L'altro ieri mi e' arrivato un comunicato Ansa dove si dice che alcuni illutri geologi di Camerino, sotto la guida di tale Emanuele Tondi che e' al soldo dell'ENI e della Shell Italia fin dal 1998, hanno deciso di studiare le falde e le fratture del nostro sottosuolo per indagare il loro contenimento di petrolio e gas.
Sembrerebbe uno studio innocente, fatto per amore della conoscenza. Loro stessi pero' dicono che tutto questo nasce dal fatto che a LettoManoppello, che fra l'altro fa parte del Parco Nazionale della Majella, c'e' una sorta di giacimento di idrocarburi a cielo aperto, dove il bitume affiora sulla superficie e che dunque diventa appetibile
per l'esplorazione petrolifiera. E visto che Emanuele Tondi ed i suoi amici sono pagati esclusivamente da ditte petrolifere per questo progetto si capisce anche perche' ci sia questo desiderio di conoscere meglio il sottosuolo abruzzese.
Il bitume e' un composto petrolifero melmoso, fatto di idrocarburi pesanti e ricco di impurita'. Insomma, anche questo petrolio di bassissima qualita', tant'e' che viscoso com'e', in genere ci si fa l'asfalto e non la benzina. A causa pero' dell'aumento dei prezzi del petrolio, almeno secondo wikipedia, raffinare il bitume e' diventato economicamente redditizio: "upgrading bitumen to synthetic crude oil has become highly profitable". Dunque l'assalto a qualunque cosa rassomigli vagamente al petrolio, e dunque l'assalto anche alla Majella, ad un parco naturale, alla Madonna di LettoManoppello.
Di questo giacimento se ne sapeva gia' dai tempi degli antichi romani. Come riporta l'ENI, le prime ditte petrolifere italiane volevano usarlo gia' nel 1868 a scopi commerciali. Dovettero desistire perche' la loro idea era di raffinarlo a Grottammare, nelle Marche, ma la popolazione locale si ribello' a causa delle forti puzze ed esalazioni sulfuree. Guarda caso. Da allora non se n'e' fatto piu' niente perche' era piu conveniente compralo all'esterno il petrolio piuttosto che raffinare il bitume. Cioe' questo tipo di petrolio faceva schifo nel 1868, e fa schifo ancora adesso. Ci si ribello' allora, ci ribelleremo anche adesso.
Qualcuno dira' ma se affiora in superficie, tanto vale usarlo. No invece, se affiora e' un fenomeno naturale, limitato in estensione, periodico nel tempo. Usarlo significa invece scavare vari chilometri in profondita', cacciare dalle viscere della terra chissa quanta altra robaccia e poi costruire oleodotti, raffinerie e tutta l'infrastruttura necessaria. Tutto questo nella nostra bianca Majella e per dare soldi all'ENI, alla Shell e ai tizi di Camerino. Molto meglio lasciarlo li dove si trova questo bitume e considerarla una eccentrica conformazione geologica. LA MAJELLA E' UN PARCO NATURALE, NON UN CAMPO PETROLIFERO!
Anche a Los Angeles esiste una cosa del genere, si chiama La Brea Tar Pits. Pensarono anche qui (nel 1890!!) di estrarre il petrolio e di usarlo, ma l'idea venne ben presto abbandonata perche' Los Angeles, citta' ricchissima di petrolio decise di darsi un altro tipo di sviluppo. Oggi del La Brea Tar Pits ne hanno fatto un museo, perche' ogni tanto, alcuni animali cadevano nel bitume e si sono fossilizzati. Il museo contiene fossili animali e vegetali giunti quasi intatti dall'era glaciale. Forse non e' redditizio come un campo di petrolio, ma a suo modo gli americani hanno trovato un modo sano per far diventare il bitume una fonte di ricchezza.
Dimenticavo, gli illustri scienziati di Camerino, hanno scritto nel loro progetto che organizeranno visite giudate per "gli esperti delle ditte petrolifere". Degli Abruzzesi, della Majella, di LettoManoppello e dei suoi abitanti neppure una parola.
Mi chiedo se questi studi siano legali, viste le leggi regionali in materia che vietano esplorazioni petrolifere, e se non sia il caso che qualche avvocato lo potesse far presente ad Emanuele Tondi e ai suoi amici pagati dalla Shell Italia e qui sotto elencati:
Fabrizio Agosta
Mauro Alessandroni
Giovanni Deiana
Chiara Invernizzi
Anna Mancinelli
Luciano Misici
Pietro Paolo Pierantoni
Vincenzo Spina
Evviva la scienza indipendente.
