.

.

Monday, March 31, 2008

Dal Peru', un esempio per tutti

 “We didn’t know the impact of the pollution and the company never told us. 
My son and daughter died vomiting blood. 
They never confirmed to us why they had died” 


Dopo otto anni la battaglia degli Achuar e' finita. Hanno vinto. La Occidental Petroleum dara' loro una cifra non resa pubblica per inquinamento.



 
La causa inizio' nel 2007 e per la prima volta una ditta petrolifera USA veniva portata in un tribunale USA per inquinamento in un paese terzo.
Marco Simons, direttore di EarthRights International dice che la vittoria del popolo peruviano creera' un precedente per casi futuri in altre corti americane. 

Inizialmente si decise che la causa dovesse tenersi in Peru, ma in un secondo momento si stabili' che dovesse essere una corte di Los Angeles, sede della Occidental Petroleum a stabilire la verita' e i danni.

E cosi, invece di andare a processo, i petrolieri daranno dei soldi che saranno usati per progetti pubblici - istruzione, nutrizione e salute. 

Le trivelle hanno qui pompato petrolio fra il 1971 ed il 2000 con qualcosa come 35 miliardi di litri di acque di scarto sature di cadmio, piombo ed arsenico che finirono dritte nei fiumi della zona, inquinandoli. 

Nel 2006 venne fuori che su un campione di 199 persone, 197 avevano tassi di cadmio superiori alla norma nel sangue. Gli Achuar occuparono i pozzi, e cosi la Pluspetrol d'Argentina che nel frattempo aveva comprato le concessioni della Occidental Petroleum dovette smaltire queste acque di scarto in modo piu' rispettoso dell'ambiente. Come? Semplicemennte lo reiniettarono sottoterra.

Occhio non vede cuore non duole, eh?

E infatti niente cambio' veramente sotto l Pluspetrol e il governo dichiaro' l'emergenza ambientale nel bacino del Corrientes nel 2013. Anche qui c'e' una causa in corso per circa 13 milioni di dollari per inquinamento.

Il resto e' storia piu recente, con le comunita' Achuar, Kichwa e Urarina unite nel blocco dei pozzi Pluspetrol nel nord del paese per inquinamento.


--- Qui la storia originale, nel 2008 ---



Quella del popolo indigeno peruviano Achuar, sembrerebbe la solita storia del petrolio nel terzo mondo. Una corporazione petrolifera si insedia in una zona naturale di grande pregio distruggendone natura, tradizioni e salute, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze del proprio operato. Qui pero' la storia finisce in modo diverso, grazie all'ammirevole tenacia e forza di volonta' degli Achuar.

Circa 40 anni fa la compagnia petrolifera americana Occidental Petroleum inizio' a trivellare le terre di questo popolo nella foresta tropicale peruviana senza preoccuparsi della salute del popolo e dell'ambiente. Nel corso degli anni vi furono forti morie di animali e pesci e i raccolti dei campi divennero sempre piu' mingherlini e malati. La compagnia americana ignoro' tutti gli standard basilari di protezione dell'ambiente e nel corso di 30 anni riverso' circa 9 miliardi di barili di acque di risulta tossiche nei fiumi degli Achuar. Un barile corrisponde a circa 160 litri: vi fu dunque una infinita' di robaccia che fini' nel ciclo alimentare degli indios. L'aumento di malattie collegate all'inquinamento da petrolio fu sostanziale e diffuso in tutta la comunita'. Quando la Occidental Petroleum fini' il suo mandato in Peru', le operazioni vennero date all'Argentina Pluspetrol che non miglioro' la situazione.

Nel 2006 gli Achuar occuparono tutti i pozzi petroliferi della loro zona, ed i petrolieri, di fronte alle perdite economiche, decisero di negoziare. La Pluspetrol fu costretta a ripulire la zona, ma a causa di scarsi controlli governativi, ben poco venne fatto. Gli Achuar si resero allora conto che dovevano risalire alla causa di tutti i loro guai. Contattarono degli avvocati americani che decisero di rappresentarli gratis e con il loro aiuto presentarono una class action contro la Occidental Petroleum sul suolo americano. Pensateci: una microscopica tribu' indigena il cui capo va in giro con le piume in testa che fa una class action contro un gigante petrolifero!

Ora la corte suprema degli Stati Uniti deve decidere se accettare di svolgere il processo in America o in Peru: gli indios e i loro avvocati la vogliono attuare in America, sulla base del fatto che tutte le decisioni operative furono prese a Los Angeles, i petrolieri naturalmente vogliono che la causa si svolga in Peru dove la legge e meno severa e piu' facilmente corruttibile. Anche la Chevron va incontro a cause simili per sei miliardi di dollari (sei mila milioni!) a causa di inquinamento ambientale in Ecuador. Le industrie petrolifere, e i loro azionisti tremano, perche' se gli indios vincono queste cause ci saranno forti danni di immagine, di denaro e dovra' cambiare tutto il modus operandi di estrazione petrolifera nel terzo mondo.

Il capo degli Achuar, Tomas Maynas Carijano, e' a Los Angeles in questi giorni ed e' andato in varie universita' locali con tutte le sue piume a raccontare la sua storia, in attesa che la corte si pronunci. Non sa ne leggere ne scrivere, ma il principio per cui batte e' semplice: cio' che non e' giusto nel mondo ricco degli occidentali, non deve essere giusto nemmeno in Amazzonia.

I nostri politici hanno (quasi tutti), fior di lauree e quattrini in abbondanza, eppure questo signore con le piume in testa li sorpassa tutti, e alla grande, per moralita' e per quello che sta facendo per la sua gente. Se possono lottare dalla giungla del Peru, dobbiamo farlo anche noi.



Fonti: BBC news, Los Angeles Times

Friday, March 28, 2008

Santa Barbara, 40 anni fa















It is sad that it was necessary that Santa Barbara should be the example that had to bring it to the attention of the American people. What is involved is the use of our resources of the sea and of the land in a more effective way and with more concern for preserving the beauty and the natural resources that are so important to any kind of society that we want for the future. The Santa Barbara incident has frankly touched the conscience of the American people

Richard Nixon, 1969


Il 29 gennaio 1969 una piattaforma petrolifera localizzata a sei miglia (10 chilometri) dalla costa di Santa Barbara, circa 200 chilometri a nord di Los Angeles, esplose. A causare lo scoppio furono le fortissime pressioni sotterranee causate dall'opera di trivellamento del fondale marino.

Un milione di litri di petrolio, fanghi ed acque di risulta vennero riversati nel mare per undici giorni initerrottamente: l'area interessata fu di circa 2500 chilometri quadrati. Circa 50 chilometri di spiaggia si tinsero di verdastro e il mare si mise a lutto stretto, colorandosi di nero.

L'impatto ambientale fu terrificante: si ritrovarono carcasse di delfini, balene, e pesci morti, avvelenati e soffocati dalle scorie petrolifere. Forte fu anche la moria di uccelli che si cibano di organismi marini. Molti animali continuarono a morire anche a causa dei detersivi usati per pulire il mare.

I cittadini di Santa Barbara si mobilitarono in un modo straordinario e promisero che un tale scempio non si sarebbe piu' realizzato lungo le loro spiaggie. Si organizzarono in un movimento chiamato "Get oil out", raccolsero piu' di centomila firme per vietare le trivellazioni offshore, fecero una pressione fortissima sui politici e montarono una enorme campagna di protesta, boicottando la Union Oil, responsabile del disastro.

L'eco di questa tragedia fu sentita in tutta l'America e le proteste giunsero fino a Washington, la capitale. Nel giro di un solo anno furono approvate leggi severissime per difendere il mare e l'aria, e per stabilire un ente nazionale, l'EPA per la protezione dell'ambiente.

I cittadini ebbero la meglio: fu dichiarata una moratoria temporanea nazionale, la Union Oil fu ritenuta colpevole e dovette risarcire denaro ai pescatori, agli esercizi commerciali locali legati al mare, e fu tenuta al pagamento di tutta l'operazione di pulizia nonche' a tutte le spese processuali.

Lo stato della California da sola implemento' una moratoria definitiva, resa ufficiale nel 1981 e che dura a tuttoggi. Nel 1970 (nel 1970!) venne approvata una legge dove tutte le compagnie che hanno intenzione di sfruttare le risorse naturali devono tenere riunioni illustrative con i cittadini, rendendo la documentazione pubblica.

