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Friday, March 12, 2010

I ricatti dell'assomineraria


Esce in questi giorni un comunicato da parte dell'Assomineraria, una associazione a mio parere di persone senza scrupoli e senza amore per l'Italia ma solo per il portafoglio, in cui si dice al governo 'o ci aiuti a rilanciare la produzione nazionale di idrocarburi o ce ne andiamo'.

Se fossi io il governo gli risponderei: prego, qui e' la porta.

Che modi sono questi? L'Italia NON E' IL POSTO PER TRIVELLARE. Lo capiscono lorosignori o no? Si devono mettere il cuore in pace, non siamo l'Arabia Saudita, come qualche tempo fa aveva detto il signor Pasquale De Vita, capo dell'Unione Italiana Petrolieri. Il signore in questione diceva che il governo deve aiutare i petrolieri perche' siamo in situazione svantaggiata rispetto agli arabi!!!

Dicono che in Basilicata e' rimasto petrolio per meno di 25 anni e gas per 11. Ma c'e' da ricordare che gia' adesso, la Basilicata produce solo il 7% del fabbisogno nazionale. In cambio quella terra e' stata violentata a destra e a manca.

Sono preoccupati di trovare una nuova Basilicata, e di spremere dalla Basilicata tutto lo spremibilie. Non ha importanza che si tratti di pozzi dentro parchi, mare, vicino ad ospedali, faglie idriche, case.

Visto da Milano, va tutto bene. Dicono:

La burocrazia non dà tregua e blocca una serie di operazioni miliardarie. Il fisco inventa nuove tasse, le royalty lievitano.


Che ridere. In altri paesi le royalties sono ben di piu' del misero 4% in mare e ora pare del 10% su terraferma. Lo sanno anche i muri che in Norvegia e Libia siamo all' 80%!

O si trova una soluzione, e lo Stato smette di tartassarci, o leviamo le tende e ce ne andiamo all’estero.

Ma davvero? Provate magari ad andare in Nigeria e fare come l'ENI, a cui gli USA hanno mollato 250 milioni di dollari per corruzione? O pensate che all'estero vi faranno fare il comodo vostro? La stampa italiana non parla quasi mai dei guai dell'ENI, ma il resto del mondo e' stato molto duro con la nostra beneamata e i suoi prgetti di distruggere FORESTA TROPICALE VERGINE in Congo per sabbie bituminiche. Prima fra tutte il New York Times. Ma anche la stampa indipendente italiana, che vive solo sul web.

Per il gas naturale, da tempo si conosce l’ubicazione di un giacimento monstre nel mare Adriatico, al largo di Venezia. L’opposizione di ambientalisti e dello stesso presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ha fino ad ora bloccato i lavori.

E bene ha fatto Galan. Ma sono matti questi!! Venezia sprofondera' se la trivellano. E' gia' successo, lo dicono tutti quelli che ne capiscono qualcosa e che non sono petrolieri. Alle alluvioni del Polesine hanno contribuito moltissimo le estrazioni di metano che hanno fatto abbassare il delta del Po di oltre un metro. A questi qui non gli importa neppure di Venezia, una citta' che non ha nessuno in tutto il mondo.

Dicono che Sono necessari chiari indirizzi di strategia energetica con scenari definiti e conseguenti procedimenti autorizzativi di massima fluidità e in tempi certi: ruolo della ricerca e produzione di idrocarburi in Italia; ulteriore sviluppo del relativo know-how da parte di oil companies e società di servizio; in alternativa “migrazione” di investimenti, società, cervelli eccetera eccetera».

Migrazione di cervelli? Quelli vanno via non certo per il petrolio. Quelli vanno via perche' in Italia di meritocratico, di pulito, di onesto e' rimasto ben poco nelle nostre istituzioni e nella nostra societa'. Questo blog parla solo di petrolio, e non voglio allargarmi ad altre tematiche, ma lo sappiamo tutti a che livello di decadimento morale si trova la nostra nazione e che tipo di futuro hanno le giovani generazioni. Non si emigra certo perche' non si estrae petrolio. E dire questo e' solo strumentalizzare una situazione triste, molto triste.

Cosa dire ad Assomineraria? Che sono antichi, che possono continuare ad aggrapparsi, a minacciare a fare i forti, ma prima o poi arrivera' anche per loro l'impatto con la realta', e cioe' che gli italiani prima o poi si riapproprieranno della loro nazione, del loro ambiente, della loro democrazia. E' inevitabile, e l'ho visto dal parco del Curone fino a Monopoli. Da Ortona fino a Chioggia. Dalla Val di Noto fino a Potenza.