12 comments:
Ma è mai possibile che questi signori possono fare e disfare senza che nessuno gli dica niente? E' una vergogna, uno scandalo, dobbiamo fare qualcosa per fermarli! Quanto vorrei sapere chi gli ha dato il permesso per fare degli studi su un territorio che fa parte del Parco Nazionale della Maiella, sempre che ce l'abbiano un permesso. Ma è più facile che anche qui ci sia dietro la politica: oramai siamo diventati merce di scambio per un pò di poltrone, potere e denaro...ovviamente solo per loro, altrimenti che dei dell'Olimpo sarebbero??!!!
salve,cosa ne pensate di organizzare una lista elettorale per le regionali che,come primo punto programmatico ha l'INDIPENDENZA DELL'ABRUZZO DALLO STATO ITALIANO.
un saluto solare ad un abruzzo libero e autonomo,da lo hobbit.
Maria Rita, ti segnalo che il link al "progetto" che hai inserito nell'articolo non funziona, a quanto pare la pagina è stata rimossa. Se non è un errore tuo, qui gatta ci cova.
.. errore mio ... ora dovrebbe funzionare - grazie di avermi segnalato la svista luca
lo so che nn c'entra troppo con il post, ma c'ho sta' curiosita', e cosi', chiedo.
Allora: qualcuno sa spiegarmi se e' vero che le scelte che riguardano la politica energetica nazionale sono - in ultima analisi -di competenza statale? E' vero che e' lo Stato, e nn la regione, provincia, comuni, a decidere in ultima istanza sulla concessione o meno di permessi di ricerca, trattamento stoccaggio e lavorazione idrocarburi? E vero che una autorizzazione ministeriale puo' annullare decisioni di carattere regionale?
E' vero che lo Stato puo' fare ricorso contro una legge regionale, o superarla e cancellarla con una nuova legge o decreto?
E' vero che il pacchetto sicurezza appena varato contempla i siti di approvvigionamento energetico come "obiettivi sensibili di interesse nazionale?"
chiedo, fatemi sapere.
Ho la quasi-certezza che con sta' legge regionale, la politica - bipartisan - sia riuscita - candidamente - a lavarsi le mani, e possa, a domanda pre-elettorale- rispondere:
"noi la legge l'abbiamo fatta, siamo stati bravi, noi diamo ascolto al popolo abruzzese bla bla bla!!!!"
Ho la quasi certezza che questo sia un sistema machiavellico per riuscire a CANCELLARE, dalla campagna elettorale, Il tema della petrolizzazione dell'Abruzzo.
Chiedo, fateme sape'.
Grazie
Saluti
Su questo blog:
http://semidiceviprima.ilcannocchiale.it/2008/10/06/gli_operai_eni.html
oltre a disinformare parlando di un "centro per il caricamento dell'olio" la mettono sul patetico.. delle volte funziona bene dove non c'e' informazione e ignoranza. Dicono che per come si sono pronunciati gli esponenti CEi non è giusto che i lavoratori eni siano considerati cristiani di serie B!!!
Ma vi rendete conto a quali mezzucci ricorre questa becera schiera sindacale che per pochi posti di lavoro venderebbe pure la madre? La terra d'abruzzo svenduta all'eni è paragonabile alla propria madre.
Giuseppe
Giuseppe, ho visto proprio ora. Tutte bugie e cattiverie naturalmente. Venti posti di lavoro non valgono tumori e malattie per mezzo Abruzzo. Basta chiedere a Viggiano e a qualsiasi altra citta' petrolizzata d'Italia. Ciao e grazie - MR.
chi conosce qualcuno che vive a Lettomanppello sapra' anche che negli ultimi anni il cimitero si e' riempito troppo. ufficilamente non c'e' una causa. ma molti giovani cercano il modo di trasferirsi perche' hanno paura di morire. nei pressi c'e' anche un cementificio...
ciao Maria Rita, leggo solo ora il post e mi torna in mente una notizia letta su un quotidiano locale poco più di un mese fa.Ungruppo di ricercatori dell'istituto nazionale petrolifero norvegese (se non ricordo male)è stato ospitato nel Parco Nazionale della Majella a S. Eufemia a Majella, per svolgere ricerche sulla mineralogia e la struttura della nostra Montagna che sembra essere ottimo modello di studio e sito potenzialmente riccoefavorevole alla formazione di giacimenti petroliferi. Nell'articolo si intervistava la proprietaria dell'albergo che, fiera e onorata, raccontava di aver ospitato il gruppo di lavoro anche negli anni precedenti...
che dire???
