Quando si dice la verità
non bisogna dolersi di averla detta.
La verità è sempre illuminante.
Ci aiuta ad essere coraggiosi.
Aldo Moro
Io non credo che la maggior parte degli italiani abbia veramente capito a pieno cosa sia la democrazia. Ne ho gia' parlato qualche giorno fa - siamo un paese di gente che ama criticare, trovare dietrologie, disquisire, dare consigli, ma poi, all'atto pratico, si sta seduti, si guarda e si pensa al proprio orticello e si dice: "io non ci posso fare niente", oppure "cosi fan tutte", oppure "non serve a niente". Tutti critici, nessun attore protagonista. Ciascuno per se e al bene comune ci pensera' un altro.
Questo ovviamente non riguarda solo il petrolio, e neanche solo l'ambiente, ma tutto il malcostume italico di questi ultimi anni.
Abbiamo letto di Ombrina Mare e della sospensione temporanea in cui si chiede alla MOG di presentare altri studi al Ministero. Questo e' merito delle 100 e piu' osservazioni che gli sono arrivate al Ministero - lo hanno detto anche loro. Mi sono ammazzata di lavoro per richiederle a tutti, per scrivere templati base, per aiutare chi non lo sapeva fare. E alla fine - tutti insieme - un risultato positivo c'e' stato.
Mi aspettavo allora che per Bomba la regione sarebbe stata bombardata di email, di lettere, coscienti del potere che la collettivita' ha. Ho scambiato almeno 30 email per arrivare ai figli di John Fante, pensando che sarebbe stato utile come esempio, per dare coraggio, per dire che ce la possiamo fare.
Invece - far sedere la gente a scrivere questi testi e' come tirargli fuori i denti.
Non me li mandate piu' i messaggi di ammirazione, non mi servono. Ci vuole tempo anche per rispondere a quelli. Mi serve l'impegno vero. Anzi, a me non mi serve niente. E' a voi che servono quelle lettere. Io non ci sono neanche mai stata sul lago di Bomba e se vado in vacanza sul lago ci vado a Lake Tahoe, a Lake Arrowhead.
E' a voi che servono quei 10 minuti a scrivere a Gianni Chiodi, con nome e cognome e senza paura.
Ogni mattina mi sveglio e ci sono 30 messaggi su perche' non fai questo, perche' non fai quest'altro. Qualche volta ci sono anche critiche sul comma X o Y che ho sbagliato, o che secondo loro era meglio fare in un altro modo a cui vorrei rispondere: "beh, e allora fallo tu!". E questo non perche' non voglia essere criticata, (anzi!) ma solo perche' vorrei le critiche costruttive, e fatti concreti.
Vi farei vedere come funziona la vita civile qui negli USA. Tutti la consocete, magari siete venuti qui in vacanza. Ma sotto tutto l'ordine, lo splendore, la cura di questa nazione, c'e' un autentico senso civico, di rispetto per le regole, di scandalo difronte agli sperperi, e di gente vigile che sta su con la schiena dritta contro sfruttatori di ogni genere.
La movimentazione popolare qui e' veramente tangibile e la gente fa sentire la sua voce, dai matrimoni gay fino all'esigere scuse e risarcimenti dalla chiesa cattolica per avere coperto la pedofilia. E' solo cosi' che una societa' sana puo' andare avanti. Scandalizzandosi e chiedendosi: cosa posso contribuire io, nel mio piccolo, ogni giorno?
In Italia si dorme, cullati dal buon cibo e dalla dolce vita. Spero che duri, anche se dubito che possa durare per sempre.
Le parole piu' amare me le ha dette papa': 'tu sei li che quasi ti ci ammali per questa faccenda del petrolio, qui la maggior parte della gente va a passeggio, tranquilla, e' come se non li riguardasse'.
Penso ancora ai miei parenti, arrabbiati perche' "proprio alla Gagliarda devono trivellare". E perche' alla Gagliarda no e al Feudo si? E cosa hanno fatto finora? E come loro il resto dell'Abruzzo civile - a parte i soliti santi, i volontari?
Io non ci saro' per le prossime battaglie a studiare la questione, a spiegare perche' fa male, a farmi il giro dell'Abruzzo - che sia il nucleare, gli inceneritori, Bussi, e chissa' anche le prossime puntate del petrolio.
