Un altro risvolto dei cambiamenti climatici: gruppi di canguri che discendono negli spazi pubblici di Canberra per mangiare l'erba annaffiata dei giardinetti, l'erba che cresce nei parchi, negli stadi, lungo le strade.
Gli manca il cibo.
Qualcuno e' anche morto sopraffatto dal traffico.
Canberra he trenta riserve naturali e non e' raro vedere canguri in giro.
Quello che e' raro invece e' vederne cosi tanti, tutti affamati.
Fa freddo a Camberra, come mai visto prima; il tutto dopo una estate calda anche questa mai vista prima con poca pioggia nei mesi appena trascorsi che fanno si che manchi il cibo per i canguri nei loro habitat normali. E quindi partono in gruppi per cercare qualche altra cosa da mettere in pancia.
I canguri sono animali sociali e vivono in gruppi guidati da un maschio dominante e varie femmine.
A noi possono sembrare curiosi animali, ma in Australia in alcune localita' sono considerate delle pesti e vengono a volte uccise per conterne i numeri, in modo da evitare che i loro numeri diventino insostenibili sulla flora e sulla fauna locale. Nel 2018 sono stati uccisi 3,253 esemplari. In Australia in totale ci sono piu' canguri, 44 milioni, che persone, 24 milioni.
E ora che scendono in massa in citta', diventa ancora piu' preoccupante il dafarsi, perche nessuno sa quale sia la strategia giusta.
Coccodrilli e koala pure si avventurano sempre piu' spesso nei centri abitati e alle zone di turismo in cerca di cibo a causa dei cambiamenti climatici.
Circa il 50% delle specie animali d'Australia e' stato cancellato a causa di aumenti di temperatura e di mancanza d'acqua. Altre 200 specie sono a rischio.
La professoressa Gretta Pecl dell'Universita' di Tasmania ha calcolato che ogni decennio le specie di terra si spostano 10 chilometri verso altre zone alla ricerca di cibo a causa dei cambiamenti climatici.
Dice che l'umanita' ha ancora bene da rendersi conto che le conseguenze delle nostre azioni sulla vita animale, in termini di migrazioni, di specie morte o morenti che semplicemente non ce la faranno ad adeguarsi.
E' triste, no? Siamo noi che abbiamo fatto tutto questo.
L'Australia e' piu' in pericolo rispetto ad altri paesi, a causa delle sue condizioni geografiche ed il fatto di essere essenzialmente una grande isola. Il Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization calcola che in 70 anni la temperatura crescera' qui di 5 gradi centigradi, una cifra impressionante per i suoi effetti sulla biodiversita' e considerato che gia' 2 gradi centigradi sono considerati troppi.
Per ora le specie migrano dove possono, ma per poco. Anche la neve e' destianata a scomparire dal continente tra 30 anni, se tutto va avanti come sta andando, quindi c'e' poco da scappare per specie che hanno bisogno di climi piu' freschi. Non stanno meglio i pesci.
Alcune specie di pesci tropicali sono state trovate a 1000 chilometri piu' a sud di dove stazionano abitualmente; i coccodrilli si sono spostati di ben 250 chilometri rispetto al loro habitat tradizionale nel Queensland e nel Northern Territory. Anche le meduse sono state trovate in zone dove prima non c'erano.
La lista e' lunga: tartarughe, lucertole, serpenti, pappagalli, farfalle, opossum, canguri, koala si spostano perche' hanno fame. E' un ciclo unico: gli eucalipti sono sempre meno resistenti al caldo, le foglie perdono nutrienti e gli animali che se ne cibano sono costretti ad andare altrove. E cosi i canguri arrivano in citta'.
Che dire, che fare.
Saperlo, essere coscienti di tutte queste cose e del fatto che siamo noi che li abbiamo causati questi disastri. Usare di meno, ogni cosa piccola che sia, aiuta.
Soprattutto, combattere il nemico numero uno: l'uso smisurato di fonti fossili. Opporsi ovunque e con forza ai progetti trivellanti sul pianeta, che siano in Italia, che siano in Australia, non importa.
Il pianeta e' uno solo e anche resistere a casa nostra e' utile, da speranza, e' costruttivo.
Circa il 50% delle specie animali d'Australia e' stato cancellato a causa di aumenti di temperatura e di mancanza d'acqua. Altre 200 specie sono a rischio.
La professoressa Gretta Pecl dell'Universita' di Tasmania ha calcolato che ogni decennio le specie di terra si spostano 10 chilometri verso altre zone alla ricerca di cibo a causa dei cambiamenti climatici.
Dice che l'umanita' ha ancora bene da rendersi conto che le conseguenze delle nostre azioni sulla vita animale, in termini di migrazioni, di specie morte o morenti che semplicemente non ce la faranno ad adeguarsi.
E' triste, no? Siamo noi che abbiamo fatto tutto questo.
L'Australia e' piu' in pericolo rispetto ad altri paesi, a causa delle sue condizioni geografiche ed il fatto di essere essenzialmente una grande isola. Il Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization calcola che in 70 anni la temperatura crescera' qui di 5 gradi centigradi, una cifra impressionante per i suoi effetti sulla biodiversita' e considerato che gia' 2 gradi centigradi sono considerati troppi.
Per ora le specie migrano dove possono, ma per poco. Anche la neve e' destianata a scomparire dal continente tra 30 anni, se tutto va avanti come sta andando, quindi c'e' poco da scappare per specie che hanno bisogno di climi piu' freschi. Non stanno meglio i pesci.
Alcune specie di pesci tropicali sono state trovate a 1000 chilometri piu' a sud di dove stazionano abitualmente; i coccodrilli si sono spostati di ben 250 chilometri rispetto al loro habitat tradizionale nel Queensland e nel Northern Territory. Anche le meduse sono state trovate in zone dove prima non c'erano.
La lista e' lunga: tartarughe, lucertole, serpenti, pappagalli, farfalle, opossum, canguri, koala si spostano perche' hanno fame. E' un ciclo unico: gli eucalipti sono sempre meno resistenti al caldo, le foglie perdono nutrienti e gli animali che se ne cibano sono costretti ad andare altrove. E cosi i canguri arrivano in citta'.
Che dire, che fare.
Saperlo, essere coscienti di tutte queste cose e del fatto che siamo noi che li abbiamo causati questi disastri. Usare di meno, ogni cosa piccola che sia, aiuta.
Soprattutto, combattere il nemico numero uno: l'uso smisurato di fonti fossili. Opporsi ovunque e con forza ai progetti trivellanti sul pianeta, che siano in Italia, che siano in Australia, non importa.
Il pianeta e' uno solo e anche resistere a casa nostra e' utile, da speranza, e' costruttivo.
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