Una buona notizia: l'ENI ha rinunuciato a trivellare i mari delle Algarve, assieme alla sua associata GALP.
Dicono che "le condizioni attuali" rendono la prospettiva di trivellare impossibile.
Leggi: la gente e' arrabbiata e non ce li vogliono.
Bravi, come sempre, quando la gente e' numerosa e compatta a dire di no, c'e' poco da fare per i trivellatori.
E' una ottima notizia, visto che davvero erano li li per bucare e visto che la zona era davvero preziosa: spiagge, villaggi di pescatori dipinti di bianco, pesca, scogliere, ville, surfisti, pescatori.
Di questa storia avevamo gia' parlato qui.
Di questa storia avevamo gia' parlato qui.
Nel 2007, l'OK venne dato dal governo di Lisbona alla Petrogal, una sussidiaria della GALP.
Nel 2014 arriva l'ENI, che firma un accordo con la Petrogal/GALP per sfruttare il giacimento. Finalmente, nel Marzo del 2016 i progetti per trivellare un pozzo esplorativo in acque profonde, e dunque di piu' difficile accesso, a 80 chilometri dalla citta' di Sines.
Un investimento da 100 milioni di dollari.
Addirittura il consorzio ENI--GULP non voleva presentare lo studio di impatto ambientale, e nemmeno considerare la garanzia di 20 milioni di euro e di una speciale polizza assicurativa, in caso le cose andassero storto.
Sono poi subentrati ritardi, come spesso accade nel petrol-mondo, dove non si possono prevedere sempre andamento dei prezzi, venti politici ed altri accadimenti geo-politici-economici mondiali.
Sopratutto sono subentrate le proteste, raccolta firme, la stampa, la rabbia di residenti e turisti, contro l'ENI, contro i politici.
E' sempre bello raccontare storie di comunita' che resistono al mostro.
Bravi all'Algarve.
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