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Tuesday, August 25, 2015

Renzi contestato in Abruzzo





I miei sentimenti davanti a queste ultime due foto non si possono scrivere.

Il canto 31esimo dell'Inferno di Dante,
la moglie di Putifarre e Sinone



Renzi arriva in Abruzzo e viene duramente contestato da attivisti e gente arrabbiata per i drammi del postterremoto e dell'approvazione del mostro Ombrina. 

La prima cosa che noto nel vedere le immagini che mandano i siti italiani sono gli alberi nel sottofondo. Non so perche' ma e' come se dicessero, noi non c'entraimo, siamo qui, oggi come ieri, verdi, liberi, imperturbati. E saremo qui anche domani.

E poi il blu tuttattorno, il blu del cielo, il blu dei caschi della polizia, il blu delle bandiere di Ombrina dei contestatori. Chissa', magari fuori da quel contesto quei blu non si attaccherebbero cosi, e anzi sarebbero amici. Fa male vedere queste cose perche' ho cercato di fare il meglio che ho potuto per far crescere la consapevolezza petrolifera in Italia e non avrei mai voluto che si arrivasse a tanto. Botte e nasi spaccati. 

I miei metodi, le mie armi sono quelle della penna, della parola, dello smontare parola per parola le balle petrolifere che ci sono state propinate. Davanti ai numeri, ai fatti, alle immagini, alle statistiche non puoi mentire, non puoi inventarti scusanti. Puoi insultare ed ignorare, ma non puoi negare l'evidenza. E' per questo che in tutti questi anni assieme a tutte le persone di buona volonta' che ho incontrato per strada, abbiamo scelto di lavorare opponendoci ai progetti petroliferi prima che venissero completati, diffondendo consapevolezza, inviando testi di contrarieta' al governo sulla base dell'intelligenza non della violenza.  Basta leggerle le osservazioni mandate al governo con tutti i crismi delle bizantine leggi italiane. Non e' un "no" a casaccio.  E' invece un "ecco perche' no".

Li dentro c'era e c'e' il raziocinio di una che non si mette a combattere i petrolieri da Los Angeles perche' non ha niente da fare. C'e' invece la razionalita' di una che si e' studiata le carte dal primo all'ultimo rigo e che da persona libera ed indipendente ha concluso che non e' proprio il caso di costruire una mega-raffineria galleggiante di 300 metri di lunghezza con fiamma inceneritrice accesa 365 giorni l'anno e una mezza dozzina di pozzi a 9km da riva. E cioe' Ombrina. E questo vale per molti altri angoli d'Italia.

E se le partite fossero giocate in modo onesto in questo paese, se la voce del popolo fosse ascoltata e se i Renzi in questione si chiedessero "perche' questi qui proprio non le vogliono le trivelle" invece che schernire la cittadinanza e i "comitatini" e invece che insistere e diabolicamente persistere, sordi e presuntuosi, non saremmo arrivati fin qui. A gente che si mena per strada.

Nessuno in Abruzzo che non sia affiliato con i petrolieri vuole Ombrina. Lo capisce questo Matteo Renzi? Non si puo' tirare la corda in eterno. Dopo sette, otto anni di sensibilizzazione, dopo avere usati tutti i canali giusti e democratici,  dopo che si sono susseguiti tutta una serie di carteggi fra petrolieri e ministri, colpi di scena, proclami e promesse, Ombrina ha avuto il si dal governo di Matteo Renzi.

Cosa si aspettava? Che arrivato in Abruzzo gli stendessero il tappeto rosso? Che gli italiani dopo che gli hanno portato via tutte le certezze lavorative, la speranza di un futuro migliore, e che vede la poverta' tornare, adesso accettano anche di vedere il mare nero? Temo che questi episodi si ripeteranno in altre parti d'Italia.

E' dal 2007 che va avanti la faccenda petrolio in Abruzzo. Come puo' essere che tutto l'Abruzzo civile ha capito e si e' data da fare, e i soli che fanno finta di niente sono i politici? Me li scorro tutti nella memoria, non solo Matteo Renzi. Da Gianni Chiodi a Giovanni Legnini, da Luciano D'Alfonso a Ermete Realacci. Tutti bravi con le parole, con le promesse, nessuno che saputo veramente mettere la parola fine all'incubo trivelle.

Posso solo immaginare lo schifo immondo di affari sottobanco, di promesse, di lobby, di pressioni che c'e' sotto. Ma a questo si contrappone una regione intera che non ne vuole sapere di diventare un altra Basilicata, un altra Gela, un altra Viggiano e che qualcuno dovra' pure ascoltare. Si chiama democrazia e non tarallucci e vino per gli amici con le mani nel petrolio.

Interessante che con Renzi a L'Aquila fossero presenti anche Giovanni Legnini e Luciano D'Alfonso con cui il premier e' poi anche andato a visitare le viscere del Gran Sasso. Chissa' se i due che gli hanno ricordato le promesse fatte a noi cittadini o se hanno fatto finta di niente.

Da qui provo solo una grande vergogna per la pochezza di Matteo Renzi, del suo governo e di questa classe politica italiana fatta da caricature, non da statisti. Un paese in cui la politica e' solo uno sceneggiato, e non il fare le cose difficili ma buone. Il fatto che gli amici siano piu' importanti del proprio popolo.

Matteo Renzi: e' molto facile. Vada umilmente a casa, dica agli squali che le ruotano attorno: basta. Non si puo'. L'Italia merita di meglio che essere un campo petrolifero. E poi mandi l'ordine esecutivo per un Adriatico -- e non solo -- trivelle-free.

Qui le immagini e tutti i motivi del perche' no ad Ombrina in Abruzzo - e da nessuna altra parte
 








2 comments:

Ilaria said...

Succede in Abruzzo, nel 2015! grazie MR

Anonymous said...

Ho letto che:

"Il denaro generato dai combustibili fossili fluisce nel sistema politico per sventare
ogni tentativo di limitare il loro utilizzo." J.M. Gowdy - State of the World 2014, pag. 63

Grazie ancora per il lavoro che fa.

S.M.