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Saturday, October 20, 2012

Una Chiesa vera contro la prepotenza dei petrolieri



"Con l'eventuale realizzazione dei progetti di sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra economia agricola e turistica, 
in maniera irreversibile e irresponsabile".


Ci sono cosi tante cose che mi sono successe in queste tre settimane di incontri in tutta Italia, ed il tempo e' sempre troppo poco, per assaporare davvero tutto.

Ma ecco una cosa veramente bella che accade in Abruzzo, oggi, grazie a Carmine Miccoli e all'intera conferenza episcopale d'Abruzzo e del Molise.

Infatti, di fronte all'ennesimo tentativo da parte della Forest Oil di venire a trivellare una vallata incontaminata in Abruzzo, a Bomba, la Conferenza Episcopale d'Abruzzo e Molise fa circolare una nuova nota a favore del territorio e contro gli speculatori.

Sono chiari, come lo sono stati in passato: queste trivellazioni distruggeranno il territorio in modo irreversibile e irresponsabile.

E' una nota che spero legga anche il presidente della Forest Oil, tale John Langus, che arriva dalla Pennsylvania a dire a noi cittadini d'Abruzzo che vuole "riaprire il dialogo" assieme al suo compare Giorgio Mazzenga.

Caro John, eccoti il nostro dialogo: non ti ci vogliamo qui, capisci? 

Non abbiamo niente da dialogare, come non ce l'avresti tu se qui non ci fosse occasione di lucro per te.

E se non ti bastano gli innumerevoli no piombati da tutto l'Abruzzo e pronunciati da 19 comuni, dalla provincia di Chieti, dalle popolazioni, dagli accademici, dalla Chiesa, dalla Confcommercio, dalla Commisisone VIA, da Roma e da chiunque abbia un po di buonsenso, rileggetevi la frase: Trivellare l'Abruzzo e' cosa irresponsabile.

Capisci?

E poi, e' veramente patetico che cambiate le carte in tavola, mentendo allegramente. Sui vostri comunicati agli investitori si parla di 1 miliardo di metri cubi IN TOTALE in tutto il giacimento. L'Italia ne consuma 80 miliardi l'anno. Per cui le stime sono di si e no cinque giorni di gas, altro che sei mesi di fabbisogno nazionale!!!

Ma che credete che abbiamo l'anello al naso? Che il fabbisogno italiano di sei mesi e' contenuto in cinque pozzi di gas? Ma come ci pensate?

E poi chiamano tali Allen Marr e Michele Jamilokowski, i gran esperti della Torre di Pisa, per dire che la diga non crolla. Ma fate ridere! Ma questi tipi non sanno niente dell'Abruzzo, del suo territorio, e della sua gente. E questa frase qui, dell'International Oil and Gas dove la mettiamo?

"However, that gas/condensate reservoir (...) has not been developed because it lies under Bomba Lake and there is a landslide risk in the mountainous area. "

E quest'altra del dipendente della stessa Forest Oil, Ronald Brown?

At the time, a tragedy occurred in Northern Italy when a slide block fell into the Vajont reservoir. A pulse wave overflowed the dam and destroyed Longarone, a village of 2000 people. The gas field is partly located beneath a Lake held by a 57.50 meter earthen dam. AGIP elected not to produce the field in 1966 due to the Bomba dam proximity.

E poi ancora con le balle che non e' una raffineria, ma un centro di desolforazione con dei magici batteri che mangeranno lo zolfo. E che batteri sono? I batteri di Mazinga zeta?

E la VIA dove dicevate voi stessi che ci sarebbero state emissioni di idrogeno solforato direttamente nelle case delle persone, a 200 metri dai vostri batteri spaziali? Ve ne siete scordati?

I soldi accecano le persone, lo so. Ma qui siete veramente patetici.

Drilling Abruzzo is irresponsible, just as the entire Union of Bishops said today. 

Dear John, Dear Allen, Dear Michele: save yourselves from this international embarassment. Please go back home to Pennsylvania, to Boston and leave us in peace.

Put your heart at rest: you will not, I guarantee you, you will not, drill this place.
We won't let you.

