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Tuesday, February 24, 2009

L'Abruzzo di Chiodi e Febbo


La cartina mostra in modo nitido cosa stiamo combattendo: La fine della nostra regione cosi come la conosciamo. Un tempo i lotti di terra erano segnati dai fiumiciattoli, dalle quercie, dai vigneti, dalle vallate in fiore. Ora invece, con in beneplacito di una classe poltica stolta ed indegna di rappresentare e difendere cosi tanta bellezza, e' tutto lasciato alle fredde righe di un cartografo che vive lontano, e che non sa cosa uccide con i suoi tracciati.

E quando gli inutili ed ignoranti poltici, primi fra tutti Chiodi, Febbo, e la Stasi, si renderanno conto di che mostro hanno lasciato partorire, che cosa hanno lasciato distruggere per ignavia e per scarso coraggio, quando si renderanno conto di cosa la loro coscienza e' sporca, purtroppo sara' troppo tardi, per loro, per noi, e per gli Abruzzesi del futuro. L'Italia non ha bisogno di amministratori cosi. Provo solo vergogna per loro perche' invece di urlare allo scandalo, invece di essere i primi promotori della difesa della NOSTRA terra, si preparano per vendersela allegramente.

Per fare un paragone oggi i governatori della Toscana e del Piemonte hanno subito messo le mani davanti per dire: nelle nostre regioni il nucleare no. Preventivo, subito, chiaro, senza perdere tempo. Da noi Chiodi ha sempre parlato dell'Abruzzo petrolifero come di una faccendina di Ortona, e sempre a mezza bocca e da che ne sappia io non si e' davvero informato sulla pericolosita' della faccenda. E che dire di Febbo, saccente assessore distruggi-agricoltura che fa pure finta che la sua legge petrolifera serve a fermare i petrolieri. Ma dove? Intanto la Stasi, assessore all'ambiente tace, e resta timidina all'ombra, come una brava casalinga che affida le decisioni importanti agli uomini di casa. A che serve un assessore dell'ambiente che non dice neanche una parola sul problema ambientale piu' grave della nostra regione? Gente inutile.

L'ignoranza e' una brutta cosa, ancora peggio e' il voler restare tali quando gli strumenti per saperne di piu' sono a portata di mano. Diventa criminale quando le due cose si combinano con la RESPONSABILITA' di scegliere per il futuro di un intero popolo.

Questi non sanno cosa fanno, cosa firmano, cosa non firmano.

E' arrivato il tempo di agire, occorre fare sul serio, occorre esssere piu arrabiati, occorre il clamore della piazza, occorre lo scandalo nazionale. Attiviamoci in questo senso.

Com'e' lontana la democrazia vera in Italia.

21 comments:

Angelo said...

Mi dispiace Maria Rita, ma questi sanno benissimo cosa stanno facendo. Era solo questione di tempo. Anch'io ho voluto sperare, come tanti, che questo governo regionale tradisse le apparenze, che Chiodi non fosse quello della campagna elettorale dove ha fatto da prestanome ad un signore di nome Silvio Berlusconi, quello, per dirne una e rimanere in discorso, dell'accordo che porterà il dittatore Gheddafi ad essere il principale azionista (guardacaso) dell'Eni dopo ovviamente lo Stato. Quello che se non si fosse fatto il Lodo ad personam ora avrebbe una bella condanna in primo grado per corruzione di testimone.

E' vero: gli scempi sinora perpetrati da nord a sud, dal mare ai monti, non hanno una bandiera politica precisa. Ma qui era palese il gioco di questi signori.

Febbo poi è l'uomo che ha guidato per cinque anni in maniera sciagurata la provincia di Chieti. Erano i cinque anni in cui sono stati firmati tutti i principali permessi, da quello relativo al centro oli, sino a quelli di trivellazione nei mari del vastese. Quando lessi la squadra degli assessori regionali, mi chiesi come mai Febbo all'agricoltura, dato che lui di agricoltura non credo ne abbia mai capito nulla, ma sa ciò che deve sapere per fare il suo mestiere di politico per le lobby.