Sta a voi ora agire. Io ho fatto la mia parte, sono stanca.
Lettere per Bomba arrivate finora - grazie a tutti e spero che questo sia di esempio per tutti quelli che "non hanno tempo". Questa battaglia non ha alcun colore politico e sono bene accette le lettere di tutti. L'ordine e' casuale - se ci sono dimenticanze o aggiunte basta solo farmelo sapere - grazie. :
57) Giuseppina Di Santo - Atessa
56) Pamela Piscicelli - Roma
55) Dr. Valeria Caiolfa - Milano
54) Ing. Lorenzo Luciano - Casalbordino
53) Partito Democratico di Ortona
52) Marina Cionna - Belvaux, Lussemburgo
51) Animalisti Italiani - Lanciano
50) Arci - Vasto
49) Costambiente - Torino di Di Sangro
48) I Manichini D'Ottone - Milano
47) Micaela Iezzi - San Vito Chietino
46) Franco Mastrangelo - Lanciano
45) La Chitarra di Massimo - Lanciano
44) Nuovo Senso Civico - Lanciano
43) Donato Spoltore - Belgio
42) Filippo D'Orsogna - Lanciano
41) Antonio de Luca - Orsogna
40) Maria Nicola D'Alessandro - Orsogna
39) Ing. Tommaso Giambuzzi - Pescara
38) Avv. Tommaso Palermo - Chieti
37) Luca Pantaleo - Pescara
36) Comune di Fara Filiorum Petri
35) Lucia Ciccocioppo - Padova
34) Arch. Roberto Fedele - Roma
33) Arch. Maria Carmela Ricci - gestore www.casoli.org
32) Hotel Alba - Lanciano
31) Casa del Bocconotto - Giulia Biondi - Lanciano
30) Ristorante Il Bucaniere di Piero Angelucci - Casoli
29) Francesco D'Amico Arredamenti - Casoli
28) Virtus Frentana Calcio - Lanciano
27) Venusia Vinciguerra - Oslo, Norvegia
26) Sergio Varrenti - Piane d'Archi
25) Parrocchia del sacro Cuore - Lanciano
24) SOS Costa dei Trabocchi - San Vito Marina
23) La Rivista D'Abruzzo - Ortona
22) Ludovica Raimondi - Giulianova
21) Il Quercione - Lanciano
20) Azienda Agrituristica Olivastri - Ortona
19) Miracolo Eucaristico - Lanciano
18) Paola Filippi - Bomba
17) Antonio Martorella - Roma
16) Istituto Comprensivo San Vito - San Vito Chietino
15) Maristella Iovannitti - Pratola Peligna
14) Il Crampo - Lanciano
13) Ilaria Giangrande - Pescara
12) James e Dan Fante - Los Angeles, California
11) Maura Di Giulio - Torino di Sangro
10) Assunta di Florio - Lanciano
9) Angela Di Berardino - Los Gatos, California
8) Comune di Fossacesia
7) Massimo Colonna - Bomba
6) Circolo Culturale Antonio Buendia - Lanciano
5) CicloPazzi - Lanciano
4) Redazione di Chi'ssi dicie - Torricella Peligna
3) Dr. Libera Berghella - Pasadena, California
2) Dan Aspromonte - Santa Cruz, California
1) MRD
9 comments:
Non mollare Mariarita!
Spero che tutti mandino le lettere come faro io al piu presto,
mi hanno postato questo articolo uscito su "Il centro" il 4 maggio.