 

"Leviamo la voce per denunciare le "ferite" delle nostre terre minacciate da progetti di "sviluppo" che sono invero segnati da gravi rischi ambientali"

“Noi, Vescovi delle Chiese che sono in Abruzzo e Molise, ancora una volta leviamo alta la voce per denunciare le "ferite" delle nostre terre, minacciate da progetti di "sviluppo" che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Lo afferma in una nota la Conferenza episcopale abruzzese-molisana (Ceam), in una nota.
   "Ci riferiamo, in particolar modo, ai progetti di sfruttamento energetico, in particolar modo petrolifero, su cui ci siamo già pronunciati come Conferenza episcopale regionale nel 2008 e, mediante l'intervento di alcuni di noi o tramite gli uffici da noi delegati, in varie occasioni nel corso di questi ultimi anni. In luogo di una vera 'conversione' a progetti di crescita sostenibile, in ascolto della voce dei territori e delle popolazioni di cui abbiamo la cura pastorale - rileva la Ceam - si confermano e si aggravano le scelte più rischiose per la salute e il benessere di tutti. La stessa promessa di uno sviluppo economico viene a cadere di fronte alla grave situazione economica e sociale, ancora nel pieno della crisi che investe il nostro Paese e, in particolar modo, la nostra Regione: con l'eventuale realizzazione dei progetti di sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra economia agricola e turistica, in maniera irreversibile e irresponsabile".
 "Come afferma il recente documento della CEI in occasione della 7a giornata nazionale per la salvaguardia del Creato ("Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra") - prosegue la nota - noi non possiamo "dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire e' voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele e' l'Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza del creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, e' necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato" (n. 1). Questo compito comune veda coinvolti tutti, in particolar modo coloro che, a livello locale, regionale e nazionale, hanno ricevuto il mandato di governare lo sviluppo del territorio, perché agiscano in nome del bene comune e non di una singola parte, prestando ascolto al grido della nostra terra, del nostro mare, del nostro cielo: in essi riconosciamo la presenza di Dio, come ci ricorda il "Cantico delle creature" del santo patrono d'Italia Francesco d'Assisi. Allora il nostro grido comune si muterà in canto di lode e di grazie, perché consapevoli di aver realizzato un passo in avanti nella concordia tra noi e quella parte della creazione che ci e' stata affidata, per cui essere degni della nostra chiamata più grande: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).

2 comments:

Anonymous said...

Se non conosce un argomento, non scriva dell'argomento, per favore.
Ecco i suoi batteri di mazinga zeta, dall'enciclopedia treccani:
La desolforazione microbiologica del petrolio e dei suoi derivati può avvenire secondo percorsi biochimici tali da portare al distacco soltanto dello zolfo, cioè senza perdita del potere calorifico associato alle molecole così trattate. Esperienze su scala pilota basate sull’impiego di ceppi di Arthrobacter o di Rhodococcus rhodocrous, effettuate su petroli greggi e frazioni di distillati medi, hanno dimostrato la possibilità di conseguire livelli di desolforazione variabili dal 40 all’80%. La d. microbiologica del carbone, dove lo zolfo è presente in forma inorganica (pirite e solfato) o come zolfo organico (dibenzotiofene e benzotiofene) finemente disperso, utilizza diverse varietà di batteri (per es., Thiobacillus ferroxidans, Leptospirillum ferroxidans) per la rimozione dello zolfo piritico, mentre i risultati più promettenti di rimozione dello zolfo organico derivano dall’impiego di specie batteriche termofile (cioè in grado di lavorare a temperature anche di 70-80 °C), come Sulfolobus acidocaldarius.

Poi può anche dirmi che il dialogo è inutile con persone che conoscono l'argomento perchè "sono dei venduti delle compagnie"...ma almeno certi strafalcioni se imparasse a confrontarsi un po' potrebbe evitarli.

maria rita said...

Mah, Pure se fosse come dice lei, dal 40 all'80%, e poi il resto dove lo mettiamo? Vuole che le mandi un pacco del restante 60-20% a casa sua? E comunque sono tutte balle - queste sono reazioni all'equilibrio e sempre e comunque ci saranno sempre esalazioni tossiche. Buon anonimato.