In giallo la barriera corallina - quasi 1000 chilometri
Gia' solo che ci abbiano pensato e' pura follia.
La Total di Francia aveva presentato una proposta di "studio" per trivellare il bacino attorno alla foce del Rio delle Amazzoni. Vogliono trivellare sette pozzi esplorativi. Il governo gli ha detto no e ha bocciato la richiesta.
Per ora almeno.
Infatti, il no e' collegato alla richiesta di altro materiale da parte dei petrolieri di Francia.
Facciamo un passo indietro.
Sono vari anni ormai, dal 2013 per la precisione, che la Total cerca di trivellare, esplorare, fare ispezioni sismiche, mettere a soqquadro l'area. Siamo in una concessione offshore, nel bacino dell'Amazzonia, in mari per lo piu' poco esplorati e sconosciuti.
Secondo i conti della Total ci sono qui circa 14 milardi di barili di petrolio che aspettano di venire alla luce. Di piu' che in tutto il golfo del Messico americano!
E cosi, la Total e altri suoi compari, fra cui la BP britannica e la ditta di stato Petrobras, soci al 30%, hanno deciso di trivellare.
La (loro) malasorte ha voluto che ci fosse un lupus in fabula.
Anzi, una barriera corallina in fabula.
E infatti ... viene fuori che in questo lontano angolo del pianeta giace un'enorme barriera corallina. E' lunga mille chilometri, ed e' a solo 28 chilometri dal blocco trivellante, e a 120 chilometri dal riva.
La barriera e' stata scoperta da poco, nell'Aprile del 2016, segno di quanto poco veramente sappiamo del nostro pianeta, di quanto remoti siano questi mari, e di quanto difficile sia capire l'impatto delle trivelle. E' cosi ricca di vita e di biodiversita' che la barriera e' stata soprannominata "foresta amazzonica sottacqua".
Di piu': ci si aspetta di trovare qui nuove specie viventi, data la sua complessita' e il fatto che e' cosi straordinariamente grande. Sopratutto, di solito le barriere coralline vivono in zone di acque limpide e tranquille, mentre qui siamo alla foce di un fiume, dove l'acqua e' piu' torbida e movimentata. Quindi gli esperti di vita marina credono di poter fare nuove scoperte vista l'unicita' di questo nuovo ecosistema.
A prendere le decisioni sul tema trivelle e' l'ente nazionale del Brasile detto IBAMA che ha mandato il documento di rigetto alla Total e al suo consorzio poche settimane fa. Il presidente dell'IBAMA e' una donna e si chiama Suely Araujo. Secondo i conti della Total ci sono qui circa 14 milardi di barili di petrolio che aspettano di venire alla luce. Di piu' che in tutto il golfo del Messico americano!
E cosi, la Total e altri suoi compari, fra cui la BP britannica e la ditta di stato Petrobras, soci al 30%, hanno deciso di trivellare.
La (loro) malasorte ha voluto che ci fosse un lupus in fabula.
Anzi, una barriera corallina in fabula.
E infatti ... viene fuori che in questo lontano angolo del pianeta giace un'enorme barriera corallina. E' lunga mille chilometri, ed e' a solo 28 chilometri dal blocco trivellante, e a 120 chilometri dal riva.
La barriera e' stata scoperta da poco, nell'Aprile del 2016, segno di quanto poco veramente sappiamo del nostro pianeta, di quanto remoti siano questi mari, e di quanto difficile sia capire l'impatto delle trivelle. E' cosi ricca di vita e di biodiversita' che la barriera e' stata soprannominata "foresta amazzonica sottacqua".
Di piu': ci si aspetta di trovare qui nuove specie viventi, data la sua complessita' e il fatto che e' cosi straordinariamente grande. Sopratutto, di solito le barriere coralline vivono in zone di acque limpide e tranquille, mentre qui siamo alla foce di un fiume, dove l'acqua e' piu' torbida e movimentata. Quindi gli esperti di vita marina credono di poter fare nuove scoperte vista l'unicita' di questo nuovo ecosistema.
L'ente IBAMA dice che nonostante le ripetute richieste di fornire documentazione piu' accurata, i petrolieri non hanno mandato testi soddisfacenti sugli impatti dei loro lavori in mare e in terraferma. Ci sono state tre richeste, zero risposte.
In particolare, la modellistica sottomessa ad IBAMA non e' considerata adeguata, specie per quanto rigarda i casi di possibile rilascio accidentale di petrolio in mare. Dicono che Total e BP non spiegano bene cosa succedera' al petrolio se dovessero esserci incidenti e rilasci e quale sara' l'impatto su paesi vicini, come la Guiana, Suriname, la Guyana Francese, il Venezuela e le isole dei Caraibi. Mancano anche studi sulla vita marina, tartarughe, pesci, uccelli, mammiferi del mare e appunto sulla barriera corallina appena scoperta.
Anzi, la Total ha detto che gli impatti sulla barriera corallina saranno... nulli! perche' appunto sono a 28 chilometri di distanza. Ma il petrolio non si ferma mica, e qui potrebbero esserci gravi problemi, come appunto nel golfo del Messico, considerati anche i grandi volumi coinvolti.
IBAMA non ci crede a questa totale esclusione di ogni rischio dalla barriera corallina e quindi chiede altre prove. E cosi, la Total ha un'ultima chance prima che il progetto venga archiviato definitivamente: presentare la documentazione in tempi brevi.
La preoccupazione qui non e' solo per barriera corallina, pesci, uccelli e per i paesi confinanti ma anche per il fiume delle Amazzoni e l'entroterra, la foresta che vive in simbiosi con il fiume, e le comunita' nello stato dell'Amapa'. Che succedera' loro se ci sono perdite?
Ma poi, perche' la Total non ha presentato documentazione appropriata? Non si sa, ma certo e' che non e' facile fare modellistica nell'Oceano Atlantico, con le forti correnti, acque profonde, la presenza di barriera corallina, la variabilita' degli eventi climatici. E' facile sbagliare, considerate tutti questi ingredienti da considerare. E' anche facile che comunque rigirino la frittata nei loro conti e nei loro modelli in qualche modo l'ecosistema ne verra' a soffrire. Magari non sono riusciti nell'opera di "spin doctoring" e nel trovare giusto giusto i parametri adatti per avvallare il tuttapposto e quindi non sanno che pesci prendere.
Perche' il tuttapposto forse non esiste in queste condizioni!
D'altro canto, la comunita' locale, persone di scienza, e varie petizioni in mezzo mondo hanno gia' chiesto al governo del Brasile di dire di no a Total e BP, carte o non carte.
Per tutta risposta la Total aveva chiesto ... piu' flessibilita' dal governo centrale nell'assegnare concessioni petrolifere. Come se fossero caramelle!!
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Un altro passo indietro ancora. La storia della concessione Foz do Amazonas coinvolge un po anche noi italiani, visto che la ditta che ha fatto qui le ispezioni sismiche e' stata la nostra amica Spectrum GEO, ditta norvegese specializzata in airgun in tutto il mondo, incluso il nostro Adriatico. Hanno preso dati 2D in Brasile e poi altre ispezioni 3D piu' a nord, nella Guyana Francese.
L'operazione si e' svolta su circa 21mila chilometri, su un area di 283mila chilometri quadrati e con profondita' che varia da 50 a 3000 metri. Ma non sono riusciti a fare un lavoro completo, proprio per le condizioni di forte profondita' marina.
1 comment:
sììì... una delle poche rimaste lasciamola in pace!
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