Non sono ignoranti. Sanno quello che fanno ed è questo che per quanto mi riguarda mi indigna veramente. Perché giornali e blog di tutto Abruzzo hanno trattato più volte questi aspetti; e ti assicuro che i politici ci leggono con moltissima attenzione. Il mio blog è crocevia di esponenti politici locali che lo tengono sotto stretta "sorveglianza".

Gente così vive nella stanza dei bottoni, alla quale giunge il suono di tutte le campane. Quel che fanno è decidere a quale "conviene" dare ascolto ed ovviamente sono rari i casi che la convenienza è intesa come convenienza dei cittadini.

wanadobee said...

IL vero Chiodi e' quello che parlo' su Rete 8 del centro oli di Ortana come di una "grande occasione di sviluppo".

Se un centro oli ad ortona era fonte di sviluppo, fuguriamoci cosa pensa della petrolizzazione di tutta la regione! Un a'affarone.

Facciamo tremare le fondazini del palazzo dle consiglio regionale, vediamo se non gli diamo una scossa a Chiodi.

Anonymous said...

Angelo, condivido il tuo commento, parola per parola.

Anonymous said...

organizziamo una manifestazione al più presto, è ora di darci una mossa!!!

maria rita said...

D'accordissimo. Pescara o L'Aquila? Giorno? Discutiamone. Occorrera' esserci tutti e cercare di finire sulla stampa nazionale.

Anonymous said...

protestare in tutte e 4 le province..in qualsiasi momento cercherò di essere disponibile!!!

Unknown said...

Volevo segnalare un articolo tratto dal sito del settimanale Carta (www.carta.org) sulla situazione in Basilicata. Carta è un settimanale a mio parere splendido, l'unico che si occupa costantemente dei movimenti di protesta locali contro le scelte scellerate dei politici affaristi che avallano per ideologia, incompetenza o mero tornaconto personale progetti devastanti sul piano ambientale e sociale sopprimendo sul nascere la possibilità dei territori e delle comunità locali di immaginare un altro sviluppo e un altro futuro.

Il nuovo anno petrolifero lucano
Stefano De Pace
[26 Febbraio 2009]
www.carta.org/campagne/ambiente/16676

L'inchiesta della procura di Potenza rimette al centro dell'attenzione l'impatto ambientale delle attività delle multinazionali del petrolio in Basilicata, dove l'oro nero è ormai, per tutti, solo un miraggio. In attesa delle nuove trivellazioni già chieste da Eni e Total.

Il nuovo anno petrolifero lucano

Stefano De Pace

Esultano gli avvocati della Total Italia: «È importante il riconoscimento dell’inconsistenza dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione». L’amministratore di Total Italia, Lionel Levha, era stato infatti arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per l’estrazione di petrolio. Inchiesta che aveva coinvolto il deputato Margiotta e persino il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo.
La posizione di De Filippo è stata definita «marginale» dagli investigatori. Il presidente non è in alcun modo coinvolto in irregolarità negli appalti o in movimenti di denaro, il suo nome non compare neppure negli atti depositati a Montecitorio dalla magistratura di Potenza. L’iscrizione nel registro degli indagati riguarderebbe ipotesi di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto.
Ma quali segreti avvolgono questa regione? Quanto la produzione di petrolio in Val D’Agri, attualmente a circa il 6 per cento del fabbisogno nazionale, ha aiutato le popolazioni locali?
Ad oggi circa due terzi della Basilicata sono interessati da istanze di compagnie petrolifere, sia per concessioni alla coltivazione di idrocarburi che per permessi di ricerca. La regione meridionale è la principale fonte di approvvigionamento di greggio in Italia soprattutto con un programma di coltivazioni idrocarburi già attivo in Val d’Agri ad opera dell’Eni.
Il nuovo anno petrolifero lucano è cominciato con nuove domande di ricerca di idrocarburi, come testimonia la richiesta della Total denominata Tempa la Petrolla per estrazioni petrolifere nei territori dei comuni di Senise, Sant’Arcangelo, Missanello, Chiaromonte sino ad arrivare in aree della provincia di Matera.
Alla richiesta di esprimere un parere sulla questione Pietro Dommarco, presidente della Ola, Organizzazione Lucana Ambientalista, esordisce: «L’inchiesta, oltre ad acuire una crisi istituzionale già in atto e a svelare l’altra faccia dell’affare petrolio, potrebbe distogliere l’attenzione sociale su uno dei maggiori mali che attanagliano Basilicata».
«L’industrializzazione degli anni sessanta e settanta del secolo scorso – continua Dommarco – ha lasciato solo macerie fisiche e sociali oltre a un territorio inquinato, e nessuno è in grado oggi di indicare i modi e i tempi della bonifica. La crisi economica, la disoccupazione, l’emigrazione in Basilicata sembra siano state ‘incentivate’ dalla presenza di questi grossi giacimenti di petrolio. È previsto che il loro peso cresca ancora nei prossimi 3-4 anni per poi calare progressivamente, fino ad esaurire il sito che ha unificato le due concessioni Volturino e Grumento Nova».
Pietro è arrabbiato: «Non si può tacere sulla gestione poco accorta di questi anni, sulle devastazioni e sulle svendite territoriali, sui piatti di lenticchie e sui rischi per la salute dei cittadini. Inoltre, crediamo poco in chi oggi – in maniera tardiva – usa la clava populista fondata sull’ipotesi di complotto contro la Basilicata e tace anni di connivenze con le lobby e le multinazionali del petrolio, proponendo moratorie petrolifere che seppur condivisibili non possono oscurare precise responsabilità politiche».

