.

.

Thursday, June 15, 2017

We are still in -- Mille duecento sindaci, universita', aziende USA rispetteranno gli accordi di Parigi



Continua la resistenza americana contro le folli scelte ambientali di Donald Trump.

Martedi 6 Giugno 2017 oltre milleduecento ditte, citta', universita' e stati americani in barba alle decisioni anacronistiche di Donald Trump, hanno firmato un documento dal titolo We Are Still In.


Per la prima volta, all'unisono, questo gruppo cosi eterogeneo, di uomini d'affari e di accademici, promette al mondo intero che per loro, per noi, gli accordi sul clima di Parigi sono ancora un impegno sacrosanto, e che collaboreranno per la giusta implementazione di misure per mitigare i cambiamenti climatici, anche senza la guida del governo centrale. 


Ci sono gli stati di California, New York, Hawaii, Oregon, Washington, Hawaii, North Carolina, Connecticut e della Virginia, alcuni sotto il governo repubblicano, altri sotto quello democratico.


Ci sono oltre duecento citta', New York e San Francisco, Austin e Miami, Los Angeles e Houston, Little Rock e Philadelphia.


Ci sono Disney, Apple, eBay, Tesla, Mars, Microsoft, Evian, Gap, Google, Nike, Estee' Lauder, Patagonia, Tiffany, Campbell Soup, Ikea, Danone, Levi's e Timberland. 


Assieme rappresentano 120 milioni di persone. Producono 6.2 trillioni di dollari dell'economia USA.
Il totale e' di 18 trillioni. Quindi siamo un terzo della nazione. Anzi, se tutti questi gruppi fossero una nazione, tutti insieme saremmo la terza economia piu' grande del mondo.


Ricordano a tutti che la lotta ai cambiamenti climatici porta vantaggi per l'ambiente e per la salute, ma anche per il business, la competitivita', lo sviluppo di idee nuove. Non hanno mezze parole per Trump: la sua decisone di uscire dagli accordi di Parigi e' dannosa, fuori dalla realta' americana. Che Trump lo voglia o no, il mondo ha deciso da quale parte andare, e non e' verso il fossile.


E intanto, Micheal Bloomberg, ex sindaco di New York, devolve 15 milioni di dollari al fondo per l'ambiente delle Nazioni Unite che Trump ha rifiutato di finanziare; l'ambasciatore di Cina si dimette perche' non e' d'accordo con le decisioni del presidente, Elon Musk della Teska e Robert Iger di Disney lasciano il proprio ruolo di consiglieri alla casa bianca.

E ancora, come atto di sfida una dozzina di citta' americane hanno ripostato sui loro siti ufficiali tutti i dati che l'EPA (l'ente di protezione ambientale degli USA) aveva raccolto nell'arco di decenni sui cambiamenti climatici e che Donald Trump ha fatto togliere dai siti governativi di Washington. 
Ha iniziato Chicago a Maggio, e a seguire sono state altre grandi citta' come Atlanta, San Francisco, Seattle, Boston, Philadelphia, e Houston.

Ci riusciranno scuole e sindaci? E' presto per dirlo, ma grandi passi in avanti sono stati fatti negli USA per diminuire le emissioni di CO2 e sono quasi tutti stati grazie all'implementazione di leggi locali, e di ricoversioni dell'industria stessa, che ha visto dimiuire i costi dell'energia passando al solare e all'eolico.

Continueranno a farlo. Nelle loro parole: "Il futuro non aspetta, e nemmeno noi."

No comments: