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Sunday, January 31, 2016

Francia: mille chilometri di strade solari. E in Italia?






Inaugurata oggi 22 Dicembre 2016 la prima strada pubblica al sole di Francia, alla presenza di Segolene Royal, il ministro dell'ambiente del paese.

Siamo nella citta' di Tourouvre-au-Perche in Normandia e la strada - per ora lunga circa un chilometro - fa parte del progetto Wattway, che ha l'ambizione di coprire 1000 chilometri di strade in Francia con pannelli solari. 

La previsione e' che passeranno qui 2000 macchine al giorno: l'elettricita' dei pannelli dara' energia alla citta' e ai suoi 3400 residenti.

Se questo prototipo funzionera' si passera' alla grande scala con appunto i 1000 chilometri in tutto il paese.

In Italia, il nostro ministro dell'ambiente invece si diletta ad approvare pozzi petroliferi, airgun e gasdotti.

Notare: la Normandia non e' la Sicilia.

Nella capitale della Normandia, Caen,il sole picchia solo 44 giorni all'anno in media. Per il resto - cielo coperto, pioggia, nebbia o neve.

A Catania, per dirne una, hanno 253 giorni di sole in media l'anno.

E quindi, cosa aspettiamo a fare qualcosa di grande, di innovativo, che fa sognare? 
Quante cose si potrebbero fare in Italia se solo ci fosse un po di creativita' e di amore.

E invece ci piace trivellare, arrivare per ultimi, e scopiazzare le cose alla meno peggio.
 

Evviva la Francia allora.


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31 Gennaio 2016




Germania:


"Walking on sunshine" e' una canzone di trent'anni fa, che adesso sara' realta' in Francia. Anzi, per i cugini d'oltralpe sara' "Driving on sunshine".

Il governo francese ha infatti appena approvato un progetto di pavimentazione di mille chilometri di strada con pannelli fotovoltaici entro i prossimi cinque anni. Se avra' successo, il progetto dara' energia a cinque milioni di famiglie - l'otto per cento della popolazione nazionale.

L'idea e' semplice: le strade in media sono occupate dalle automobili e dai camion solo per il 10% del tempo. Perche' non trovare un modo intelligente per usare queste enormi colate di bitume come generatori di energia per il rimanente 90% del tempo? 

Presto fatto, ci si sono messi, l'hanno pensato e voluto, ed eccoci qui: la costruzione delle strade al sole iniziera' nella primavera del 2016.

Segolene Royal, ministro dell'ecologia e dell'energia di Francia ha gia' stanziato i fondi e gli appalti sono stati affidati alla ditta Colas che provvedera' alla costruzione di celle fotovoltaiche adatte al transito di automobili dette Wattway panels. Queste Wattway panels useranno silicio policristallino in vari strati per intrappolare i fotoni di luce. Sono state progettate per essere usate su ogni tipo di strada, sono resistenti a carichi pesanti e non c'e' bisogno di particolari accortezze per l'installazione.  Pure i camion possono passarci sopra. I pannelli devono solo essere piazzati sopra l'asfalto, senza il bisogno di smantellare niente. Il loro spessore e' solo di sette millimetri. Ciascun Wattway panel, di venti metri quadrati di superficie in condizioni ottimali, puo' dare energia ad una singola casa. Non male no?

E come per tutte le cose, niente nasce a caso. Dietro a Wattway ci sono cinque anni di programmazione e di ricerca con una collaborazione fra la Colas, l'Istituto Nazionale per l'Energia Solare di Francia (detto INES) e l'Agenzia Francese dell'Amiente e dell'Energia.

Ma chi sta dietro a questa Colas? Colas sta per Cold Asphalt, ditta fondata nel 1929. La loro attivita' si e' focalizzata per quasi novant'anni sull'uso di bitume, asfalti per strade, materiale isolante per i tetti. Hanno spesso lavorato con le ferrovie e le autostrade di Francia e circuiti di Formula Uno. E poi... poi hanno deciso di innovare e si sono inventati Wattway, diventando i pionieri mondiali di questi pannelli.  I tempi cambiano, le esigenze cambiano, e sono sicura che l'investimento in Wattway sara' per loro redditizio anche da un punto di vista di business. 

Non e' la prima volta che tutto questo accade: gia' in Olanda nella citta' di Krommenie hanno piste ciclabili sulle quali sono installati pannelli solari, e imitazioni sono in corso in tutto il mondo. Anzi, si pensa che queste strade al sole -- che siano bici, che siano per automobili -- saranno installati in modo sempre piu' capillare nelle "smart cities" del futuro, visto il continuo crollo dei costi del solare, e vista la loro utilita'.

Intanto in Germania apre la prima autostrada delle biciclette, anche qui un progetto di mille chilometri di piste ciclabili senza interruzione, con corsia di sorpasso e su un vecchio tracciato di ferrovia nella Ruhr tedesca. Si calcola che una volta a regime, questa bici-strada porterra' all'eliminazione di circa 50,000 viaggi di automobili l'anno, collegando Duisburg, Bochum e
Hamm e quattro universita'.