Il Pd lucano aveva infatti proposto, nel pieno della tangentopoli lucana, una moratoria sull’estrazione petrolifera con un emendamento alla finanziaria regionale. Sospendere per cinque anni le autorizzazioni concesse per le estrazioni petrolifere e vietare ogni attività di ricerca e perforazione di nuovi giacimenti.
Sul problema dei monitoraggi la Ola ha fatto una grande battaglia: «Il problema dei mancati monitoraggi ambientali non può essere trascurato. Lo scorso 3 settembre la nostra organizzazione – afferma Dommarco – con una lettera ai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, ha chiesto una verifica urgente delle prescrizioni ambientali per il Centro Oli Eni Val d’Agri, contenute nel Decreto Legislativo congiunto del 5 febbraio 1999, perché non risultavano essere stati monitorati tutti i parametri degli inquinanti indicati, come ad esempio il benzene e gli Ipa».
I ministri non hanno risposto e Pietro Dommarco ha pensato di inviare la stessa segnalazione al Commissario ambiente dell’Unione europea, Stavros Dimas, il quale, sollecitato da un’interrogazione urgente al Parlamento europeo di Salvatore Tatarella, ha inviato una risposta che gli ambientalisti della Ola giudicano insoddisfacente.
«Una risposta davvero piena di incongruenze – dice Dommarco – circa l’assenza dei parametri europei per le emissioni di H2S (Idrogeno Solforato) che possono essere presi come riferimento dagli Stati membri. Ci chiediamo quali siano le dosi ottimali, considerando che quelle presenti nella normativa italiana sono state giudicate dannose dagli Stati uniti. Non è forse opportuno che il Commissario risolva questa grave lacuna che avvantaggia l’industria e danneggia i cittadini?».
Il Commissario Dimas, nella risposta data all’interrogazione dell’eurodeputato. Tatarella, cita il sito web della Regione Basilicata, che riporterebbe i dati del monitoraggio ambientale. Però, basta aprire il portale istituzionale per accorgersi che mancano proprio i dati degli inquinanti più pericolosi come il benzene e l’H2S.
Dommarco spiega: «C’è da dire che i dati della Regione Basilicata relativi agli anni di riferimento 2006 e 2007 non sono stati ancora comunicati. La nostra organizzazione li ha più volte chiesti pubblicamente, ma né la Regione Basilicata né l’Arpab hanno provveduto ad informare i cittadini. Possibile che il Commissario, o gli Uffici di competenza dell’Unione europea, non abbiano verificato la presenza o meno dei monitoraggi ambientali sull’attività petrolifera, anche in base alle normativa europee di accesso e divulgazione dei dati ambientali?».
Nella provincia di Potenza, per la costruzione degli oleodotti sono stati necessari sbancamenti di oltre 24 mila metri quadrati che in buona parte interessavano terreni di aziende agricole, aziende agrituristiche bio-ecologiche. L’Eni vorrebbe inoltre espropriare terreni ad un’azienda che si occupa dell’imbottigliamento e la commercializzazione di un’ottima acqua minerale che sgorga a 1300 metri sul livello del mare. La multinazionale vorrebbe sventrare la montagna e seppellire con il suo oleodotto non solo la sorgente d’acqua minerale ma anche una straordinaria opportunità di occupazione legata alla montagna.