Il sole invece non finisce mai. Il vento non finisce mai. Lo capiscono i tedeschi, lo capiscono i cinesi, lo capiscono gli americani. Noi no.

Ci piace affondare la testa nella sabbia, anzi nel petrolio zozzo di Assomineraria.

Fonti: Il quotidiano della Basilicata

19 comments:

supertramp said...

mr scusa se sono ripetitivo ma per gli "ometti" di assomineraria albertone ci stà tutto!
Ve C' Hanno Mai Mannato A Quel Paese!!!
http://www.youtube.com/watch?v=1KLQKMbyMFw

giosuè said...

sabato, 13 marzo 2010 ore 12:14

SI E' SVOLTA A FASANO LA MANIFESTAZIONE PER DIRE NO AL PETROLIO

FASANO – Si è conclusa da poco la Manifestazione pubblica intitolata "No petrolio, Sì Energie Rinnovabili" che si è svolta questa mattina (13 marzo) nel centro cittadino di Fasano. Oltre cinquecento studenti si sono radunati alle ore 9 presso il Liceo “Da Vinci” e hanno percorso le vie cittadine sino a Piazza Ciaia dove c’è stato un intrattenimento musicale e gli interventi del sindaco Lello Di Bari e dell’assessore regionale alle opere pubbliche Fabiano. Tutti quanti, giovani, studenti, insegnanti, amministratori e cittadini, uniti per dire “no” al petrolio e “si” alle energie rinnovabili.
Da mesi i giovani fasanesi si stanno battendo per la tutela dell’ambiente, contro la minaccia di una centrale nucleare e di una piattaforma petrolifera a largo delle nostre coste.

fonte:
http://www.gofasano.it/notizie/cronaca/si-e-svolta-a-fasano-la-manifestazione-per-dire-no-al-petrolio4767.html

supertramp said...

Ricerca di idrocarburi dalla Shell nella acque del Canale di Sicilia

“Vi è un netto contrasto tra la mission della tutela ambientale e del patrimonio naturalistico insita nell’istituita area marina protetta e confermata dalla previsione di istituzione di due Parchi nazionali (tra l’isola di Pantelleria e le Egadi con la costa occidentale della Sicilia che da Marsala arriva a Trapani) e un’attività di ricerca di petrolio che può incidere sull’integrità dell’ecosistema marino/terrestre e sullo sviluppo ecosostenibile di determinate aree che di pesca e turismo fondano i pilastri socio-economici”.

fonte:
http://trapani.blogsicilia.it/2010/03/ricerca-di-idrocarburi-dalla-shell-nella-acque-del-canale-di-sicilia/

nave:
http://photos1.blogger.com/blogger/6215/3488/1600/ATLANTIC%20EXPLORER.jpg

Anonymous said...

Cari Oil mans andate affanculo.

Anonymous said...

Un po di informazione più completa. Quando si parla di "Government Share" non si intende una royalty come tale, ma bensì di quanto il Governo dello stato produttore, per effetto di un "Production Sharing Agreement", dove il governo partecipa, anche economicamente, con le "Oil Companies" allo sviluppo del progetto. Ciò porta nel tempo lo share delle oil companies a diminuire e quello dei governi ad aumentare. Naturalmente questo sistema consente alle oil companies di recuperare tutti i loro costi. In Italia è diverso, il governo non entra in partecipazione con la Joint Venture e quindi non contribuisce alle spese. Naturalmente la materia è molto più ampia e mi fermo quì.
Due ultimi commenti: 1) si emigra anche nell'industria petrolifera. Io lo sono stato per molti anni e tutt'ora lo sono. E non sono l'unico. Lei avrebbe da ridire sulla efficienza del "cervello"!
2) Mi spiega per cortesia cosa è una FAGLIA IDRICA? Da esperto in materia non mi risulta il termine!
Mi auguro di avere questo commento approvato, tutto sommato non mi sembra contenga insulti, come purtroppo ho avuto modo di leggere in alcuni commenti su questo blog. Sempre "da Orsogna".

supertramp said...

grazie anonimo!

Fabrizio said...

