dando cosi' ragione a piu di 170 citta' dello stato di New York di tenersi divieti e moratorie nei propri giardini. Questa vittoria apre un precedente anche per altre comunita' dell'Ohio, della Pennsylvania, del Colorado, del Texas, e della California e ovunque si stia lottando contro le trivelle.

E' un altra storia di Davide vs. Golia che parte dalla piccola citta' di Dryden - di appena 14,500 anime. Dryden era stata denunciata dalla Anschutz Exploration Corporation, di proprieta' di Phillip Anschutz, e il cui patrimonio complessivo e' stimato essere di $7.5 miliardi di dollari.

E dunque influenza e soldi per gli avvocati non gli mancavano.

La storia inizia nel 2009 quando un gruppo di cittadini, preoccupati per il possibile arrivo del fracking, decide di creare una associazione, la DRAC - Dryden Resource Awareness Coalition, promuovendo raccolte firme e conferenze. Nel 2010 il consiglio comunale si pronuncia compatto contro le attivita' non solo da fracking ma contro qualsiasi operazione di estrazione di idrocaburi.
Questa posizione viene ufficialmente codificato in una ordinanza comunale.

Subito la Anschutz fa causa, perche il divieto alle operazioni di petrolio e di gas, secondo loro, andava contro i loro diritti. Si sono susseguiti una serie di giudizi in tribunale, fino a ieri, 30 Giugno, quando appunto la Corte d'Appello ha finalmente decretato che Dryden ha diritto a dire no alle trivelle sul proprio suolo cittadino. Non ci sono altri gradi di giudizio possibili.

Nel frattempo la Anschutz ha ceduto i propri beni a Dryden alla Norse Energy, che ha cosi rimpiazzato la Anschutz in corte. Sfortuna ha voluto che la Norse, proprio a causa dei vari ritardi nel trivellare e' finita in bancarotta.

A rappresentare Dryden, l'avvocato Deborah Goldberg dell'associazione no profit Earthjustice, che commenta cosi:

"Questa decisione della Corte di Appello ha posto la parola fine una volta per tutte nello stato di New York sulla questione ed ha mandato un forte messaggio all'industria del gas e del petrolio. Per troppo tempo questi ultimi hanno potuto intimidire e abusare delle persone, e pensavano di poterla fare franca. Questo comportamento gli si sta ritorcendo contro, e finalmente le comunita' iniziano a farsi sentire e dire "adesso basta".

Sono arrivati circa 200,000 messaggio di supporto e di osservazioni.

Anche qui, una comunita' intera ha fatto la sua parte. Con il lavoro di squadra si vince sempre.


Sunday, June 29, 2014

Texas: Scoppio di oleodotto per gas da fracking









E' tutto molto semplice: un oleodotto per il trasporto del gas naturale estratto da fracking presso Wharton County, in Texas ha preso fuoco. Era lungo la linea per portare il gas dai pozzi all'impianto di trattamento. Non si e' riusciti a contenerlo e cosi' le fiamme hanno invaso la strada ed un camion. Una persona e' rimasta ferita e portata all'ospedale.

Fiammate da 30 metri.  Siccome non sanno cosa fare, aspettano che l'incendio si spegni da solo.

Il progresso da fonti fossili, eh?

L'oledotto appartiene alla Enterprise Products di Houston.


E siccome queste cose sono all'ordine del giorno, ecco qui che il 28 Giugno un altro scoppio da un pozzo di gas naturale, questa volta in Ohio, a Monroe County. Circa 20 case sono state evacuate. I pozzi appartengono alla Statoil Northamerica, filiale americana della ditta di stato Norvegese.

Sono arrivate sei squadre di vigili del fuoco, dall'Ohio e della West Virginia che hanno cercato di contenere le fiamme per evitare altri scoppi di altro materiale infiammabile.

E cosa succede? Che improvvisamente c'e' una moria di pesci nel vicino Possum Creek. Si pensa che assieme al pozzo di Monroe County abbiano preso fuoco anche dei camion con fluidi di perforazione. e questi fluidi possano essere finiti nel vicino fiume causando la moria.

La scia di pesci morti si estende per "qualche miglio".



Saturday, June 28, 2014

Giugno 2014: i record del solare nel mondo



 


Energia rinnovabile in California - notare le differenze fra il 2013 ed il 2014


Giugno e' stato un mese d'oro per il solare, con buona pace dei petrolieri.


In Germania per la prima volta nella sua storia, oltre il 50% dell'energia elettrica per tutta la nazione e' stata prodotta dal sole il giorno 9 Giugno 2014.

Secondo l'istituto di ricerca Fraunhofer ISE sono stati prodotti oltre 23 Gigawatt di energia solare, il 50.6% del consumo totale. E certo, questo numero vale per un solo giorno, per di piu' un giorno festivo e per la sola ora (dalle 13 alle 14) ma e' un indicatore per il futuro. Basta solo pensare che nel 2000 i tedeschi erano al 7% di solare in media, e che adesso sono cresciuti - in neanche 15 anni - fino ad arrivare al 25%. L'obiettivo e' di arrivare al 40-45% entro il 2025.

Gli esperti sono sicuri che questi record saranno migliorati sempre piu' frequentemente, visto che in Germania continuano a fare passi da gigante con il fotovoltaico e ad incoraggiare sempre di piu' il cittadino medio ad installarli. Nel paese della Merkel, il 90% dei pannelli fotovoltaici si trova sui tetti di case di privati e su impianti industriali invece che in vaste distese a terra.

Secondo il Germany trade and invest (GTAI) il solare e' cresciuto del 34% nei primi cinque mesi del 2014 rispetto allo scorso anno.

Anche l'Inghilterra ha fatto grandi passi in avanti da questo punto di vista. A Giugno 2014 si stima che saranno stati prodotti circa 4.7 Gigawatt in confronto ai 2.7 dell'anno scorso, quasi il doppio in un anno. Il migliore risultato si e' avuto il gionro 21 Giugno 2014 quando si e' arrivati al 7.8% di energia elettrica prodotta da solare, il che per un paese come l'UK e' veramente una conquista.