L'ente di protezione della costa, la California Coastal Commission, deve dare la sua autorizzazione a qualsiasi progetto in vicinanza della spiaggia. Questo ente e' fra i piu' severi dello Stato. Sono veloci, ma duri e non guardano in faccia a nessuno - anni fa dissero no a David Geffen, uno dei piu' ricchi produttori di Hollywood che abita a Malibu' e che aveva illegalmente recintato parte della spiaggia, e negarono il permesso a The Edge degli U2 di costruire a Malibu.

L'incidente di Santa Barbara e' considerato il punto di partenza di una piu' forte coscienza mondiale della difesa dell'ambiente. Il primo Earth Day, la giornata della terra, fu celebrato il 22 Aprile 1970 in parte anche per commemorare lo scoppio.

Tutto questo succedeva 40 anni fa. E noi? Dov'e' la commissione della costa abruzzese? Chi ha permesso a questa gente di venire a bucare il nostro mare senza dirci niente? Cosa e' stato detto e fatto per i pescatori? Quanti millenni dovranno passare prima che il nostro mare sia protetto come si deve, dalle fogne, dalle petroliere, dalle trivelle, dai fanghi perforanti, e soprattuto dagli animi avidi di denaro di chi ci governa?


Fonte: Universita' della California a Santa Barbara,

Tuesday, March 25, 2008

Trivellazioni marine


Non facciamo a tempo ad imparare i danni provocati dalle raffinierie, che gia' dobbiamo preoccuparci di altri guai. La centrale a turbogas di Gissi di cui parla Danilo qui e ora le trivellazioni esplorative in mare. Non so come siano queste piattaforme che hanno installato in acqua a San Vito e all'Acquabella di Ortona (ne fate delle foto?) ma questo e' quello che leggo sulle trivellazioni marine:

La maggiore fonte di inquinamento causato dalle trivellazioni marine e' a causa degli scarti operativi. Per potere trivellare nel mare, ed altrove, le compagnie petrolifere hanno bisogno di
speciali "fluidi e fanghi perforanti", drilling fluids and muds in inglese (e che potrebbero sembrare anche queste altre arme di Mazinga Zeta). Queste sostanze servono per guidare il processo di perforamento.

Ad esempio, come si fa a riportare in superficie le particelle di roccia tagliata mentre si fanno i buchi? La gravita' tenderebbe a farli restare sottoterra, ma il fluido perforante immesso nel pozzo riporta in superficie il materiale roccioso. E' come se ci fosse una sorta di forte getto di acqua che trascina con se dei sassolini se la velocita' e la densita' del fluido sono sufficientemente forti. A volte questi fanghi e fluidi vengono usati per pulire i pozzi, per lubrificarli, per controllarne la pressione e la forma, per facilitare la cementificazione, o per sigillare formazioni porose indesiderate mentre si trivella.

Di questi fanghi e fluidi non si conosce la composizione chimica esatta, ogni compagnia ha la propria ed e' un po' come una ricetta che viene modificata nel tempo e a seconda delle diverse
esigenze di ciascun pozzo. Le compagnie petrolifere tengono segrete le proprie formule di morte, quello che pero' si sa e' che questi fanghi sono TOSSICI, e difficili da smaltire in modo sano. Lasciano traccie di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame, e molte di queste sostanze sono nocive e finiscono nei corpi dei pesci, e di quelli che li mangiano.

I fluidi perforanti infatti, quando usati offshore, sono spesso riversati nel mare dopo l'uso, lo fa di routine non solo l'ENI ma tutta l'industria petrolifera. Anche nella loro varieta' meno inquinante contengono sostanze nocive e possono disperdersi nel mare per molti chilometri. In Canada un pozzo esplorativo marino emise bario che pote' essere registrato in forti dosi a 65 km ad est e a 35 km a ovest (la differenza e' dovuta alle correnti marine). Le acque di risulta delle trivellazioni marine, rigettate in mare, sono stimate essere la causa del 30% dell'inquinamento petrolifero del Mare del Nord. Da alcuni studi preliminari, le sostanze tossiche rilasciate dai pozzi marini hanno cambiato il ciclo riproduttivo dei pesci della Norvegia, un po come a Cordoba, in Alaska.

Durante le fasi di esplorazione marine, siccome il mare non ha diritti, spesso vengono effettuati dei test che non si farebbero sulla terraferma e che coinvolgono bruciamenti di gas. A volte il gas viene bruciato se ci sono dei malfunzionamenti o per separarlo dal petrolio. Questi bruciamenti emettono solfati (fra cui H2S e SO2 causando danni alla respirazione), benzene (cancerogeno), toluene (problemi riproduttivi). Dalle piattaforme petrolifere queste sostanze possono viaggiare nell'aria fino a 300 km in condizione di vento favorevole.

Incidenti durante le perforazioni sono possibilissimi. L'ENI stessa ne ha causato uno in Alaska nel 2007, quando circa diecimila litri di questi fanghi perforanti vennero rilasciati nell'ambiente. La fotografia di cui sopra ne e' appunto il risultato.


Non c'e' niente piu' da dire, mentre scrivo mi si inumidiscono gli occhi. Chiunque abbia preso queste decisioni di morte ha solo da vergognarsi. E non mi si venga a dire il progresso, il petrolio. Questo tempo e' passato. Dov'e' il progresso alternativo? Perche' dobbiamo essere sempre gli ultimi? Perche' in California il mare e' dei surfisti e non dei pozzi? Ma e' cosi' difficile capire che l'ENI e' come un lento cancro che si insinua dove puo' se gli si da corda? Cosa credete che succedera' se il petrolio c'e' nel nostro mare? Pensate che l'ENI lo tenga li per abbellimento o che le petroliere sono la stessa cosa delle navi crociera? Ora siccome devono prendersi una tregua elettorale sulla terraferma e a causa della legge regionale del 4 Marzo, passano ad attaccare il mare. Io spero solo che non ci trovino niente, perche' se il petrolio c'e' la vita da noi cambiera' per davvero.

Fonti:

Oil Free Coast, Stato dell'Alaska,Wikipedia

Sunday, March 23, 2008

Le chiacchere non cambiano i fatti


Ho scoperto stamattina che gli amministratori del comune di Ortona leggono il mio blog e ne parlano in televisione. La cosa mi ha un po stordito, ma neanche tanto. Non so bene cosa hanno detto, e neanche mi interessa a dire il vero. Questa storia farebbe anche un po' ridere, (ci vorrebbero le vignette dell'amico di Mauro!) se non fosse per il fatto che sono sei-sette mesi che a causa di questa gente, la mia vita e' totalmente cambiata e gran parte del mio tempo libero, e non solo, lo dedico a questo blog e a scrivere a Grillo, sui giornali locali e a chiunque mi voglia stare a sentire. Faccio tutte queste cose con immenso amore, e rifarei ancora tutto quello che ho fatto dal primo giorno. L'energia non mi manca. Pero', che spreco. Tutte queste forze avremmo potuto spenderle in un altro modo, piu' costruttivo e piu' nobile, se solo non ci fossero stati gli interessi personali sotto.

Cari amministratori, voi non avete capito con chi avete a che fare. Tutto quello che ho nella vita, non sara' tanto, ma me lo sono costruita da sola e con un solo ingrediente. La caparbieta'. La testardaggine di perseverare quando so che le cose sono giuste. Potete andare in TV a dire cio' che volete su di me, ma questo non cambia la realta' dei fatti:

1) L'evidenza scientifica e' chiara e lampante. I centri petroliferi non si fanno vicino alla gente e fra i campi perche' fanno male alla salute. Punto. Torno a ripeterlo: chi appoggia il centro oli e' o di poca intelligenza oppure in malafede. Non possono esistere alternative. Anche un bambino lo capirebbe.

2) Il popolo non lo vuole il centro petrolifero, e chi governa dovrebbe considerare l'opinione pubblica sacrosanta, perche' la politica, almeno come la intendo io, e nel suo senso piu' nobile, e' per prima cosa uno stare al servizio del popolo, e non un modo per ingrassare il proprio portafoglio.