@ Anonimo March 15, 2010 1:24 AM

Dove hai sentito parlare di "Faglia Idrica"? Sono due parole non tanto accostabili in quanto faglia è la definizione di frattura, fenditura.
Forse, intendevi "Falda Idrica". Ed è troppo semplice trovare la descrizione...
http://it.wikipedia.org/wiki/Falda_acquifera
Se invece, vuoi ripassare le nozioni di inquinamento delle falde tra cui ahimè, non ci sono solo gli idrocarburi:
http://www.helpsalute.it/DettaglioNewsArticolo.aspx?IdMacroCategoria=3&IdCategoria=14&IdArticolo=287

maria rita said...

mea culpa - ho scritto il tutto di fretta e invece di scrivere falde idriche ho scritto faglia idrica.

chiunque con un minimo di intelligenza l'avrebbe capito.

A prescndere da questo pero' che il senso fosse chiaro. L'anonimo in questione da Orsogna, mi pare di capire lavora o ha lavorato nell'industria petrolifera. Mi ha mandato vari messaggi sul fatto che io sono biased e non obiettiva, che non guardo il problema su 360 gradi, e sul fatto che questo blog non e' obiettivo.

Da anonimo.

Ad ogni modo, si puo' stare a sottilizzare sui miei errori di grammatica, sulla differenza fra royalties e quote che restano allo stato, sulla fuga di cervellli, ma alla fine dei conti, il discorso e' sempre lo stesso.

su una scala complessiva, trivellare e' una scelta sbagliata e il discorso di assomineraria che vuole trivellare a 5km da chioggia
(una cosa folle!) mostra chiaramente perche'.

Per me ci si puo' girare attorno come si vuole, ma solo chi ha conflitti di interesse col petrolio puo' dire che va bene.

Sono a Washington DC, per una consulenza presso la fondazione nazionale di scienza del governo. Non ho molto tempo per scrivere.

Anonymous said...

Grazie, ora andiamo meglio. Il dialogo costruttivo giova a tutti. E' ovvio che sulla "falda idrica" si è trattato di un errore, non mi occorreva molta intelligenza per capirlo. Il punto è che di errori ne ho visti fare molti, per questo ho voluto sottolinearlo. MR, non sono quì per offendere o lanciare frecciate come il suo commento sul "minimo di intelligenza" o un'altro di qualche tempo fa sulla messa in dubbio della mia esperienza in materia. Comunque parliamo di cose reali; non si tratta di sottilizzare, non mi interessa, il mio punto è quello di fare corretta informazione. Ad esempio sulle royalties, non è una sottigliezza spiegare il meccanismo correttamente. Se inviamo un messaggio sbagliato, è giusto che l'opinione pubblica vedendo la Libia che si porta a casa il 90% dei proventi contro il 4-10% dell'Italia, a ragione si indigna. Se gli spieghiamo il meccanismo forse gli rendiamo un servizio migliore. Perforare pozzi, lo si è fatto più di 7000 volte in Italia, dove sono i disastri. E anche qui mi piacerebbe espandere l'argomento, purtroppo non ho molto spazio. Altra puntualizzazione per migliore informazione: Assomineraria non perfora, essa è solo un'associazione di imprese. Non si tratta di avere conflitti di interesse, qualsiasi attività umana ha impatti sull'ambiente, l'importante è agire in maniera sostenibile. Mi viene in mente ad esempio l'impatto che la coltivazione intensiva della vite ha su aria, flora, fauna, suolo, sottosuolo e falde acquifere. Dove vanno a finire gli inquinanti utilizzati in maniera intensiva nel processo? Con questo non dico che non si debba produrre vino! Purtroppo a noi tutti ancora serve il petrolio, quando se ne potrà fare a meno saremo tutti contenti, nel frattempo concentriamoci sulla sostenibilità e coesistenza. Concedetemi l'esempio molto terra-terra.

Fabrizio said...

Anonymous dice... "Perforare pozzi, lo si è fatto più di 7000 volte in Italia, dove sono i disastri"
Beh, io ne cito solo due:
1) Trecate, 1994. Scoppio di un pozzo per errore imperizia di tecnici Pergemine. Pioggia ininterrotta di petrolio per 3 gg. 100 ettati contaminati, imbevuti di petrolio fino a 25cm in profondità.
2) Subsidenza a Ravenna. I numerosi studi eseguiti negli ultimi decenni sulla subsidenza in Pianura Padana hanno consentito di capire che i valori di subsidenza così elevati sono da attribuire al massiccio prelievo di fluidi dal sottosuolo (acqua e e idrocarburi). Le perforazioni sono iniziate attorno al 1940 ed ecco il risultato:
http://www.arpa.emr.it/ingamb/difesa_costa_fig1.htm
Lo studio completo si trova qui http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/geologia/canali/subsidenza.htm
Se ne possono citare molti altri.
Con rispetto.
Fabrizio

Anonymous said...

