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Tuesday, February 11, 2014

La presidenza della regione Abruzzo



Da diverse settimane mi arrivano email con inviti piu o meno ufficiali a candidarmi alla presidenza della regione Abruzzo.

Tante persone "normali" vedono in me -- credo -- una persona onesta, affidabile, semplice e sincera che ha visto un po il mondo, con voglia di fare. E credo che la storia del petrolio e tutto quello che ho fatto e voluto dal 2007 ad oggi sia una sorta di garanzia per il futuro.

E certo, credo che peggio di Gianni Chiodi non si possa fare.

O forse si?

A tutti, voglio dire grazie della fiducia, e dell'affetto.

Tornare a vivere in Italia pero' non fa parte dei miei progetti di vita.

E' difficile spiegare queste cose, perche' riguardano la mia vita personale, infatti ci ho messo due settimane a scrivere questo post. Ma proviamoci a dire perche' non voglio venire a vivere in Italia, e quindi nemmeno a fare il governatore.

Io non mi sento veramente italiana.

Io sono *anche* italiana, conosco l'Italia, le voglio bene, ma nel quotidiano mi sento spesso un pesce fuor d'acqua quando sono li -- per mentalita', per ambizioni, per concretezza, per vivere civile.

Questo non vuol dire che non apprezzo l'Italia o gli italiani. Anzi, molte cose sono bellissime e mi mancano. Mi manca il calore umano, la spontaneita' dei rapporti umani, il paesaggio, la creativita' di fronte ai problemi, la bellezza che ancora c'e', e i particolari da scoprire di ogni posto e che rendono ogni citta' unica e speciale.

Ma non so piu' viverci nel quotidiano in Italia.

Sono nata e sono cresciuta nel Bronx, e per tanti anni abbiamo fatto la spola di qua e di la. E mia madre - che era italiana - ha imparato a fare la mamma negli USA, e mi ha cresciuto in modo diverso dagli altri bimbi che conoscevo in Italia. Non era iper-protettiva, mi ha lasciato sporcare i vestiti, mi ha lasciato libera di andare, di provare, di sbagliare e che trovassi la mia strada da sola, seppure nel rispetto delle regole e delle direttive della famiglia. I colpi d'aria non esistevano. Esistevano le sciarpe.

Tante cose non le capisco dell'Italia e mi sento spesso di soffocare quando sono li.

Non solo la burocrazia e le leggi e la coda in posta e i bolli e la posta elettronica certificata, ma anche spesso la meschinita' del quotidiano, la mancanza di gentilezza e comprensione verso l'altro, i piccoli e grandi egoismi, la mancanza di voglia di cambiare le cose se non a parole e senza veramente mettersi li a programmare, ad usare la testa, e a creare squadra. E questo a tutti i livelli della societa'.

Guardiamo il modo pazzo di guidare, tutti nervosi, chi parcheggia sui marciapiedi, chi guida sulle corsie di sicurezza, chi ti fa i fanali in autostrada. Infatti, non guido mai in Italia! Guardiamo il teatrino vergognoso di Renzi-Letta, e in realta' di tutta la politica, con le ambizioni di ciascuno che prevalgono sull'urgenza di fare le cose giuste per l'Italia. Guardiamo le amanti di Gianni Chiodi su una cosi delicata come il terremoto: neanche in tempi di crisi e di difficolta' sanno darsi una controllata. Guardiamo una nazione che sta ancora li a parlare di nord e di sud, senza rendersi conto che nel mondo globale non ce lo possiamo permettere di lasciare parte della nazione nelle mani della Mafia. Guardiamo anche la faccenda petrolio: quante volte mi e' capitato di leggere cose scritte da me, passate per bocca di altri? Quanta gente e' venuta qui ad "ispirarsi" per scrivere articoli, leggi, comunicati, osservazioni, dimenticando da dove "l'ispiarazione" era venuta? Quante volte ho detto grazie, e nessuno si e' ricordato di ricambiare la gentilezza?

E poi, a fare il politico io in Italia, sono sicura che non resisterei un giorno - troppi imbrogli, troppa maleducazione, troppi inciuci. Non saprei farlo e mi farebbe solo male alla salute perche' una persona sola non puo' cambiare una societa' intera.

Qui ci sono tanti altri problemi, ma la vita quotidiana, la mia almeno, e' serena e mi pare di potere essere efficente, e felice e ottimista per il futuro.

Vivo a Los Angeles da tanti anni - andiamo per 15 - e sono arrivata qui dopo avere vissuto in diversi angoli del pianeta. E' qui che voglio vivere. Non a New York, non nell'Ohio, non a Lanciano, non a Parigi.

Mi piace stare qui - e' una societa' accogliente - gay, neri, bianchi, disabili, stranieri. Mi piace che si puo' sognare in grande, che se meriti vai avanti, che la societa' parte con il presupposto che tu sia onesto, e non che tu voglia fregarlo ogni cosa che fai.

Mi piace che quando cambi corsia gli dici grazie a quello che ti ha fatto passare facendogli ciao nello specchietto retrovisore e che lui fara' lo stesso con te.

Mi piace che se hai delle idee l'altro non vuole copiarle e fare finta di essere lui il saputo della questione, ma che riconosce i tuoi meriti, dice grazie e cerca di fare squadra.

Mi piace dimenticare il portafoglio e poi ritrovarlo dopo mezz'ora dove l'avevo lasciato.

Mi piace che a scuola i bimbi sono invogliati a volere fare il presidente degli USA da grandi, e non ad accontentarsi di fare il commesso in banca per 40 anni, non perche' ci sia qualcosa di male nel fare il commesso in banca, ma perche' la vita e' piu' bella se osi, se vuoi spingerti a fare del tuo meglio e a crescere.

Mi piace che i ricconi regalino i loro soldi a iniziative civiche in citta'.

Mi piace che fra i miei studenti ci sono persone di 50 anni che tornano a scuola perche' vogliono cambiare carriera.

Mi piace che abbiamo deciso che il presidente era Obama, o Bush, o Clinton e non ci sono tutti questi balletti infiniti di chi deve fare il presidente del consiglio.

Preferisco cento volte una cassiera che ti chiede "come stai" con il sorriso sulle labbra anche se e' finto, piuttosto che gente imbronciata che pare che gli stai facendo tu un favore quando vai al supermercato.

Preferisco i miei studenti qui che ti fanno le domande, e ti lasciano in difficolta' magari, piuttosto che tutte le formalita' di quando andavo io a scuola e dovevi dargli del lei, e avevi paura di chiedere qualsiasi cosa. Il rispetto non e' nel darsi del lei, ma nel trattarsi con decenza e comprensione, da un lato e dall'altro.

Ecco, se devo scegliere, voglio vivere qui. Mi sento piu a mio agio.

Continuero' a fare quello che posso, ma da qui.

Buona fortuna al prossimo governatore della regione Abruzzo.

PS: Ma come puo' essere che a tre mesi dalle elezioni ancora non si sanno i nomi dei candidati?

 


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