Ray Noble, un consulente per la UK National Solar Centre ha ricordato che su 530 mila installazioni nel Regno Unito, circa 510 sono di privati e su scala piccola". La sua ditta stima che la quota di energia da solare verra' raddoppiate ancora nel giro di pochi mesi:

"We think that this is likely to double again within a year. There is nothing to stop it getting to 30-40% of UK electricity at this time of year. There is massive potential to turn our large buildings into power stations and we must seize the opportunity this offers to boost our economy as part of our long term economic plan. Solar not only benefits the environment, it will see British job creation and deliver the clean and reliable energy supplies that the country needs at the lowest possible cost to consumers."

In Europa in totale, nel 2013 sono stati aggiunti quasi 11 Gigawatt di produzione cumulata, portando il totale ad 81 Gigawatt - con un aumento del 16% rispetto ad un anno fa. Le quote primcipali sono cosi' ripartite: Germania 3.3 GW, Regno Unito, 1.5 GW, Italia 1.4 GW, Romania 1.1GW e Grecia 1.0 GW."

Le potenzialita' sono illimitate: le previsioni sono che il solare europeo crescera' del 20% l'anno, per vari anni a venire.

Ma non c'e' solo l'Europa: la Cina ha invece incrementato il suo bottino solare di 11.3 GW l'anno scroso ed e' adesso il secondo produttore al mondo di energia da fotovoltaico, dopo la Germania. Gli USA hanno invece aggiunto 4.8 GW arrivando a 12 GW, un aumento del 65% rispetto ad un anno fa.

Nella sola California ci sono piu' di 240,000 installazioni a piccola scala su case e industrie che genernano circa 2.2 GW.

Il Canada e' ora arrivato a 1.2GW, il Messico ha raddoppiato la produzione di energia solare, arrivando a 100 MW e il Giappone ha aggiunto ben 6.9GW nel 2013, come conseguenza del disastro nucleare di Fukushima.

Non puo' bastare con i buchi?








Friday, June 27, 2014

Un messaggio a Papa Francesco da Los Angeles



Nalleli's Message to the Pope 


Buon giorno Papa Francesco,

mi chiamo Nalleli Cobo.

Prima di tutto vorrei augurarle pace e gioia in occasione dell'arrivo dell'anno nuovo.

Vorrei condividere la mia storia con lei, Papa Francesco.

Ho 13 anni e frequento la Saint Vincent School in Los Angeles, California, USA.

Per gli scorsi quattro anni ho sofferto problemi di sangue dal naso, mal di testa, dolori alla pancia e problemi al cuore e come me molti altri bambini e famiglie nella mia comunita'.

Vivo di fronte l'impianto petrolifero che si chiama Allenco che e' vicino al Mount Saint Mary College. Temiamo che sia questo che ci sta facendo ammalare tutti noi.  Il dipartimento di Salute Pubblica e' d'accordo con noi.

Dopo molto lavoro la nostra comunita' e' riuscita a fare chiudere il campo petrolfiero, temporaneanmente.

Ogni giorno pero' temiamo che il campo potrebbe riaprire e che di nuono saremo esposti a emissioni tossiche.

E' per questo che la sto contattando. Abbiamo bisogno del suo aiuto per far si che il campo sia chiuso permanentemente.

Abbiamo scoperto che il campo di petrolio si trova su terra di proprieta' dell'arcidiocesi di Los Angeles. Ci sono molte altre cose per cui questa terra potrebbe essere usata e che sarebbe di beneficio alla comunita', come un parco, orto botanico, o case popolari.

Certo non l'uso che potrebbe essere dannoso alla salute della gente.
Sono convinta che lei fara' la cosa giusta.

Vorrei che lei fosse qui accanto a me, prendendomi per mano e combattendo assieme.

Grazie

Nalleli Cobo.

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Nalleli Cobo

Nalleli Cobo con la senatrice Barbara Boxer

Il campo della Allenco nel bel mezzo di scuole e appartamenti a South Los Angeles

Il campo della Allenco, su proprieta' dell'arcidiocesi fra le case a South Los Angeles

 Il campo della Allenco visto dall'alto




Los Angeles e dintorni, fine 1890-1930 
 Ne erano orgogliosi.

Di tutto cio' e' rimasto poco,
pero' dal passato non sempre si scappa.


















Nalleli Cobo ha 13 anni, vive vicino ad un campo petrolifero a Los Angeles e quello in alto e' il suo video per papa Francesco. Il papa nuovo che diverse volte ha ribatito l'impegno della chiesa cattolica in difesa del creato.


E infatti nel Vaticano ci sono stati vari eventi collegati alla protezione dell'ambiente: a Maggio la conferenza dal titolo “Sustainable Humanity, Sustainable Nature, Our Responsibility”, per discutere dei problemi collegati ai cambiamenti climatici e in favore della sostenibilita' dal titolo. Di nuovo il 21 Maggio 2014 il papa ha ricordato che "Siamo noi i custodi del creato. Se distruggiamo il creato, il creato distruggera' noi. Non dimentichiamolo mai”.

Perfetto.

Torniamo allora a Los Angeles.

All'inzio del 1900 ci fu qui un "oil boom", con pozzi dappertutto, in citta', in riva al mare, fra le case. Appena sparsa la voce dell'esistenza dell'oro nero corsero tutti qui, pensando di arricchirsi, e qualcuno ci riusci'. Fra questi Mr. Edward Doheny, un petroliere dalla vita variopinta e costeggiata di scandali e drammi familiari, che dono' varie sue proprieta' per fare parchi statali, per costruire chiese e pure la biblioteca dell'Universita' della California del Sud (USC). E' lui il personaggio che ha ispirato il film "There will be blood" con Daniel Day Lewis premio Oscar. La casa di Doheny e' ora un museo.

Negli anni '50 i discendenti della famiglia Doheny donarono alcune proprieta' alla chiesa cattolica di Los Angeles, nel cuore della citta'. Erano vecchi campi di petrolio.

Nel 2009 l' Arcidiocesi della citta' degli angeli ben penso' di affittare queste proprieta' ad una ditta petrolifera, la Allenco che riusci' ad aumentare la produttivita' del campo del 400%.  La ditta e' di proprieta' di Mr. Peter Allen ed il vice presidente delle operazioni si chiama Timothy James Parker.

