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Thursday, March 24, 2016

Marcello Pittella, governatore lucano e il "dialogo" sul referendum

 Invece di tutti i blabla sul referendum, ci dica cosa vuole fare per le emissioni 
selvagge del Centro Oli di Viggiano, courtesy of ENI.



Ci mancava solo Marcello Pittella, il governatore della Basilicata che cambia parere come cambia il vento. Occorre ricordare che Marcello Pittella e' (era?)  uno dei nove governatori in favore del referendum e che adesso, folgorato sulla via di Renzi, decide, cosi sembra, di cambiare idea.

Dice:

“Leggo le quotidiane esternazioni di alcuni miei colleghi presidenti di Regione del Sud sul tema referendum anti-trivelle. E dico: basta. Non se ne può più. Siamo in presenza di un attacco al Governo del tutto fuori luogo, che non condivido assolutamente e dal quale prendo le distanze, specie quando sento utilizzare in pubblico – come ha fatto recentemente in televisione Michele Emiliano – un linguaggio colorito, infarcito di offese personali nei confronti del Presidente del Consiglio dei Ministri, che stonano, per non dire altro, in bocca ad un uomo delle Istituzioni."

Non guardo la televisone italiana e non so cosa abbia detto Michele Emiliano, governatore della Puglia. Ma qualsiasi cosa abbia detto, e' vergognoso, semplicemente vergognoso che un governo lavori per mesi per fare ostruzionismo contro il referendum, e poi quando riesce ad ammazzare solo 5 quesiti su 6, dica alla gente "e' un referendum inutile",  non andate a votare.

Grazie!

Sono stati loro ad ammazzare l'essenza del referendum, appunto, uccidendo 5 quesiti su 6, invitando all'astensionismo e sprecando almeno 300 milioni di euro, rifiutandosi di accorpare il referendum alle amministrative di Giugno, ed ora cercano di dire che il referendum e' inutile. Roba che gli ignavi di Dante sono dei signori.

Dal mio punto di vista, il governo, i ministri e tutti quelli che lavorano per sprecare soldi pubblici meritano tutte le "parole colorite" e le "offese personali" possibili, e di piu'.  Matteo Renzi ai miei occhi e' solo un politicuccio senza stoffa, poco intelligente, poco lungimirante, poco amante dell'Italia.

Quello che stona, caro Marcello Pittella, non sono le parole di Michele Emiliano, ma il modo in cui lei governa la sua regione, la Basilicata. Piu di altri lei dovrebbe sapere cosa significhi avere petrolio in mare o in terra, visto lo schifo che l'ENI ha fatto in Basilicata e per cui lei non ha fatto niente di niente. Piu' di altri lei dovrebbe battersi per abbracciare una vera economia moderna, green, lontana dalle fossili, in terra o in mare. Pozzi nuovi o vecchi.

Ogni settimana al Centro Oli succede qualcosa, e lei puntualmente o non dice niente o minimizza.

Al diavolo le parole forti. Ci vogliono i fatti, non gli sceneggiati, capisce?

Lei avrebbe dovuto essere il primo a dire: basta petrolio, in terra, in mare, con ogni strumento possibile. E invece e' qui a cercare di democrazia-cristianizzare il voto, e di creare pure qui la festa dei tarallucci e vino.

E' vergognoso.


Col Governo siamo chiamati a confrontarci in modo serio e costruttivo. E anche alla luce degli importanti e strategici risultati ottenuti proprio in forza del dialogo avviato nei mesi scorsi con Matteo Renzi e i suoi Ministri, non posso accettare che si strumentalizzi a fini politici, o ancora peggio per ritorsioni di carattere personale, una bella pagina di democrazia, qual è quella alla quale gli italiani saranno chiamati a dare vita fra meno di un mese.

In modo serio e costruttivo? E da quando in qua Matteo Renzi si comporta in modo serio e costruttivo con l'Italia?  Questo governo non e' stato votato da nessuno e dobbiamo "confrontarci" con quest'uomo e il suo entourage dopo lo squallore con cui Matteo Renzi e' arrivato alla poltrona? O con questo Matteo Renzi che all'ONU va a fare proclami sull'energia green e quanto sono belle le rinnovabili e poi invece che fa tagli retroattivi agli incentivi sulle rinnovabili stesse? O con Matteo Renzi che difende a spada tratta le trivelle senza ascoltare la gente?

Il dialogo, lo si fa con gente che ascolta, che non imbroglia, che non lavora a servizio dei petrolieri. Il dialogo lo si fa quando c'e' rispetto e onesta' da parte dei governanti. Chi sta strumentizzando il voto a fini politici se non il governo che propaganda messaggi falsi? Chi fa ritorsioni di carattere personale? Dov'e' questa bella pagina di democrazia quando il voto e' stato cosi bistrattato e quando meta' del PD chiede astensionismo e spreco di soldi?

