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Tuesday, April 1, 2014

L'insostenibile leggerezza del fracking


La rivoluzione dello shale gas e' una bolla.



Il Texas al fracking


Declino medio per pozzo da fracking trivellato nei cinque maggiori giacimenti di shale gas negli USA. In alcuni casi, dopo tre anni dall'inizio la produttivita' cala anche del 90%!

 Prezzi del gas naturale negli USA e in Europa.
Notare che in Europa il gas costa molto di piu' che negli USA.
E' per questo che c'e' questa spinta all'esportazione

Gli USA al fracking


Produzione di shale gas (nero) e numero di pozzi (arancio)
Notare che la produzione aumenta con il numero di pozzi, ma che dalla fine del 2011, nonostante l'aumento di pozzi, la produzione cala. 

Haynesville play fra Arkansas, Louisiana e Texas

Produttivita' per pozzo. 
Nel giro di un anno, la produttivita' cala di quasi il 70%.

 Pozzi nell'Haynesville play. Quelli in nero sono quelli piu' produttivi.

E' cosi' per tutti i pozzi da fracking negli USA.


J. David Hughes


“The so-called shale revolution is nothing more than a bubble, driven by record levels of drilling, speculative lease and flip practices on the part of shale energy companies, fee-driven promotion by the same investment banks that fomented the housing bubble. Geological and economic constraints – not to mention the very serious environmental and health impacts of drilling – mean that shale gas and shale oil (tight oil) are far from the solution to our energy woes.”

La rivoluzione dello shale gas e' una bolla.

J. David Hughes, ex geologo petrolifero per 32 anni
Deborah Rogers, analista di Wall Street


Once you frack a well, there isn’t much more you can do to keep it producing.
Production rises as a result of the frack; it peaks and then declines again.
Since the reservoir surrounding the well has been reduced to rubble,
there is nothing that can be fracked again.

 
The recent natural gas market glut was largely effected through overproduction of natural gas in order to meet financial analyst’s production targets. Leases were bundled and flipped on unproved shale fields in much the same way as mortgage-backed securities had been bundled and sold on questionable underlying mortgage assets prior to the economic downturn of 2007. Wall Street firms are “intricately married" to shale gas and oil corporations.






Produzione di shale gas (nero) e numero di pozzi (arancio)
Notare che la produzione aumenta con il numero di pozzi, ma che 
la produzione cala. 

Barnett Shale, Texas


Declino della produttivita' per pozzo nel Barnett Shale.
Dopo un anno la produttivita' cala del 61%.

Barnett Shale, Texas,
I pozzi piu' produttivi sono quelli in nero.


Produzione di shale gas (nero) e numero di pozzi (arancio)
Nel 2009 si inizio' ad usare fratturazione idraulica a multi-stadi

Marcellus Shale - Pennsylvania, West Virginia, Ohio


Declino di produttivita' per pozzo.
Nel primo anno la produttivita' cala del 47%.

Marcellus Shale - Pennsylvania, West Viriginia, Ohio.
I pozzi piu' produttivi sono quelli in nero.

Grazie Francesco Ferella


Nonostante tutta la propaganda di petrolieri, investitori, banche e politici lo shale gas non sara' la soluzione di nessuno dei nostri problemi energetici o occupazionali.

E questo non lo dice l'ultimo arrivato, ma due studi eseguiti dal Post Carbon Institute and dall' Energy Policy Forum in cui si analizzano circa 65,000 pozzi da fracking e il ruolo delle speculazioni di Wall Street nel promuovere lo shale gas. Questi studi colpiscono a picconate il mito secondo il quale gli USA diventeranno "energeticamente indipendenti" grazie allo shale gas. Gli autori dei report sono J. David Hughes, geologo, che per ben 32 anni ha lavorato per l'industria del petrolio e del gas (e quindi sa quel di cui parla) e che adesso e' il presidente della Global Sustainability Research.  Assieme a lui, Deborah Rogers, analista finanziaria di Wall Street

Dai due, due parole soltanto: bolla energetica.

Ma prima un passo indietro.

In questi anni si e' sentito da tutte le parti che gli USA hanno questa abbondanza di shale gas, che finalmente ci svezzeremo dal Medio Oriente, che e' una questione di sicurezza nazionale fare fracking. In tutto questo, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha dato una grossa mano. Ad esempio, nell’edizione 2013 del suo World Energy Outlook, spara con ottimismo che le risorse di "petrolio recuperabili" continuano a crescere di pari passo con i progressi tecnologici, appunto fracking e trivellazione di pozzi orizzontali.

Obama stesso, nel discorso alla nazione dopo l'inaugrazione del 2012 sparo' che il fracking avrebbe portato a circa 600,000 posti di lavoro e che

"We have a supply of natural gas that can last America nearly 100 years, and my administration will take every possible action to safely develop this energy"

"Abbiamo riserve di gas che dureranno per 100 anni e la mia amministrazione fara' di tutto per sviluppare questa fonte energetica in modo sicuro".