Io sono stata spesso in quei posti incantati, S.Eufemia, S. Valentino, Caramanico...e per fortuna, la presenza del Parco fa sì che resti tutto incontaminato ad intatto, preservato in maniera ottimale...speriamo ancora per molto tempo!!!
Parlando con un signore del posto, mi è stato raccontato che,quando da piccolo andava a fare il bagno nel fiume ORTE, spesso e volentieri si ritrovava con i piedi immersi in una melma nera, che poi ha scoperto essere bitume!! Quelle zone, tra l'altro vicinissime a Lettomanoppello, sono ricchissime di bitume che affiora naturalmente persino dal letto del fiume....
Salviamola nostra TERRA!
La questione che mi pongo è una sola. Il Parco tutela il suo territorio con regole molto restrittive:qualsiasicosa si voglia fare nel territorio del Parco deve essere richiesto e approvato dallo stesso. Lo sanno bene i comuni che ricadono nel Parco che anche solo per tagliare un albero, allargare una strada o cambiare un semplice paletto devono avere l'autorizzazione...
Per non parlare dellezone più incontaminate che sono completamente precluse a qualsiasi persona e nelle quali è adirittura vietato raccogliere un fiore.
Come possonoinvece gruppi di lavoro che si occupano di giacimenti petroliferi o che vengono finanziati da imprese petrolifere arrivare e fare ricerca così tranquillamente in una zona tutelata come quella di un Parco Nazionale??
Cara Maria Rita,
sono Emanuele Tondi, colui che, a tuo dire, al soldo dell’ENI e della Shell vuole distruggere il Parco Nazionale della Majella.
Vedi Maria Rita, prima di diffondere notizie false e di far nascere inutili allarmismi, potevi documentarti meglio. In questo modo, quello che fai è semplicemente diffamazione…
Il sottoscritto non è al soldo dell’ENI e della Shell ma è un ricercatore dell’Università Italiana. La Shell e la Statoil finanziano (un pochino…c’è scritto nel progetto quanto; tutto alla luce del sole) le nostre ricerche che sono mirate esclusivamente a comprendere il ruolo che le faglie e le fratture hanno nella migrazione dei geofluidi (petrolio, gas ma anche acqua) nelle rocce carbonatiche. I risultati di tali ricerche sono pubblicati su riviste scientifiche e nulla hanno a che fare con possibili sfruttamenti di giacimenti petroliferi o di bitume. E’ ricerca di base, cara Maria Rita, esclusivamente ricerca di base. Detti risultati, inoltre, potranno anche essere impiegati per meglio utilizzare le risorse idriche, senza distruggere o prosciugare laghetti e sorgenti di montagna tanto cari a te quanto a noi.
Insomma, la Shell e la Statoil non ci commissionano nulla; noi abbiamo costruito un progetto di ricerca “di base”, completamente indipendente, e abbiamo “convinto” loro a sponsorizzarci…tutto qui!! Decidiamo noi cosa studiare e come. I nostri stipendi non li pagano loro!!
L’interesse per la Majella è dovuto al fatto che questo rilievo rappresenta un ottimo analogo di serbatoio naturale di geofluidi, quello che generalmente si trova a chilometri di profondità e che quindi non può essere osservato direttamente. In esso, la cava di Lettomanoppello è ancor più interessante in quanto c’è il bitume nelle rocce e quindi è un vero e proprio giacimento di geofluidi a cielo aperto, da osservare, Maria Rita, esclusivamente da osservare e studiare. A questo sono finalizzate le escursioni con studenti, ricercatori e esperti delle società petrolifere, i quali, in questo modo, hanno anche modo di conoscere ed apprezzare il territorio e la gente dell’Abruzzo.
Sia la Majella che la cava di Lettomanoppello sono per noi un patrimonio, oltre che naturalistico, anche scientifico, e quindi siamo “due volte” interessati a preservarli, così come sono.
Spero che l’equivoco sia chiarito e, anzi, mi rendo disponibile, per chi è interessato, a guidare una escursione in Majella allo scopo di illustrare alcuni caratteri della geologia abruzzese non sempre noti, tra i quali l’aspetto legato alle manifestazioni bituminose.
Un cordiale saluto e…VIVA IL PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA!!!
Emanuele Tondi
Per saperne di piu' su cosa comportino le estrazioni di bitume, basta solo andare a vedere cosa la Shell sta combinando in Canada. Uno scandalo ambientale di proporzioni gigantesche. Athabasca Tar sands si chiama. La California ha bannato le importazioni di quel tipo di petrolio.
Il post e': qui,
Shell, alla larga da noi.
Post a Comment