La Medoilgas gela gli ambientalisti «Il progetto Ombrina 2 va avanti»
il Centro — 04 maggio 2010 pagina 06 sezione: CHIETI
LANCIANO. «Ci dispiace per chi sta aprendo bottiglie di champagne, ma non rinunciamo al giacimento di Ombrina Mare 2». La Medoilgas (Mediterranean Oil and Gas), tramite il suo ufficio stampa, nega che vi sia uno stop ai progetti di estrazione del petrolio al largo della Costa dei Trabocchi. Lo scorso 12 marzo, la società inglese ha presentato al Ministero dell’ambiente una richiesta di sospensione della procedura. Secondo l’azienda si tratta di un interruzione temporanea e, soprattutto, «non significa una rinuncia al progetto e alla concessione». «È stata presentata una domanda di sospensione tecnica e temporanea», si legge in una nota della Megoilgas. «La richiesta è dovuta alla necessità di realizzare studi integrativi per la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via). Una volta completati, saranno presentati ai responsabili del Ministero dell ambiente e la procedura riprenderà il suo corso ordinario. Non c è nessuna rinuncia alla concessione e al successivo sviluppo del progetto Ombrina Mare». La Medoilgas non spiega di che natura siano gli studi tecnici che hanno reso necessaria la sospensione. L azienda si limita a dire che «si tratta di ordinari scambi di informazioni tra l’autorità competente e l’azienda interessata di volta in volta allo sviluppo di un progetto. Stiamo rispettando le disposizioni inerenti il percorso autorizzativo legato alle attività di Ombrina Mare, secondo quanto previsto dalla legge vigente». Resta il fatto che la procedura di coltivazione in mare è sospesa ma che la Medoilgas non rinuncia alla concessione Ombrina mare 2. La multinazionale, ottenuto dal Cirm del Ministero dell’ambiente il sì tecnico al piano di sviluppo a giugno 2008, ha presentato la Valutazione di impatto ambientale con l’obiettivo di arrivare, entro il 2012, alla produzione di 20 milioni di barili di petrolio. Greggio che, secondo gli esperti, sarebbe bituminoso e ricco di zolfo, ossia di pessima qualità, ma che rappresenta una risorsa strategica per la Medoilgas e per tante altre aziende petrolifere. Il progetto di una piattaforma petrolifera al largo della Costa dei Trabocchi resta dunque in piedi con tutti i pericoli del caso. Compreso scenari apocalittici come quelli che si stanno verificando negli Usa. Dove, nel mare della Louisiana e della Florida, il petrolio fuoriuscito da una piattaforma marina sta causando un disastro ecologico senza precedenti. Gli ambientalisti sono avvisati. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Giuseppe Boi
bruttissime notizie per la Sicilia. Da notare le dichiarazioni della SHell sulla considerazione che ha delle persone:
http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=64581&Edizione=12&A=20100504
Lago di Bomba & figli di John Fante.
video:
http://noabruzzopetrolifero.blogspot.com/2010/05/blog-post_11.html
ciao mariarita, ti presento il pazzo del presidente dell'ENEA che sparla a ruota libera su TVSEI:
http://www.youtube.com/watch?v=17Il0VEjMSk&feature=player_embedded#!
Il Sole 24 Ore del 31.03.2007
Le suore che coltivano l'elettricità
di Marco Magrini
MBINGA, TANZANIA. Dal nostro inviato
All'Equatore il sole tramonta alle sei, tutto l'anno. Alla latitudine di Kaja Peric, che è nata in Bosnia da famiglia croata, ma vive nel profondo sud della Tanzania, il sole scompare solo mezz'ora più tardi. Dopodiché,non è detto che ci sia la luce. «Non esiste una rete elettrica nazionale e nelle città qui intorno,i quotidiani blackout possono durare anche otto ore. Ma non nel nostro convento», dice sorella Kaja con un dolce sorriso. «Noi, l'energia ce la coltiviamo nel giardino».
Dietro al convento delle sorelle Vincenziane a Mbinga — un villaggio sperso nel niente della foresta tropicale, non lontano dal Mozambico — più che un giardino, c'è qualche ettaro di coltivazioni. La congregazione, che fa capo al convento di Untermarchtal, in Germania, gestisce in quest'area 18 strutture per circa 300 bambini orfani, sordi e handicappati, grazie a un manipolo di 185 suore (sette delle quali europee): in totale, un bel numero di bocche da sfamare. Ma, insieme a mais e girasoli, le sorelle coltivano per davvero anche l'elettricità.
Kaja, responsabile del progetto, sta facendo crescere dietro al convento 50mila esemplari di Jatropha Curcas. La pianta che potrebbe cambiare, se non i destini del mondo, almeno quelli dell'Africa.