Immediatamente i residenti iniziarono a lamentarsi di aria malata, con tutta una serie di disturbi persistenti nel tempo: perdite di sangue dal naso, mal di testa, irritazioni del sistema respiratorio, nausea.  Non e' questa la Los Angeles dei film: chi vive vicino a questi pozzi e' per lo piu' "low income", immigrati e gente modesta che riesce a malapena ad arrivare alla fine del mese. 

Il 25 Gennaio 2011 i fumi tossici della Allenco hanno mandato all'ospedale tredici persone del vicino Mount St. Mary's College, anche questo donato da Mr. Doheny alla comunita'.

Nel corso di tre anni ci sono state 251 segnalazioni di puzze insopportabili, e la Allenco ha ricevuto  15 citazioni per inquinamento. I vigili del fuoco hanno evidenziato che i sistemi di protezione dagli incendi non sono a norma e che non ci sono piani di evacuazione, gli ispettori dello stato della California notano che il materiale tossico non e' stato ben inventoriato e che alcune sostanze chimiche sono conservate a cielo aperto. Il tutto in una zona densamente abitata. I livelli di alcuni composti organici volatili erano 10mila volte superiore al normale.

Attorno al campo della Allenco ci sono state perdite di materiale di scarto dalle trivellazioni, con traccie di inibitori e di acidi usati per arrivare a quel 400% di aumento di produttivita'. La Allenco ha cercato di camuffare gli odori con deodoranti al sapore di cigliegia. Hanno poi chiamato degli "esperti" di parte che hanno concluso che i fumi tossici erano rispettosi dei limiti legali e non dannosi. E poi, per essere generosi hanno regalato degli impianti di aria condizionata al Mount Saint Mary
College.

E sono andati avanti imperterriti.

A un certo punto le autorita' non hanno potuto fare a meno di intervenire. Durante una delle ispezioni, il giorno 24 Ottobre 2013, ci sono stati dei malori fra gli stessi ispettori a causa dell'aria irrespirabile. Il dipartimento della salute della citta' ha concluso che la colpa di tutti quei malori - di ispettori e di residenti - e' da attribuire all'esposizione a tassi bassi ma persistente nel tempo di sostanze tossiche collegate agli idrocarburi e al loro sfruttamento.

EPA and county health investigators suspect that constant exposure to extremely low levels of pollutants, including hydrogen sulfide, a colorless flammable gas that occurs naturally in petroleum and natural gas, is contributing to the illnesses reported by neighbors.
 
La senatrice della California Barbara Boxer e' intervenuta anche lei, chiedendo -- ed ottenendo -- un fermo temporaneo delle operazioni della Allenco, e a Gennaio del 2014 la citta' ha presentato una mozione chiedendo la chiusura definitiva di questo campo di petrolio. Nel rapporto c'e' scritto

"Nessuna comunita' dovrebbe vivere cosi, con la finestre chiuse, i bambini tenuti dentro casa per proteggerne la salute e i vicini che cercano sollievo da condizioni intollerabili"

Una delle portavoci dell'aricdiocesi di Los Angeles, Monica Valencia dice che stanno esaminando le proeoccupazioni dei residenti, che stanno riconsiderando il loro contratto con la Allenco, e che cercano di fare quello che possono per far si che le operazioni della Allenco siano rispettose dei contratti stipulati.

Io penso che sia troppo poco, e che nel 2014 non e' accettabile che la chiesa cattolica affitti terreni ai petrolieri per spremere tutto lo spremibile dal sottosuolo e facendo ammalare i bambini. Il papa aveva detto che chi ha posizioni di potere deve usarlo anche per il rispetto dell'ambiente.

Spero vivissimamente che in qualche modo questa storia arrivi a chi di dovere in Vaticano e che magari con pressioni da Roma, l'Arcidiocesi di Los Angeles decida di rescindere il suo contratto con la Allenco. Affittare un terreno a dei petrolieri, vicino alle case di persone non abbienti, non e' cosa saggia, non e' cosa morale per nessuna religione.

Spero che la voce di Nalleli sia ascoltata e che invece di pozzi sorga presto un parco.

A Papa Francesco: yes you can.
















Thursday, June 26, 2014

Oklahoma: a causa delle trivelle piu' terremoti che in California









Qual'e' lo stato piu' soggetto a terremoti degli USA? 

La risposta che viene in mente, quasi senza pensarci, e' la Calfornia. Il pensiero corre alla faglia di San Andreas, sempre pronta a scatenarsi, con il suo interminabile e spettacolare percorso di 1300 chilometri, schiacciata fra la placca pacifica e quella nordamericana.

E invece, per l'anno 2014 almeno, la risposta non e' la California. 

E' l'Oklahoma.

Fra il 1978 e il 2008 in Oklahoma si registravano circa due terremoti l'anno di magnitudo 3.0 o piu' e lo stato era considerato stabile, nonostante la presenza di un complesso sistema di faglie sotteranee. La tendenza al rialzo e' iniziata nel 2009, e non si sa se e' quando finira'.

I numeri sono strabilianti.

Nel 2011 due terremoti senza precedenti per l'Oklahoma di magnitudo 5.0 e 5.7 a Prague.

Nel 2013 un totale di 109 terremoti di magnitudo superiore al grado 3, con un aumento del 5000% rispetto al normale, secondo i geologi.

Nel 2014 di terremoti ce ne sono stati gia' 207 - fino ad adesso, meta' annata. In California 'solo' 130.

Di chi e' la colpa? Sciami sismici ogni tanto emergono anche nell'interno degli USA, ma qui, come dice il geologo Rob Williams dell'USGS si tratta molto di piu' di uno sciame sismico: si tratta di eventi che continuano a ripetersi,  su aree molto vaste e con terremoti abbastanza intensi. Certo, dice Williams potrebbe pure essere un evento raro e naturale, di quelli che accadono ogni diecimila anni, ma la causa piu' probabile per molti di questi terremoti e' il fracking in atto in Oklahoma e sopratutto la reiniezione di materiale di scarto di pozzi di petrolio e di gas nel sottosuolo.

