Circa 600 terremoti recenti e di intensita' media in Ohio, Texas, West Virginia, Pennsylvania e Oklahoma possono essere attribuiti al fracking.
Lo conclude uno studio presentato presso il Seismological Society of America e presentato al congresso annuale del 2019 da Michael Brudzinski della Miami University.
Questi terremoti sono diversi da quelli causati dai pozzi di reinizione, in quanto sono dovuti direttamente all'atto del fracking e non ai fluidi ri-immessi in profondita'. Tipicamente sono fra intensita' 2.0 e 3.8. Il fenomeno dei terremoti da trivelle e non da reiniezione e' maggiormente sentito in Ohio e nella zona della catena dei monti Appalaci.
E guarda caso proprio nei pressi dell'Appalachian Basin, dove c'e' stata una esplosione di estrazione di gas naturale negli scorsi venti anni. Ci sono qui piu' gas estrattivi che di reiniezione, e i cluster dei due tipo sono bene separati gli uni dagli altri. Brudzinski dice che questo fa si che sia possibile distinguere la sismicita' indotta dalle due fonti, analizzando localita' e tempo delle scosse sismiche.
In generale i terremoti da fracking, a differenza di quelli da reiniezione, mostrano scosse in forte vicinanza fra di loro, di circa cento o duecento eventi nel giro di pochi giorni, con periodi di pausa, e poi gli sciami riprendono.
Fra i fattori piu' importanti nel determinare l'intensita' dei terremoti: la profondita' del pozzo: piu' in verticale si va, piu'siamo vicino a faglie mature ma sopratutto la pressione esercitata sulla roccia e' maggiore.
Credo che ormai di studi di questo tipo ce ne siano a bizzeffe, e che sia chiaro che le trivelle non portano niente di buono, mai. Se continuo a scriverne, e' perche' voglio che questi temi restino parte della discussione, dell'attualita', perche' una volta che ce ne dimentichiamo o peggio, che li diamo per assodati, quello e' il momento in cui petrolieri e affini affileranno le trivelle e torneranno a prendersi il nostro sottosuolo.
Tanto e' stato fatto e detto in questi dodici anni, e occorre cementificare nell'opinione pubblica il fatto che trivelle in Italia, no grazie.
E guarda caso proprio nei pressi dell'Appalachian Basin, dove c'e' stata una esplosione di estrazione di gas naturale negli scorsi venti anni. Ci sono qui piu' gas estrattivi che di reiniezione, e i cluster dei due tipo sono bene separati gli uni dagli altri. Brudzinski dice che questo fa si che sia possibile distinguere la sismicita' indotta dalle due fonti, analizzando localita' e tempo delle scosse sismiche.
In generale i terremoti da fracking, a differenza di quelli da reiniezione, mostrano scosse in forte vicinanza fra di loro, di circa cento o duecento eventi nel giro di pochi giorni, con periodi di pausa, e poi gli sciami riprendono.
Fra i fattori piu' importanti nel determinare l'intensita' dei terremoti: la profondita' del pozzo: piu' in verticale si va, piu'siamo vicino a faglie mature ma sopratutto la pressione esercitata sulla roccia e' maggiore.
Credo che ormai di studi di questo tipo ce ne siano a bizzeffe, e che sia chiaro che le trivelle non portano niente di buono, mai. Se continuo a scriverne, e' perche' voglio che questi temi restino parte della discussione, dell'attualita', perche' una volta che ce ne dimentichiamo o peggio, che li diamo per assodati, quello e' il momento in cui petrolieri e affini affileranno le trivelle e torneranno a prendersi il nostro sottosuolo.
Tanto e' stato fatto e detto in questi dodici anni, e occorre cementificare nell'opinione pubblica il fatto che trivelle in Italia, no grazie.
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