Io odio i finti bravi politici, perche' e' facile parlare e piu' difficile e' fare le cose buone.
Eccolo qui questo soggetto che fa il finto-figo-ambientalista e che poi distrugge l'ambiente.
Premessa: il Canada non riuscira' ad adiempiere ai suoi obiettivi ambientali a causa delle fortissime emissioni di CO2 dalla sua industria petrolifera.
Ed allora eccolo qui, il nostro eroe: Justin Trudeau annuncia l'emergenza climatica nel suo paese e il giorno dopo... approva un nuovo mega oleodotto, che certo peggiorera' l'emergenza climatica!
Ma ci e' o ci fa?
Eccolo qui questo soggetto che fa il finto-figo-ambientalista e che poi distrugge l'ambiente.
Premessa: il Canada non riuscira' ad adiempiere ai suoi obiettivi ambientali a causa delle fortissime emissioni di CO2 dalla sua industria petrolifera.
Ed allora eccolo qui, il nostro eroe: Justin Trudeau annuncia l'emergenza climatica nel suo paese e il giorno dopo... approva un nuovo mega oleodotto, che certo peggiorera' l'emergenza climatica!
Ma ci e' o ci fa?
Inziamo dall'inizio.
Le cose partono con il ministro dell'ambiente e dei cambiamenti climatici del Canada, Catherine McKenna. In Canada hanno pure il ministro dei cambiamenti climatici, eh?
Quest Catherine McKenna propone una mozione affinche' i cambiamenti climatici siano definiti come
una crisi vera ed urgente, causata dall'attivita' umana e con la richiesta al governo di tagliare le emissioni di CO2 con priorita'.
Justin Trudeau firma.
Il giorno dopo un'altra firma: ma questa volta per approvare l'estensione del Trans Mountain Pipeline (TMX).
Come e' possibile?
Ovviamente c'e' una scusante per tutto, e il nostro amico Justin ci ha ben pensato: dice infatti che le due cose, certo che sono compatibili: il suo mandato elettorale e' di far crescere l'economia e la classe media, e allo stesso tempo combattere i cambiamenti climatici.
E questo per lui e' rappresentato dalle due firme che faranno si che udite udite, i profitti che arriveranno dall'oleodotto saranno usati per programmi di transizione verso l'energia rinnovabile.
Mi devo trattenere dal ridere e dal piangere assieme.
Il bello e' che qualcuno gli ha pure creduto.
La panzana e' che il petrolio portera' a circa $500 milioni di dollari l'anno, una volta completo l'oleodotto, per il quale ci saranno numerose prescrizioni e per cui saranno interpellate 129 comunita' di indigeni, dove l'oleodotto dovra' passare. I lavori inizieranno verso la fine del 2019.
Il nuovo oleodotto consentira il trasporto di 890,000 barili di bitume al giorno dall'Alberta verso la costa ovest del Canada. Prima erano solo 300,000 barili. Saranno quasi tutti destinati al mercato cinese o americano.
Intanto gli indigeni della British Columbia, non ne vogliono sapere di questo oleodotto: Will George capo della comunita' Tsleil Waututh dice che lo opporranno con tutte le loro forze.
Altri numeri invece dicono che il Canada emette 79 megatonnellate di gas serra in piu' rispetto agli obiettivi che lei stessa si e' posta per il 2030, una quantita' notevole dovuta in gran parte alle operazioni di petrolio e di gas, l'elefante nella stanza.
L"oleodotto inzialmente era della Kinder Morgan, che pero' non ne voleva piu' sapere per le troppe regolamentazioni e per i troppi ritardi. Ecco allora che subentra il governo di Justin Trudeau che lo compra per la modica cifra di 4.5 miliardi di dollari canadesi, mira a farlo costruire, e poi a venderlo a terzi.
Il nostro amico Justin e' recidivo: aveva gia' approvato tutto a Novembre 2016, quando l'oleodotto era ancora nelle mani della Kinder Morgan, ma nell'estate del 2018 un tribunale ne aveva bocciato la costruzione dicendo che il governo non aveva consultato le comunita' indigene e che non era stato considerato ne il traffico marino ne i suoi effetti sulle balene.
Ma come puo' essere che un governo compra un ... oleodotto privato?
Con 4.5 miliardi di dollari pubblici?
Perche' quelli della Kinder Morgan, gli ex proprietari dell'oleodotto non sono fessi.
Avevano capito, quelli della Kinder Morgan che Trudeau e il suo entourage politico avevano bisogno dell'oleodotto e dei suoi affari piu' di loro per vendere questo petrolio, per portar soldi al Canada che nonostante tutte le sue patine di nazione progressista e amica dei migranti e con l'assicurazione sanitaria per tutti, e' e resta una petroleconomia.
Gli servono proprio quei petrodollari al Canada.
E quindi visti tutti questi ritardi, dovuti per lo piu' ai governi locali in British Columbia, sulla costa ovest del paese, hanno capito che non solo potevano mollare la patata bollente al governo, ma potevano pure allungare il collo sulle compravendita.
E ora che e' nelle sue mani, il governo fa un altro studio per passare il tuttapposto.: dicono che si, purtroppo ci sara' aumento della mortalita' delle balene, ma che .. non importa!
Balene o non balene, l'oleodotto s'ha da fare. E poi, per farli contenti, certo, interpelleranno le comunita' dei First Nations, e useranno lo stato dell'arte per evitare loro problemi - rumore, inquinamento, perdite.
E' come dire: vendiamo sigarette per combattere il cancro.
