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Friday, June 13, 2014

Scompaiono anche le isole Kiribati











The impact of climate change is about total annihilation of our nations.
It is too late to save my islands.

 

In questi giorni vari governi hanno annunciato misure contro i cambiamenti climatici.

Obama ha proposto il taglio delle emissioni di CO2 del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.  Nel mirino le centrali a carbone, che sono quelle dalle emissioni maggiori. Ad alcuni stati e' chiesto uno sforzo maggiore, ed in altri un po meno, a causa di diverse economie e numero di centrali a carbone. Per esempio, in West Virginia le emissioni dovranno diminuire del 19%, nello stato di New York del 44%. Questi limiti vanno ad aggiungersi a quelli gia' esistenti su mercurio, nitrati, solfati, arsenico e particelle fini ma che finora non esistevano per la CO2.

Non sono obiettivi particolarmente aggressivi, c'e' ampio tempo per implementarle, e si ritiene che il tutto sia realistico. Al Gore ha definito la proposta di Obama "the most important step taken to combat the climate crisis in our country's history."

Come sempre, le vuote polemiche sul fatto che il tutto sia "antieconomico", che distruggera' l'occupazione e che resteremo al freddo e al gelo. I dati ufficiali invece parlano di "motore di crescita" per "l'occupazione verde" e che si risparmieranno circa 90 miliardi di dollari in costi di salute - evitando attacchi di asma e infarti.

Si parla anche del declino gia' in atto delle centrali a carbone negli USA, mentre l'eolico e' triplicato e il solare e' decuplicato dal 2009. L'idea quindi e' di accelerare queste transizioni e con queste nuove norme di aiutare a riscrivere il paradigma energetico negli USA.

In Europa si era gia' deciso a Gennaio del 2014 che entro il 2030, le emissoni di CO2 dovranno diminuire del 40% rispetto ai livelli del 1990.

Alcuni stati vanno avanti come treni da soli. La Danimarca ha deciso di raddoppiare gli obiettivi che si era posta per il 2020: invece che diminuire le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990, le diminuiranno del 40%. Il ministro del clima e dell'energia - si, in Danimarca hanno pure questo! - Rasmus Helveg Petersen dice che e' la cosa giusta da fare, visto che hanno l'obiettivo di arrivare a una nazione a energia elettrica e riscaldamento al 100% da rinnovabili entro il 2035 e di essere interamente "fossil free" entro il 2050.

Piccola parentesi: e' un sogno pensare anche in Italia ad avere il ministro del clima e dell'energia assieme? Come dire, e se la Guidi oltre che proporci trivelle a gogo' potesse invece guardare piu' in grande e creare un modello di energia per l'Italia che possa essere intelligente, sostenibile, con obiettivi a lungo termine? 

In Finlandia invece hanno approvato una nuova legge sul clima dove l'obiettivo e' quello di arrivare alla riduzione dell'80% delle emissioni di CO2 entro il 2050. Ogni anno si dovra' riferire in parlamento su eventuali nuove strategie e sui risultati raggiunti. Il programma e' a lungo termine ed ed' codificato in legge per la stabilita' di interventi governativi e per dare certezze ad investitori privati. L' obiettivo e' infatti ambizioso e andra' a influenzare le scelte energetiche, la politica industriale e quelle agricole e quindi e' molto piu' grande che l'ambiente in senso stretto.

Il ministro per l'ambiente Ville Niinistö dice che la legge e' "super" e che fara' della Finlandia un pioniere della lotta ai cambiamenti climatici. Dice infatti che e' nell'interesse nazionale tenere sotto controllo i cambiamenti climatici e che il mantenimento di qualsiasi livello di prosperita' nel pianeta ne impone la sostenibilita'. Dice anche che il dover riferire in parlamento a cadenza periodica fara' aumentare il dibattito politico e la coscienza pubblica sul tema.

Secondo gli studi sia danesi che finlandesi, le tecnologie ci sono e i costi sono competitivi.

Anche i governi di Irlanda, Corea del Sud, Messico e Vietnam hanno delle leggi specifiche contro i cambiamenti climatici. 

Ma per alcuni posti e' gia' tardi.

Kiribati e' un magnifico complesso di 32 atolli e una isola maggiore che sorge nell'Oceano Pacifico. Ci vivono circa 100,000 persone. Come per l'arcipelago Carteret, fra venti o trenta anni sara' tutto interamente ingoiato dal mare. I problemi sono gli stessi di Carteret, acqua salata che si mescola a quelle dolce, agricoltura morente, erosione delle coste, mareggiate, scarsita' di cibo. L'acqua e' gia' arrivata nelle case e nei villaggi.

Da varie parti del mondo la proposta di creare isolotti artificiali su cui trasferirsi, come i prototipi delle citta' galleggianti 'Lilypad' proposti dall'architetto belga Vincent Callebaut o di comprare della terra sulle isole Fiji. Anche le vicine isole Marshall hanno gli stessi problemi.

Queste isole erano usate come base dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. A causa delle forti mareggiate 26 tombe si sono scoperchiate e gli scheletri sono finiti sulle spiagge.

Intervistato da CNN sulle nuove leggi USA, il presidente di Kiribati, Anote Tong ha detto semplicemente che per la sue isole e' troppo tardi, qualsiasi siano le azioni che faranno gli altri paesi, USA e Cina incluse.

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