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Saturday, February 2, 2019

Il Petrol-Corriere della Sera e le trivelle Croate



Ormai e' ben chiaro che il Corriere della Sera in merito a trivelle e 5 stelle ha completamente perso l'obiettivita'.

Ogni tanto vengono fuori con petro-editoriali assurdi con le piu' patetiche scusanti in favore delle trivelle.

Mai uno di questi petrol-editoriali sulle sofferenze di Viggiano o di Gela, sull'inquinamento di Nigeria o di Russia, sulle petrol-democrazie malate di Venezuela o dell'Alberta, sui collegamenti fra cambiamenti climatici e trivelle, sulla pericolosita' della sismicita' indotta in un paese cosi fragile come l'Italia.

Mai uno sguardo al futuro, per esempio sulla necessita' non di aggrapparsi al petrol-lavoro come l'unica alternativa al morire di fame, quanto invece al creare una nuova forza lavoro green, al bisogno in Italia di creare una rete di elettrificazione per le automobili degna di questo nome, o al bisogno di educare la popolazione al risparmio energetico.

Mai.

Ecco allora un altro patetico editoriale di tale Michelangelo Borrillo che evidentemente non ne sa niente di storia o di economia.

Chi e' Michelangelo Borrillo?

Eccolo qui, gia' presente in questo blog - che ossequiava l'allora ministro Clini per la scelta di dire "si" alle estrazioni di petrolio in Italia, incluse alle isole Tremiti.

E poi qui, in una intervista scandalosa, a mio avviso, in cui il "giornalista" non osava fare nessuna vera domanda al ministro che fosse un po fuori lo schema yes-man. Per esempio, Clini diceva che il limite delle 12 miglia non esiste da nessuna parte in Europa se non in Italia, dimenticando di ricordare che invece in California e' 100 miglia!

Ed eccolo qui, sette anni dopo. Il nostro amico Michelangelo Borrillo parla di un paradosso.

Dice che fermare le trivelle in Adriatico da parte nostra e' proprio un paradosso perche' penalizza l'Italia mentre dall'altro lato in Croazia si va alla ricerca di petrolio; anzi, dice che i croati stanno accellerando, che ne approfittano e che addirittura pagheremo dazi!

I croati econdo Borrilo stanno cercando di bucare al largo delle isole Pelagosa, un tempo italiane e ora nel mezzo dell'Adriatico, giusto un po piu vicino a noi.

Insomma, invece che il pelo nell'uovo qui cercano le Pelagosa in Adriatico!

Non sanno piu' a cosa aggrapparsi.

Da come la vedo io il paradosso e' un altro.

Intanto caro Borrillo, evidentemente lei non sa che l'Italia e' da decenni che trivella - a Ravenna, e in Alto Adriatico, e quindi, come detto ad infinitum occorre che siamo noi non solo a fermarci per primi e a dare un segnale, ma soprattutto ad aprire un dialogo con la Croazia per un Adriatico petrolio-free.

La politica, lo spazio per editoriali non dovrebbe essere una corsa al ribasso, o a una depressione del chi fa peggio. I bambini delle elementari fanno cosi. La politica e il mestiere dell'opinionista dovrebbe essere, secondo me, il volere le cose migliori, per la propria nazione e per il pianeta, l'elevare il rettore alle cose piu' nobili.

E ad usare questo ragionamento dovremmo trivellare ovunque! Perche' non trivellare allora in Sardegna, al largo delle Tremiti, delle isole eolie, di Venezia, nel lago Maggiore?

Davvero lei pensa che il misero petrolio di Pelagosa possa cambiare di una virgola lo scenario energetico croato o italiano? La risposta e' no.

In Croazia esistono dei movimenti anti-petroliferi, ma sono gruppi isolati e soffrono del fatto di essere ancora lontani dall'industrializzazione selvaggia, e di non avere mai visto con i loro occhi cosa i petrolieri lasciano dietro di se.

Non hanno una Basilicata, povera e bucata.

Il paradosso e' dunque che una nazione che ha saputo partorire mostri come Gela e Augusta, Porto Marghera e Falconara, e appunto la Basilicata, possa volere infliggere lo stesso alla Croazia!

E stia tranquillo caro Borrillo che troveranno poco e niente.

E' stato cosi in ogni giacimento italiano o adriatico mai trivellato. Sono solo poche gocce di monnezza. Alla fine, con tutto questo trivellare da Ravenna a Viggiano, l'Italia importa ancora il 95% del petrolio che usa, e non saranno certo quei pochi barili dello Ionio a fare la differenza.

Vogliamo invece prendere altri esempi?

Come ripetuto pure questo ad infinitum qui in California dopo lo scoppio di Santa Barbara di 50 anni fa non sono state piazzate mai piu' trivelle in mare, in una fascia di ... 160km da riva!

Non siamo morti, e anzi, fra turismo, high tech, agricoltura siamo la quinta economia del mondo se fossimo uno stato da soli.

Ecco qui le vere cose da copiare.

Ma di questo il Petrol-Corriere della Sera non parlera' mai.

Troppo forte l'ingerenza di ENI, troppo spessi i paraocchi, troppo piccolo l'amore per l'Italia, troppo fine il sentimento di pieta' umana per lo schifo che l'ENI ha inflitto ai lucani, ai siciliani, ai nigeriani, e ovunque abbia messo piede nel mondo.

A Borrillo la stessa domanda fatta ad Agnoli: date l'esempio, e fate trivellare per prime le vostre citta', i vostri mari e sopratutto quelle dei vostri figli. 

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