Buonasera sig. Anonimo
grazie per gli interessanti post. io non sono esperta in materia, nella vita mi occupo di altre cose e di altri studi peró tempo fa iniziai a documentarmi, proprio a causa di quello che sta succedendo in Abruzzo, sugli impatti di ricerca e coltivazione di idrocarburi. sicuramente lo saprá meglio di me che esiste una ricca letteratura scientifica sulla questione e i risultati non sono molto a favore di tali attivitá. se a questo uniamo l'irresponsabilitá che a volte hanno certe multinazionali nello sfruttamento di queste risorse la miscela si fa esplosiva. per dirne solo una in ecuador sono ad una tappa importante in un processo colossale contro la Chevron. sono sicura che non si riprodurranno a casa nostra situazioni tanto degenerate (anche se trovo aberrante un mondo diviso in serie A e serie B)peró purtroppo a me sembra che per quanto si voglia essere equilibrati e dare informazioni complete la situazione é squilibrata in partenza: la gente comune e le lobby petrolifere. i pesci grandi coesistono con i piccoli solo mangiandoseli. personalmente sostenibilitá e coesistenza le vedo in altre direzioni. un sorriso.
clara

maria rita said...

la possiamo rigirare come vogliamo, ma i delfini spiaggiati di foggia, la piattaforma montara che tira fuori petrolio per quasi 3 mesi, il petrolio nel fiume lambro,l'oleodotto che scoppia in francia e mille altri piccoli e grandi incidenti, sono tutte cose di cui l'Abruzzo non ha bisogno.

Abbiamo gia' una economia, ed e' quella che dobbiamo amare e migliorare, e non snaturarci per petrolizzarci.

Anonymous said...

Cercherò di dare una breve risposta a tutti:
1) Fabrizio-vada per Trecate, un incidente purtroppo può capitare, comunque limitato e riparato completamente. In percentuale sul totale dell'attività il rischio è molto basso. Per quanto riguarda la subsidenza di Ravenna, la questione è diversa. Negli anni 40 i locali perforavano pozzi di poche decine di metri per estrarre "le acque gasate". Deve sapere che in sedimenti recenti come quelli del ravennate, il contenuto in materia organica è elevato e i processi della sua degradazione generano metano. Allora si producevano elevati quantitativi di acqua per separare il gas ed utilizzarlo nelle case ecc. L'emungimento di acqua da strati poco consolidati, porta alla "compattazione" del suolo. Tale fenomeno ancora avviene nell'area a causa dell'emungimento scellerato di acque per l'irrigazione. Subsidenza avviene in tutti i terreni argilloso sabbiosi poco consolidati come quelli della pianura padana. In queste aree, anche dove non ci sono pozzi per la produzione di gas, la subsidenza c'è per l'effetto descritto sopra e per un fenomeno di normale compattazione dei suoli. I pozzi a gas del ravennate e in generale in padana e offshore, producono da profondità superiori a 1500-2000 metri, da livelli che hanno già subito un certo grado di compattazione (vedi le pressioni di carico a quelle profondità). Mi fermo quì. Su questo argomento c'è troppa speculazione e interessi diversi da quello dei petrolieri.
2) Clara-condivido le sue perplessità, però ripeto l'Italia ha fatto scuola nel settore ricerche petrolifere. Molti standard di sicurezza sono stati sviluppati da noi e applicati in giro per il mondo. Le autorità centrali (Uffici Minerari) hanno funzioni di polizia mineraria e controllo sulle attività dei petrolieri, le assicuro che controllano, per questo la percentuale di incidenti in questo settore, nel nostro paese è molto bassa. Se a questi controlli si affiancassero anche quelli di organismi a livello locale (reginale) come se ne stà parlando, l'opinione pubblica ne gioverebbe e con essa anche l'attivià. Si scoprirebbe che un pozzo fa meno danni di moltissime altre attività. Da sottolineare che l'E&P è una delle poche attività che alla fine ripristina i luoghi alle condizioni originali. Sfiderei chiunque ad indicarmi dove sono stati perforati la maggior parte dei 7000 pozzi citati. L'impatto è sempre temporaneo. Mi riferisco all'E&P, le raffinerie sono un'altra cosa che comunque siamo costretti a tenerci. Segue breve commento per MR su altro messaggio.

Anonymous said...