I fluidi immessi nel sottosuolo ad alta pressione non creano faglie nuove, ma lubrificano quelle esistenti che magari erano in queiscenza e modificano tutti gli equilibri sotterranei. Ad esempio, a Settembre 2013 una apposita commissione ha ordinato a un operatore di fluidi di reiniezione di abbassare le pressioni e di dimunire i volume di reiniezione dopo un improvviso sciame sismico in zona.

Ma l'Oklahoma petrolizzata non e' un pozzo o due, e' quasi tutto lo stato. In 70 delle 77 contee dell'Oklahoma si estrae petrolio o gas. L'80% del territorio dello stato e' caratterizzato da un pozzo di reiniezione nel giro di almeno nove miglia. In totale ce ne sono 4,500.

Le operazioni di reiniezione vanno avanti in Oklahoma da quasi venti anni. Perche' se ne sentono gli effetti solo adesso?

Danielle Sumi, geologa dall'USGS spiega semplicemente che a un certo punto si arriva ad un punto critico in cui il sistema non puo' piu' assorbire tutti i fluidi reimmessi, e le pressioni sotterranee diventano cosi elevate che questa viene scaricata sottoforma di terremoto.

E infatti, il terremoto di Prague e' stato attribuito alle operazioni di reiniezione che hanno prima causato il terremoto di intensita' 5.0, innescando a sua volta quello di intensita' 5.7. Le operazioni petrolifere hanno qui riattivato la faglia di Wilzetta, fino ad allora dormiente.
E siccome non ci sono abituati, il primo pensiero dei residenti dell'Oklahoma va altrove: saranno camion che fanno incidenti, sara' la lavatrice che cade, saranno le fondamenta della casa che cedono. Qualcuno fra i piu' anziani ha pensato ad un nuovo attacco terroristico, come ad Oklahoma City, nel 1995. Ci sono pure scosse in diretta in televisione con i reporter che cercano di mantenere la calma.

Intanto le assicurazioni contro i terremoti vanno a ruba.







Wednesday, June 25, 2014

Anadarko Petroleum: 5 miliardi di dollari per 85 anni di inquinamento




“If you are responsible for 85 years of poisoning the earth, 
you are responsible for cleaning it up” 

"The company polluted indiscriminately and left 
others holding the toxic tab."

Procuratore Preet Bharara 


This recovery will lead to cleanups across the country that will undo lasting damage to the environment, including contamination of tribal lands, by Kerr-McGee’s businesses

This result emphatically demonstrates the Justice Department’s commitment to environmental justice for all Americans and it fulfills the department’s promise to hold accountable those who pollute and those who try to foist their responsibility for cleanup on the American taxpayer.

The Kerr-McGee Corporation spent decades despoiling our nation’s natural resources, leaving a toxic legacy for communities across the nation, from Sidney, New York, to the Navajo nation

As today’s historic payment shows, the government will not allow polluters to escape paying for the damage they inflict on our land, water and people, and we will hold accountable those who attempt to shield themselves from responsibility behind improper corporate transactions


If you pollute the environment, you should be responsible for cleaning it up,

From the Navajo Nation to low-income neighborhoods across America, 
more than $4.4 billion will be put to work cleaning up toxic pollution. 
This historical environmental cleanup will have a lasting 
impact on American communities.

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Qualcuno ricordera' il film "Silkwood" con Meryl Streep nella parte di Karen Silkwood -- per il quale fu nominata all'Oscar -- e con Cher nella parte della sua migliore amica Dolly.

Karen Silkwood lavorava presso la Kerr-McGee Cimarron Fuel Fabrication Site in Oklahoma dove faceva pellet di plutonio per reattori nucleari. Divento' un attivista a causa delle forti precupazioni sulle condizioni di sicurezza nel suo lavoro. A un certo punto una analisi di routine nel 1974 mostro' che nel suo corpo c'erano valori di plutonio circa 400 volte superiore a quanto tollerabile. Dopo qualche giorno si preparava ad incontrare un giornalista del New York Times per raccontarle la sua storia, ma mori' prima di poter incontrare il giornalista per un misterioso incidente stradale a soli 28 anni.

La famiglia di Karen denuncio' la Kerr-McGee che venne riconosciuta responsabile per la contaminazione da plutonio nel corpo di Karen. Dopo varie tappe legali, nel 1984 alla famiglia toccarono circa 1.38 milioni di dollari ma la Kerr-Mc Gee non accetto' mai di ammettere la propria colpevolezza.

L'impianto dove lavorava Karen Silkwood fu chiuso nel 1975 e il sito fu pronunciato decontaminato nel 1994, quasi 20 anni dopo.

Oltre al caso Oklahoma c'e' pure quello di Henderson nel Nevada dove si produceva cromo esavalente e perclorato. Dal prorpio impianto, la Kerr-Mc Gee aveva inquinato il Lago Mead, e di qui il Colorado River. Questo e' uno dei piu' importanti fiumi del Sud ovest degli USA perche' attraverso un complesso sistema di canali e di acquedotti, da da bere a svariati milioni di persone. 

Questa Kerr-Mc Gee aveva anche altre sussidiarie, fra cui ditte petrolifere ed altre industrie con casi di inquinamento riportati gia' dal 1928. A un certo punto decisero di impacchettare tutti i casi problematici di inquinamento e di cause in una sorta di "bad company" senza soldi, chiamata Tronox. Alla fine, separata dalla Tronox, la "new" Kerr-Mc Gee era una splendente ditta di oil and gas.

Nel 2006, la Kerr-Mc Gee - con tutta la Tronox - fu acquistata dalla Anadarko Petroleum.

Ma nel 2009 la Tronox dichiaro' fallimento perche' impossibilitata a ripulire tutto l'inquinamento che doveva fronteggiare.

Parte una causa per vederci meglio in questo fallimento, con il governo che afferma che la Kerr-McGee ha tirato fuori questo schema della bad company che fallisce per evitare le responsabilita' penali ed economiche delle operazioni di bonifica.

E a chi mollarli?  Ovviamente alle comunita' locali e ai programmi federali per i cosiddetti "Superfund" sites, cioe' quelli di interesse nazionale.

Gia' a Dicembre 2013 una corte aveva decretato la loro colpevolezza e adesso siamo arrivati ad una cifra: 5 miliardi di dollari. Per la precisione 5.15 miliardi.

E' considerata la piu' grande multa ambientale mai data negli USA finora, anche maggiore di quanto prospettato per i danni della BP nel golfo del Messico.

Con questi 5 miliardi di dollari la Anadarko Petroleum Corporation ha accettato di pagare per ripulire 85 anni di inquinamento da uranio dannoso, creosoto di legno, e inquinamento di combustibile per razzi. 

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha concluso che la Tronox, sussidiaria della Kerr McGee, societa' energetica e chimica di proprieta' della Anadarko Petroleum dal 2006, e' responsabile dell'inquinamento di piu' di 2,000 siti sparsi negli USA e che ha causato almeno 8,000 casi di cancro.

8,000.

Questi soldi saranno spartiti in vario modo.

Circa un milardo di dollari andra' alla comunita' Navajo per rimediare alla contaminazione radioattiva da uranio; un altro miliardo e cento milioni di dollari saranno per affrontare l'inquinamento da perclorato di ammonio, una componente primaria dei combustibili a Henderson, Nevada,  Un altro 1,1 miliardi dollari saranno spartiti fra altre due dozzine di siti contaminati in giro per gli USA. 


Uno direbbe: ma che colpaccio per l'ambiente!

Da 5 miliardi di dollari di multa e' difficilissimo riprendersi. 

Invece pare che il tutto sia perfetto per la Anadarko, visto che i soldi per loro non sono un problema e che una volta risolti tutti i problemi legali, gli investitori saranno piu' propensi a tornare ad investire. La Anadarko ha anche annunciato che avrebbe ricevuto sgravi fiscali per 500 milioni dollari dalla multa.

Le azioni della Anadarko infatti sono salite del 14.5% in sole due ore dal pronunciamento della decisione.

Come dire: pago la multa e ricomincio daccapo. 



Monday, June 23, 2014

15000 pescatori nigeriani contro la Shell a Londra. Una prima vittoria.




"The people in Bodo are living corpses. 
You see them alive but they are dead inside.
 Look at this water."

"The aquatic life of our people is dying off.
There used be shrimp. 
There are no longer any shrimp."

"The oil was just shooting up in the air,
and it goes up in the sky"

Voci da Bodo Creek, Nigeria dove 15000 pescatori 
hanno fatto causa alla Shell per inquinamento



"It looks like a World War I scene,
where the oil has totally destroyed
much of the local environment"

“In the minds of the Shell executives
there is one law for Africa 
and another law for the rest of the world.”

Martyn Day, l'avvocato inglese che segue la causa



Attorno alla comunita' di Bodo, nell'Ogoniland, nel silenzio generale, si e' consumato uno dei piu' gravi disastri ambientali della Nigeria.  Fino a pochi anni fa questa era una zona pristina di circa novanta chilometri quadrati, abitata da circa 50,000 persone, non contaminata dal petrolio, ricca di fauna e di vita e dove l'attivita' principale dei residenti era la pesca. Era anche una comunita' relativamente prospera.

Nel 2008 iniziano delle perdite di petrolio da uno degli oleodotti di proprieta' della Shell che attraversano le mangrovie di Bodo Creek.

Secondo la Shell tutto e' iniziato il giorno 5 Ottobre 2008 per un totale di circa 1600 barili di petrolio riversati I residenti, i resoconti governativi e varie associazioni locali parlano invece di perdite che sono iniziate il 28 Agosto 2008. Ben sei settimane prima di quanto non sostenga la Shell, e per un totale di di ben 4300 barili di petrolio -- al giorno e non in totale.  E anche dando per buona la data del 5 Ottobre, la Shell ha impiegato un mese per rattoppare l'oleodotto, vecchio di almeno 50 anni. Passa un altro mesetto e nel Dicembre del 2008 un altra perdita, che la Shell ha fermato solo dopo due mesi, a Febbraio 2009.

La Shell stessa ha ammesso che una volta scoperte le perdite sono andati avanti per varie settimane a pompare petrolio, incuranti della sorte di mangrovie e di persone, presumibilmente per non perdere profitti.

E' stato devastante. Gli esperti internazionali sostengono che la marea nera della Shell a Bodo abbia causato la piu' grande perdita di mangrovie al mondo, impattando circa sei mila ettari di costa, e un area simile di quella dello scoppio nel golfo del Messico. La vita marina e' decimata, alcune specie ittiche non ci sono piu. La vita e' cambiata e i residenti hanno perso l'unica fonte di sostentamento che conoscevano: la pesca.

I tentativi di ripulire, di chiedere scusa, di limitare i danni sono stati pressoche' inesistenti. Ad oggi il petrolio e' ancora li.  Anzi, ha trovato la sua strada ed e' migrato nei  campi, nel sottosuolo. A suo tempo, la generosita' della Shell di fronte al disastro consistette in: 50 sacchi di riso, 50 sacchi di fagioli, un po di cartoni di zucchero, pomodori e oli di semi. La Shell offri' anche 3,500 sterline alla comunita' che li considero' un "insulto provocatorio e da mendicanti".

Amnesty International ha accusato la Shell di avere manipolato le indagini, e di avere presentato rapporti falsi sui volumi di petrolio finiti nelle mangrovie e sulle misure di ripristino ambientale. 

Bodo e' una delle tante storie di petrolio che distrugge le vite nigeriane: fra il 2006 ed il 2010 l'oleodotto Trans-Niger ha avuto un tasso di incidenti di 130 volte superiore rispetto ad un tipico oleodotto d'occidente. Secondo la BBC in Nigeria ci sono circa 300 perdite l'anno, quasi uno al giorno. La nazione e' soprannominata la capitale mondiale dell'inquinamento da petrolio.