Caro Pittella, perche' non ci dice invece cosa ha fatto lei per la Basilicata? Per proteggere i lucani dalla monnezza del Centro Oli? Per evitare la costruzione di Tempa Rossa? Per indagare chi e come ha inquinato il Pertusillo? Quando si assicurera' che l'ARPAB funzioni tutti i giorni e non solo quando fa comodo ai petrolieri? Quando chiedera' una indagine sull'inquinamento ENI in Basilicata? Quando condannera' pubblicamente questa ditta che ha avvelenato Viggiano e tutta la democrazia lucana?

Ah, si dobbiamo prima fare il "confronto serio e costruttivo" con l'ENI per sentire che la fiaccola e' un gran ben "dispositivo di sicurezza" e bercela tutta, vero?

Certo.


Forse sfugge a qualcuno che le Regioni – e con esso il Governo nazionale – hanno di fatto già vinto la battaglia per vietare nuove trivelle nel nostro mare entro le dodici miglia dalla costa. E il quesito sul quale saremo chiamati a pronunciarci, recandoci alle urne, come io farò, domenica 17 aprile, riguarda solo ed esclusivamente la durata delle autorizzazioni già concesse ed attive da decenni.
Ho detto “no”, e lo confermo, alle estrazioni in mare. Poi si può condividere o meno ciò che autorevolmente e legittimamente dice il prof. Romano Prodi, che giudica un “suicidio” per il Paese la eventuale vittoria dei “sì”, ove mai il quorum fosse raggiunto. Un dato però è certo: gli italiani vanno messi nelle condizioni di approfondire e di farsi una idea personale sulla reale posta in gioco.
Non serve a nessuno, meno che mai alle Regioni del Mezzogiorno, trasformare il referendum sulle trivelle in mare in una scelta di campo all’interno del Partito Democratico, per farne materia di scontro ideologico contro il Governo e il suo premier.

No, tesoro. Ecco qui altri imbrogli. Il governo nazionale e le regioni hanno soltanto risposto all'enorme, enorme, enorme rabbia del popolo, specie d'Abruzzo che si e' rivoltato contro Ombrina Mare. Se era per il governo -- Renzi, Letta, Monti, Berlusconi avremmo pozzi e raffinerie in tutta Italia. Devo proprio ricordare qui la storia di Ombrina e del perche' si e' arrivati a questo limite delle 12 miglia?

Bene, per l'ennesima volta:

1. Fino al 2010 *non c'erano regole*. Potevi mettere il pozzo a 2km da riva se volevi. Negli USA, dal 1981, il limite sulle East and West coasts e' di 100 miglia. 125 in Florida. 160 e 200 chilometri.

2. 2010: L'Abruzzo, me inclusa, porta avanti una lotta feroce contro Ombrina a 5km da riva. Arriva il Golfo del Messico. La Prestigiacomo approva la legge con il divieto di 5 miglia da riva e 12 miglia in presenza di riserve naturali sulla costa. Ombrina muore.

3. 2012 Arriva il galantuomo di Corrado Passera a decidere di cambiare le leggi. Il divieto e' di 12 miglia per tutta l'Italia, ma *solo* per concessioni future. Siccome tutti i mari italiani sono gia' lottizzati e assegnati, il divieto di fatto diventa inutile e inapplicabile. Non esistono concessioni future, sono tutte gia' passate. Addirittura i capi delle ditte petrolifere interessate scrivono lettere di ringraziamento ai politici, fra cui a Corrado Clini per avere cosi furbescamente risolto il loro problema: trivellare sottocosta. Ombrina resuscita.

4. 2013-2015 L'Abruzzo si ribella, manifestazione dopo manifestazione. Migliaia di persone scendono in piazza. Ombrina diventa un tema nazionale, e nelle elezioni. Luciano D'Alfonso dice che gli "ufo petroliferi" in Abruzzo mai e poi mai. Ci si organizza per i referendum nazionali.

5. Il governo capisce che non ha alternative. Per non perdere la faccia, e per evitare i referendum, figuracce e dibattiti a scala nazionale, decidono di reinstaurare il limite delle 12 miglia per tutte le concessioni passate e future. Ombrina muore di nuovo. L'idea e': sacrifichiamo un po di concessioni, ammazziamo Ombrina cosi gli abruzzesi si stanno zitti, ma teniamoci la gente rabbonita e non arriviamo al referendum nazionale.

6. Dei 6 quesiti iniziali, resta in piedi solo uno. Si vota il 17 Aprile.

7. Visto che non ci sono riusciti a fermare il referendum in toto, non sapendo cosa fare, i politicanti italani invitono all'atensionismo, accusano i pro-si di populismo, dicono che senza trivelle torneremo alle caverne, tirano in ballo discoccupazione e Croazia.  Questo e' populismo.