Tutti questi esempi mostrano che non siamo condannati a fare buchi e a spremere monnezza dal sottosuolo. Che il futuro sono sole e vento, creativita' e coraggio. Le trivelle sono vecchie, sono il passato. L'ha capito pure una ditta di bitume. Gli unici che non l'hanno ancora capito sono Federica Guidi e Matteo Renzi.

A quando una strada al sole anche in Italia?










Saturday, January 30, 2016

Germania: la prima autostrada delle bici - cento chilometri sul vecchio tracciato della ferrovia



La Germania ha deciso di aprire una autostrada per le biciclette - cento chilometri fra Duisburg, Bochum e Hamm e attraversando quattro universita'. L'autostrada servira' un bacino di utenza di circa due milioni di persone e si stima che servira' a eliminare il transito di almeno 50,000 viaggi l'anno.
Il tracciato e' lungo vecchie ferrovie della Ruhr Valley.

Non e' la prima volta che si parla di autostrade per le biciclette - ci hanno gia' lavorato in Olanda e in Danimarca. Anche Londra ha in mente un progetto simile per eliminare il traffico. A Francoforte ne progettano una di circa 18 miglia,  Monaco ne sta costruendo una da nove miglia e citta' come Norimberga e Berlino stanno studiando come fare per implementarle nelle loro citta'.

Di solito, le piste ciclabili tedesche sono strette e ogni tanto arrivano macchine parcheggiate, autobus o semplicemente finiscono. Invece queste "autostrade" delle bici sono grandi, hanno corsie per il sorpasso, e non ci si deve fermare ai semafori: ci sono sottopassaggi o soprapedaggi quando si incrociano le strade con le macchine.

La pista da 100 km e' in via di costruzione: per ora hanno aperto un primo tracciato di circa sei chilometri. Ma.. con che costi hanno  la stanno realizzando questa pista ciclabile?

La meta' dei costi e' venuto dall'Unione Europea, il 30% dallo stato del North Rhine-Westphalia e il resto da fondi locali, sotto un consorzio detto RVR.

Penso alla pista ciclabile del Parco della Costa teatina. E' da quindici anni che se ne parla, ed e' ancora li, sulla carta, vago, vecchio prima ancora di essere costruito. Il mondo corre, e corre veloce, e noi siamo li a guardare, paralizzati.

Germany has opened the first three-mile stretch of a bicycle highway that will eventually span over 62 miles, connecting 10 western cities including Duisburg, Bochum, and Hamm, as well as four universities. And this highway is an entirely separate roadway that will remain completely car-free. Read More: http://www.natureknows.org/2016/01/germany-opens-62-mile-bicycle-highway-that-is-completely-car-free.html
Germany has opened the first three-mile stretch of a bicycle highway that will eventually span over 62 miles, connecting 10 western cities including Duisburg, Bochum, and Hamm, as well as four universities. And this highway is an entirely separate roadway that will remain completely car-free. Read More: http://www.natureknows.org/2016/01/germany-opens-62-mile-bicycle-highway-that-is-completely-car-free.html

Sunday, January 24, 2016

Grazie

Il blog e' tornato in vita. Sono stata letteralmente sommersa di messaggi su Facebook, in privato, sull'email. Grazie a tutti. Grazie. Ho cercato di leggere tutti i messaggi, e cerhcero' di rispondere a tutti, ma ci vuole tempo e sono sola a gestire questa pagina. Per adesso, grazie, veramente. Piu' di ogni cosa ho sentito affetto, e di questo sono grata. Lo so che pare infantile, ma a volte fa bene sentirlo.

E' difficile da spiegare ma in un certo senso vivo tutte queste cose del petrolio in modo non naturale. Non sono li di persona, per me tutto (o quasi tutto) accade solo elettronicamente, e non e' che scritto il mio post posso poi andare dai miei amici-colleghi-conoscenti e dire .. ma lo sai che vogliono trivellare alle Tremiti? O lo sai che Renzi e' un fossile pure lui? O lo sai che la Annunziata ha preso 150mila euro da OIL rivista ENI? Non sanno cosa siano le Tremiti e men che meno sanno chi sia Renzi o la Annunziata!  Io lo scrivo e poi lascio che vada per la sua strada. E quindi e' stata una sorpresa vedere quante persone sono affezionate a questo blog, che e' utile, e che tutto il seminato di questi anni ha avuto un senso.

Fra le cose che mi sono state ripetute tante volte, e' quello di comprare un sito e di migrare tutto li, di fare backup etc. Sul backup, iniziamo subito. In realta' e' stato facile farlo, solo che non prima di questo episodio di supposto "phishing" non sapevo come fare. Mi sono arrivati vari messaggi con indicazioni utili, per cui grazie. Sull'aprire una pagina indipendente, e' un po difficile e ci devo pensare bene.