I miei figli saranno americani. Io non ci torno a vivere in Abruzzo, almeno nel breve periodo.
Sulla carta, non ne dovrebbe importare nulla del centro petroli. Se si dovesse costruire, potrei benissimo decidere di andare in vacanza in qualche altra parte del mondo e non tornarci piu' al mare in Abruzzo. Il mondo e' grande. Ma non sono fatta cosi. M'importa delle cose, m'importa che il posto da dove vengo non sia trasformato in un cimitero ecologico, m'importa dei contadini del Feudo che si ritroveranno con un pugno di mosche in mano se il centro oli si costruira', m'importa che i nostri vini facciano bella figura, m'importa che le generazioni abruzzesi successive trovino un posto per crescere e per affermarsi nella vita migliore di quello che ho trovato io, m'importa poter contribuire al miglioramento di cio' che ho lasciato, in qualsiasi modo io possa essere utile.

Io non me ne vado e continuo ad essere convinta che sia veramente vergognoso quello che l'amministrazione comunale di Ortona sta facendo. Ma non hanno figli? Non hanno nipoti? Perche' li vogliono condannare a vivere in un ambiente malsano? Non capisco, davvero. E' fuori da ogni logica.

Tuesday, March 18, 2008

Modeste proposte - part 2


Dopodiche mi sto un po zitta:

Gli emigranti e i loro discendenti

Avete idea di quanti figli/nipoti di emigranti hanno interesse a scoprire le proprie origini? Sia quelli di una volta che partivano con le valigie di cartone, sia quelli dell'era moderna, che sono andati via piu' di recente. Occore creare un servizio regionale dove uno possa dire: questo e' quello che so, aiutatemi a trovare i miei parenti ed antenati, la loro storia, la citta' da dove vengono. Un sito a caso: Abruzzo forums:

"It would be great if someone could share some information on the Moschetti families as we would love to visit the region they came from in Italy. Kind regards Carmen and Wayne Moschetti
South Australia"

"Does any one know where I can take a language course in beginning Italian in or near Casalincontrada? Grazie, Barbara Malandra"

"I am the grandaughter of alfred l.dragani, son of alfonso and malvina dragani, born january 1 1904 in villa rogatti, chieti, italy. i would love any information about my family. linda di guglielmo"

So che queste cose forse paiono un po' da pizza e mandolino, pero' e' anche questa una strada per farci conoscere - sul sito di Abruzzo Forum c'e' una caterva di gente che sarebbe felicissima
solo di sapere il loro cognome da che parte d'Abruzzo e'. Un terzo degli abitanti di Toronto e' di origine Italiana, e i club abruzzesi abbondano. Tutti abbiamo il parente emigrato - occorre valorizzare questa risorsa.

Agli inglesi che gia hanno le case in Abruzzo, cerchiamo di offrire piu servizi, un vademecum sulle regole base di vita in italia, qualche evento al cinema in inglese, dei corsi di italiano, di cucina, di musica, di gioielli, di ballo abruzzese, insomma di tradizioni nostre, come le pupe, i taralli, le nevole, la saltarella, la pasta alla chitarra. Alla gente che viene da fuori queste cose piacciono.

I nostri figli vanno tutti in Inghilterra ad imparare l'inglese, e perche' non invitare i figli degli emigranti vecchi e nuovi, i cantanti di musica lirica, o anche solo i curiosi, a venire in Italia per qualche settimana ad imparare l'italiano? Ho un sacco di amiche/amici della mia eta' ed esperienza di vita qui in America a cui piacerebbe che i figli parlassero l'Italiano e ne apprezzassero la cultura. Affiliarsi ad una universita' straniera e creare programmi di scambio estivi, tipo scuola canadese a lanciano, o tipo Perugia, magari su scala minore. L'Italiano si parla solo in Italia, ed e' una lingua poco utile se la si pensa in termini commerciali. Eppure qui in America i dipartimenti di lingua italiana sono sempre pieni di gente, gente che semplicemente e' innamorata della nostra cultura e del suono melodioso della nostra lingua. Se ci mettiamo a fare pubblicita' seria di corsi di lingua estivi, la gente ci verra'.

Un anonimo nel post precedente mi ha mandato il link dei surfisti (oddio, e chi lo sapeva che fanno surf in Abruzzo!), con la storia di ragazzi che sono venuti a fare surf lungo la costa dei trabocchi, ma vogliamo mettere che c'abbiamo qui? Conosco un po la storia della transumanza -
occorre veramente riscoprire tutte queste cose e renderle di moda. Guardate a Santo Stefano di Sessanio cosa si sono inventati.


Il vino

Un corso di sommelier estivo? Un corso di agricoltura biologica? Un corso di viticoltura-enologia? Qualcosa ad alto livello con tanto di certificato dove gli stranieri o gli abitanti delle citta' del nord possano venire per uno, due o tre mesi e tornarsene a casa sentendo di avere imparato qualcosa di utile. Soprattutto occorre insistere sull'idea che il contatto con la terra e' buono, e chic. Incoraggiare eventi del fine settimana da altre citta' del nord o di Roma, cosi uno invece di dire vado a fare il fine settimana in Umbria, dice vado a fare il wine tasting ad Ortona a Mare, dove mi faro' il giro delle cantine e mangero' il formaggio di pecora, e tutte le altre
cose buonissime che solo da noi sanno fare. Usare la fantasia. Parlare coi dirigenti delle cantine e chiedere a loro direttamente che idee avete? Comprare una pagina pubblicitaria su riviste internazionali del vino.

Incoraggiare la piccola imprenditoria locale legata al vino: il vino abruzzese deve essere
venduto dagli Abruzzesi e non dai distributori stranieri. Insistere che a Pescara nel dipartimento di Economia ci sia una opzione legata all'industria enogastronomica, dove si diventi dei professionsiti veri, cosi da creare una classe imprenditoriale di gente che ha studiato marketing speciliazzato sul tema, che sappia le lingue, che vada alle fiere e che se ne intenda.

La cultura

Sono scandalizzata che il castello non abbia programmi culturali dentro!!! Teatro, sfilate di moda, concerti, va tutto bene. Una scuola estiva, tipo l'estate musicale frentana? Francesco Paolo Tosti non era di Ortona? O anche l'estate pittorica ortonese in onore di Cascella. Qualcosa in loro onore. Un corso di lirica per cantanti stranieri che non solo possano migliorare le proprie tecniche canore, ma a cui venga anche offerta la possibilita' di imparare l'Italiano? Come a Spoleto? Non so bene come sia dentro questo castello, ma perche' non aprire anche a conferenze internazionali? Collegarsi con l'Universita' di Chieti, Pescara o con il MNSud cosicche' se devono fare dei meeting li facciano in un posto bello. Invitare artisti in residenza a tema. Che ne so,
un regista che per un mese o due tiene un corso di cinematografia intenso, un esperto di moda sulla creazione di modelli di lusso, un fotografo che venga a tenere un corso di fotografia, uno scienziato (perdonatemi) che venga a fare delle conferenze su temi di interesse generale.
A Treglio c'e' questa storia del comune affrescato, dove ogni estate se non mi sbaglio, vengono degli artisti ed alla fine ridipingono alcune case popolari o scuole in modo artistico. Cerchiamo di capire come fanno loro...


L'high tech

Nel bene e nel male siamo quelli del no al centro oli. E allora perche' non diventiamo pure quelli del si al fotovoltaico? Indaghiamo qual'e' il paese d'Italia con piu' pannelli solari e sorpasssiamoli. Mettiamo un piccolo cartello elettronico dove c'e' scritto: grazie ai pannelli
solari dal 1 gennaio 20xx il comune di Ortona ha generato xx watt di energia, per un risparmio di
xx euro. Incentiviamo l'imprendoria locale a darsi da fare non solo per installarli, ma anche per svilupparli di sempre piu' efficienti. Proviamoci.

E poi, sarebbe bellissimo che si investisse su centri di ricerca di bio
e nanotech. (1 nanometro = 0.000000001, con 9 zeri, metri, ed e' il limite attuale del "piccolo". Un atomo ha dimensioni di 0.1 nanometri). Il resto del mondo e' partito tanti anni fa, e forse questo e' un sogno. Ma creare un centro alla Mario Negri sud specializzata sul bio-nanotech e' davvero impossibile? Se ci sono riusciti i Sud Coreani, perche' noi no? Usare i fondi dell'unione europea? Invitare un esperto mondiale a stare in Abruzzo per due/tre anni e mettere su questo centro di ricerca di bio e nano tecnologia?