Nel 2011 l'ONU ha confermato il disastro ambientale in Nigeria ad opera delle ditte petrolifere - la Shell in primis - con un report che non lascia spazio ad ambiguita'.  Ci sono voluti anni per redigerlo con esperti dell'ONU a monitorare il complesso sistema di oleodotti della Nigeria e delle zone che attraversano. In alcune localita' le concentrationi di petrolio sono 1000 volte maggiori a quanto lecito, quelle di benzene, un cancerogeno, di 900 volte superiore a quanto dovrebbe essere. La sola Shell e' responsabile di almeno 3000 perdite di petrolio fra il 2007 e il 2012. Secondo l'ONU, se mai si iniziera', ci vorranno almeno 30 anni e un miliardo di dollari, per ripulire i danni di decenni e decenni di riversamenti di petrolio nell'ambiente.

A suo tempo ci si aspettava lo scandalo dell'opinione pubblica mondiale, perche' sono dati ed immagini che non si possono confutare. Ma non e' successo niente.

Una delle principali scuse che la Shell - e le sue amiche signorine petrolifere - amano propagandare e' che queste perdite sono quasi sempre dovuti ad atti di sciacallaggio da parte delle comunita' locali e che quindi non e' responsabilita' dei petrolieri sistemare gli oleodotti manomessi.

Entra in scena l'avvocato Martyn Day della ditta legale londinese Leigh Day che decide che di fronte a tutto questo sfacelo, non si puo' fare altro che portare in tribunale la Shell. E non in un tribunale nigeriano. In un tribunale londinese, chiedendo che gli stessi standard si applichino alla Nigeria come a Londra.  E' la prima volta che succede.

E cosi' Martyn Day si e' ritrovato a rappresentare in una class action contro la Shell 15000 pescatori di Bodo Creek in una corte londinese. Le sue posizioni sono chiare: non importa chi compie e se vengono compiuti atti di sabotaggio. L'operatore deve essere sempre ritenuto responsabile dei propri oleodotti, e deve intervenire tempestivamente. Nel caso specifico di Bodo Creek, l'oleodotto doveva essere sostituito molti anni prima, perche' vecchio e corroso.

Martyn Day sostiene che una causa di questo tipo sara' di deterrente verso altri possibili casi di inquinamento e fara' riflettere i signori del petrolio che la cura dell'ambiente viene prima dei profitti. L'avvocato chiede un rimborso economico vero e non di facciata per tutti e 15000 i pescatori di Bodo Creek che hanno perso tutto quello che avevano. Si parla di 500 mila barili di petrolio finiti nelle mangrovie.

La causa e' iniziata il 22 Marzo di quest'anno: la Shell aveva ammesso la propria colpevolezza gia' nel 2011 ma aveva cercato di sottostimare i danni e aveva cercato di patteggiare sulle compensazioni con Martyn Day.

Ai sacchi di riso infatti, la Shell aveva aggiunto $50 milioni di dollari. Questa puo' sembrar tanto come cifra assoluta, ma non e' niente se si considera che a ciascun pescatore sarebbero toccati $1700 dollari per tutto quello che la Shell ha combinato e che gli ha tolto: il sostentamento per il futuro.

La Shell guadagna 3 milioni di dollari l'ora.

L'avvocato ha definito "risibili" le offerte della Shell e, d'accordo con i suoi pescatori, ha rifiutato l'offerta, decidendo di continuare per le vie legali.

E cosi si arriva al 20 Giugno 2014, data in cui secondo un primo pronunciamento della London High Court la Shell e' responsabilie di tutto quello che accade ai suoi oleodotti, anche delle perdite dovute a sabotaggi e a furti se questi oleodotti non sono protetti e monitorati a sufficenza. Il giudice ha decretato che la Shell ha il dovere di installare tecnologia per monitorare le perdite, riportare eventuali problemi alle autorita', installare video di sorveglianza ed utilizzare le migliori tecnologie per evitare le perdite stesse. In Nigeria la Shell non ha mai fatto nulla di tutto questo, sebbene siano processi standard nei paesi occidentali.

Secondo Martyn Day, questa e' una prima importante sentenza, perche' fa si che la Shell non possa celarsi dietro il dito del "non e' colpa mia" e fare dei distinguo su cosa vuole ripulire e cosa vuole lasciare disperso in ambiente.

La Shell ha rilanciato l'offerta dei 50 milioni di dollari. I pescatori hanno di nuovo detto no. I danni sono molto, molto maggiori.

Io sono sempre affascinata da queste persone di animo grande - come Mr. Martyn Day - che vedono le cose storte da lontano e che decidono che non si puo' restare in silenzio, sebbene le proprie vite, essenzialmente, non ne siano impattate. 

Vediamo cosa accadra' nelle prossime puntate. Il processo pieno si svolgera' nel 2015.

Qui immagini della Nigeria al petrolio - la capitale dell'inquinamento da petrolio.

Qui l'ENI-Agip in Nigeria - gas flaring acceso 40 anni fa e mai piu' spento.







Wednesday, June 18, 2014

Lo stato di New York approva una moratoria di altri tre anni dal fracking









“We have heard from thousands of residents across the state 
about many issues associated with hydrofracking, 
and prudent leadership demands that we take
our time to address all these concerns” 

Sheldon Silver, 
New York Assembly Speaker

E in Italia il ministro Federica Guidi e il primo ministro Matteo Renzi
vogliono essere "leader prudenti" ed ascoltare le decine di migliaia
di persone che sono preoccupate delle trivelle nei loro mari, nei loro campi?






L'assemblea generale dello stato di New York ha approvato Lunedi 16 Giugno una moratoria generale sul fracking per un periodo di tre anni.

Dicono che in questi anni hanno ascoltato piu' e piu' persone esprimere preoccupazioni sul fracking e che una "leadership prudente" impone che tutte le preoccupazioni vengano prese in considerazione. Dicono cosi che durante i prossimi tre anni studieranno ancora piu' approfonditamente la questione e che non c'e' fretta. Alla fine i giacimenti di gas saranno ancora li.

In totale lo stato di New York ha una moratoria in atto contro il fracking che va avanti dal 2008. In questo caso il voto e' stato di 89 in favore e 34 contro l'estensione della moratoria. Ci si aspetta che adesso il Senato dello stato di New York e poi il governatore Andrew Cuomo ratifichino il tutto.