Filippo Massaro è il Presidente del Csail – Comitato per lo Sviluppo delle Aree interne Lucane – fondato da oltre 10 anni con l’adesione di migliaia di cittadini lucani: «Quello lucano è il più grande giacimento dell’Europa continentale, il sesto a livello mondiale e pur rappresentando per l’Eni una vera risorsa, per noi lucani rappresenta invece una paura costante – afferma Massaro – Il motivo per cui l’Eni è venuta a estrarre qui è perché la popolazione lucana non si ribella. Qui tutti sanno che contrapporsi all’Eni è molto difficile. Significa fare una battaglia solitaria. L’Eni è un corpo estraneo nella cultura e nella tradizione della Lucania».
È arrabbiato Filippo Massaro: «Sono anni che combattiamo contro le multinazionali del petrolio, il Presidente De Filippo dice che la Basilicata è diventata la ‘Regione jolly’ del meridione, aiutiamo la Campania per l’emergenza rifiuti, la Puglia per l’emergenza acqua, le scorie nucleari di Scanzano, ma le nostre emergenze chi le risolverà?».
In realtà un osservatorio ambientale è stato realizzato dall’Eni. «L’ubicazione più naturale sarebbe stata nei pressi del centro oli di Viggiano – afferma Massaro – e non a Marsiconuovo; le centraline non sono efficienti, né l’Arpab ha mai diffuso un indagine scientifica sufficiente».
«Basti pensare che i responsabili del Centro Oli di Viggiano hanno sempre assicurato gli agricoltori che le loro attività non avrebbero provocato alcun danno. Ma dopo il primo raccolto di grappoli d’uva oleosi e maleodoranti e di mele annerite, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare la coltivazione». È rammaricato Massaro: «La valle in teoria è diventata un parco naturale, ma i suoi confini sono ‘mobili’, si spostano in caso di scoperta di un pozzo. La concessione Tempa La Petrolla infatti entra in territori come quelli degli invasi del Purtusillo e di Monte Cotugno che dovrebbero essere salvaguardati e tutelati se si vuole realmente attirare turisti e visitatori del Parco. Quando il petrolio finirà e avremo abbandonato i meleti, gli scavi archeologici e piste da sci, cosa ne sarà della Basilicata? Il paesaggio è davvero splendido ma la Lucania che commosse De Gasperi sembra ormai lontanissima».
«La Val d’Agri e l’area meridionale della provincia di Potenza non sono in grado di sopportare il peso di nuove attività petrolifere e quindi di subire nuove conseguenze pesanti che condizionerebbero ulteriormente i progetti e i programmi di eco-sviluppo – continua Massaro – Bisogna prima chiudere con Eni e Total le concessioni tuttora aperte e ottenere vantaggi diretti per le popolazioni della Val d’Agri e del Sauro, oltre a più ampie garanzie rispetto all’impatto su ambiente e salute dei cittadini e poi – a parere di Massaro – imporre la moratoria sulla ricerca di petrolio».
Il petrolio in Basilicata, invece, verrà estratto fino all’ultima goccia. Nessuno sembra vigilare davvero sulla coltivazione degli idrocarburi, né su come ridurre i danni, su come utilizzare i fondi delle royalties che i comuni non riescono a spendere, su come bonificare l’area tra meno di 10 anni, e su come produrre benessere senza devastare l’ambiente. Tutto ciò mentre le autobotti continuano pericolosamente a percorrere ed uscire di strada con il loro carico inquinante lungo le strade tortuose dell’oro nero.