Fare dei fund raisers seri, invitando i nostri "ricchi" a fare uno sforzo maggiore nel dare soldi al posto da cui sono venuti (Trulli? Rocco Tano? Alba d'Eusanio?) e con la garanzia che il loro denaro non verra' sperperato. Di nuovo, qui in America si usa tanto, vedi William Buffett, un riccone (piu di Bill Gates) che ha deciso di devolvere tutti i suoi beni in beneficienza e prima di morire.


L'impegno popolare

Incentivare il privato a fare di piu', rendendogli la vita facile - nel senso che i controlli
devono essere severissimi ma veloci, cosi se uno vuole aprire l'agriturismo non deve fare
salti mortali e aspettare decenni per avere i permessi. Sensibilizzare la gente a trattare il turista come una risorsa e non un pollo da sfruttare. Occorre essere gentili con chi viene.
Educare l'Ortonese (e l'Italiano) medio che comportamenti come: non fermarsi alle striscie
pedonali, non fare lo scontrino, gettare le carte in terra, spegnere le cicche di sigarette in strada e non buttarle nell'immondizia sono comportamenti incivili e che lasciano il disgusto in una persona che viene da fuori a visitarci. Dobbiamo dare noi l'esempio per primi.

Rendere la citta' visivamente bella. Mettere i fiori ai balconi. Incoraggiare il ripristino del centro storico. Non dare concessioni edilizie dove quello che si propone e' un mostro
ecologico - le palazzine in campagna non servono. Inventare la cultura dell'abbattimento cosi' sconosciuta in Italia: cio' che e' brutto, storicamente irrilevante e inutile va eliminato, e soprattutto non soppiantato da altre palazzine. Piu' verde, piu' spazi aperti. E' un sogno lo so.
Chi fa il graffiti lo deve andare a rimuovere a proprie spese. Ciascuno di noi quando vede le cose storte non deve mai guardare dall'altra parte.

VIGILARE SEMPRE CHE MAFIA E CAMORRA NON ARRIVINO IN ABRUZZO - l'Eni e' subdola, ma la possiamo vedere, questi no, e fanno ancora piu' paura.

Modeste proposte - part 1

Prendo spunto dalla discussione sul blog di Davide per dire la mia sul futuro di Ortona. Naturalmente, sono molti anni che non vivo piu' in Abruzzo, e sarebbe presuntuoso dire di conoscerne bene la realta' o di saperne di piu' di chi ci vive. Sicuramente diro' un sacco di sciocchezze, in qual caso, perdono. Posso pero' immedesimarmi un po' in un turista che arriva e per il quale alcune cose potrebbero essere sviluppate o migliorate. Alcuni miei pensieri
riguardano le strutture, altre i comportamenti delle persone e la cultura del turismo.

Le informazioni

Creare un ufficio turistico serio, con pagina web aggiornata, dove se si scrive ti rispondono, e con sito parallelo in un inglese corretto. Da questo sito poter apprendere l'offerta di eventi culturali, gli orari dei musei, delle altre strutture, dei concerti, dei treni da e per Pescara, Roma, Ancona, come si fa ad arrivarci via macchina, via mare, gli hotel, gli appartamenti da affittare d'estate. Insomma un sito e un ufficio turistico competente e moderno e dove il personale non stia li per riscaldare la poltrona ma che veramente senta di avere la missione di essere utile al turista, senza badare a che ore sono e senza mai rispondere "non e' mia competenza".

In parallelo una forte opera di pubblicita': seria, professionale, mirata. Se in Nuova Zelanda e in Australia parlano di CALDARI (ci rendiamo conto di quant'e' piccola Caldari???) vuol dire veramente che ci dobbiamo dare una mossa ad investire in questo senso. Idee? Venitevi a sposare da noi (in America va tanto di moda in matrimonio in una Tuscan Villa), venite a imparare come si fa il vino, venite a vedere le tradizioni di una volta, venite al mare, venite ad assaporare "the Italian lifestyle" in un posto ancora incontaminato dal tursimo di massa, venite a trascorrere una settimana in campagna. Questo fa ridere, ma ho davvero un amico tedesco che viene
ad Atessa ogni anno in Novembre espressamente per potare gli ulivi! Diciamoglielo noi agli inglesi di venire in Abruzzo, e non lasciamoli venire qui giusto per caso.

Il mare

Non conosco bene la situazione del porto, ma da quello che capisco ci sono un sacco di edifici abbandonati. Occorre studiare bene la situazione e capire cosa di quel porto e' utile e cosa
non lo e'. Quello che non serve commercialmente, cercare di ritrasformarlo in qualcosa di utile
al turismo. Che ne so, allunghiamo la spiaggia dei Saraceni all'altro lato?
Il cimitero che si vede dalla statale adriatica e' una cosa bruttissima. Piantare qualche tipo di
vegetazione - questo e' facilissimo. Il centro abbandondato dell'ENI non va bene cosi'.
Ci si deve fare qualcosa di utile - un acquario del mediterraneo? Un museo del mare?
In Abruzzo non ce ne sono, potrebbe essere una cosa per farci venire turisti, bimbi ed adulti, d'estate e d'inverno per imparare ad amare il mare, con tanto di speigazioni sull'inquinamento e cosa non fare quando ci si va.

La guerra

Come diceva Mario non ne parla mai nessuno. E' un mio chiodo fisso. Credo che occorra fare di Ortona un luogo pivotale della memoria. E' appena uscito un libro di storia della Seconda Guerra Mondiale qui in America dove ci sono *dieci* pagine solo su Ortona e San Leonardo. Il fiume Moro va pulito, va creato un percorso (non cementificato) lungo il quale si possano vedere i rifugi di un tempo e dove chi va possa immedesimarsi in quello che succedeva, mentre e' immerso nella natura. E magari lungo il percorso spiegarli come si faceva a sopravvivere. Fu una guerra trucida, non occorre dimenticarselo. I miei nonni, e credo quelli di tutti, raccontavano un sacco di storie - come nascondevano le cose, i viaggi alla fonte a predere
l'acqua, gli allarmi, la fame, la gente senza scarpe e cose di questo genere. E poi: d'estate una volta al mese o a seconda della necessita' minitour-locali con visita coordinata al Muba, proiezione dei filmati della guerra, visita guidata al cimitero canadese, al fiume Moro, alla chiesa di San Tommaso dove si vedono ancora gli spari nei muri delle case vicino, con l'opzione di avere il tutto anche in inglese almeno d'estate. Pubblicita' in Canada, e dovunque in Abruzzo ci siano comunita' straniere, per esempio a Lanciano (dove c'e' la scuola canadese) o dovunque siano gli inglesi che comprano le case da noi.

Inventarsi un progetto grande: ad esempio decidere di catalogare le vite di tutti i nostri morti del cimitero canadese, non solo i loro nomi, ma le loro vite, che ne e' stato dei loro discendenti, o se ci sono, dei sopravvissuti, cosa ricordano del Natale del 1943, come sono cambiati dopo, cosa ricordano. Coinvolgere il governo canadese. Farne un documentario, contattare la Storia siamo noi di Rai Tre affinche' ne parlino anche loro della nostra guerra dimenticata. Farne dei progetti che coinvolgano scuole locali. Sponsorizzare un concorso per sceneggiatori e scrittori che scrivano un film sulla storia della citta' e la guerra e dove alla fine il film viene girato ad Ortona (non ho idea dei costi - ma che so, invitiamo Mr De Cecco a mettere parte del capitale in cambio di pubblicita' - in America si usa tanto cosi...)

Nel Novembre del 2008 quel professore canadese portera' 6000 studenti ad Ortona,la stampa canadese gia' ne parla. Questa e' un occasione d'oro per farci conoscere e per invogliare altra gente a venire da noi...

Buon lavoro Giovedi sera!

Part 1 - To be continued

Monday, March 17, 2008

Un signor Sindaco


In provincia di Vercelli c'e' una storia simile alla nostra, in un paese che si chiama Gattinara, dove si produce vino e dove chi li governa porta nel petto un po' piu' d'amore per la propria terra dei nostri politici corrotti.

