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Sunday, February 17, 2019

Goi: il villaggio nigeriano dichiarato morto dai riversamenti Shell















It’s hell here. 
People go to polluted streams to fetch drinking water. 
We inhale the polluted air, farm and fish from 
the same polluted environment.

Kpobari Vieme, Gokana, Nigeria


Ecco un altra storia ed altra umanita' che il Corriere della Sera non raccontera' mai.

E' una storia di disperazione e di ENI e di poverta' e di Nigeria.

La bimba si chiamava Mary e per tre anni il suo corpicino era stato coperto da insopportabili allergie e pruriti.

Sono iniziati dopo un riversamento di petrolio a Goi, il suo villaggio. Siamo nel Gokona local government nello stato detto Rivers, della terra degli Ogoni in Nigeria. Mary viveva qui dove l'ENI e la Shell fanno bello e cattivo tempo da decenni. Ma piu' che altro cattivo tempo.

Nell'Ottobre del 2008 ci fu un enorme perdita di petrolio nell'Ogoniland. Goi era all'epicentro del disastro, assime con le sue vicine Bomu e Bodo. Un oleodotto della Shell si spezzo' e per due settimane ci fu riversamento continuo di petrolio in ambiente. Circa 14mila tonnellate di petrolio finirononei campi, nell'acqua, fra le mangrovie.

In un istante Goi cesso' di essere quella che era stata fino allora e si trasformo' in una lunga distesa nera.

Ma non ci sono solo le perdite del 2008 a Goi. Ci sono quelle quelle precedenti, quelle successive, quelle future. C'e' l'inquinamento e ci sono petrol-incendi che colpiscono la zona incesssantemente. E chi ancora vive qui e' spesso afflito da strani dolori che vengono attribuiti tutti a perdite di petrolio nei campi e nelle vite.

Dopo tre anni di prurito insopportabile, Mary e' morta, in preda a forti dolori. Non era mai stata in ospedale perche' la famiglia non ne aveva i soldi.

Dal 1970 al 2000 ci sono stati 7000 riversamenti di petrolio in Nigeria.

Secondo il Nigerian Oil Spill Monitor fra il 2005 e il 2014 altri 5296.

Nel 2010, la Shell ha ammesso che sono finiti in ambiente circa 100,000 barili di petrolio in 18 comunita' Ogoni.

Amnesty International parla di un totale variabile fra 9 e 13 milioni di barili.

Shell e ENI nel solo 2014  hanno causato 550 riversamenti.

L'ONU dice che qui l'acqua contiene livelli elevatissimi di idrocarburi.

Il 70 percento degli Ogoni vive oggi in poverta'.

Di queste comunita' Ogoni, Goi e' la piu' colpita perche' da ambo i lati ha petrolmostri, campi estrattivi, e zigzaggati di oleodotti  che riversano monnezza nei fiumiciattoli della zona e nelle campagne.

Goi e' a valle di tutto e dunque il ricettacolo di ogni goccia di petrolio fuoriuscito da condotte difettose, sabotate, o corrose che alla fine arriva qui.

Mangrovie, acqua, fiumi, campi, e' tutto annerito e contaminato.

A un certo punto,  la Shell ha appeso un cartello dichiarando Goi zona morta.

Ai residenti e' stato chiesto di evacuare per dare spazio a tentativi di ripulire la zona.  Ma a nessuno e' stato detto dove andare, cosa fare nel frattempo, chi aveva ucciso la loro zona ora morta.

Comunicazione: zero. Compensazione: zero.

E cosi, dei residenti di Goi chi poteva e' andato via, a volte sapendo dove sarebbe arrivato, altre volte senza ben chiaro dove sarebbe finito, senza cibo e tutti un po malandati.  Ma se chi aveva soldi a sufficenza per andarsene, se n'e' andato, chi resta vive in preda ad un misto di disperazione e rassegnazione.

C'e' una causa in corso, contro la Shell in un tribunale a l'Aia ma la causa e' in corso dal 2003 e non si sa quando mai finira'.

Nel frattempo?

Nel frattempo non solo l'ambiente e' morto, ma tutte le attivita' sane che un tempo esistevano sono scomparse: piccola imprenditoria, pesca, agricoltura, mangrovie, vite tranquille. Ora niente. I bambini non vanno a scuola. I residenti di Goi, quelli rimasti, si dichiarano rifugiati ambientali, specie perche' tutta la loro economia era basata sull'ambiente: pesca, agricoltura e piccolo allevamento di bestiame.  Anche la gente muore.

I funerali si svolgono quasi tutti i sabati.
Circa dieci persone alla volta.

E anche se Goi e' zona morta, tutte le altre nel vicinato che non hanno ancora ricevuto l'appellativo in questione non e' che stanno meglio.

Si muore dappertutto. I residenti lamentano che non c'e' mai stata una vera e propria analisi epidemiologica. Tutti lamentano malattie piu' o meno gravi che non hanno una vera definizione: stanchezza, calore, spossatezza, confusione, tosse persistente.  

Intanto, come sempre sono i bambini a risentirne di piu': i neonati sono troppo spesso malaticci e la mortalita' infantile aumenta.

Diarrea, sottosviluppo dei feti, basso peso alla nascita sono tutti stati documentati qui a Goi come collegati al petrolio. Anzi, dalla Svizzera ci hanno fatto pure uno studio -- The Effect of Oil Spills on Infant Mortality: Evidence from Nigeria.

Il tasso di mortalita' infantile e' di 38 a 76 morti per 1000 nascite nel raggio di 10 km da qualsiasi riversamento, cioe' un aumento del 100% rispetto a zone lontane dal petrolio.

Per fare un esempio, in Italia il tasso di mortalita' infantile e' di 2 per 1000.

Di ripulire tutto, per ora, solo le parole.

ENI e Shell? Zitti zitti, non deve fiatare neanche una mosca!

Intanto mentre il Corriere della Sera continua a mandare i suoi assurdi petro-editoriali, a Goi contiuano tutti a bere l'acqua inquinata perche' non c'e' altro, continuano tutti a mangiare pesci avvelenati perche' non e' altro.




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