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Wednesday, October 11, 2017

Paribas: la banca piu' grande di Francia non finanziera' piu' fracking, oledotti, rigassificatori, tar sands, trivelle in Artico















Tar Sands, Alberta, Canada 


“We’re a long-standing partner to the energy sector and we’re determined 
to support the transition to a more sustainable world”

Jean-Laurent Bonnafé, Chief Executive Officer BNP Paribas


BNP Parisbas e' la piu' grande banca di Francia e per molti anni uno dei principali finanziatori dell'industria energetica.

Oggi Mercoledi 11 Ottobre hanno annunciato che non finanzieranno piu' operazioni di oil e gas nelle Tar Sands del Canada e nessuna attivita' di fracking -- comprese la ricerca, produzione, distribuzione, marketing e compravendita di prodotti petroliferi ottenuti dalle Tar Sands o dal fracking.

Hanno anche annunciato che non faranno affari piu' con ditte coinvolte nella creazione di rigassificatori e di oleodotti. E infine non avranno niente a che fare con ditte che propongono di trivellare l'Artico.

C'e' voluto un po di tempo, ma come sempre, meglio tardi che mai.

In realta' Paribas gia' da tempo aveva smesso di finanziare ditte di carbone, specie quelle che non ci hanno nemmeno provato a transizionare verso le rinnovabili.

Ed ora alla lista si aggiungono attivita' di petrolio e gas "estremo", cioe' appunto fracking e tar sands, nonche' tutta l'infrastruttura di supporto collegata, tubi, liquefazione del gas, e le trivelle in Artico, zona uber sensibile e che difficilmente potrebbe superare l'inquinamento da scoppi e riversamenti in mare. 

Di fracking abbiamo parlato tante volte, e qui c'e' un link.

Di Tar Sands pure, qui un altro link con immagini devastanti. E' una pratica che si fa sopratutto in Canada, in Alberta.

Qui un po la storia dell'Alberta e delle Tar Sands

Ad ogni modo, la decisone di Paribas e' importante perche' e' un gigante del settore. Dicono che vogliono guidare la transizione verso le rinnovabili e che vogliono fare dei temi ambientali una parte centrale del loro business.

E cosi hanno deciso di investire circa 15 miliardi di euro in attivita' di energia green da qui al 2020, in aggiunta ad altri 100 miliardi di euro per attivita' di stoccaggio energia da rinnovabili e efficenza energetica.  Hanno anche un reparto di "green bonds" investimenti verdi che specializzano in energia rinnovabile, trasporto pubblico,  reciclaggio e smaltimento rifiuti.

Se quelli di Paribas facciano questo per amore della natura o per amore degli affari, e per porsi in un ruolo centrale mentre il funerale dell'industria fossile viene scritto, cosi da avere mercato quando la morte fossile avverra', non lo possiamo sapere.

Probabilmente un misto delle due cose, idealismo ambientale e pragmatismo commerciale.

Ma alla fine quel che conta e' che questa decisione e' un altro passo in avanti verso il tramonto, inesorabile, inevetabile, dell'industria del petrolio e del gas.

Perche' il funerale e' scritto da tempo. L'agonia sara' lunga, ma alla fine oil and gas moriranno. Tutti i segnali sono in questa direzione. Da Parisbas, alle auto elettriche della Cina, ai prezzi dei pannelli solari che crollano, alla mobilitazione popolare in tutto il mondo contro progetti di gas, petrolio e trivelle.

Non sappiamo quando, ma la morte arrivera' presto.

Prima ce ne liberiamo, meglio e'.





 

 

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