Non nasco come informatico e so a malapena scrivere in html. Avere un sito indipendente significa sapere smanettare bene con cose che non conosco e per cui, ve lo giuro, non ho tempo. Mi pare sempre di essere in una corsa contro il tempo -- mi arrivano messaggi da tutta Italia, sono incuriosita da tante cose e cerco di indagare su tutto prima di proferire parola. E sopra tutto questo non posso dimenticare di avere un altro lavoro. Ho studenti, ho scadenze, ho grant da scrivere, paper da fare review, viaggi di lavoro e a loro non posso dire "ah, dovevo fare il petrolio". Chi mi conosce in privato sa che la prima cosa che dico quando qualcuno mi chiede "come stai?" la risposta e' "stanca". Ed e' vero. E quindi sobbarcarmi anche il lavoro di una pagina indipendente e' un passo ancora piu impegnativo per il quale non so se ho energia.

Ovviamente se c'e' gente di buona volonta' che ha la voglia e la pazienza di creare siti paralleli, si puo' fare, ma io non so bene come muovermi e appunto ci devo pensare. 

Fin dall'inizio blogger e' stato uno strumento utile e facile.  Certo potrei mettermi su un sito mio e attaccarci la pubblicita' come fa il FQ o Beppe Grillo e usare quei soldi per pagare qualcuno che lo gestisca e corregga i troppi errori di grammatica di questo blog, ma gia' sento le urla del "quella li ci deve fare i soldi", oppure se per caso l'algoritmo tira fuori pubblicita' dell'ENI "ecco e' una venduta pure la D'Orsogna", e poi ancora chi sarebbe questo gestore? E se la cosa mi sfugge dalle mani e diventa qualcosa di amorfo di quello che ho voluto costurire? Non dico di avere la risposta, ma questi sono i miei dubbi. E quindi non lo so.

E adesso un po di cose private.

Contrariamente a quello che si possa pensare, sono di mio una persona riservata, e non mi piace tanto parlare delle mie cose personali, specie da questo blog o da Facebook, dove pochi sono i miei amici in carne ed ossa. Mi vergogno un po. Ma credo di essere molto di piu' della signora del petrolio e ci sono mille cose che voglio sapere e di cui sono innamorata -- la storia contemporanea, l'architettura, il cinema, Los Angeles, la fotografia, i viaggi, la poesia. Un piccolo esempio: a Dicembre sono stata a San Francisco e c'e' una chiesa bellissima di Pierluigi Nervi, italiano. E' meravigliosa e non me lo aspettavo. Volevo parlarne, ma era qualcosa che esulava dal petrolio. E quindi, l'ho tenuto per me, e non ho neanche postato foto su Facebook. Oppure: ho sempre ammirato il blog della mia amica Sam, britannica, che parla delle cose belle dell'Abruzzo o il sito LA as a subject dove ho trovato cose affascinanti sulla storia di questa mia citta' che non avrei mai immaginato.  Ma non scrivo mai niente di tutto cio' perche' l'obiettivo era ed e' il petrolio. E cosi' per mille altre cose che leggo. 

In questi anni ho sempre cercato di usare questo blog e Facebook come una sorta di strumento di diffusione di petrol-argomenti, perche' quando ho iniziato a scriverlo, otto anni fa, non c'era quasi nessuno a parlare di petrolio e non volevo annacquare la nostra petrol-missione.

Era il Gennaio 2008, e fu il mio amico Roberto a convicermi a scriverne uno.  Non lo volevo fare per pudore, mi sembrava di entrare in una pubblica piazza a predicare, e non e' proprio il mio stile. Il primo post che scrissi lo rilessi almeno venti volte prima di renderlo pubblico. Ma a quei tempi, giuro, nessuno parlava o sapeva cosa fossero l'H2S, l'airgun, i fanghi, le osservazioni, la sismicita' indotta. E Roberto mi convinse che era l'unico modo per continuare a fare informazione, che essere venuta in Italia a Natale del 2007 a fare conferenze non era sufficente e che occorreva essere persistenti.

Ci pensai, e conclusi che forse aveva ragione.  E no, non lo sapevo nemmeno io cosa fossero fanghi e tutto il resto, ma mi ci sono messa con anima e corpo, e al meglio della mia professionalita', prendendomi anche insulti e cercando di rendere tutto comprensibile alla persona media.

All'inizio questo blog doveva essere una cosa semplice, senza pretese, ma con il tempo e' cresciuto e la gente lo legge, l'ENI lo legge tutti i santi giorni, ed e' stata una cosa per me del tutto inaspettata.  

E se c'e' una metrica del successo di questo blog, piu' dei click, e' che sento le mie frasi ripetute dappertutto, segno che e' stato utile e che quello che prima non era argomento di discussione e' ora diventato parte del lessico comune. Pure la parola petrolizzazione, inventata per dare il titolo a questo blog, viene ora usata con nonchalance.

Mi ricordo pure che all'inizio gli "ego-logisti" VIP (grazie Claudio della bella allusione!) mi dissero che non si poteva parlare di sismicita' indotta, perche' non era vero che il petrolio poteva causare scosse di terremoto, che il petrolio no, ma il gas "di transizione" si. Mi ricordo che altre associazioni dicevano che erano andati a vedere le prove di Ombrina nel 2008 nel mare ma che era tuttapposto e che certo, avrebbero rispettato i migliori standard e che quindi non c'era niente di cui preoccuparsi. O che perche' lo dicevano Rubbia-Bertolaso-Boschi-Veronesi-Realacci-Chiodi-D'Alfonso-Berlusconi-Renzi era vangelo e non si potevano contraddire. O che in Italia il fracking mai e poi mai.  La lista di queste cose e' lunga ed e' meglio ora dimenticare. O far finta di dimenticare.