«È davvero miracolosa», assicura Kaja mentre ne accarezza lefoglie,nelbel mezzo di questa scena tropicale che declina tutti i toni del verde. «Abbiamo cominciato due anni fa, partendo dai semi. Semplicemente tagliando i primi rami e innestandoli per terra abbiamo coperto tre ettari. Quest'anno il raccolto sarà ancora modesto. Ma l'anno prossimo avremo raggiunto l'indipendenza energetica». 1/3
Sul tetto della chiesa c'è un gigantesco pannello solare fatto a "V" (in onore del San Vincenzo che ispira le azioni delle sorelle) con una croce bianca nel mezzo. «Il sole ci dà l'energia sufficiente per il giorno», spiega Kaja. Per la notte c'è un generatore diesel. Il quale va per adesso a idrocarburi, ma l'anno prossimo andrà a Jatropha.
«Gli esperimenti — assicura sister Kaja — li abbiamo già fatti: basta spremere i semi della pianta per ottenere un olio che, semplicemente filtrato, mette in moto il generatore di elettricità a meraviglia.E pure rispettando l'ambiente». Come tutti gli olivegetali che fanno da biodiesel,la combustione di olio di Jatropha emette poca anidride carbonica e zero anidride solforosa, responsabile delle piogge acide.
«Nel raggio di centinaia di chilometri — sintetizza la sorellamadre Zeituni Kapinga, con vivace orgoglio —siamo leuniche a poter spedire un'email a qualsiasi ora del giorno o della notte».
All'Equatore il sole sorge alle sei, tutto l'anno. Alla latitudine di Livinus Manyanga, che abita ad Arusha, Tanzania del Nord, quasi alle falde del Kilimangiaro, il sole sorge solo un po' più tardi. È in quell'esatto momento che il suo business si mette in moto: quando l'energia fotonica della nostra stella accende la fotosintesi clorifilliana.
Alla Kakute, l'azienda di Manyanga, non ci sono ettari di coltivazioni, ma solo un giardino. «Il mio vivaio è un piccolo centro di ricerca e sviluppo — dice — Il mio compito è quello di propagare la Jatropha in Africa, insegnare a coltivarla e distribuire una nuova ricchezza».
Oggi, in visita alla Kakute c'è la delegazione di una Ong canadese, che ha in animo di propagare la pianta dell'energia nella vicina Repubblica Democratica del Congo. «C'è gente che viene da tutta l'Africa: teniamo dei corsi di una settimana per insegnare a coltivare la pianta e a sfruttarla fino in fondo. Restano tutti a bocca aperta».
Per rudimentale che sia, l'armamentario di Manyanga è impressionante. Prima fa vedere i semi di Jatropha stesi al sole per togliere un po' di umidità. Li mette in una strana macchina manuale (inventata da altri, ma perfezionata dalla Kakute) per la frantumazione: a destra esce l'olio e a sinistra i residui, curiosamente asciutti. Poi prende l'olio e lo mette in una lampada: al contrario del kerosene, brucia senzafare fumo e — pare incredibile — profuma pure. Al che Manyanga raccoglie i residui della macinazione, e li spinge con l'acqua dentro a un serpente di qualche metro, costruito con un grande telo di plastica. «Due chili di semi tritati e cinque litri d'acqua — racconta — producono abbastanza metano per cucinare per tre giorni». Il serpentone è collegato a un pallone appeso al tetto, a sua volta collegato a una cucina a gas. E funziona per davvero. Ma c'è di più.
«Con l'olio di Jatropha si fabbricano saponi, che le donne dei villaggi possono vendere», reclamizza Manyanga. «E i residui della macinazione sono un ottimo fertilizzante ». Non a caso, c'è chi ha battezzato la Jatropha Curcas "l'oro verde del deserto".
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Originaria dei Caraibi, la pianta è stata traghettata in giro per il mondo dai marinai portoghesi, che la usavano per costruire delle recinzioni a protezione dei loro insediamenti: la Jatropha ha bisogno di pochissima acqua, le foglie decidue proteggono il terreno dalla desertificazione e, se piantata a pochi centimetri l'una dall'altra, produce una barriera al passaggio degli animali. «In Tanzania —racconta Manyanga — è una pianta ben nota: viene usata per recintare le tombe».
