Avevo sei o sette anni quando sono comparsi sulla scena Mork e Mindy. Vivevo a New York. Non potevo guardare la TV cosi tardi la sera, e per questo mi raccontavano dell'alieno terrestre i miei amici di scuola. Fra queste, Oriana. La mia vicina di casa argentina, un anno e mezzo piu' grande di me. Era mora, era estroversa, era energetica. Io piu silenziosa, timidina, intelligente ma insicura.
Oriana era figlia unica e le faceva piacere avere una amichetta intorno, cosi faevamo tante cose assieme. I suoi genitori mi portavano in vacanza con loro upstate New York d'estate. A volte mi compravano gli stessi giocattoli di Oriana. Con lei siamo andati a vedere Superman al cinema e con lei andavo a scuola tutte le mattine. Ci accompagnava suo padre, Carlos che guidava con i guanti bianchi bucherellati, come gli autisti della formula uno. Non so perche' li usasse. Lo guardavo metterseli e toglierseli affascinata. La nonna di Oriana era una signora importante, o almeno a me sembrava cosi. Sempre perfetta e scintillante, vestita di bianco con la perenne sigaretta. "Marrria Rrrita che lllinda" mi diceva, con le erre che non finivano piu'. La mamma di Oriana era comprensiva e materna e mi voleva bene.
Poi ce ne siamo andati da New York. Era il 1979. Destinazione Lanciano. Ho rivisto Oriana per qualche anno ancora, d'estate. L'ultima volta fu il 1982. Ci eravamo promesse che ci saremmo riviste al compimento dei nostri diciottesimi compleanni, in Italia forse. Per un po ci siamo scritte, le cartoline che si mandavano allora i bambini, per i nostri compleanni, per Natale, ma poi tutto e' diventato silenzio. Lei si trasferi' altrove, in Florida forse? Ed eravamo troppo piccole per far crescere una amicizia cosi a distanza. Ma non l'ho mai dimenticata.
A un certo punto ho provato a cercarla - avevo 22 anni ed era l'estate che trascorsi a Chicago, a Fermilab, il laboratorio dove si facevano gli esperimenti sulle particelle subatomiche prima del CERN di Ginevra. Scrissi agli enti preposti, ma non ebbi risposta.
Dopo altri dieci anni, un altro tentativo, questa volta con internet. Ho pensato "sicuramente" avra' un indirizzo email, un account di qualche genere, una presenza virtuale. Niente. E allora ho pensato che magari la mia prima amica del cuore si era sposata giovane ed aveva preso il cognome del marito ed e' per questo che non riuscivo piu a trovarla.
Decido di cercare la mamma di Oriana. Non e' difficile trovarla ed anzi, vive ancora nel Bronx, non lontano dalla mia casa di bambina.
Le scrivo una lettera in carta e penna, speigando perche' mi facessi viva dopo venticinque anni. Non so cosa mi aspettassi. Le chiesi se Oriana fosse sposata e dove vivesse e che veramente avevo voglia di rivederla.
Dopo qualche settimana arriva la risposta. Era notte, prendo la posta e salgo su in casa assaporando il momento in cui avrei aperto la lettera nella pace e nel silenzio delle notti di inverno californiane. Metto su qualcosa di caldo a bollire. Mi siedo. Apro. Leggo. La mamma di Oriana e' contenta che le abbia scritto. Mi racconta di se, di dove erano andati dopo aver lasciato la casa che avevano vicino alla nostra. Mi dice che ha avuto un trapianto di cuore ma che ora sta bene.
Giro la pagina. ... E ora devo darti la triste notizia che Oriana e' morta. Nell'Agosto del 1991, a soli 20 anni. Aveva una malattia al cuore congenita. Un giorno si e' accasciata ed e' morta. Mi tremano le mani. Ci sono delle foto. Le guardo. E' Oriana da grande, con il trucco, i vestiti dark. E' diversa, ma riconosco la mia amica. Piango. Non sono preparata a questo. Sono da sola. Spengo il fornello. Chiamo l'Italia. Risponde mia sorella. Mi sento in colpa a non averla cercata prima. Mi rendo conto che non la vedro' piu'. Piango sconsolata.
La penso spesso ad Oriana, e ancora adesso ci sono delle cose che me la riportano in mente. Come appunto la morte di Robin Williams oggi e la scena a scuola in cui Oriana mi racconta di Mork e Mindy.
Ho poi rivisto la mamma di Oriana, ed altre amichette che vivevano vicino a noi nel Bronx. E' stato catartico ed in un certo modo ha un po' sanato la ferita del mio trasferimento in Italia. Non volevo andarci in Italia. Non volevo lasciare tutto dietro. Non sapevo parlare l'Italiano. Non era il mio mondo. Non era la mia scuola. Non erano le mie amiche. Non era il mio modo di scrivere in corsivo.
Ma quando ci sono andata in Italia, era come se tutto quello antecedente il 1979 non fosse mai esistito, perche' erano due mondi completamente diversi. A chi potevo spiegare la Marrria Rrrita del Bronx? Non avevo nessuno con cui parlarne, ed era come se quella fosse un altra persona, un altra vita. Ecco, ritrovare la mamma di Oriana fu come darmi un senso che c'era qualcosa di prima del 1979, che ero io, che potevo rimettere assieme i pezzi delle mie due vite e andare avanti serena.
Pochi mesi fa e' morto Pierluigi, anche lui era giovane.
Io ci penso sempre alla morte. Non in modo morboso, ma mi rendo conto che le nostre vite sono brevi e che occorre pensare alle cose importanti e a non perdersi in cose inutili. Forse e' per questo che faccio il petrolio. Uno pensa sempre che la vita e' una cerchio che si chiude, che uno ha da fare delle cose e che quando ha finito puo' dolcemente salutare tutti. E invece non e' cosi. Non lo sappiamo cosa ci aspetta domani, ne per noi ne per chi ci sta vicino e quindi occorre adesso fare le cose buone e non rimandare, essere grati e ringraziare e chieder scusa e voler bene.
Non so da dove tutto questo era partito, ma la morte di Robin Williams, il Mork buono che salutava con le dita allargate e di cui tutti parlavano a scuola, e che ci ha poi fatto ridere in mille altre occasioni mentre dentro di lui chissa quali demoni si agitavano, mi ha fatto male e mi ha messo tristezza e fatto pensare a tutte queste cose.
1 comment:
Nicely written Maria, and sorry for the loss of your friend Oriana :-/
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