Ma io non ci ho creduto e ho sempre creduto invece ai vari report pubblicati su mille riviste scientifiche da gente indipendente e ho creduto alle storie di petrol-comunita' rovinate in un modo o nell'altro e a quello che i petorlieri dicevano ai loro amici ed investitori. E man mano che imparavo, pubblicavo  qui, facendomi mille domande e cercando la risposta. Guarda un po, non credo di avere mai tirato fuori niente di falso.

Certo sono umana, e avro' fatto mille sbagli. Anche se ho cercato del mio meglio di evitare di parlare di me, qualche volte mi e' capitato di parlare dei miei sentimenti, del senso di solitudine che spesso ho provato, del dolore anche per quello che io reputo essere ingiustizie personali, delle scopiazzature senza ritegno di politici e pseudo-giornalisti e ambientalisti pieni di se che non hanno capito che a dire grazie ci facevano piu' bella figura e sarebbe stato costruttivo per tutti.

Voglio bene al mio blog, e' una sorta di viaggio nella mia vita petrolifera. Il giorno che me l'hanno spento mi sono sentita un po persa. Un giorno lo chiudero', perche' tutto passa, e passeranno anche le trivelle, e l'attivismo, e chissa', la voglia. Ma anche se a volte ne sono tentata, quel giorno non e' ancora arrivato, credo.

Ecco, ho scritto un po come mi veniva, anche se era solo per dire grazie.

Grazie. 




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Infine, questi sono degli screenshot sulla popolarita' del mio blog, in risposta a qualcuno che mi dava della presuntuosa - eh, si non mancano mai...



Settimo blog per ambiente d'Italia

170-esimo in Italia in generale

 28-esimo per cultura e societa'

Saturday, January 23, 2016

San Francisco: vietate bottigliette di plastica e nel 2020 zero monnezza



"San Francisco has set the goal of achieving zero waste, 
or sending nothing to the landfill or incineration, by the year 2020."



Leggo che il governo Renzi ha deciso con lo Sblocca Italia di costruire almeno 12 inceneritori. Nota: non li potro' mai chiamare termovalorizzatori, perche' non c'e' niente da valorizzare. Sono inceneritori perche' bruciano monnezza, e dunque inceneriscono.

In Italia ce ne sono 42 gia' in funzione, sei autorizzati e adesso con i nuovi dodici in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, e Puglia arriveremo a sessanta. 

Ecco allora cosa accade a San Francisco. La citta' piu' verde d'America. Per evitare di generare immondizia hanno deciso di vietare la vendita di bottiglie di plastica tout court.

L'inquinamento da plastica e' uno dei piu' grandi problemi ambientali perche' non si degrada su tempi brevi e spesso finisce negli inceneritori. Il 90% degli uccelli ha mangiato plastica e il 60% ne ha dei pezzi in corpo. Abbastanza plastica e' buttata via ogni anno da circolare il pianeta ben quattro volte. E peggio ancora, la meta' della plastica viene usata una sola volta. Complice anche l'industria planetaria della plastica, che ha ogni incentivo per vendere-vendere-vendere.  E il reciclaggio? Si, in teoria, ma spesso c'e' qualcosa che va storto, e' costoso smaltirla ed e' difficile veramente differenziare per bene. Per fare un esempio in Italia la stampa dell'Alto Adige riporta che almeno la meta' della plastica che si dovrebbe reciclare viene bruciata. In Alto Adige.

Ecco allora che arriva San Francisco con la sua decisione monumentale: vietare la vendita di bottiglie di plastica per ridurre l'enorme spreco associato alla loro vendita. 

Il divieto verra' attuato in quattro anni. E' un divieto che gia' esiste in 14 parchi nazionali d'America e anche in varie universita' della East Coast, ma questa e' la prima volta che e' una citta' intera a vietare bottigliette. La multa sara' di mille dollari per chi vende le bottiglie, e ci saranno incentivi per usare bottiglie riusabili, in vetro per esempio.

Sara' l'ecatombe? No. Il presidente della commissione per l'ambiente di San Francisco, Joshua Arce dice che questo sara' un nuovo passo verso il loro obiettivo di zero immondizia entro il 2020. La sperimentazione e' gia' stata portata avanti per anni, con eventi pubblici senza bottigliette ed e' andato tutto bene, secondo Arce. Dice che il divieto e' “another step forward on our zero-waste goal".

Cosa hanno da dire i colossi della plastica che producono le bottigliette, fra cui la potentissima American Beverage Association di cui fanno parte Coca-Cola e Pepsi? Dicono che e' un tentativo "malinformato" della citta' di risolvere i loro problemi per il beneficio degli "avidi" reciclatori.
 Sono comici quasi quanto i petrolieri!