Nel 2006 la societa' britannica Northern Petroleum ottiene otto permessi per trivellare Gattinara, posta fra Novara, Biella e la Svizzera. Il sindaco Mario Mantovani apprende la notizia casualmente dall'Assomineraria, sulla quale siamo comparsi anche noi abruzzesi. Nel blog di Marco potete guardare il trafiletto dedicato dall'Assomineraria ad Ortona e a Miglianico: il post e' qui (14 febbraio 2008).

Bene, questo sindaco, non perde tempo, contatta lui personalmente viticoltori e agricoltori della zona, e afferma: "Il nostro borgo si caratterizza per la ricchezza ambientale e per il vino, che da secoli rende celebre il nome di Gattinara. La presenza di pozzi petroliferi rischierebbe di trasformare totalmente la città. Dalle nostre colline scendono mille canali, piccoli e grandi: basta un attimo per inquinare tutto il sistema idrico". Si mobilitano tutti i produttori di vino, gli agricoltori e i cittadini compatti.

In quella zona c'era gia' stato un tentativo di trivellare, questa volta da parte dell'ENI, la nostra beneamata, e ne parlo' Davide nel suo blog qui. La citta' era Castell’Alfero, nell’Astigiano e dove grazie all'impegno di cittadini e della giunta comunale il Tar REVOCO' l’autorizzazione di pozzi all’Eni, nel 2002. Forti di questa esperienza, e memori dell'esperienza funesta di Trecate dove un pozzo esplose, la citta' di Gattinara tenne duro, e alla fine la societa' inglese desistette dal suo progetto.

Intanto, del vino di Gattinara ne parlo' tutta la stampa, la Rai regionale, Mediaset, La 7, Sky. Tutti a dire quanto era buono il vino di Gattinara, e che era pura follia distruggere quella realta' per il petrolio. Tutta pubblicita' gratis.
Nel 2007 Gattinara ha fatto registrare il 25% in piu' di vendite dei suoi vini.

.. e noi? Fratino, Del Turco, Rai Abruzzo, TAR: SPECCHIATEVI e vergognatevi.

Fonti: La Stampa,

Friday, March 14, 2008

Un altra novita' - la torcia al plasma


Qualche giorno fa mi e' giunta notizia tramite gli amici James ed Ursula di questa nuova bella proposta per la regione verde d'Europa: una torcia al plasma. Sembra di parlare di un'arma di Mazinga Zeta, ma non e' cosi.

La Micron Tecnology, una azienda americana con sede principale nell'Idaho, ha chiesto al comune di Luco dei Marsi (Aquila) l'approvazione di un progetto per quattro impianti per smaltimento dei rifiuti con una torcia al plasma. Il tutto per una estensione di 400 000 mq.

Il principio operativo di una torcia al plasma e' di fare scomporre i rifiuti bombardandoli con un fascio elettronico prodotto da una scarica di gas ionizzato, il plasma. Le temperature coinvolte sono elevate (circa 4000 gradi celsius), e servono per assicurarsi che particelle tossiche, fra cui la diossina, possano essere disintegrate. A seconda del tipo di immondizia utilizzata, si puo' ricavare energia sottoforma di gas.

Particolari problemi potrebbero sorgere se in mezzo ai rifiuti ci fossero metalli pesanti, fra cui zolfo (sempre lui!), cloro e fluoro, e se la diossina non si dissociasse in maniera corretta. A causa delle alte temperature coinvolte le varie guaine metalliche di protezione sono facilmente
degradate e devono essere cambiate ogni anno.

Non sono un'esperta di questa tecnologia, e la mia opinione e' basata su fatti che ho letto su vari siti internet. Pero' da quello che leggo, questa delle torcie al plasma, e' una tecnologia forse promettente, ma ancora in fase di messa a punto e di sperimentazione. Al mondo ci sono stati gia vari tentativi:

In Giappone ce ne sono tre. Una delle torcie consuma piu' energia di quanto non produca. In Australia e in Germania due torcie al plasma sono state chiuse perche' troppo inquinanti. In Canada ne e' stata appena aperta una alla fine del 2007 e ancora non si sa quali effetti avra'.
Negli Stati Uniti ancora non ce ne sono, ma la prima potrebbe essere aperta nel 2009 in Florida. Le Hawaii le hanno vietate. Non ci sono studi ambientali imparziali di questi impianti. La mia conclusione dunque e' che non si sa e che la gente ci va piano anche se la tecnologia esiste da vari anni.

Ora, siccome non si sa e siccome la microscopica Luco dei Marsi non mi pare troppo attrezzata per monitorare INDIPENDENTEMENTE uno stabilimento del genere, io non credo che questa sia una proposta saggia. Mi pare piuttosto un tentativo della Micron di sperimentare questa tecnologia in un posto conveniente dove hanno gia una base, e dove allo stesso tempo i permessi, i controlli e la salvaguardia dell'ambiente non sono cosi rigorosi come potrebbero essere altrove. Per di piu', non vogliono smaltire le buccie di patate o i cartoni del latte, ma circa 250 mila tonnellate di rifiuti tossici industriali speciali pericolosi. Furba, la Micron, eh?

Naturalmente l'erudito del Turco, ha gia' detto si.

La mia solidarieta' agli abitanti di Luco dei Marsi, intanto buon 15 Marzo, tenetemi informata.
Lorsignori pensano che ci stanchiamo, ma chi si smuove da qui?

Fonti: Wikipedia, Slate ,
Ecoblog

Thursday, March 13, 2008

L'Abruzzo delle sagre e degli arrosticini


Ho deciso di indagare un po cosa dicono dell'Abruzzo all'estero. Googlando un po scopro che il New Zealand Herald, uno dei giornali piu' diffusi in Nuova Zelanda, scrive un articolo su Ortona e sull'Abruzzo in Novembre 2007, sui nostri vini e le opportunita' turistiche associate.

"Bordered by the Adriatic Sea and the Appenine ranges, Abruzzo's verdant slopes are
perfect for wine cultivation. Abruzzo is gourmet territory in both wine and food.
A real voyage of discovery."

Ai confini fra l'Adriatico e l'Appenino, le rigogliose pendenze abruzzesi sono perfette per la coltivazione dei vigneti. L'Abruzzo e' un territorio gourmet per vino e cibo. Un vero viaggio di scoperta.

L'autrice va a farsi un trattamento di bellezza all'Agriturismo Agriverde, ad Ortona, dove si fa la 'vinoterapia' e lo racconta ai neozelandesi. Stessa storia in Australia, dove addirittura dicono che la vinoterapia si fa a 'Caldari'.

Trovare articoli sull'eccezionale bellezza di Santo Stefano di Sessanio e' abbastanza facile, il Traveler site, ma ce ne sono mille altri, ne parla come
di "Italian living at its finest, in a stunning setting". Vita all'italiana al meglio,
in un circondario che ti porta via il respiro.

Anche il New York Times nel 2006 ha pubblicato un articolo sull'Abruzzo dove si parla di noi come una regione incantevole, dove i cibo e' spettacolare e dove le tradizioni abbondano. In un altro articolo del 2004, si parla dei nostri vini, che assieme a quelli marchigiani, sono stati totalmente rivoluzionati, in meglio, negli scorsi 15 anni e che offrono una piacevole alternativa ai vini piu' tradizionali, come quelli toscani. Il sito IntoWine dedica al Monetepulciano varie pagine, con il titolo "Montepulciano d’Abruzzo: A Wonderful Red Wine from the Region of Abruzzo", e cioe' Montepulciano, un meraviglioso vino dalla regione Abruzzo.

Io non ce lo vedo un articolo che dice: Abruzzo, una bella regione con una raffineria qui, un rigassificatore li, un inceneritore cola'. L'Abruzzo delle sagre e degli arrosticini e' la nostra ricchezza. Peccato che un certo testardo signore che a casa sua fa il fotovoltaico e dalle altre parti i mostri ambientali, questo non l'abbia ancora capito.

Peccato che e' lui a scegliere per noi. Vinceremo.


Fonti:
Australia
,
Nuova Zelanda,
Traveler,
New York Times,
IntoWIne

Monday, March 10, 2008

Un nuovo peccato: inquinare


L'Osservatore Romano ha pubblicato in questi giorni una intervista al capo del Penitenziario Apostolico del Vaticano, un ente che si occupa di definire peccati e di decidere che assoluzioni dare. Il capo si chiama Gianfranco Girotti e a lui sono stati chiesti quali siano i "peccati dell'era moderna".