Esperto di meccanica, Manyanga ha lavorato nella birra e neicosmetici, prima di approdare al Center for Agricolture and Technology. «Lì — racconta — mi misi a studiare diversi oli carburanti di origine vegetale e rimasi strabiliato dalla Jatropha »: nessun altra pianta (ad eccezione della palma, che però richiede ingenti quantità di acqua)aveva risultati del genere. Così è nato un mestiere. E una passione. «Negli ultimi anni ho convinto parecchi villaggi, che pure non volevano sentir parlare della "pianta delle tombe", a coltivarla per vendere i semi, il sapone e se possibile l'olio. Non vedo un mezzo migliore per togliere l'Africa dalla povertà».
Le potenzialità ci sono. Un ettaro coltivato a Jatropha produce 1.900 litri di olio, che può essere bruciato da solo o in miscela: la recente decisione della Ue di imporre un 10% di biocarburanti entro il 2020 implica che alle porte dell'Africa sta per aprirsi un nuovo mercato. Lo sa bene l'azienda inglese D1 che, quotata all'Aim di Londra, sta predisponendo ingenti coltivazioni di Jatropha in Indonesia, Sud Africa, Zambia, Swaziland e Australia.
E lo sa bene il Governo indiano, che ha appena incluso la Jatropha nel suo piano strategico per l'indipendenza energetica. Estese coltivazioni di Jatropha per uso combustibile sono in via di crescita in Cina, Filippine, Thailandia e anche in Paesi come il Guatemala, dove la Jatropha è stata usata per secoli per le recinzioni. Infine, a testimonianza di una rivoluzione alle porte, in questi giorni è uscito in Francia un libro eloquente: Jatropha, le meilleur des biocarburants.
All'Equatore la notte è lunga come il giorno, tutto l'anno. Avere l'energia a disposizione fa una bella differenza. Le sorelle Vincenziane lo sanno. E si sentono fortunate.«È nato tutto per caso»,racconta sorella Kaja.
Un giorno, il signor Berndt Wolff dell'azienda tedesca Energiebau, che passava da quelle parti, è andato a trovarle e ha proposto loro di usare il sole e la Jatropha. «Era un'esperimento costoso — spiega Kaja — da 400mila euro: metà ce li ha messi la nostra casamadre e metà il Governo tedesco ». Ma è il solare che è costoso. O il generatore. Certo non la pianta dell'energia, che quasi cresce da sola e vive per 4050 anni.
La Jatropha è velenosa e quindi libera dai dubbi sugli impieghi energetici delle materie prime alimentari, come sta accadendo in Messico con il mais. «Ma soprattutto cresce e prospera in tutta la fascia tropicale — rimarca sorella Kaja— dove si concentra gran parte della povertà del mondo».
Kaja Peric e Livinus Manyanga vivono ai due capi della Tanzania, e non si conoscono. Ma è questione di poco. Fra poco più di un mese voleranno insieme a Harvard. A maggio,nel primo ateneo del mondo, è convocata la cerimonia per il Roy Family Award for Environmental Partnership, consegnato ogni anno a chi si distingue nei progetti di energia alternativa. Fra i vincitori di quest'anno c'è la Energiebau di Wolff, ma ci sono anche le sorelle di Mbinga e la Kakute di Manyanga.E, implicitamente, la Jatropha.
La pianta dell'energia è cresciuta in silenzio per millenni. Ha traversato i mari per secoli. E oggi che sull'era del petrolio si addensano le nubi del riscaldamento climatico, potrebbe diventare la sorgente di una nuova energia per il mondo e di una nuova ricchezza per l'Africa e i tropici. E tutto solo grazie alla fotosintesi.
All'Equatore, domattina alle sei, sorgerà ancora una volta il sole.
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Ho visto le firme di alcuni movimenti cattolici abruzzesi e li trovo ammirevoli, perché il petrolio abruzzese è una cosa che li riguarda da vicino. C'è una cosa che non capisco. Domenica sono stato in Piazza san Pietro a Roma per la recita del Regina Coeli con il Papa, e sulla destra (guardando la facciata di san Pietro) c'erano tre teloni giganti sui quali campeggiava la pubblicità dell'ENI.
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