Sulla stampa canadese Trudeau viene descritto come il principe dei cambiamenti climatici a Parigi, e come il principe degli oleodotti a Houston. Un po confuso, ad essere generosi eh?
Vediamo come finisce, le elezioni sono dietro l'angolo e questo oleodotto rischia di fargli creare nemici dapperutto. E se se li crea questi nemici, sono tutti ben meritati.
Justin Trudeau avrebbe dovuto usare questo tempo per creare piani di transizione *fuori* dal petrolio e non continuare a perpetrare la petroeconomia del suo paese.
Le cose partono con il ministro dell'ambiente e dei cambiamenti climatici del Canada, Catherine McKenna. In Canada hanno pure il ministro dei cambiamenti climatici, eh?
Quest Catherine McKenna propone una mozione affinche' i cambiamenti climatici siano definiti come
una crisi vera ed urgente, causata dall'attivita' umana e con la richiesta al governo di tagliare le emissioni di CO2 con priorita'.
Justin Trudeau firma.
Il giorno dopo un'altra firma: ma questa volta per approvare l'estensione del Trans Mountain Pipeline (TMX).
Come e' possibile?
Ovviamente c'e' una scusante per tutto, e il nostro amico Justin ci ha ben pensato: dice infatti che le due cose, certo che sono compatibili: il suo mandato elettorale e' di far crescere l'economia e la classe media, e allo stesso tempo combattere i cambiamenti climatici.
E questo per lui e' rappresentato dalle due firme che faranno si che udite udite, i profitti che arriveranno dall'oleodotto saranno usati per programmi di transizione verso l'energia rinnovabile.
Mi devo trattenere dal ridere e dal piangere assieme.
Il bello e' che qualcuno gli ha pure creduto.
La panzana e' che il petrolio portera' a circa $500 milioni di dollari l'anno, una volta completo l'oleodotto, per il quale ci saranno numerose prescrizioni e per cui saranno interpellate 129 comunita' di indigeni, dove l'oleodotto dovra' passare. I lavori inizieranno verso la fine del 2019.
Il nuovo oleodotto consentira il trasporto di 890,000 barili di bitume al giorno dall'Alberta verso la costa ovest del Canada. Prima erano solo 300,000 barili. Saranno quasi tutti destinati al mercato cinese o americano.
Intanto gli indigeni della British Columbia, non ne vogliono sapere di questo oleodotto: Will George capo della comunita' Tsleil Waututh dice che lo opporranno con tutte le loro forze.
Altri numeri invece dicono che il Canada emette 79 megatonnellate di gas serra in piu' rispetto agli obiettivi che lei stessa si e' posta per il 2030, una quantita' notevole dovuta in gran parte alle operazioni di petrolio e di gas, l'elefante nella stanza.
Ovviamente Trudeau e' un politico e si e' fatto bene i suoi conti perche' pensa che il poter sbandierare "posti di lavoro" lo aiutera' in campagna elettorale. Il Canada infatti si appresta a tornare alle urne, e Justin Trudeau cerca un secondo mandato.
L"oleodotto inzialmente era della Kinder Morgan, che pero' non ne voleva piu' sapere per le troppe regolamentazioni e per i troppi ritardi. Ecco allora che subentra il governo di Justin Trudeau che lo compra per la modica cifra di 4.5 miliardi di dollari canadesi, mira a farlo costruire, e poi a venderlo a terzi.
Il nostro amico Justin e' recidivo: aveva gia' approvato tutto a Novembre 2016, quando l'oleodotto era ancora nelle mani della Kinder Morgan, ma nell'estate del 2018 un tribunale ne aveva bocciato la costruzione dicendo che il governo non aveva consultato le comunita' indigene e che non era stato considerato ne il traffico marino ne i suoi effetti sulle balene.
Ma come puo' essere che un governo compra un ... oleodotto privato?
Con 4.5 miliardi di dollari pubblici?
Perche' quelli della Kinder Morgan, gli ex proprietari dell'oleodotto non sono fessi.
Avevano capito, quelli della Kinder Morgan che Trudeau e il suo entourage politico avevano bisogno dell'oleodotto e dei suoi affari piu' di loro per vendere questo petrolio, per portar soldi al Canada che nonostante tutte le sue patine di nazione progressista e amica dei migranti e con l'assicurazione sanitaria per tutti, e' e resta una petroleconomia.
Gli servono proprio quei petrodollari al Canada.
E quindi visti tutti questi ritardi, dovuti per lo piu' ai governi locali in British Columbia, sulla costa ovest del paese, hanno capito che non solo potevano mollare la patata bollente al governo, ma potevano pure allungare il collo sulle compravendita.
Balene o non balene, l'oleodotto s'ha da fare. E poi, per farli contenti, certo, interpelleranno le comunita' dei First Nations, e useranno lo stato dell'arte per evitare loro problemi - rumore, inquinamento, perdite.
E' come dire: vendiamo sigarette per combattere il cancro.
Sulla stampa canadese Trudeau viene descritto come il principe dei cambiamenti climatici a Parigi, e come il principe degli oleodotti a Houston. Un po confuso, ad essere generosi eh?
Vediamo come finisce, le elezioni sono dietro l'angolo e questo oleodotto rischia di fargli creare nemici dapperutto. E se se li crea questi nemici, sono tutti ben meritati.
Justin Trudeau avrebbe dovuto usare questo tempo per creare piani di transizione *fuori* dal petrolio e non continuare a perpetrare la petroeconomia del suo paese.
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