Girotti ha detto che mentre in passato il peccato era definito sulla base di comportamenti individuali, oggi il peccato deve essere inteso in una dimensione piu' ampia, piu' sociale, quando i nostri comportamenti hanno forti, negative conseguenze sulla collettivita'. Fra i peccati nuovi:

INQUINARE.

ENI, ci senti? Di Martino, ci senti? Fratino, ci senti? Andreussi, ci senti? Intanto nell'omelia domenicale, Benedetto XVI si dichiara preoccupato per la salute della Terra, per i cambiamenti ambientali e sta per fare installare dei pannelli solari nel Vaticano. Non mi risulta che vada a benedire raffinerie di petrolio.

La domanda che si agita dentro di me da molti mesi e a cui ho sperato per molto tempo
poter dare una risposta dignitosa, e' molto semplice: dov'e' la Chiesa abruzzese in questa storia del centro petroli? Dov'e' la Chiesa nella difesa nobile e giusta del territorio? Perche' non dicono nulla? Io stessa ho parenti preti-suore-insegnanti di religione. Dove sono? Perche' non prendono posizioni? A mio modesto avviso, il peccato non inizia e finisce con il sesso prematrimoniale e gli altri temi cari alla chiesa cattolica in Italia: distruggere l'ambiente e la vita di migliaia di famiglie che dipendono sull'agricoltura e sull'industria del vino e del turismo e' un peccato molto molto molto grave, secondo me. San Francesco e' il patrono d'Italia ed e' il protettore del creato e della natura, se ne sono scordati?

Ho scritto a tre arcivescovi - Forte, Valentinetti, Ghidelli. Ghidelli non mi ha mai risposto, mentre sia Forte che Valentinetti mi hanno fatto promesse di interventi. Forse la loro voce non mi e' giunta perche' vivo cosi' lontano, ma la Chiesa DEVE fare di piu'.

Ci tengo a precisare che vado a messa tutte le domeniche, ma sono veramente delusa dalla chiesa Abruzzese. Vorrei una Chiesa vera, una Chiesa che denunci, che si attivi, che non abbia paura di sporcarsi le mani e che sia accanto al popolo e non nelle loro torri d'avorio. Vorrei una Chiesa che non ha paura di prendere posizioni scomode, quando giuste. Vorrei una Chiesa coraggiosa, che inspiri il popolo, che lo guidi e non che stia li dietro le quinte a guardare. Gesu' Cristo venne non per mantenere lo status quo, ma per rivoluzionare la terra e migliorarla. Dove sono i suoi rappresentanti in Abruzzo?

Come fanno ad essere il sale della terra se ci lasciano da soli a combattere per proteggerla?

Saturday, March 8, 2008

L'ENI e la gomma sintetica

Un'altra multa per la nostra simpatica multinazionale.

Nel dicembre del 2006 la commissione europea, la sede europea dell'antitrust, ha imposto all'ENI una multa di 130 milioni di euro per avere partecipato a un "cartello" cioe' ad una serie di accordi con altre ditte chimiche e petrolifere per spartirsi il mercato della gomma sintetica in maniera sleale e fuori dalla concorrenza, dal 1993 al 2002.

La tedesca Bayer ha denunciato il cartello, e di tutte le aziende coinvolte, l'ENI ha avuto la multa piu' alta di tutti, superiore alle altre del sessanta per cento, perche' e'la TERZA volta che i nostri beneamati commettono crimini di questo genere in due anni. Sono gli unici ad aver fatto tris. Ecco le multe:

Tosoh, Giappone 4,800 Euro
Du Pont, USA 60,000 Euro
Denka, Giappone 47,000 Euro
Dow, USA 49,000 Euro
ENI 132,000 Euro

Vogliamo ancora trattare con questa gente? Vogliamo credere che verranno in Abruzzo e saranno santi? Non ci credo neanche se lo vedo. Sono disonesti e recidivi. Non c'e' da credere ad una sola parola di quello che dicono. Il passato e' il miglior indicatore del futuro.

Friday, March 7, 2008

L'ENI a Gela










2016:

emissioni fuggitive, pet coke, terreno, mancanza di bonifiche, ipotesi danneggiamento e contravvenzione al codice dell'ambiente
emissioni in atmosfera, inquinamento del terreno
contaminazione delle acque
incidenti probatori per malattie professionali per amianto
sversamento, incendi, topping
  

----


Costretti a respirare sostanze tossiche quali il dicloretano e l'acido cloridico
A toccare con le mani il mercurio
A stare a contatto con l'amianto

Grande concentrazione di mercurio, benzene, dicloretano, 
idrocarburi clorurati, cloruro di vinile

----

le cui patologie sono da ricollegare all'inquinamento industriale

Richiesta di risarcimento milionario per un primo gruppo di 12 bambini nati con malformazioni
Accertato il nesso di causalita' fra l'inquinamento industriale e le patologie di cui sono affetti

Spina bifida e palatoschisi

75 persone

danno morale subito (stato di sofferenza e patimento interiore per le lesioni riscontrate)
danno da lesione del rapporto parentale (perdita delle aspettative di proficuo scambio tra genitori, figli, conuigi e lo sconvolgimento assoluto dei rapporti tra i soggetti e le ordinarie abitudini di vita)


----


2008:


A Gela esiste una raffineria di petrolio di proprieta' dell'ENI. La scorsa estate la trasmissione televisiva L'Italia in diretta, su Rai 3, dedico' al petrolchimico siciliano una puntata intera. A quel tempo non sapevo ancora dei malaugurati piani ENI per l'Abruzzo, ma la trasmissione mi scosse molto. Ne parleremo piu avanti.

La storia di Gela e' drammatica e non molto diversa da quella di Viggiano o di altre parti dove l'ENI ha messo lo zampino, il dito e il braccio tutto. Anche a Gela, sorpresa delle sorprese, l'ENI dirige un centro di desolforizzazione del petrolio, ed anche a Gela hanno emissioni insalubri di idrogeno solforato e di altre schifezze.


 Corriere di Gela - 

 Un neonato microcefalo e' un bimbo con uno sviluppo 
limitato del cervello che restera' tale per tutta la vita.

"Il petrolchimico responsabile anche dell’infertilità maschile"

"La notizia riportata la settimana scorsa dal nostro giornale e da altri organi di stampa del nord, relativa ai bimbi malformati a Gela per via del’inquinamento del petrolchimico locale, ha suscitato allarme e reazione nella nostra città. Su 13.000 bambini nati dal 1991 al 2002, ben 520 hanno malformazioni: la percentuale dei neonati microcefali a gela è dieci volte maggiore alla media nazionale. Inoltre 9 operai dell’impianto “clorosoda” (chiuso da dieci anni) sono morti negli ultimi 5 anni e una ventina sono ammalati. E ancora circa 7.000 dipendenti si sono succeduti negli impianti che hanno fortemente inquinato acqua e cibi in città.

Cento famiglie gelesi sono riunite in comitati per costituirsi parte civile in un eventuale processo a carico dei vertici dell’Eni. Già è stata depositata una perizia allarmante sull’aumento dei tumori in città. Il sindaco Rosario Crocetta ha detto che “la città ha diritto a un risarcimento”. Risulta anche che tanti medici prescrivono il ”viagra” (la pillola americana dell’amore) non solo agli anziani che non intendono disarmare, ma anche a molti...giovani gelesi, per le loro performance, in considerazione della loro scarsa fertilità.

L’allarme generale ha effetti andrologici e sono state innestate anche gravi patologie genetiche (tumore ai testicoli), riduzione dell’organo sessuale tra i giovani gelesi di oggi, rispetto ai loro coetanei di una generazione fa.

L’inchiesta giudiziaria sull’impianto petrolchimico di Gela è tutt’ora aperta. E già è noto quanto è costato (in vite umane) il cosiddetto “benessere” del petrolio rinvenuto nel sottosuolo locale. La rivoluzione industriale ha portato a Gela varie malattie: nevrosi, depressioni, svogliatezza, tumori, infertilità, malessere nelle vie respiratorie e anche la...mafia."