Sulla questione erano intervenuti vari gruppi: gli esperti della comunita' medica, associazioni come  Food and Water Watch, i Concerned Health Professionals of New York, e i  New Yorkers Against Fracking a spiegare il perche' del no al fracking nello stato di New York. Anche la potente American Lung Association di New York aveva scritto una lunga lettera a Cuomo illustrando gli effetti alla salute e le conseguenze del vivere vicino a pozzi di petrolio e di gas.

In un certo senso tutto questo e' rincuorante. E' bello vedere una comunita' lottare insieme, ciascuno offrendo quello che ha. E sarebbe bello anche in Italia se le associazioni dei medici - per dirne una - scrivessero una lettera a Renzi e alla Guidi sul perche' del no a nuove trivelle nel nostro territorio, ballerino, fragile, densamente abitato, bello.

E certo il risultato finale che si vorrebbe a New York e' un divieto totale, come gia' deciso dallo stato del Vermont, non di una moratoria temporanea, ma tre anni sono gia' un grande un passo in avanti e faranno male al portafoglio dei trivellanti. Alla fine, per i signori del petrolio e' tutto solo un business e ogni giorno di ritardo sono soldi e affari persi per loro.

Noi cittadini dobbiamo solo tenere duro: giocheremo allo sfinimento, in Abruzzo come a New York e alla fine vinceremo perche' siamo molti di piu' noi che loro.

Qui la storia della Norse Energy, ditta norvegese che voleva trivellare lo stato di New York ma che e' andata in bancarotta a causa delle attese e della moratoria e della pressioni popolare. Ha chiuso tutte le sue operazioni negli USA.








Saturday, June 14, 2014

La Tesla open source




Tesla will not initiate patent lawsuits against anyone who, 
in good faith, wants to use our technology.

Elon Musk, Tesla Motors

Elon Musk has always been a rebel. Now he’s an open source rebel.

Fortune Magazine


I don’t think people quite appreciate the gravity of what is going on 
with regard to global warming or just how much inertia the climate has. 
We really need to do something. 
 It would be shortsighted if we try to hold  these things close to our vest.

Elon Musk, Tesla Motors

Stamattina ero li che facevo colazione e alla radio viene fuori l'annuncio che mi ha fatto innamorare ancora un po di piu' della Tesla.

Elon Musk, l'imprenditore del 21 esimo secolo, creatore della Tesla Motors, annuncia che la sua macchina sara' open source, e cioe' che si possono copiare le tecnologie Tesla senza paura di essere denunciati per infringement dei suoi brevetti. E' una mossa senza precedenti per l'industria delle automobili.

Ecco cosa dice Musk dal suo blog:

“Tesla Motors was created to accelerate the advent of sustainable transport. If we clear a path to the creation of compelling electric vehicles, but then lay intellectual property landmines behind us to inhibit others, we are acting in a manner contrary to that goal."

"Tesla Motors e' stata creata per accellerare l'avvento del trasporto sostenibile. Se apriamo una strada alla creazione di macchine elettriche attraenti e competitive, ma poi poniamo mine di proprieta' intellettuale sul campo per rendere difficile il percorso ad altri, allora stiamo lavorando in un modo contrario al nostro obiettivo."

Tutto questo rivoluzionera' il campo delle macchine elettriche. Dal punto di vista di Musk, i brevetti sono un ostacolo alla crescita e non ce la si fara' mai a combattere la crisi dei cambiamenti climatici se si va avanti da soli. 

La Tesla e' partita da zero. E nel giro di pochi anni sono arrivati ad un prodotto perfetto che tutte le review definiscono un sogno.

Musk dice che all'inizio usarono i brevetti perche' avevano paura che i grandi produttori di automobili avrebbero ricopiato le loro tecnologie, e che essendo la Tesla una piccola ditta, non ce l'avrebbero mai fatta a sopportarne la competizione. Ma tutto questo non e' successo, e oggi il mercato delle auto elettriche e' ancora molto limitato. Solo l'1% delle automobili vendute negli USA e' ad emissioni zero. Meglio va in California, dove le leggi impongono che per il triennio 2014-2017, il 14% delle auto vendute da ciascuna casa automobilistica deve esser a emissioni zero.

Il mercato e' dunque enorme e la competizione per la Tesla non sono le altre auto elettriche, ma l'enorme mole di macchine ancora a benzina. Musk dice che si aspetta che questa mossa open source portera' benefici alla Tesla, e che la leadership la si acquista non con muri e chiusura, ma semplicemente attraendo i migliori ingegneri e nel motivarli il piu' possibile.

In modo simbolico e per mostrare la nuova apertura al modello open source, Musk ha eliminato un muro che circondava la sede centrale della Tesla a Palo Alto, California.

Probabilmente la Tesla ci guadagnera' anche economicamente con questa apertura.
Ad esempio stanno per costruire una fabbrica da 5 miliardi di dollari per batterie al litio, ed e' evidente che un mercato maggiore le portera' maggiori clienti.

Ma e' strabiliante lo stesso che una ditta apra in modo cosi completo alla competizione. La Tesla e' in discussione con la BMW per creare assieme una rete di stazioni di servizio e di ricarica lungo la rete autostradale USA. Musk vorrebbe veramente che si passasse dal paradigma di macchine elettriche come hobby per le case automobilistiche ad un piu' forte impeto nel farne il nuovo standard di trasporto.

La Tesla ha centinaia di brevetti per ogni tipo di innovazione possibile nel campo dell'auto elettrica, innovazioni che hanno abbassato i costi delle batterie, aumentandone la sicurezza. I tempi di ricarica sono piu' veloci delle altre macchine elettriche, ed e' anche piu' veloce come automobile grazie ad una perfetta integrazione di software e hardware. Nessuna altra casa automobilistica ha investito tanto quanto la Tesla sulle macchine elettriche.

Ed e' bene notare che la Tesla non ha bisogno dell'open source per profitti: ce li ha gia'. Ha sul mercato due automobili che hanno vinto ogni sorta di premio possibile, le azioni sono in fibrillazione, le macchine vanno a ruba e stanno per lanciare un altra automobile nel 2015.