Angelo said...

Una manifestazione per ogni capoluogo di provincia, ogni fine-settimana per un mese. Un palco, uno schermo, testimonianze, scienziati, musica, interveti di personalità del campo "intellettuale" che appoggiano la battaglia.

4 manifestazioni, di cui l'ultima come "evento" a Piazza Salotto a Pescara che va assolutamente riempita.

Senza star poi ad illudersi con leggi di iniziativa popolare, (Complesse e con tempi tecnici che non possiamo permetterci) direi di organizzare dei banchetti e fare una petizione da consegnare poi alla Giunta Regionale.

L'obbiettivo sarà raggiungere almeno 100.000 firme...in un mese (i comitati e le associazioni dovrebbero organizzare a turno banchetti anche durante la settimana nelle principali piazze dei comuni) raccogliere i numeri per iniziare a mettere "paura" a questi signori.

Chiudo con una "auto-citazione". Lo so può apparire egocentrico e narcisista, ma alla fine penso che calzi a pennello.

"Abruzzo ora balla e non ti scoraggiare,
non è inutile come dicono confrontarsi e protestare.
Abruzzo scendi in piazza e e falli un po' tremare
e se solo fanno i furbi...
che sia rivoluzione!"

(Terra di Pastori - I Menestrelli di Graelion)

Anonymous said...

Perchè non ci coordiniamo con la Basilicata e manifestiamo lo stesso giorno? pER ADESSO POTREMMO SOLO manifestare ognuno nella propria regione , ma lo stesso giorno e organizzarci intanto per una manifestazione a Roma, Abruzzo e Basilicata e quanti sono contrari al petrolio. Viviana

Anonymous said...

Angelo, azz, quest'è parlà!!!

wanadobee said...

Cappellacci ha detto che dovranno passare sul suo corpo prima di fare una centrale nucleare in Sardegna. Chiodi che dice ?

http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/09/02_feb/26/nucleare_fa_discutere_123.html

Lorenzo said...

E' tanto che mi chiedo se sia poi vero che gli italiani e gli abruzzesi siano tutti cerebrolesi e videodipendenti. Io spero ancora in un risveglio prima del disastro. Siamo animali in gabbia che da troppo tempo non provano la libertà; o siamo morti o stiamo per esplodere. Per quanto mi riguarda io non sono morto!

Anonymous said...

Complimenti ad Angelo per la bella ballata.
La settimana prossima diversi comitati si riuniscono , si coordineranno le prossime azioni.
E' arrivato infatti , di nuovo il tempo che questi politicanti sentano i cittadini reclamare a gran voce i propri sacrosanti.
Siamo in una regione senza una programmazione territoriale sensata , la nostra sanità nonostante si "freghi" la quasi totalità del bilancio è allo sbando , le nostre aziende chiudono , non sappiamo ancora che acqua beviamo , dovunque ci giriamo c'è un'emergenza e questi miserabili stanno già litigando per le prossime poltrone di giugno.
Altro che Febbo , con il suo ridicolo disegno di legge , alla discussione in consiglio si presenteranno i comitati con i propri emendamenti e vediamo cosa succede.
ninodb
cnv

Anonymous said...

In Abruzzo, dopo un secolo, la linea politica è rimasta quella esercitata a Fontamara.
Più si vota i candidati che hanno le facce da Angeli, peggio è e sarà.
Adesso ci avvelenano i Pozzi, il cibo e l'aria, se non è terrorismo politico questo!

Anonymous said...

Quante chiacchiere che si fanno!
Il destino è ormai scritto per l'Abruzzo. Sapete perchè? Perchè con le nostre chiacchiere non cambieremo nulla. Le loro scartoffie sono più forti... ahimè!
Signori miei la soluzione è la forza bruta ma abbiamo paura dei manganelli, degli arresti e di perdere quel poco che possediamo. Sacrificando la possibilità di avere un domani migliore non per noi, ma per i nostri figli. Vale la pena subire ancora o cacciare via a calci nel sedere (ma veramente!) questi individui che svendono la nostra terra per i loro e sootolineo LORO tornaconto? Se così non sarà, dite addio all'Abruzzo che avete conosciuto!

Anonymous said...