MR,
per cortesia, i delfini spiaggiati a foggia o le balene di qualche tempo fa, cosa c'entrano con l'attività E&P. Lei cerca di tirarci dentro i rilievi sismici lo so. Primo non mi risulta che ce ne siano in quell'area, a parte il rilievo del fondale con sonar su Elsa. Ormai si fa così poca sismica in Italia che affermare che è colpa sua se i cetacei soffrono mi sembra un'eccessiva semplificazione. Le ragioni sono altre, e lei lo sa benissimo. Ne cito qualcuna? Buste di plastica (ritrovate negli stomaci), inquinamento del mare in generale (lo sa che a largo delle coste pugliesi ci sono dei siti dove alla fine della seconda guerra mondiale sono state scaricate, non distante dalla costa, decine di armi chimiche che già in passato non molto lontano hanno causato danni all'ambiente e alle persone? Su quest'argomento c'è un interessantissimo libro recente intitolato "Veleni di stato" lo consiglio a tutti). Ha mai fatto il calcolo del traffico commerciale in adriatico? Si stupirebbe. Una nave immette ultrasuoni in acqua, che effetto hanno sui cetacei?
In passato l'adriatico è stato coperto da rilievi sismici, quando l'attività era più intensa, le assicuro che allora non si verificavano fenomeni di cetacei spiaggiati. Sul resto ha ragione, ma si tratta di cose non riconducibili all'E&P, ci sarebbero comunque, almeno fino a quando saremo costretti ad usare il petrolio (importato).
Un breve commento sulla sua mania di paragonare un centro oli ad una raffineria. ESSE SONO DUE COSE DIVERSE, il primo (nome infelice) ha la sola funzione di deparare i fluidi provenienti dal sottosuolo (acqua-gas-olio e zolfo quando presente), le varie componenti vengono poi inviate a destinazione. La rete di metanodotti per il gas, la Raffineria per l'olio, lo smaltimento per l'acqua e lo zolfo. E' un processo molto semplice e gli impatti facilmente controllabili. I centri di separazione (questo termine mi piace di più) in Italia sono molto limitati e nulla hanno a che vedere con quello che si mostra in giro per il mondo, vi consiglierei di visitarne qualcuno per rendervene conto. La raffineria è ben altra cosa e anche a me non piace.

Fabrizio said...

Per Anonymous: "Un incidente può capitare... In percentuale sul totale è molto basso"
Allora, proviamo ad elencarne altri:
18/01/2001: Esplosione del Pozzo Monte Alpi 1 Ovest. Fuoriuscita al altezza superiore a 10 metri di petrolio e detriti per diverse ore sparsi nei dintorni.
06/06/2002 Salta la valvola del condotto del "Monte Alpi 1 Est". Impregnata superficie di circa 3ha di terreni agricoli e canali di irrigazione
25/04/2005 Esplosione pozzo Boffalora e rotture ad oleodotto connesso. 12 ore di pioggia ininterrotta di petrolio. Danni irreversibili a terreni e colture di mais biologico, allevamenti di gamberi e progetti di turismo eco-compatibile.
Naturalmente, l'elenco si allungherebbe ulteriormente anche citando solo quelli che ho vissuto in maniera abbastanza diretta.
Quindi, le prime domande sono "Ma quale sarebbe la percentuale tollerabile? Esiste un limite per il quale dovremmo ritenerci soddisfatti del fatto che le cose potrebbero andare peggio e che ci sono attività più inquinanti e pericolose?
Sulla questione subsidenza. Condivido il fatto che la questione è molto complessa e, purtroppo, non ho la competenza specifica per analizzarne i dettagli. Dai documenti ufficiali riesco però a leggere che non ci sono dubbi sul fatto che essa sia causata o, quantomeno aggravata, dalle estrazioni di fluidi nel sottosuolo. Come pure non ci sono dubbi (e sono anche stati conclusi processi ed indagini approfondite che hanno portato alla condanna in cassazione dei responsabili) sulla responsabilità delle trivellazioni in merito all'alluvione Polesine 1951.
Concordo anche sul fatto che sull'argomento ci siano interessi diversi da quelli dei petrolieri. Ciò non cancella il comportamento non certo trasparente e corretto dei petrolieri. Cosa dire infatti dell'estensione illegale dei giacimenti Irma-Carola e Naomi-Pandora con effetti acclarati sulla subsidenza della zona costiera?
E mi fermo qui, per non parlare d'altro.

Anonymous said...