L'IEA prevede che nel 2035 useremo circa 100 milioni di barili di petrolio e gas al giorno.  Oggi ne usiamo 85. Ma niente paura: abbiamo 2670 miliardi di barili di petrolio convenzionale e gas naturale, 345 miliardi di barili di tight oil leggero, 1880 miliardi di barili di bitume e petrolio extra-pesante e 1070 miliardi di barili di kerogen oil.

Un sacco di numeri e il paradiso petrolifero per tutti!

Ora tutte queste cose di cui si parla sono per la maggior parte idrocarburi non convenzionali, e cioe' idrocarburi difficili da tirare fuori, piu' inquinanti di quelli convezionali - bitume, petrolio da spremere dalle roccie, terreno da fratturare, alte temperature e solventi per separare il petrolio dal resto.

E' pure distruzione.

Ma grazie alla creativita' e alla tecnologia USA -- un paese che risolve ogni problema -- non ci saranno problemi: diventeremo il maggior produttore mondiale, addirittura diventeremo esportatori di gas e di petrolio, e in qualche modo faremo a fare il tutto con "sicurezza"!

Un paradiso ancora piu' paradiso di prima.

Entrata in scena di Hughes e Rogers.

I due analizzano scientificamente e con dettaglio circa 65,000 pozzi di fracking da gas e da petrolio situati in 31 giacimenti e concludono che invece di un secolo di energia a basso costo e prosperita' economica, il fracking dara'... al massimo dieci anni di abbondanza!

Dicono:

1. Il boom del tight oil e shale gas e' stato ampiamente sovrastimato dagli operatori e dagli speculatori.  Le riserve di shale gas sono state sovrastimate dai vari operatori da un minimo del 100% fino al 400-500%. Cioe' hanno sparato numeri a casaccio.

2. Wall Street ha giocato un ruolo chiave dietro le quinte nella promozione del boom del fracking attraverso fusioni ed acquisizioni societarie, replicando un modello simile a quello già visto con il boom immobiliare e che ha portato alla crisi finanziaria recente.

3. Giacimenti da sfruttare con il fracking e che sono altamente produttivi sono quasi un miraggio.  Basta pensare che l’80% di tutta la produzione di queste fonti non convenzionali viene solo da cinque giacimenti di gas e due di petrolio. Addirittura le aree piu' produttive sono delle piccole macchie all’interno di questi giacimenti. I due principali giacimenti di shale oil negli USA sono il Bakken Shale fra North Dakota e Montana e l'Eagle Ford in Texas, dove ci sono riserve per circa 5 miliardi di barili - 10 mesi di fabbisogno nazionale USA.

4. I pozzi di tight sono in declino e sono poco efficenti, proprio come i pozzi di estrazione di shale gas. Il declino medio per pozzo va dal 77 all’89% nel corso dei primi tre anni dalla trivellazione. Cioe' se prima tiri fuori 100, dopo tre anni tiri fuori 25 se e' troppo. Se si guarda ai giacimenti interi, dove il numero di pozzi puo' aumentare nel tempo, il declino e' compreso tra il 28 ed il 47% all'anno.

5. Visto che cio' che si estrae da ciascun pozzo diminuisce rapidamente, tutto quello che si puo' fare e' di aumentare spasmodicamente il tasso di trivellazione. Ogni anno vengono trivellati circa 7,000 nuovi pozzi di shale gas ad un costo di 42 miliardi di dollari semplicemente per cercare di mantere una produzione costante. Spesso sono pozzi secondari, piu' difficili da trivellare o da cui estrarre idrocarburi, per cui si stima che con il passare del tempo ne verranno costruiti sempre di piu', sempre meno redditizi, e con costi saranno sempre piu' alti.

E come risponde Wall Street a tutto questo?

Con poca voglia di promuovere ulteriori investimenti, progetti di oleodotti e di gasdotti abbandonati.
La panacea pare essere.... l'esportazione.

Ed infatti il prezzo del gas negli USA e' molto minore che negli altri paesi e si pensa che esportando il gas ci saranno maggiori introiti. Cosi, magari lo vediamo agli altri paesi europei e cosi ci guadagnamo un po di piu.

Deborah Rogers continua cosi:

“Il dibattito sul fracking in USA è sempre stato costantemente incentrato sulla capacità di creare nuovi posti di lavoro e benefici economici, con rischi molto limitati sui possibili impatti sull’ambiente e sulla salute pubblica. Ma i dati non mentono: in tutte le regioni in cui c’è stato lo sfruttamento dei giacimenti di shale gas l’equilibrio economico è dimostrato essere stato molto elusivo, mentre il degrado ambientale ed i costi secondari indotti sono stati reali”.

Cioe' progresso niente, devastazione ambientale vera.

Il rapporto finale di J. David Hughes - di oltre 170 pagine - e' qui

Il rapporto di Deborah Rogers e' qui 



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