---

A parte la mafia sono tutte cose che andiamo dicendo da mesi. E' tutto chiaro a tutti ormai meno che ai nostri politici locali che come struzzi mettono la testa sottoterra, fanno finta di non sapere, non vedere e accusano gli altri di essere disfattisti.

Arrivera' un giorno...

Thursday, March 6, 2008

Non inquiniamo - iniziamo dal piccolo

Fra le cose che faccio quando non scrivo al blog (si cara Flora, cerco pure di lavorare ogni tanto!) studio dei modelli matematici collegati alla vita di tutti i giorni. Uno dei progetti in cui sono coinvolta e' quello di studiare il crimine a Los Angeles, e se ci azzecchiamo, di dare al dipartimento di polizia dei consigli utili. E' un progetto ambizioso in cui gioco solo una parte marginale, pero' ci sono anche io.

E allora ieri, con mia grande gioia, il Los Angeles Police Department ci ha invitati a trascorrere
una giornata con loro. Siamo prima andati alla riunione strategica che si tiene una volta al mese, il COMPSTAT, per discutere dove sistemare le risorse, dove intervenire e come coinvolgere gli enti locali nella lotta al crimine. Poi siamo stati nella centrale operativa dove si prendono le chiamate del 911 (l'equivalente del 113), e nel centro di intelligenza dei crimini, dove hanno il database computerizzato di tutta la contea e che e' aperto 24 ore su 24. E poi, cigliegina sulla torta, siamo andati con una pattuglia in un giro notturno. Il mio sergente si chiamava Rick. Eravamo io e lui, ed e' stato gentilissimo. Mi ha fatto mettere il giubbotto antiproiettili, ha riempito la macchina con pistole-fucili-coltelli-(me!) e siamo partiti con le sirene spiegate.
"Abbiamo" salvato un bambino maltrattato, una donna menata dal marito e abbiamo fatto la multa a uno che passava con il rosso.

La cosa che piu' mi ha fatto riflettere sono state le parole di questo ufficiale, che veramente non poteva essere piu gentile con me. Mi ha detto, io quando indosso l'uniforme sento la responsabilita' di essere "la polizia" agli occhi della gente e cerco di fare del mio meglio per difendere questo posto.

Dovrebbe essere cosi qualsiasi sia il nostro lavoro nella vita.

Oil spills are forever









L'altro giorno il Los Angeles Times riportava un articolo sulla vita in un paesino dell'Alaska, Cordova, dove circa 19 anni fa la petroliera Exxon Valdez causo' uno dei piu' gravi disastri ambientali della storia a causa di fuorisucite di greggio. Ci furono quasi 50 milioni di litri di petrolio riversati lungo 3,000 chilometri di costa. I danni ambientali sono stati molto piu' gravi di quanto si immaginasse. Dopo tutti questi anni, la vita non e' ancora tornata alla normalita' a Cordova ed alcuni delicatissimi equilibri ambientali sono stati distrutti per sempre.

L'aringa e' un pesce che puo' sembrare insignificante, e forse anche gli abitanti di Cordova pensavano cosi prima del petrolio. Fino al 1989 era molto abbondante e nessuno neanche ci faceva caso. Ma in seguito all'incidente della petroliera, le larve e le uova di questi pesci vennero cosi' fortemente danneggiati che le generazioni succesive nacquero deformi e in numeri sempre minori. Oggi le aringhe sono scomparse, e con loro i salmoni rosa allo stato naturale che se ne cibavano e che rappresentavano la principale fonte di reddito per la citta'.

L'industria della pesca e' in forte declino, tre industrie che inscatolavano le acciughe sono fallite e nessuno compra il poco salmone che c'e' per paura che sia contaminato. Che sia veramente contaminato o no, non conta, e' questa l'immagine del salmone di Cordova. La popolazione e' decimata e i pochi che sono rimasti sono solo anziani e persone scoraggiate. Uno dei sindaci, incapace di risollevare le sorti della citta' si e' suicidato. La Corte Suprema americana si pronuncera' in estate se accordare ai pescatori di Cordova ulteriori danni di 2.5 miliardi di dollari per danni economici alla collettivita'. La Exxon ha gia' pagato 3.5 miliardi di dollari per il ripristino ambientale in Alaska. Ma il ripristino totale secondo gli esperti non ci sara' mai. Un monitoraggio su 25 specie animali riporta che solo sette sono tornate ai livelli pre Exxon Valdez.

Anche in Italia abbiamo un disastro simile, con conclusioni legali un po' differenti. Nel 1991 la Haven, una petroliera di bandiera cipriota, vecchia e malandata, esplose carica di greggio a Genova, con a carico 140,000 tonnellate di petrolio. Naturalmente grazie a giochi di prestigio tipicamente italiani, non vi furono ne risarcimenti ne colpevoli. Nel 2002 furono definitavamente archiviate tutte le richieste di pagamento e di dichiarazioni di colpevolezza dalla Haven. Gli armatori dissero che non capivano perche' ci fosse voluto cosi' tanto tempo per dichiarare la loro innocenza. Non fu colpa di nessuno. La nave giace a una ottantina di metri da Arenzano, in provincia di Genova. E' stimato essere il piu grande relitto subacqueo di tutti i tempi.

L'università di Marsiglia, in Francia nel 1994 condusse una ricerca sull'inquinamento provocato dalla Haven, affermando che la natura del petrolio e le condizioni ambientali non sembravano favorire il naturale processo di decontaminazione. Nel 1995 venne effettuato uno studio sulle ostriche del mar ligure: furono rilevate quantità di idrocarburi superiori a quelle registrate nel porto di Marghera, in Veneto. Le conseguenze di questo disastro ecologico sono ancora evidenti e gli esperti concordano che le sostanze tossiche emesse durante quell'esplosione siano ormai entrate nella catena alimentare.

Il punto che voglio fare con queste storie, e basta navigare in internet un po' per rendersene conto, e' che la natura e gli ecosistemi sono sistemi complessi e fragilissimi e non e' possibile prevedere cosa succedera'. Occorre essere PREVENTIVI e non piangere i morti e i danni dopo che sono successi. Trasformare il porto di Ortona in porto minerario per il commercio di petrolio ed affini solo per promuovere la fratino.com e' una scelta - come molte altre proposte dall'attuale amministrazione ortonese - FOLLE .

Anche se le possibilita' di incidenti sono remote, sono pur sempre possibili e sarebbero catastrofiche. Il caso Genova la dice lunga: se i giochi di prestigio li hanno saputi fare i ciprioti, figuriamoci l'ENI!

Sindaco, ma lei non pensa che sia arrivata l'ora di concedere, elegantemente e con dignita', la sua sconfitta sul petrolio ad Ortona?

Fonti Los Angeles Times, Focus, Wikipedia

Tuesday, March 4, 2008

La lotta continuera'


Leggendo 'Prima da noi' sulla questione del centro oli, e i commenti sui vari blog, credo anche io che la nostra sia una prima, seppur piccola e limitata, vittoria. Ma l'opera e' ben lungi dall'essere compiuta.

Anche io credo che il congelamento fino al 31 Dicembre 2008 sia stato concesso solo ed esclusivamente a causa del forte impegno popolare. A causa dell'instacabile azione della gente. Di noi, dei nostri trenta autobus, dei nostri blog, dei nostri giovani, delle nostre associazioni locali, piccole e grandi, che si sono adoperati contro questo mostro. E' questo deve darci forza e ottimismo. Siamo stati NOI ad obbligarli a pronunciare questo microscopico no e dobbiamo continuare a fargli pressione, senza sosta.

I politici corrotti e i signori dell'ENI pensano che in questi mesi che ci separano al 2009 ci stancheremo, ci scorderemo e li lasceremo indisturbati fare le campagne elettorali basate sul fumo e non sugli arrosti (arrosticini nel caso di del Turco). Pensano che siamo un movimento passeggero e che presto potranno tornare ai loro sotterfugi e ai loro giochi di prestigio come se niente fosse. Invece sbagliano anche qui. E sbagliano perche' useremo questi mesi per assillarli, per continuare l'opera di sensibilizzazione in tutto l'Abruzzo. La lotta continuera' e sara onesta ma durissima.