Quindi, il limite delle 12 miglia e' *grazie a noi* non certo grazie al suo "dialogo", al suo "rapporto dialettico" o alla sua "stagione delle riforme".

No. E' perche' la gente si e' ribellata. Punto e fine.

Poi, lei parla di "condizioni di approfondire e di farsi una idea personale sulla reale posta in gioco".

E chi deve darle le condizioni di approfondire? L'ENI? Debora Serracchiani? Amici della Terra? La geologa disoccupata? L"AGI di proprieta' dell'ENI? Lei?

Avete tutta la stampa a vostro servizio: dal Sole 24 Ore all'Unita' che manda gli editoriali di Chicco Testa, petroliere pure lui. Avete tutto. Se la gente non vi crede, forse e' perche' nel 2016 il tempo di giocare con l'opinione pubblica e' finito da tempo.


Lo dico in particolare a Michele Emiliano, che ha oggi utilizzato il palcoscenico offertogli a Bari dalla Coldiretti nazionale e da quelle di Puglia e Basilicata per una nuova intemerata populista, alla quale non mi è stata offerta la possibilità di replicare dinanzi a più di quattromila persone: non è utilizzando toni da Masaniello che faremo il bene del Sud e delle sue popolazioni. Le nostre Regioni – caro Michele – devono poter collaborare insieme con le Istituzioni nazionali, in un rapporto dialettico ma corretto, per consolidare la stagione delle riforme avviata in questi ultimi due anni che, da sola, può garantire una prospettiva di sviluppo dopo lustri di assoluto silenzio da parte del Governo nazionale sulle sacrosante istanze del Mezzogiorno.

Ancora con queste accuse populistiche? Ma scusi, la politica a chi serve? Al popolo no! E il popolo non e' scemo. O forse lei pensa che la politica servi per aggiustare le apparenze e per rabbonire il popolo cosi ENI e amici possano continuare a fare il loro comodo in Basilicata e nel resto d'Italia?

Caro Pittella, il tempo del panem e circensem e' passato da molto. Ci vogliono i fatti.

Rileggo quello che lei dice. Rapporto dialettico, le nostre regioni devono collaborare con le istuituzioni, stagione delle riforme, prospettiva di sviluppo? Ma stringi stringi cosa sta dicendo, Pittella?

Sta dicendo che le trivelle vanno bene? Non si capisce niente! Parli semplice. Trivelle si o no? Dopo 20 anni di ENI in Basilicata, lei dovrebbe sapere piu' di altri che le trivelle non portano niente di buono alle popolazioni. E non c'e' nessun "rapporto dialettico" che possa dimostrare il contrario. 

Qualsiasi cosa abbia detto Michele Emiliano, almeno ha avuto il coraggio di dare pane al pane.

E lei?

Ah, certo lei e' quello che ha firmato il raddoppio petrolifero in Basilicata, cercando di arrampicarsi sugli specchi per giustificare l'ingiustificabile con la sua stessa gente.

Un atteggiamento non-populista che ha portato ad un ottimo dialogo e in cui sicuramente ha vinto la Basilicata.

Un vero statista.



Agli elettori vanno dette le cose come stanno. E cioè che essi, col proprio voto, saranno chiamati ad abrogare una norma che consente alle compagnie petrolifere che già operano al largo delle nostre coste (e non ad altre) di estrarre gas e petrolio entro le dodici miglia marina fino all’esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo. Tutto il resto non c’entra niente. Non c’entra la politica energetica nazionale. Non c’entra lo scontro tra renziani e minoranza dem. Non c’entrano le strumentalizzazioni populistiche e demagogiche di alcune forze di opposizione che da tempo hanno elevato il tema petrolio a strumento indebito di lotta politica.

Ogni giorno in piu' sara' un giorno in piu' di monnezza in mare, di H2S e di VOC e di CO2 in atmosfera e nei polmoni della gente. E vedremo cosi' altri scenari come Ragusa, dove la concessione data nel 1984 continua ad essere usata per trivellare, facile facile, nel 2016, altri 12 pozzi. Continueremo verso il baratro dell'economia fossile, avvallando lo status quo, e senza il coraggio di cambiare registro.

A quando l'economia green per l'Italia? A quando l'Energiewende d'Italia? Di Basilicata? 

Mi auguro che nei prossimi giorni si recuperino sobrietà, moderazione, senso di responsabilità e rispetto delle Istituzioni. Personalmente lavorerò per questo, nella convinzione – peraltro confermata dai fatti – che il dialogo e la correttezza pagano sempre.”

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.  E cioe' mentre lei fa i suoi bla bla, a Viggiano si continua a morire.


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