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Friday, November 1, 2019

California: apocalisse 2019





























E' sempre difficile per me parlare di California, perche' e' il posto dove vivo, a cui voglio bene e spesso penso di non essere obiettiva nel parlarne. C'e' una sorta di riservatezza e di pudore per me di parlare di qualsiasi cosa che mi riguardi da vicino e credo che un po lo stato dove vivo da piu di 20 anni (gulp!) ne faccia parte.

Ad ogni modo, ogni anno siamo qui e ogni anno diventa peggio. La stagione degli incendi che si prolunga, i fuochi che fanno maggiornmente paura, le zone da blackout che si allargano, l'aria dalla qualita' fetida che senti una cosa che brucia in gola, gli occhi che vorresti chiudere, grattare, piangerci, tutto insieme.

E questo per me che vivo piu o meno al sicuro dalle fiamme che divampano.
C'e' chi ha dovuto abbandonare la propria casa, chi l'ha dovuta abbandondare piu volte, e chi non l'ha piu' ritrovata.

I cambiamenti cliamatici, una popolazione sempre crescente, gente che si sposta sempre piu' a vivere verso zone boschive e pericolose per pagare di meno, i pali della luce in bellavista che non ci vuole niente ad una scintilla di innescare l'incendio.  E mi chiedo sempre: ma se in Italia siamo riusciti a mettere quasi tutti i suddetti cavi elettrici sottoterra perche' qui non si puo' fare? 
L'idea di questo stato e' sempre stato l'ottimismo - infinita terra, infinite risorse, infinite possibilita'. "Go west, young man and grow up with the country", diceva tale Horace Greeley giornalista, nel 1850 o rotti, incoraggiando i giovani a lasciare l'east cost troppo urbanizzata e densa e di andare verso ovest per trovare se stessi.

Eravamo appunto uno stato giovane, con la speranza infinita, con terre fertili, scarsa popolazione, vita semplice e selvaggia. Bastava solo la voglia di fare.  Ideale per i giovani.

Ora la natura ci ricorda che la speranza non e' infinita,  e che le speranze di gioventu' si dissolvono come gli occhi ridenti e fuggitivi di Silvia.  

Probabilmente il periodo d'oro e' stato il dopoguerra. L'ideale della casetta con piscina per tutti, lavoro, ottimismo per la vita. E nel contempo sorgevano organizzazioni e legislazione per proteggere mare e costa, ambiente e qualita' di vita. Era possibile negli anni 1950 prendere interi lotti agricoli e trasformarli in mille, diecimila, ventimila case. 
Aranceti, campi di fave, piantagioni di limoni. Tutto e' diventato una casa.  Sempre piu' gente, sempre piu' tecnologia, sempre piu' crescita. 

Ma la crescita non dura un eterno. In 150 anni siamo diventati troppi, con troppi ricchi-ricchi e con troppi poveri-poveri. Il ceto medio si sgretola. Le terre sono finite, l'acqua pure. Tutto costa troppo. Uber, Apple e Facebook certo, ci rendono la quinta o la sesta o la quarta economia del mondo, ma c'e' anche una vasta umanita' di senza tetto che fanno rabbia e schifo e pena allo stesso tempo.  
E adesso che non si sa che fare con gli incendi c'e' la soluzione piu' low cost e low tech del mondo: spegnamo le luci!
Continue reading the main storyThe founding idea of this place is infinitude — mile after endless mile of cute houses connected by freeways and uninsulated power lines stretching out far into the forested hills. Our whole way of life is built on a series of myths — the myth of endless space, endless fuel, endless water, endless optimism, endless outward reach and endless free parking





Non paiono esserci soluzioni fattibili. 
Nel frattempo la California brucia.










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