Intanto, il resto del mondo corre, prende decisioni, sceglie, va avanti. Da noi invece, di fronte ad un insediamento insalubre di prima classe, di fronte ad una tonnellata e mezzo di inquinanti al giorno, di fronte alla possibilita' di distruggere agricoltura, pesca, vinicoltura, di fronte a sostanze che sono scientificamente provate essere tossiche, di fronte all'esperienza lucana che parla da sola, di fronte ad un ente che palesemente inganna il popolo, i politici decidono di sedersi, di prendersela con calma, e di aspettare. Magari fra nove mesi l'idrogeno solforato
fara' bene alla salute.

Sono proprio degli statisti coraggiosi.

Monday, March 3, 2008

Quattro morti per esalazioni di zolfo


Una notizia bruttissima: morti per idrogeno solforato. Ho appena letto la notizia sul Corriere della Sera e sono arrabbiata. Perche' nessuno ha detto a quegli operai che zolfo in polvere + acqua = veleno? Sono veramente morti che non dovrebbero esserci, e mostrano che nemmeno le piu' elementari norme di prevenzione vengono prese in Italia. Questi lavoravano ogni giorno con lo zolfo, perche' nessuno gli ha mai fatto un corso di formazione sul tema? Perche' nessuno gli ha fatto mettere le maschere antigas? Una rabbia.

Il Professor Giancarlo Umani Ronchi, ordinario di Medicina Legale all'Università "La Sapienza" di Roma afferma:

«Quando si formano vapori di zolfo di anidride solforosa o idrogeno solforato il sangue non si ossigena più, viene bloccata l'emoglobina, e si muore per asfissia. Non respiratoria, ma sanguigna». E la morte è rapida: «Non c'è molto tempo, quasi subito interviene la perdita di conoscenza, che probabilmente è quello che è capitato agli operai scesi nella cisterna per tentare di soccorrere la prima vittima, e si muore. C'è poco da fare, ci vorrebbe (ma solo se sono passati pochi istanti di esposizione) un'immediata rianimazione e un soccorso con ossigeno, ma anche in questo caso le speranze sono pochissime, lo zolfo è un elemento che una volta respirato non perdona».

Fonte:

Corriere della Sera

ENI via dall'Abruzzo!

Questo e' un volantino che mi hanno inviato gli amici della Onlus Fare Verde. Grazie!
Domani so che saremo in tanti, e veramente vorrei esserci per vedere con i miei occhi il cuore e l'anima dell'Abruzzo che riprende la sua dignita'. Non dobbiamo pero' accontentarci di un anno di attesa. Alle estrazioni di petrolio dobbiamo dire no, fra un'anno, fra dieci, fra mille, ad Ortona, a Sulmona, a Teramo - in tutto l'Abruzzo. Noi siamo la regione verde, non nera d'Europa.

E' notizia di pochi giorni fa (15 Febbraio 2008) che l'ENI e' stata condannata ad una multa di sette milioni e mezzo di dollari per inquinamento ambientale in Kazakhstan, dove si estrae petrolio ricco di idrogeno solforato. Sette milioni e mezzo di dollari di multa!

Mi sa che i loro esperti ambientali di Pisa non c'hanno tanto azzeccato a farsi "li cund", che dite? Le motivazioni della multa sono per avere prodotto emissioni incontrollate di sostanze inquinanti nell'atmosfera dovute al bruciamento di gas tossici. Mmmmh, chissa' perche' suona tutto cosi' familiare...

Forza tutta domani, e niente compromessi. ENI e compari tornatevene da dove siete venuti.

Fonti: Thomson Financial News

Saturday, March 1, 2008

L'ENI in Ecuador


Nonostante le chiacchere che anche noi ben conosciamo, l'ENI e' tra i principali esportatori di un modello economico basato sull'impoverimento dei popoli del sud del mondo e sulla distruzione dell'ambiente.

Alla fine del 1999 l'Eni è divenuta titolare unica di un'intera regione dell'Amazzonia ecuadoriana chiamata «Blocco 10», all'interno della quale porta avanti attività di sfruttamento petrolifero. Per aumentare la capacita' estrattiva, l'Eni ha approvato la costruzione di un oleodotto privato
di 513 km che ha spaccato in due il paese, distrutto gran parte delle foreste ancora rimaste e violato i diritti delle comunità vicine al tubo.

La Banca mondiale si rifiuto' di finanziare il mega progetto in quanto non rispettava gli standard minimi di sicurezza e di tutela ambientale richiesti. Le operazioni di questi anni hanno garantito enormi profitti all'ENI, ma sono state disastrose per l'intero paese.

Le attività nel «Blocco 10» hanno provocato la deforestazione di oltre mille ettari di boschi primari, il taglio di 372.320 alberi, lo scarico diretto di residui tossici nei fiumi e nel suolo, un alto livello di inquinamento che ha causato la perdita di una gran parte della straordinaria biodiversità presente. A questo va aggiunto l'impatto sociale e culturale sulle popolazione contadine ed indigene che da millenni abitano la zona, i danni alla salute e gli inganni alle popolazioni indigene.

Le tubazioni attraversano molte comunità indigene. Il petrolio scorre a 80 gradi centigradi, altrimenti sarebbe troppo denso, e sotto enormi pressioni. Per risparmiare, le valvole di sicurezza sono state impiantate a venti chilometri l'una dall'altra. Ci sono state piu di venti esplosioni dalla tubatura rotta. In una di queste occasioni, a causa delle pioggie e degli smottamenti, sono morte 50 persone.

Come volevasi dimostrare, nel portare avanti il progetto le comunità coinvolte mai sono state informate, contrariamente a quanto prevede la legge dell'Ecuador. Facendogli firmare un documento con le impronte digitali, l'Eni acquisto' i diritti estrattivi con la bellezza di un fischietto, un quintale di riso, due palloni da calcio, una bandiera dell'Ecuador, qualche dollaro, qualche secchio di burro e di sale e un po' di piatti e posate.

Martedi 4 Marzo, non dobbiamo credere ad una parola di quello che dicono.

Fonte: Peacelink, Unimondo, Carta Settimanale

Del Turco indagato con tutta la giunta


Voleva aggiustare la sanita' abruzzese ed il conto con la Deutche Bank coi soldi dell'ENI, e intanto li regalava ai suoi amici. Vergogna!


Pecara - Bufera sanità sulla giunta di centrosinistra dell'Abruzzo. La magistratura di Pescara ha inviato informazioni di garanzia al presidente della Regione Ottaviano Del Turco e a sette assessori. Si ipotizza il reato di abuso d’ufficio in relazione a una delibera con cui si autorizzava un atto di transazione di 14 mln euro alla Deutsche Bank, la quale aveva a sua volta versato la cifra al gruppo sanitario che fa capo all’imprenditore Vincenzo Angelini. "È una cosa che si chiarirà in brevissimo tempo" commenta Del Turco.

Provvedimenti Gli assessori indagati sono: Bernardo Mazzocca (Sanità), Marco Verticelli, Giovanni D’Amico, Tommaso Ginoble, Franco Caramanico, Mimmo Srour e Fernando Fabbiani. Non risultato, invece, destinatari di informazioni di garanzia gli assessori Enrico Paolini ( Vicepresidente), Elisabetta Mura e Valentina Bianchi, assenti al momento dell’adozione della delibera. Gli avvisi di garanzia sono stati recapitati questa mattina da parte del pool di magistrati pescarese, Nicola Trifuoggi, Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio. In particolare l’avviso di garanzia riguarda l’adozione della delibera n.58 del 29 gennaio 2008 con la quale la giunta disponeva il pagamento a favore della Deutsche Bank di circa 14 milioni di euro relativi a un credito che l’imprenditore Angelini, titolare della clinica privata Villa Pini, aveva ceduto all’istituto di credito. La Deutsche Bank, poichè la somma non è stata ancora erogata ed il contratto di cessione di credito e scaduto nell’aprile dello scorso anno, ha chiesto alla Regione Abruzzo interessi per circa un milione di euro. L’inchiesta della magistratura aveva preso l’avvio di una interrogazione di Rifondazione Comunista che sosteneva che le somme non fossero dovute alla clinica privata.

Sanità: Del Turco indagato in Abruzzo
16.02: Indagati per concorso in abuso di ufficio il presidente della giunta regionale abruzzese, Ottaviano Del Turco, e sette assessori. I provvedimenti nell'ambito di un'inchiesta su una delibera con cui si autorizzava una transazione di 14 milioni di euro ad una clinica privata.