Cara Prof.ssa D'Orsogna, mi chiamo Luigi, sono di Ortona e vivo in Belgio, dove svolgo un dottorato di ricerca.
Leggo sempre il tuo blog e ti ammiro, insieme a tutti quelli che si stanno adoperando a questa cause, per il tanto impegno profuso a difesa della nostra terra.
Sono sempre piu' indignato della nostra classe politica, della loro falsita', ignoranza e disprezzo verso la loro terra e verso le persone che rappresentano.

Sono d'accordissimo al fatto di organizzare manifestazioni nelle piazze e sotto i palazzi della regione.
E l'idea di coordinare queste manifestazioni con altre regioni dove il problema della petrolizzazione e' sentito mi sembra davvero buona.
Sarebbe bello coinvolgere non solo la Basilicata, ma tutti i paesi italiani devastati dalle raffinerie, organizzare una "giornata nazionale contro la petrolizzazione", simultaneamente, in tutti questi paesi. Un evento del genere avrebbe una ripercussione importante a livello nazionale e potrebbe aiutare ad influenzare le scelte politiche del governo centrale.
I politici che appoggiano la petrolizzazione devono capire che siamo tanti, che il mondo civile e' dalla nostra parte, che amiamo la nostra terra (al contrario di loro)...e che siamo arrabbiati!
Ciao
Luigi

Angelo said...

Per chi invoca la rivolta violenta...

Forconi e Fucili non hanno mai liberato alcun popolo. Hanno sempre e solo accompagnato gli schiavi da una piantagione all'altra, consegnandoli da un padrone all'altro. Capisco chi pensa che la reazione "violenta" sia l'unica via, che in questa Italia le movimentazioni popolorari civili non contano poi molto. Ma sempre per autocitocitazione:

Ma qui i media sono mezzi mistificatori, tramuterebbero le nostre "ragioni" (che quando diventano violenza, proprio per il loro cedere all'istinto smettono d'esser tali), in un qualcosa che ci dipingerebbe come pericolosi figuri, estremisti privi di ogni buonsenso.

Quando in "Terra di Pastori" ipotizzo una rivoluzione, ne vedo una per la quale ci vuole maggior coraggio non mi riferisco ad una semplice rivolta.

La rivoluzione è una regione che si ferma insieme, anche solo per un giorno, gettando nel caos assoluto tutto e ricordando a chiunque oggi sta "regnando" (e non governando) che è nessuno se la gente decide che egli è nessuno.

Ci vuole una rivoluzione più difficile, che sia prova di un reale impegno di tutti. Tra il panico della crisi, l'insoddisfazione, l'etica in frantumi, per le strade serpeggia e cresce una grande rabbia. Ci sono due modi di viverla: La prima è da esseri umani, gestendola, facendo si che diventi coraggio come quello che ci vorrebbe a protestare per un mese di fila, a far un tale chiasso che a tremare siano i piani alti, non solo della politica, ma del cielo; la seconda è istintivo e per questo animale, lasciando che la rabbia e la disperazione ci guidino in una azione che per quanto comprensibile, non potrà mai essere giustificabile.

Io ho quasi 29 anni. In Abruzzo ci vivrò fino alla morte e qui spero di avere un giorno una famiglia e dei figli. Combatto queste battaglie come cittadino e come artista perché sempre in quel mio bel sogno immagino di dare un futuro diverso ai miei figli.

Ma anche se ciò non accadesse, anche se alla fine venissimo sconfitti perché non abbiamo ceduto all'istinto, perché abbiamo scelto di essere umani e di combattere come tali fino alla fine, potrò sempre guardare in faccia i miei figli con la coscienza pultia e dire loro: "mi spiace di avervi lasciato tutto questo ma ho fatto tutto ciò che era in mio potere fare, tranne diventar peggiore di coloro che hanno causato questo inferno!"

La "rivoluzione" è nelle nostre teste che guidano i nostri passi quotidiani; nelle anime che ci fanno seguire una condotta etica e democratica anche in un paese, come l'Italia, che non conosce etica e non è mai stato realmente democratico. A questa regione serve solo del coraggio ed a noi tocca l'arduo compito (che a tratti appare anche a me disperato) di squoterla e far si che lo trovi.