A San Francisco sono vietate da anni le buste di plastica, e pure i contenitori di polistirolo, divieti che hanno poi adottato anche in altre citta', fra cui Los Angeles. Per non parlare del vuoto a rendere che esiste in tutto lo stato della California dal 1987. A San Francisco dal 1996 -- da venti anni! --  hanno programmi di partnership fra ristoranti da un lato e orti, vigneti e aziende agricole dall'altro, coordinato dalla citta' e grazie al quale gli avanzi vengono mandati al compostaggio e poi usati per concimare i campi. Ovviamente il tutto non e' fatto a casaccio, ma ci sono esperti agronomi, viticoltori e biologi a creare il compostaggio ottimale. Il risultato e' di cosi gran qualita' che la domanda di questo concime "naturale" e' sempre in eccesso rispetto all'offerta. E' tutto a chilometro zero: i ristoranti comprano ortaggi, verdure e vini localmente e gli avanzi tornano ai campi.  

Nel 2006 hanno reso obbigatorio il riuso di tutti i materiali per l'edilizia. E cioe' se rinnovi o abbatti un edificio non puoi mandare *niente* in discarica.  Cosa devi farci? Separare il tutto in cantiere e mandare metalli, legno, cemento, cartone a impianti specializzati nel loro riuso. Ci sono anche centri specifici che si occupano di rifiuti misti, piu' difficili da separare. Il tutto e' a spese del costruttore. Chi viola la legge rischia multe e processi penali, oltre che la revoca dei permessi edilizi. 

Il compostaggio e' qui obbligatorio dal 2009. E si, ci sono controlli e multe. Ogni mese la citta' organizza programmi per le scuole e per la cittadinanza su come fare per reciclare e per fare il compostaggio al meglio. I raccoglitori per l'umido sono dappertutto e ogni piccolo passo che si pensa, e che si attua verso lo zero waste viene pubblicizzato con orgoglio. Da quando e' passata l'ordinanza nel 2009 il business del reciclaggio e' aumentato notevolmente, portando anche lavoro.

E' quindi, e' una comunita' intera che lo vuole, dal sindaco ai cittadini. Nessuno neanche menziona la parola inceneritore qui.  Per ora il tasso di reciclaggio a San Francisco e' dell'80% ed entro il 2020 si vuole avere il recupero totale di immondizia. Cioe' non si vuole mandare *niente* in discarica. Niente. Tantomeno incenerire.

San Francisco ha 850,000 abitanti e zero inceneritori. Se ci riescono loro a reciclare l'80% della loro immondizia e a programmare per il zero-waste nel 2020, ci possono riuscire tutti. Italia compresa.

Qui le immagini della San Franisisco green e zero-waste.



Thursday, January 21, 2016

Il 2016: anno record del sole







La parola preferita da Trump in queste elezioni e' stata "tremendous" che vuol dire, piu' o meno, eccezionale.

Il 2016 e' stato proprio questo negli USA: un anno eccezionale con 4 GW installati nel solo terzo trimestre del 2016 e con il quarto trimestre che lo superera' secondo la Solar Energy Industries Association. 

Nel terzo quarto del 2016 che va da Luglio ad Ottobre l'installazione di solare e' aumentato del 99% rispetto al secondo quarto, fra Aprile e Luglio, del 191% rispetto ad un anno prima. 

Un nuovo megawatt arriva negli USA ogni 32 minuti.

Come si e' arrivati a questo? 

Grazie al Federal Solar Investment tax credit, incentivi per favorire il solare. Non si sa bene cosa succedera' con il nuovo presidente, e siccome l'incentivo doveva essere rinnovato entro il 2017, chi era interessato a ricevere fondi ha installato il suo sistema fotovoltaico nel 2016.

Ad usufrirne maggiormente di questo incentivo, costruttori di impianti a grande scala, mentre il solare sui tetti di casa ha avuto un leggero calo. Chi voleva il sole in casa per motivi ambientali li ha gia' installati, gli altri hanno bisogno di piu' tempo per essere convinti. Lo stato con maggiori installazioni solari e' la Calfornia, ed e' proprio da qui che arriva la saturazione sui tetti di casa. Occorrera' lavorare di piu' sui residenti di altri stati per convincerli. Allo stesso tempo, l'installazione in California di fotovoltaico a grande scala ha avuto una crescita notevole con 1 GigaWatt installato nel solo terzo trimestre del 2016.

Quello che pero' e' certo e' che nel 2016, fra tetti di casa e grandi installazioni, sarano attivi negli USA 14 nuovi Gigawatt, un aumento dell'88% rispetto al 2015.  Si prevede che la crescita continuera' a questo ritmo, fino al 2020, con picchi di 20 GigaWatt annui.

Gli eseperti prevedono che il sole e' una industria in crescita e che anche chi non ci crede per la natura sara' convinto dai ritorni economici e dal mercato.

Il futuro sara' tremendous per il sole,  come direbbe Trump. 


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21 Gennaio 2016

Sono usciti i dati ufficiale del lavoro nell'industria solare negli USA.

Il Solar Foundation’s National Solar Jobs Census 2015 riporta che dal Novembre 2014 al Novembre 2015 il solare e' cresciuto del 20.2 % e che adesso lavorano nell'industria fotovoltaica circa 209 mila persone.  Secondo lo stesso ente, il solare cresce piu' della media dell'economia del paese -- ad un tasso di 12 volte di piu'. 

