Il governo rumeno ha avuto la meglio sulla Chevron.
Grazie ad un arbitrato internazionale, la Chevron dovra' pagare circa 73 milioni di dollari alla Romania come risarcimento dell'abbandono delle operazioni di fracking nel paese.
Per la precisione 73,450,000 dollari.
Piu' interesse fissato all'8% a partire dal 23 Ottobre 2014 fino al pagamento completo. Piu' le spese del processo di arbitrato.
Questa decisione e' stata presa dalla Camera di Commercio Internazionale (CCI) con sede a Parigi. I fondi dovranno essere versati all'Agenzia Nazionale per le Risorse Minerarie della Romania, detto anche ANMR.
Un passo indietro: nel 2015 la Chevron annuncia che non portera' piu' avanti i progetti di esplorazione del gas di scisto in Romania, ultimo paese europeo in cui era ancora attiva.
L'idea era di trivellare sulla costa del Mar Nero e nel nord-est del paese, tanto e' vero che nel 2011 la Chevron aveva stipulato degli accordi per tre concessioni in zona, dette EX 17 - Costinesti, EX - 18 Vama Veche, ed EX - 19 Adamclisi e presentando un "programma operativo minimo" in cui appunto la Chevron si impegnava a far fracking.
E perche' la Chevron ha rinunciato alle trivelle?
Dopotutto i proclami erano stati grandiosi.
Per esempio nel 2013 il governo Obama informava che in Romania c'erano le quinte piu' grandi riserve di gas di scisto in tutta l'Europa, dopo Russia, Polonia, Francia ed Ucraina.
La Chevron era bene saltata sul carro, visto che era proprietaria e operava in completo controllo la zona detta Barlad Shale, nel nord-est Romania, con una concessione di circa 6,400 chilometri quadrati. Le altre tre nel sud-est della Romania, quelle trivellande verso il mare, coprivano invece circa 2,700 chilometri quadrati.
E dunque perche' rinuciano?
Non e' chiaro. Loro dicono che ad un certo punto la Romania non si allineava con i propri programmi di lavoro. Probabilmente il sottosuolo non era cosi' pieno di petrol-speranze come si pensava.
Certo uno dei fattori piu' importanti ed innegabili e' stato il fatto che ci siano state proteste infinite da parte di residenti ed ambientalisti durante gli anni della Chevron in Romania. Proteste che sono finite su tutti i giornali del mondo e in cui la Chevron non ha proprio fatto bella figura.
Chi puo' dimenticare l'intero villaggio di Pungesti che manifesta contro il fracking? Chi puo' dimenticare Bucarest che si scopre solidale verso questo paesotto di campagna, simbolo dell'arrivo dell'invasore straniero?
E cosi, per soldi, per vergogna, o per "mancanza di allineamento", il giorno 23 Ottobre 2014 la Chevron annuncia alla ANRM di volere rinunciare alle trivelle.
Ma l'ANRM gli ha detto di no.
E questo perche' ci si aspettava dalla Chevron che appunto completasse il suo "programma operativo minimo".
La Chevron se ne va lo stesso nel 2015. Anzi, in quello stesso anno chiude baracca e burattini anche in Polonia. E cosi' si arriva alla Corte di Arbitrato nel mese di giugno 2015, con i 73 milioni di dollari piu' interesse stabiliti in questi giorni.
In un certo senso tutto questo fa sorridere e rappresenta una doppia vittoria delle persone e delle proteste. Da un lato, i rumeni sono riusciti a non farsi trivellare, e dall'altro lato hanno costretto la Chevron a pagare per non essere riusciti a trivellare!
Certo 73 milioni di dollari con interessi non sono granche' per un colosso del petrolio, ma lo stesso, questa storia ci insegna che come sempre, con le proteste continue e le prese di posizione i petrolieri si possono sconfiggere, e in questo caso devono pure pagare.
Bravi!
E che la Chevron se ne resti a casa sua, che sarebbe, ahime', la California.
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