Un giudice federale d'Alaska ha deciso che trivellare in un area d'Alaska di 520 mila chilometri quadrati non si puo'. E oltre ai mari d'Alaska non si potra' trivellare nemmeno in 15mila chilometri quadrati nell'Atlantico dal Maryland al Maine.
La decisione e' stata presa dal giudice federale Sharon Gleason, nominata da Obama nel 2012.
Questo provvedimento e' una brutta botta per Trump perche' potrebbe creare un clima di sfiducia quando in estate la sua amministrazione cerchera' di vendere altre concessioni in Artico.
Non solo, il giudice Sharon Gleason ha anche vietato la costruzione di una autostrada nel bel mezzo di una riserva naturale in Alaska. Oltre a lei, un altro giudice, nominato invece dal presidente Reagan, Lewis Babcock, ha bloccato due concessioni per trivellare gas naturale in Colorado perhe' nei progetti non si teneva in sufficente considerazione l'impatto sulla vita animale e il contributo di queste trivelle ai cambiamenti climatici.
Si tratta di 171 pozzi in North Fork Valley, dove vivono elci, cervi e renne.
Molte di queste decisioni sono ostacoli posti sulla strada di Trump che voleva eliminare tutte le protezioni e le aree protette stabilite sotto Obama.
La conta e' di circa 25 decisioni prese, dall'inizio della presidenza Trump, contrarie al desiderio di Trump di trivellare, trivellare, trivellare, spesso in barba a leggi promulgate per difendere ambiente, animali ed anime. Anche se ci sono appellli e ce ne saranno anche su queste ultime tre decisioni, e' innegabile che le corti abbiano posto un freno alla mania di bucare il mare e la terra del presidente arancione.
Altre decisioni? Per esempio, agli inizi di Marzo, un altro giudice federale ha fermato le trivelle su altri 1200 chilometri quadrati nel Wyoming.
Ovviamente i petrolieri dicono che non sono contenti delle decisioni prese ma che continueranno a perseguire i loro diabolici programmi in altri mari, in nome del "potenziale energetico" della nazione e cosicche' "l'American consumer" potra' trarre benefici dalla leadership energetica del paese. Parole di Erik Milito, vice presidente dell'American Petroleum Institute.
Ci ha visto invece bene Obama.
La protezione di queste terre e di questi mari era stata imposta sul finire del mandato Obama, sotto l'Outer Continental Shelf Lands Act, una legge che prevede che un presidente possa togliere unilateralmente terreni e mari dalla scure delle trivelle senza approvazione del congresso, ma che allo stesso tempo impone che per *ripristinare* quelle stesse trivelle, occorra invece il consenso parlamentare.
E' stato questo infatti il verdetto di Sharon Gleason: che se Trump vuole trivellare quei mari protetti da Obama, deve prima cercare l'approvazione del governo. Non puo' farlo di testa sua. Quindi, per Obama e' stato facile proteggere, mentre per Trump sara' piu' difficile distruggere.
E quindi tutte le protezioni del mare varate il 27 Gennaio 2015 prima e il 20 Dicembre 2016 poi restano in piedi, finche' non parla il Congresso. E visto che il congresso e' in mano democratica, poco ci credo che Trump la possa spuntare in tempi brevi.
E l'autostrada? La mitica Sharon Gleason ha riconosciuto che il segretario dell'interno, Ryan Zinke, non ha ben giustificato l'utilita' dell'autostrada nel bel mezzo dell'Izembek National Wildlife Refuge, dove tante specie migratorie si fermano in inverno e che e' stato protetto per decenni.
Vince l'ambiente, vince Obama.
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