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Saturday, November 17, 2018

L'ENI vuole trivellare lungo 300 km di costa Sud Africa











L'intento e' di trivellare le acque attorno a Cape Town, Sud Africa.

E' la nostra beneamata ENI che assiame alla Sasol Oil, ditta sud-africana vuole mettere su piattaforme
nella costa fra Richard Bay e Port Shepstone, provincia di KwaZulu Natal.

Secondo la stampa locale e' un progetto enorme ed aberrante.

E infatti le due localita' distano... 300 km!
L'ENI vuole trivellarle tutte e 300!

Il consorzio in questione infatti, ENI-Sasol vuole iniziare quella che chiamano Operazione Phakisa, per il recupero dell'equivalente di circa 11 miliardi di barili di gas e 9 di petrolio, nella Exclusive Economic Zone, zona marina di solo interesse del Sud Africa.

Il progetto riguarda circa 4mila chilometri quadrati di mare e prevede la bellezza di 30 pozzi esplorativi di petrolio e gas in dieci anni.  Per i primi sei ci sono gia' progetti concreti. Oltre alle trivelle una serie di oleodotti a collegare il Sud Africa con il vicino Mozambico dove gia' bucano - ed inquinano. Le trivelle raggiungeranno profondita' che variano dai 3,800 ai 4,800 metri, cioe' fino a quasi 5 chilometri sotto la crosta terrestre.

Tutta salute eh?

La gente ovviamente ha gia' iniziato a protestare contro l'ENI a Durban, ad Austerville, e altre citta' della costa sud-africana.

La cosa buffa o triste e' che ci sono gia' in giro adesivi e cartelli con la scritta... ‘Go back to Italy’ o ‘No oil drilling in our waters.’

Cioe' come quando noi ce la prendiamo con gli inglesi o con gli australiani che vogliono venire a trivellare in Italia!

Come sempre, l'ENI si deve sempre fare riconoscere: e infatti vorrebbero che l'operazione Phakisa possa essere approvata con canali preferenziali -- leggi, piu' velocemente e senza troppe valutazioni ambientali e con incontri-truffa con i cittadini.

L'idea del governo Sud-Africano e' di sfruttare il gas per "diversificare" la produzione di energia del paese, dove il carbone ancora rappresenta i 2/3 della produzione energetica. Ma giacche' ci stiamo, aggiungiamoci pure un po di petrolio!

Magari a chi non sa niente di ENI e che crede alla favola del "gas, idrocarburo di transizione" pare anche una buona idea, ma... perche' non passare direttamente al sole, al vento?

Perche' trivellare il mare? Non sanno in Sud Africa che l'ENI portera' loro solo inquinamento e distruggera' la bellezza locale? Non sanno di tutto lo schifo che l'ENI ha fatto non solo in Nigeria, o in Ecuador, ma proprio in Italia, il suo stesso paese? Corruzione, bugie, minacce a chi osava scrivere blog contro di loro?

Ma la gente appunto non e' scema, neanche in Sud Africa, e ci sono gia' proteste di ricercatori marini, ma anche di gente normale che e' preoccupata dell'apporto di queste nuove fonti fossili ai cambiamenti climatici e degli impatti alla vita marina. Il suggerimenti e' di lasciare il petrolio e il gas dove madre natura li ha messi: sottoterra.

L'ENI, chissa' forse memore del fatto che la gente possa rivoltarglisi contro, come successo in Italia, in Portogallo di recente, ha organizzato i suoi meeting con i residenti.

In questo caso, a Durban hanno mandato i suoi esperti ambientali per discutere una bozza della loro valutazione di impatto ambientale: trivelle per petrolio e gas.

E' stato un pandemonio!

E come poteva essere altrimenti quando appunto la gente non e' scema come l'ENI crede! Quello che hanno fatto e' stato di appendere dei poster in inglese senza alcuna presentazione nella lingua dei locali, il Zulu. Uno doveva scrivere i suoi commenti (in inglese) con dei post-it ai poster!

Poi quelli dell'ENI avrebbero solo risposto alle domande dai post-it.
Si erano pero' portati i traduttori.

Non c'era nessun posto in cui sedersi, e molti dei partecipanti hanno detto che si trattava di una farsa.
Uno dei biologi marini voleva sentire in dettaglio, e commentare,  l'impatto ambientale sulla vita marina.  Infatti viene fuori che in zona ci sono specie protette e a rischio di estinzione; ci sono timori che perdite possano compromettere la qualita' del plankton, che e' alla base dell'industria locale di pesca, e dell'industria delle sardine, nonche' del turismo.

E ovviamente la solita domanda: cui prodest? Non certo ai Sud Africani!

Dal canto suo l'ENI ripete in Sud Africa le stesse balle che ripete in Italia: che possibili incidenti marini avranno impatti lievi, nulli e trascurabili.  Come sempre, trivelleranno fino a cinque chilometri e vogliono farci credere che sara' tutto fatto con l'acqua di rose!

Nel loro caso hanno detto che le correnti marine faranno si che non ci sara' in caso d'inquinamento, che gli impatti dei fanghi e dei fluidi di perforazione sara' moderato, e "pienamente reversibile".

Se tutto suona familiare e' perche' lo e'.

L'ENI in Italia la conosciamo bene - cari amici di Durban: non credeteci neanche per un minuto alle balle che vi propinano! E' solo il vile denaro che gli interessa ai signori dell'ENI che hanno in corso procedimenti su procedimenti criminali.

Di reversibile per la cittadinanza, che siano italiani, portoghesi, nigeriani o sud africani, non c'e' niente.  Cacciateli via con tutto l'ardore che avete.





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