Musk non ha paura dei brevetti open source perche' sviluppano tecnologia sempre piu' in fretta, cosicche' ora che la competizione ha capito come usarla, la Tesla ne ha gia' delle altre pronte. A Business Week, Musk dice che quello che stanno facendo non e' granche' da un punto di vista economico:


You want to be innovating so fast that you invalidate your prior patents, in terms of what really matters. It’s the velocity of innovation that matters.

e quindi finche' investono con i loro ingegneri e la creativita', saranno sempre avanti. Ma quello che gli preme di piu' e' di aprire il mercato alle auto elettriche.

Musk e' un uomo ricchissimo: possiede SpaceX, l'unica ditta privata che e' riuscita a mandare e a far tornare sulla terra una mave spaziale ed e' uno dei dirigenti di SolarCity una delle piu' grandi ditte di pannelli fotovoltaici negli USA.

Qui invece il Sergio Marchionne nazionale che chiede ai suoi clienti californiani di non compare la FIAT 500 elettrica perche' non ci guadagna.








Friday, June 13, 2014

Scompaiono anche le isole Kiribati











The impact of climate change is about total annihilation of our nations.
It is too late to save my islands.

 

In questi giorni vari governi hanno annunciato misure contro i cambiamenti climatici.

Obama ha proposto il taglio delle emissioni di CO2 del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.  Nel mirino le centrali a carbone, che sono quelle dalle emissioni maggiori. Ad alcuni stati e' chiesto uno sforzo maggiore, ed in altri un po meno, a causa di diverse economie e numero di centrali a carbone. Per esempio, in West Virginia le emissioni dovranno diminuire del 19%, nello stato di New York del 44%. Questi limiti vanno ad aggiungersi a quelli gia' esistenti su mercurio, nitrati, solfati, arsenico e particelle fini ma che finora non esistevano per la CO2.

Non sono obiettivi particolarmente aggressivi, c'e' ampio tempo per implementarle, e si ritiene che il tutto sia realistico. Al Gore ha definito la proposta di Obama "the most important step taken to combat the climate crisis in our country's history."

Come sempre, le vuote polemiche sul fatto che il tutto sia "antieconomico", che distruggera' l'occupazione e che resteremo al freddo e al gelo. I dati ufficiali invece parlano di "motore di crescita" per "l'occupazione verde" e che si risparmieranno circa 90 miliardi di dollari in costi di salute - evitando attacchi di asma e infarti.

Si parla anche del declino gia' in atto delle centrali a carbone negli USA, mentre l'eolico e' triplicato e il solare e' decuplicato dal 2009. L'idea quindi e' di accelerare queste transizioni e con queste nuove norme di aiutare a riscrivere il paradigma energetico negli USA.

In Europa si era gia' deciso a Gennaio del 2014 che entro il 2030, le emissoni di CO2 dovranno diminuire del 40% rispetto ai livelli del 1990.

Alcuni stati vanno avanti come treni da soli. La Danimarca ha deciso di raddoppiare gli obiettivi che si era posta per il 2020: invece che diminuire le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990, le diminuiranno del 40%. Il ministro del clima e dell'energia - si, in Danimarca hanno pure questo! - Rasmus Helveg Petersen dice che e' la cosa giusta da fare, visto che hanno l'obiettivo di arrivare a una nazione a energia elettrica e riscaldamento al 100% da rinnovabili entro il 2035 e di essere interamente "fossil free" entro il 2050.

Piccola parentesi: e' un sogno pensare anche in Italia ad avere il ministro del clima e dell'energia assieme? Come dire, e se la Guidi oltre che proporci trivelle a gogo' potesse invece guardare piu' in grande e creare un modello di energia per l'Italia che possa essere intelligente, sostenibile, con obiettivi a lungo termine? 

In Finlandia invece hanno approvato una nuova legge sul clima dove l'obiettivo e' quello di arrivare alla riduzione dell'80% delle emissioni di CO2 entro il 2050. Ogni anno si dovra' riferire in parlamento su eventuali nuove strategie e sui risultati raggiunti. Il programma e' a lungo termine ed ed' codificato in legge per la stabilita' di interventi governativi e per dare certezze ad investitori privati. L' obiettivo e' infatti ambizioso e andra' a influenzare le scelte energetiche, la politica industriale e quelle agricole e quindi e' molto piu' grande che l'ambiente in senso stretto.

Il ministro per l'ambiente Ville Niinistö dice che la legge e' "super" e che fara' della Finlandia un pioniere della lotta ai cambiamenti climatici. Dice infatti che e' nell'interesse nazionale tenere sotto controllo i cambiamenti climatici e che il mantenimento di qualsiasi livello di prosperita' nel pianeta ne impone la sostenibilita'. Dice anche che il dover riferire in parlamento a cadenza periodica fara' aumentare il dibattito politico e la coscienza pubblica sul tema.

Secondo gli studi sia danesi che finlandesi, le tecnologie ci sono e i costi sono competitivi.

Anche i governi di Irlanda, Corea del Sud, Messico e Vietnam hanno delle leggi specifiche contro i cambiamenti climatici. 

Ma per alcuni posti e' gia' tardi.

Kiribati e' un magnifico complesso di 32 atolli e una isola maggiore che sorge nell'Oceano Pacifico. Ci vivono circa 100,000 persone. Come per l'arcipelago Carteret, fra venti o trenta anni sara' tutto interamente ingoiato dal mare. I problemi sono gli stessi di Carteret, acqua salata che si mescola a quelle dolce, agricoltura morente, erosione delle coste, mareggiate, scarsita' di cibo. L'acqua e' gia' arrivata nelle case e nei villaggi.

Da varie parti del mondo la proposta di creare isolotti artificiali su cui trasferirsi, come i prototipi delle citta' galleggianti 'Lilypad' proposti dall'architetto belga Vincent Callebaut o di comprare della terra sulle isole Fiji. Anche le vicine isole Marshall hanno gli stessi problemi.

Queste isole erano usate come base dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. A causa delle forti mareggiate 26 tombe si sono scoperchiate e gli scheletri sono finiti sulle spiagge.

Intervistato da CNN sulle nuove leggi USA, il presidente di Kiribati, Anote Tong ha detto semplicemente che per la sue isole e' troppo tardi, qualsiasi siano le azioni che faranno gli altri paesi, USA e Cina incluse.