E i primi verdetti sono arrivati.
La produzione di pannelli fotovoltaici made in the USA aumenta in modo impressionante.
La ditta Hanwha Q Cells di Korea costruira' un nuovo impianto in Georgia, la JinkoSolar Holding di Cina aprira' una fabbrica in Florida. E ditte americane, invece la SunPower Corporation e la First Solar aumenteranno la produzione in Oregon e in Ohio.
Si calcola che la produzione nostrana di solare aumentera' fino ad oltre 3.4 Gigawatt, mentre nel 2017 eravamo a soli 1.8 Gigawatt di capacita' fotovoltaica made in the USA.
Tutto inizio' nell'Aprile del 2017 quando una ditta di Georgia, la Suniva, fini' in bancarotta per colpa del fotovoltaico "made altrove" e Trump rispose appunto con l'annuncio di tariffe sull'importazione a Gennaio 2018.
Si calcola che la produzione nostrana di solare aumentera' fino ad oltre 3.4 Gigawatt, mentre nel 2017 eravamo a soli 1.8 Gigawatt di capacita' fotovoltaica made in the USA.
Tutto inizio' nell'Aprile del 2017 quando una ditta di Georgia, la Suniva, fini' in bancarotta per colpa del fotovoltaico "made altrove" e Trump rispose appunto con l'annuncio di tariffe sull'importazione a Gennaio 2018.
Per cui, forse per una volta, ci ha azzeccato?
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22 Gennaio 2018:
Non e' chiaro cosa passi nella testa di quest'uomo.
E' arrivata oggi la notizia che Trump ha deciso di imporre tariffe sui pannelli solari importati dall'estero negli USA.
Prima di urlare pero', e sono la prima a vergognarmi di questo presidente arancione, occorre un po' capire.
In teoria potrebbe essere una misura per rendere piu' competitiva l'industria fotovoltaica USA, che e' dopotutto il paese dove i pannelli sono stati inventati usando fondi di ricerca pubblici del contribuente americano, per tanti anni.
Le tariffe saranno del 30% nell'immediato e diminuiranno nei prossimi anni fino a stabilizzarsi al 15%.
I primi 2.5 gigawatt saranno esentati dalle tariffe.
Soprattutto, e' stata la U.S. International Trade Commission a raccomandare al governo di imporre tariffe fino al 35% a causa della competizione, spesso non proprio leale, da parte dell'Asia (Cina in primis).
Questo ente e' indipendente, bipartisan e non politicizzato, almeno in teoria, per cui le sue raccomandazioni non dovrebbero essere viste in un'ottica politica.
Per di piu' l'idea delle tariffe e' bene accetta, e anzi e' stata fortemente voluta da varie industrie produttrici di pannelli solari americane, fra cui la Suniva, ditta di capitale cinese che pero' fabbrica pannelli negli USA.
Anche il ramo americano della SolarWorld, ditta tedesca, ha aderito alla richiesta della Suniva di imporre tariffe sulle importazioni straniere.
Altre tariffe sono state imposte su pezzi di elettronica e sulle lavatrici, fino al 50%.
Ma la Suniva di Cina nel frattempo che aspettava, e' fallita, grazie all'arrivo di pannelli direttamente della Cina.
Ironico, no?
Altre ditte di pannelli made in the USA hanno invece visto le loro azioni decollare dopo l'annuncio, come la First Solar con sede a Tempe, Arizona che e' schizzata a Wall Street del 9% fino a $75.20 per azione.
La Whirlpool invece dice che le tariffe porteranno all'aumento della sua produzione di lavatrici in stati come Ohio, Kentucky, South Carolina e Tennessee e che quindi vede il gesto positivamente.
In pratica pero' quali che siano gli intenti di Trump, la maggior parte dei pannelli e' importata per cui, nel breve termine almeno, tutto questo si risolvera' in aumento dei costi, minor pannelli installati, e rallentamento della transizione rinnovabile negli USA.
Il costo e' stimato essere enorme perche' anche i pannelli "made in the USA" hanno fino all'80% di pezzi che arrivano dall'estero. L'industria del sole negli USA e' un business di circa $28 miliardi di dollari e impiega circa 260mila persone.
Questa mossa di Trump e' controversa perche' i produttori sono in generale favorevoli, ma gli installatori no.
E si puo' capire perche', perche' diverso e' il loro business target. La Solar Energy Industries Association, associazione che rappresenta chi lavora nell'industria solare, ha anticipato la perdita di circa 23mila posti di lavoro.
Ma poi, perche' iniziare proprio con i pannelli solari?
Io credo due cose.
Una e' che a Trump non gliene importi niente delle rinnovabili e del pianeta e dei cambiamenti climatici.
Queste tariffe sui pannelli solari erano una mossa facile, proprio per la dualita' fra produttori-installatori; e poi c'era la raccomdandazione dell U.S. International Trade Commission che aveva gia' parlato del problema del "dumping" dei pannelli dalla Cina negli USA ai tempi di Obama. Infine c'erano specifiche richieste di produttori di pannelli sul suolo USA.
Tutte queste cose hanno aiutato Trump a razionalizzare la sua decisione.
L'altra cosa che penso e' che sicuramente ci sara' un freno al solare nel super immediato. Se i prezzi aumentano del 30% da un giorno all'altro e' evidente che qualcosa cambiera'.
Ma il sole e le rinnovabili sul lungo termine vinceranno, Trump o non Trump.
L'industria si riorganizzera' e si troveranno modi per continuare la solarizzazione degli USA, del mondo.
E' evidente dove il mondo sta andando e non si torna indietro. Le fossili sono un relitto del passato.
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