Fabrizio,
sono d’accordo con te, io avrei altri esempi da aggiungere, ma naturalmente in questo modo non andremmo da nessuna parte. Io faccio un discorso più ampio, la presenza dell’uomo è di per sé un disastro per l’ambiente ma non per questo possiamo auto eliminarci! Qualsiasi attività umana arreca un danno all’ambiente, cosa facciamo? Diciamo no a tutto? Non credo sia possibile. Io non concordo con il partito del no a tutto e incondizionato, ciò non giova a nessuno e tanto meno all’ambiente. Credo invece ad uno sviluppo sostenibile, dove i progetti, qualsiasi essi siano (nell’ambito della decenza naturalmente), vengano realizzati secondo precise direttive e controlli (e qui i movimenti potrebbero dare un contributo costruttivo) e chi non rispetta le regole se ne torna a casa e perde l’investimento. In questo modo si avrebbero benefici per le persone (creazione di posti di lavoro) e per l’ambiente. Una cosa simile già esiste, però purtroppo, spesso e volentieri gli enti preposti alla valutazione dei progetti non hanno la competenza per farlo, non perché non ne abbiano le capacità, quello che manca è l’esperienza specifica. Non vado oltre (ho tagliato una parte di testo che rischiava di essere troppo noiosa) altrimenti sforo con il limite delle parole.
La subsidenza, ripeto, è un argomento complesso. Non conosco gli atti dei processi, ma l’alluvione del Polesine c’è stata sessanta anni fa, e allora in molti prelevavano acqua e gas da profondità di poche decine di metri fino a qualche centinaio. L’estrazione di gas in tempi moderni, come ho detto, avviene a profondità elevate e la subsidenza è quasi irrilevante se confrontata a quella naturale legata alla compattazione di rocce recenti (Quaternarie). Discriminare quanta della subsidenza è attribuibile all’estrazione di gas e quanta all’estrazione di acque irrigue e processi naturali diventa una questione di lana caprina e lascia spazio a speculazioni. Attualmente mi risulta che non si sia ancora concluso un altro processo dove delle persone dell’ENI sono state accusate di disastro colposo e alluvione nella zona del ravennate. La cosa sconcertante è che non c’è mai stata alluvione e tanto meno disastro! Il tutto è stato basato sulla possibilità di... Cosa dire? Anche io mi fermo per non essere noioso. Insisto sul dialogo costruttivo di tutte le parti.

maria rita said...

Ancora con la storia del "dialogo costruttivo", che e' parente del "cerchiamo un compromesso", caro signor anonimo.

Non ce nulla da costruire. Qui i pozzi di petrolio non ce li vogliamo.

Punto.

Fabrizio said...

Io non sono un membro del "partito del no a tutto e incondizionato". E proprio perché conosco troppo bene uno dei principi fondamentali della fisica "L'energia non si crea e non si distrugge, bensì si trasforma e si degrada", capisco benissimo che qualunque attività umana comporta un impatto ambientale.
Quindi, vorrei concordare sul fatto che i progetti devono essere sostenibili ma non accetto che qualsiasi progetto in ambito petrolifero si possa considerare minimamente sostenibile.
E il fatto delle "precise direttive e controlli" e del "chi non rispetta le regole se ne torna a casa e perde l’investimento"... Beh, non sono così ingenuo da crederci e da non sapere che le compagnie petrolifere considerano le regole un inutile ostacolo burocratico ai loro piani. Altrimenti, non si spiegherebbero tutte le violazioni, i disastri e le corruzioni.
Siccome non credo che neanche tu sia ingenuo ma piuttosto stia difendendo un interesse preciso, mi permetto di parlare in modo schietto: tutte le volte che ho sentito le parole "dialogo e trasparenza" in ambito petrolifero si intendeva, in realtà, "accordi, mazzette, tangenti e ricompense, ecc".
Spiegami quindi, cosa trovi di “costruttivo” nei progetti di trivellazione e/o di raffinazione. Io ho visto fluidi inquinanti e chiazze oleose. E ho vissuto 6 anni vicino ad una raffineria quando ho avuto la forza di cambiare vita per portare via la mia bambina che stava mostrando problemi respiratori.
E i “controlli e le direttive” sono precisi al punto tale che gli impianti stanno ancora lì e in decenni di attività hanno creato un ambiente spettrale.
Quindi (cfr. Totò e On. Cosimo Trombetta) “Ma mi faccia il piacere!”.

Anonymous said...

ma mi scusi signor Anonimo
perché non mette anche il suo nome in calce ai commenti? gioverebbe anche alla discussione stessa sapere il nome dell'interlocutore e non doverlo chiamare sig. Anonimo.
un saluto Clara