Se in Italia non c'è democrazia non è solo colpa di chi ci governa. La colpa è nostra, del nostro aver abdicato per troppo tempo alla partecipazione popolare, lasciando che quella prospettiva, ovvero di un paese realmente democratico, in cui la giustizia è regola e non eccezione, ci sfuggisse di mano.

Io mi rivolgo a tutti coloro che passano da questo blog. Dobbiamo trovare il coraggio di essere i migliori abruzzesi che questa regione abbia mai avuto. Dobbiamo trovare la forza di credere che insieme non esistono traguardi impossibili.

Vi lascio con le parole di Martin Luther King e mi permetto anche un'ulteriore autocitazione del testo di un'altra nostra canzone che s'intitola Signor Speranza. Spero che sappiano entrambe offrirvi un po' di forza in più.

"Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.” (Martin Luther King)

"In una terra che non c’è più
Vive un uomo che si chiama Speranza,
in tasca idee e nulla più
con cui tentare la sopravvivenza

C’è chi lo crede un uomo frustrato
Perché ha pena per un paese prostrato
Perché va, storto, per la sua strada
Senza chinarsi alle paure di quest’era…
Che sanno tanto di catena!

Il mondo attorno dorme ignaro
E chi lo sveglia, rischia il linciaggio
Lui dice: “così sei uno schiavo!”
E la massa risponde: “meglio che pazzo!”

E nella mischia di consigli e ipocrisia
Lui urla: “preferisco la follia!
Tieniti il ruolo da lussuoso ingranaggio
E vivi pure nel tuo miraggio! Ma io…

Io non baratto la mia libertà
Con una spiaggia di quiete e ignoranza!
Io non baratto la mia dignità
Con gli avanzi di una minoranza!”

In una giostra di droghe e bevande
Di sfattoni, e gente elegante
Che il potere dipinge diversi
Perché una massa divisa non può fare danni.

Cambia la musica, la religione
E ad ognuno si vende un’ambizione
“fuoco al poliziotto!" "Caccia al manifestante!"
Questo è il gioco del potente! Ma io…

Io non baratto la mia libertà
Con una spiaggia di quiete e ignoranza!
Io non baratto la mia dignità
Con gli avanzi di una minoranza!”

Ma nonostante tutto, stasera allo specchio
Speranza vivrà!
E a chi si guarda con pena in silenzio
Al silenzio dirà:
“Questo era un uomo, tu ne hai fatto uno schiavo,
Ma speranza non mollerà!
Finché giunga il giorno, senza mestieri o bandiere,
in cui ognuno vivendo griderà…

Io non baratto la mia libertà!
Io non baratto la mia dignità!"

a presto.

maria rita said...

"Dobbiamo trovare il coraggio di essere i migliori abruzzesi che questa regione abbia mai avuto. Dobbiamo trovare la forza di credere che insieme non esistono traguardi impossibili."

Grazie Angelo.

Angelo said...

il rigraziamento è ricambiato e restituito con interessi di riconoscenza per ciò che fai e soprattutto per l'esempio che dai.

Anonymous said...

Per rispondere ad Angelo... meglio un giorno da Leone che una vita da coniglio.
Ricordi l'arringa di William Wallace in Braveheart?
"Le chiacchiere se le port' lu vent'"
Anche io sono abruzzese verace come te, ho 30 anni e voglio morire su questa mia bellissima terra, ma è ora di agire. Basta farsi calpestare dall'ignoranza dei nostri politici.

Angelo said...

Perché ti pare che io abbia intenzione di passare una vita da coniglio? Dico semplicemente che la violenza cieca è semplicemente un far il gioco del "nemico" e nulla di più. Perché dar vantaggi a chi non ne ha alcun bisogno?

Rispondendo alla citazione su Braveheart: "prima devi imparare ad usare questa (la testa) poi ti insegnerò ad usare questa (la spada)". Se un'azione forte non parte da una vera coscienza, se si affida solo a rabbia e disperazione, è destinata a fallire ed otterrà l'unico scopo di consolidare il potere che ci schiaccia.