Di tutti i nuovi posti di lavoro creati negli USA, uno su ottantatre era nel fotovoltaico, l'1.2% di tutti i lavori nuovi. Per di piu', il lavoro nel sole e' cresciuto del 123 percento negli scorsi sei anni, con lavori di installazione, produzione e manutenzione.

Il petrolio? Manco a dirlo, affossa. Dal 2014 ad oggi sono stati persi circa 200mila posti di lavoro negli USA. Il solare invece ha creato piu' lavoro che non petrolio e gas sia nel 2014 che nel 2015. Il numero di impiegati e' il 77% in piu' rispetto all'industria di carbone.

E il futuro continua ad essere brillante: l'occupazione crescera' di circa il 15% nel 2016, undici volte di piu' che il lavoro nell'oil and gas.

Basta solo volerlo, veramente.


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20 Marzo 2015


Ogni tanto li vedi in giro per Los Angeles, camioncini verdi ibridi con scritto "Solar City".

Sono nati nel 2006, una delle piccole startup attorno a San Francisco con una manciata di impiegati. Prendevi appuntamento e venivano a casa per aiutarti ad installare fotovoltaico sui tetti. Il business e' cresciuto, raddoppiando di anno in anno ed ora hanno 9000 impiegati in tutta America. E' la piu grande ditta di fotovoltaico negli USA.

E' una storia che si ripete in tutta la nazione con il solareche fa passi da gigante. Secondo la Solar Foundation, una non-profit, a Novembre 2014 c'erano circa 170mila impiegati nell'industria del sole, con un aumento di impiegati del 22% e con circa il 30% di pannelli installati in piu' rispetto al 2013.

E' un tasso di crescita dieci volte maggiore di qualsiasi altra industria, visto che l'occupazione negli USA e' cresciuta solo del 2% nel'ultimo anno.  Ci sono ora piu' impiegati nel solare che nel carbone, il doppio, e siamo li li con i petrolieri che invece di impiegati ne hanno 200 mila.

E cosi, il 2014 e' stato soprannominato l'anno del sole negli Stati Uniti, E' una crescita che pare inarrestabile e che ha portato con se ricchezza distribuita senza che nessuno si avvelenasse i polmoni.

Perche' tutto questo?

Beh, si parte certo dai sussidi governativi, la Federal Solar Investment. Ma prima che si inizi a strillare, occore ricorcare che i petrolieri ogni anno ricevono circa 37.5 miliardi di dollari in sussidi
e che quello che va al sole sono noccioline al paragone. 

Poi c'e' da considerare che i costi calano, sia per la manifatturazione dei pannelli che per l'installazione, e per il finanziamento. I prezzi in un anno, dal 2013 al 2014, sono calati del 10% in totale.  Ci sono anche metodi piu' creativi e piu economici per passare al sole, fra cui il leasing dei pannelli, ci sono migliori impianti di stoccaggio e sistemi di batterie piu' efficenti.

E alla fine, a differenza del petrolio questa e' ricchezza ed occupazione distributa. 

Di tutti i suoi vantaggi il sole e' anche democratizzante. 


Wednesday, January 20, 2016

Il discorso di Leonardo Di Caprio al forum sull'economia di Davos, Svizzera


Oggi 28 Febbraio 2016 Leonardo di Caprio ha vinto l'Oscar come migliore attore protagonista.

Ecco qui il pezzo del suo discorso legato ai cambiamenti climatici.

 “Making ‘The Revenant’ was about man’s relationship to the natural world, the world that we collectively felt in 2015 as the hottest year in reported history — our production needed to move to the southern tip of this planet just to be able to find snow. Climate change is real. It is happening right now. It’s the most urgent threat facing our entire species and we need to work collectively together and stop procrastinating. We need to support leaders around the world who do not speak for the big polluters, but who speak for all of humanity, for the indigenous people of the world, for the billions and billions of underprivileged people out there who would be most affected by this. For our children’s children, and for those people out there whose voices have been drowned out by the politics of greed. I thank you all for this amazing award tonight. Let us not take this planet for granted. I do not take tonight for granted.”

28 Febbraio 2016
Hollywood, California

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"We simply cannot afford to allow the corporate greed of the coal, 
oil and gas industries to determine the future of humanity"

Non possiamo lasciare che l'ingordigia delle ditte di carbone,
petrolio e gas determinino il futuro dell'umanita'.


Dedicato ai petrolieri di casa nostra

ENI,
Rockhopper Exploration,
Sound Oil,
Shell,
Petroceltic,
Northern Petroleum,
Schlumberger,
Edison

e tutti i loro CEO 

Claudio DeScalzi
San Moody
 James Parsons
Ben van Beurden
Brian O Cathain
Keith Richard Bush
Paal Kibsgaard
Jean Bernard Levy

e mettiamoci pure

Pierluigi Vecchia
Marco Bardazzi
Chicco Testa
Roberto Santoro
Federica Guidi
Simona Vicari
Matteo Renzi

e tutti i loro petrol-amici


Le parole di Leonardo Di Caprio a Davos
19 Gennaio 2016
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"Il mese scorso, a Parigi, i leader del mondo hanno raggiunto un accordo storico per ridurre le emissioni di CO2. Questo e' stato un imporante primo passo, ma siamo ancora distanti dal poter gridare vittoria in questa lotta per il nostro futuro e per la sopravvivenza del pianeta.

