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Wednesday, January 16, 2019

Il patriottismo che manca ad Oscar Giannino








Leggo un articolo di Oscar Giannino, che scrive, parlando delle “trivelle che opporsi alle estrazioni petrolifere e’ una “battaglia sbagliata”.

Chi e'  Oscar Giannino?  Non ne avevo mai sentito parlare prima, ma viene fuori che e' un giornalista politico - l'unico riferimento a cui che esiste sulla stampa anglosassone e' questo: che tale Oscar Giannino ha "fabricated" il suo CV sotto elezioni.

Ma restiamo a tema.

L’attacco che fa nel suo articolo sul Messaggero e’ contro il M5S che ha affrontato la questione un po come l’armata Brancaleone (e’ vero), contro le convolute leggi italiane che danno alle regioni l’opportunita’ di esprimere pareri non vincolanti (e’ vero) e noi cittadini che non ce le vogliamo proprio le trivelle nelle nostre vite.

Ed e' qui che dissento e che occorre solo ricordarsi di quel famoso "fai agli altri come vorresti fosse fatto a te" di cristiana memoria.

Giannino dice che siamo avvolti in un “involto farraginoso” di “diritti di veto” e “competenze incrociate e sovrapposte” che fa si che la regolamentazione ambientale in Italia non riesce a tutelare ne la sicuezza dell’ambiente, ne lo sviluppo economico.

Vorrei intanto sapere non solo quale sia la sua competenza non incrociata in merito alle estrazioni petrolifere in Italia. Perche’ a mio modesto parere, uno che come Giannino pensa che lo sviluppo passi per il fossile, sta di 50 anni indietro.

Si dice che l’ENI e la Shell hanno abbandonato “i grandi giacimenti di gas dei nostri mari” e che per questo noi paghiamo soldi a Russia, Algeria, Iran, Arabia Saudita.

Intanto in Italia non esiste nessun “grande giacimento di gas” che ci permetterebbe di essere autosufficenti da un punto di vista energetico, se pure volessimo puntare il tutto per tutto sugli idrocarburi. E' stato tutto ciucciato negli anni sessanta, e cio' che resta sono giacimenti piccoli, scadenti, che servono solo per speculazione.

Non siamo e non potremmo mai essere l’Arabia Saudita in quanto a petrolio e gas, e paragonarci a loro e’ un insulto alla storia di questo paese. Siamo invece (o eravamo!) il giardino del mondo e dovremmo fare di tutto per preservare la nostra bellezza, la nostra storia senza distruggere l’ambiente. Perche’ se volessimo essere l’Arabia Saudita dovremmo trasformarci in un deserto, con pozzi, raffinerie, tubi, aria fetida; o a essere piu’ generosi nella Louisiana dove la costa e’ essenzialmente un colabrodo e dove la petrol-corruzione ha ingoiato tutto.

Ha mai sentito Giannino del ridente turismo costiero di Galveston? Ma non e' necessario andare cosi lontano: ha mai visitato Gela, sentito la puzza di Viggiano, vista la subsidenza di Ravenna, ascoltato i resident di Sarroch, o intervistato quelli di Augusta?

Non credo, altrimenti appunto l'empatia per queste persone lo obbligherebbe a un sentimento di misericordia, e di volere evitare la stessa fine alle altre citta' petrolizzande d'Italia.

Caro Oscar, non so se lei abbia figli, ma non c’e’ niente di patriottico nel continuare a trivellare in paese come l'Italia.

E la sfido io a proporre il suo mare, il suo comune, il suo orto, ad ospitare trivelle e trivellatori.

Sa cosa e’ patriottico?

Usare quel che si e’ e che si ha per rendere le cose migliori. Per far si che in Italia uno non debba piu’vedere scempi petroliferi come quelli di cui sopra. Perche' dire si a trivelle nuove significa dire si alla crocifissione di un altra comunita' che non ha fatto niente di male.

Ma poi, la Nuova Zelanda che vieta nuovi pozzi nel paese e’ poco patrittica?

La California che non trivella da 50 anni in mare e’ poco patriottica?

La Francia che ha approvato anche lei il divieto a nuovi permessi trivellanti e' poco patriottica?

E’ invece patriottica l’ENI?

A me non pare – inquina in Italia tanto quanto in Nigeria!

Condannare le generazione future ad un mondo capovolto dai cambiamenti climatici, inquinamento e corruzione non solo e' patriottico patriottico neanche po'.

E' invece criminale ai miei occhi.

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