Semplicemente non possiamo far si che l'ingordigia delle ditte di petrolio, gas e carbone continuino a dominare il futuro dell'umanita'. Queste entita' non solo hanno interessi economici che le spingono a preservare questo sistema distruttivo, hanno anche negato e cercato di coprire l'evidenza del clima che cambia.

Basta. C'e' di meglio. Il mondo lo sa. La storia piazzera' la colpa di questa devastazione direttamente ai vostri piedi.

Il nostro pianeta non potra' essere salvato a meno che non lasciamo le fonti fossili nel sottosuolo, e' solo li che possono stare. Venti anni parlavamo di dipendenza dalle fonti fossili. Adesso abbiamo la
capacita' di porre fine a questa dipendenza.

La sfida per tutti noi e' di darci da fare. Lo dobbiamo fare per noi stessi, ma ancora di piu' per le generazioni future che fanno affidamento su di noi."

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"Last month in Paris, world leaders reached an historic agreement that provides a concrete framework to reduce carbon emissions. This was an important first step, but we are a long way off from claiming victory in this fight for our future – for the survival of our planet.

We simply cannot afford to allow the corporate greed of the coal, oil and gas industries to determine the future of humanity. Those entities with a financial interest in preserving this destructive system have denied, and even covered-up the evidence of our changing climate.

Enough is enough. You know better. The world knows better. History will place the blame for this devastation squarely at their feet.

Our planet cannot be saved unless we leave fossil fuels in the ground where they belong. Twenty years ago, we described this problem as an addiction. Today, we possess the means to end this reliance.

The challenge before us requires each and every one of us to take action. We owe this to ourselves, but more importantly to the future generations who are counting on us.

Monday, January 18, 2016

Danimarca: ennesimo record del vento. Nel 2015 ha generato il 42% dell'elettricita.

 Generazione di energia eolica - 42% nel 2015

 
 Impianto di Anholt, il piu' grande parco eolico a mare di Danimarca
 ed il terzo al mondo

 Linee di trasmissione dell'energia dal vento ai paesi confinanti
E' inarrestabile il vento di Danimarca. Ogni anno c'e' un record nuovo.  Nel 2014 i danesi produssero il 39% di energia dal vento, un record mondiale. Questa percentuale non e' un picco, ma la media su tutto l'anno. Nel 2015 hanno fatto ancor meglio e siamo arrivati al 42% di energia eolica, prodotta principlamente nelle regioni dello Jutland e di Funen, nella parte occidentale del paese.

Secondo l'ente danese Energinet che gestisce la rete elettrica nazionale, questa e' la percentuale piu' alta mai raggiunta non solo in Danimarca, ma in tutto il mondo.

Siccome e' una media, per circa due mesi del 2015 i danesi hanno prodotto energia in eccesso vendendola ai vicini di Norvegia, Svezia e Germania. Per esempio, il giorno 10 Luglio 2015  sono arrivati al 140% di energia eolica. In cambio, quando necessario, la Danimarca ha importato energia idroelettrica dalla Norvegia e solare dalla Germania. Hanno vinto tutti.

Altro giorno impotante e' stato il 2 Settembre 2015 quando nessuna delle stazioni centrali di energia tradizionale e' stata accesa: tutta l'energia in tutto il paese e' venuta dal vento e dal sole. 

Il ministro dell'energia di Danimarica, Lars Christian Lilleholt ha detto che spera che l'esempio danese possa servire da esempio per altri, e che "it is possible to have both ambitious green policies with a high proportion of wind energy and other renewables in the energy supply, and still have a high security of supply and competitive prices on electricity”.

Come per tutte le cose, non si tratta qui di miracoli inaspettati, quanto di pianficazione e di volerle le cose.

I danesi installarono le loro prime turbine negli anni settanta, ai tempi dell'embargo dai paesi arabi e da allora si sono posti un obiettivo piu' ambizioso dell'altro. Volevano arrivare al 30% di rinnovabili entro il 2020, e ci sono riusciti con quasi dieci anni di anticipo. Anzi, con le nuove installazioni previste per i prossimi mesi, si pensa di arrivare ad oltre il 70% di energia elettrica dalle rinnovabili fra tre anni. A piu' lungo termine ancora vogliono essere "carbon neutral" entro il 2050.

Il futuro continua a correre con il vento e non solo in Danimarca. Nel 2015 Regno Unito, Olanda e  Germania hanno generato livelli recordi di energia eolica. In Scozia, il vento ha alimentato il 97% dell'energia elettrica delle case lo scorso anno, mentre nel Regno Unito la media e' stata del 25%, con un aumento del 13% rispetto al 2013.

Secondo Jacopo Moccia, alla guida dell'European Wind Energy Association, nei mesi ed anni a venire la maggior crescita per l'eolico si concentrera' in Germania, Regno Unito, Polonia e Svezia, mentre i mercati del sud Europa -- fra cui Italia e Spagna -- rimarranno indietro a causa di tagli retroattivi per l'incentivo di energia pulita e per la mancanza di lungimiranza da parte degli enti predisposti.

E si, a noi in Italia le rinnovabili ci fanno un baffo. In Italia oltre ai tagli retroattivi abbiamo lo Sblocca Trivelle, i petrolieri squattrinati, buchi alle isole Tremiti. A orchestrare il tutto, Matteo Renzi e Federica Guidi fermi all'eta' della pietra fossile.

Qui le immagini della Danimarca al vento.

Sunday, January 17, 2016

Alberta, Canada: trivel-terremoto di magnitudo 4.8. Nel 2015 un terremoto al giorno










Eccoci qui. Fox Creek, Alberta, Canada, che con le sue trivelle da fracking continua a far notizia.

Siamo a 260 chilometri a nord-ovest di Edmonton, la capitale dell'Alberta, un petrol-paese con circa 2000 residenti che in qualche modo sono tutti impiegati da oil e gas, o da attivita' che vi ruotano attorno.

Fra le ditte trivellanti a Fort Creek la spagnola Repsol Oil and Gas che qui esegue fracking.

Ebbene, il giorno 12 Gennaio 2016 tutte le operazioni di fracking della suddetta Repsol Oil and Gas sono state qui sospese a tempo inderminato, dopo che un terremoto di magnitudo 4.8 ha colpito l'area.

Non era la prima volta che le trivelle di Fox Creek sono sospettate di essere collegate ai tremori, e questa volta hanno ben deciso di chiudere tutto.

La Repsol non ha potuto negare l'evidenza, confermata dai simografi e dai residenti: si' c'e' stato un sisma di magnitudo 4.8 e si, facevano fracking quando e' sucessso.

L'area era non era nota per la sismicita' prima che arrivassero le trivelle, ma in anni recenti ci sono stati diversi episodi di petrol-terremoti e cosi gli enti preposti ordinano di fermare le operazioni petrolifere in automatico ogni volta che i terremoti superano l'intensita' 4. 

Il terremoto in questione, del giorno 10 Gennaio 2016, e' ancora tutto da investigare, ma e' stato forte e intenso per l'area. L'hanno avvertito fino a 280 chilometri di distanza.

Negli scorsi sei mesi ci sono stati sciami sismici con centinaia di eventi fra le magnitudo 2 e 3. Fortunatamente l'area non e' densamente abitata. 

Se il terremoto del 10 Gennaio dovesse essere confermato essere di natura petrolifera, sarebbe il piu' forte terremoto indotto dall'uomo in Canada. Gia' ad Agosto ce ne fu uno di intensita' 4.6 nel paese, ma nello stato confinante l'Alberta, il British Columbia.
A differenza che in Italia, i geologi dicono che e’ “molto probabile" che il sisma sia di natura umana-trivellante. 
Nell’area infatti ci sono attivita’ estrattive con fracking e senza fracking da parte della spagnola Repsol Oil and Gas. Tutte le loro attivita’ sono state fermate sine die, finche’ le autorita’ non vaglieranno i “piani di mitigazione” dei petrolieri. Notare che qui i potenziali “colpevoli” non sono le operazioni di reiniezione quanto invece le vere e proprie attivita’ di estrazione e/o di fratturazione della roccia con il fracking.

Non e’ la prima scossa in questa zona. Anzi, il 2015 e’ stato un anno ballerino per questa parte dell’Alberta. La litania dei terremoti inizia nel Dicembre del 2014 con ben 18 scosse fra la magnitudo 2.7 e 3.7. Poi a Gennaio altre scosse, fra le magnitudo 2.4 e 4.4. A Febbraio 2015 vennero imposte nuove regole per le trivelle nel mega campo detto “Duvernay” anche questo vicino a Fox Creek.

Trivellano qui varie ditte: Celtic Exploration, Trilogy Energy, Yoho Resources,  Encana Corporation, Talisman Energy, Royal Dutch Shell, Husky Energy and Chevron Corporation. E cioe’ chi piu’ ne ha, piu’ ne metta, e piu’ tiri fuori buchi.
Quali erano queste regole?

Che si doveva ben considerare la possibilita’ che ci potessero essere terremoti indotti prima di iniziare a trivellare o a fare fracking. Una volta iniziato, se per caso ci fossero stati terremoti superiore alla magnitudo 4.0 ci si doveva fermare e notificare le autorita’. Per terremoti piu’ “lievi” bastava solo informare le autorita’ ma si poteva andare avanti con le operazioni in corso. Infine, queste nuove regole imponevano l’uso di maggiore monitoraggio sismico.

Evidentemente queste regole non hanno proprio funzionato. E infatti, per il resto del 2015 i terremoti sono continuati. Dal Gennaio 2015 fino ad oggi ci sono stati 366 eventi sismici nell’area: esattamente uno al giorno!

Cone dire: non e’ che la natura si ferma davanti a queste leggine e piccoli accorgimenti. La natura, la geologia, continuano a fare le loro cose. E una volta che le hai messe in moto ci vuole ben piu’ di monitoraggi e di notifiche alle autorita’.

Come sempre, io credo, la soluzione e’ di non farceli venire dall’inizio.