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Friday, April 10, 2009

Petrolio e terremoti


Oggi i funerali delle vittime. Fra i fiori, la gente a lutto, la distesa immensa di parallelepipedi marroni, spicca la tenerezza di quella bara bianca, piccola piccola, con i manici dorati, appoggiata sulla pancia di legno di quella che pochi giorni fa era la sua mamma.

Sono ad un meeting a Washington DC, ne ho parlato l'anno scorso. Quest' anno e' piu' o meno la stessa cosa, solo che ogni cinque minuti corro su Prima da noi, sul Corriere, per vedere le immagini, per partecipare in qualche modo al dolore comune.

Non ho sentito le parole dei governanti o del funerale, e non ho visto la televisione perche' non ne ho avuto il tempo. Probabilmente saranno state dette tante belle cose sulla vita, sulla morte, sul dover vivere bene ogni giorno in modo da essere preparati al viaggio finale quando questo verra'. C'e' un che di vero in tutto questo: nessuno quando sara' il nostro momento ed e' percio' che occorre non avere rimorsi ed essere felici tutti i giorni. Per me questo si condensa non nel vivere la vita spericolata di Vasco Rossi, ma nel sapere che ogni giorno abbiamo fatto qualcosa di utile, anche se piccola, per il resto dell'umanita'.

Ci sono due atteggiamenti nei casi di tragedie cosi grandi: uno e' quello di rassegnarsi alla volonta' divina, o del caso, o della fatalita'. L'altro e' di capire perche' quasi trecento persone sono morte in un terremoto che nemmeno arrivava al livello sei della scala Richter. E questo non per fare inutili polemiche, ma solo per cercare di imparare qualcosa, cosicche' queste lacrime non siano invano.

L'Abruzzo e' un territorio sismico. Come per le falde acquifere, le estrazioni di petrolio e di gas, scavando a cinque, sei chilometri sotto la crosta terrestre alterano le conformazioni del sottosuolo in modo inaspettato. Questo e' un fatto inconfutabile che nemmeno i petrolieri possono contrastare.

Da Wikipedia:

Humans can cause earthquakes for example by constructing large dams and buildings, drilling and injecting liquid into wells, and by coal mining and OIL DRILLING.

Gli uomini possono causare terremoti per esempio costruendo grandi dighe e palazzi, trivellando la terra ed iniettando liquidi nei pozzi, dall'attivita' di estrazione del carbone e dall'attivita' di estrazione petrolifera.

Secondo alcuni scienziati russi, in collaborazione con la ditta petrolifera Schlumberger che opera in Basilicata e il ministero del petrolio russo, tre terremoti nell'Uzbekistan sono dovuti alla forte attivita' estrattiva nella zona. Una di queste scosse e' stata del 7.3 della scala Richter. Ecco cosa dicono:

Few will deny that there is a relationship between hydrocarbon recovery and seismic activity, but exactly how strong a relationship exists has yet to be determined." They caution that in regions where tectonic activity is already high, extracting oil and natural gas could trigger strong quakes.
Poche persone possono negare l'esistenza di correlazioni fra estrazioni di idrocarburi e attivita' sismica, ma esattamente quanto forte sia la relazione fra i due eventi deve essere ancora determinato. Occorre dunque essere prudenti, perche' in zone dove l'attivita' sismica e' gia' molto elevate, l'estrazione di petrolio e di gas potrebbe scatenare forti terremoti.
 
Non ho letto il loro articolo in dettaglio perche' non ho tempo in questi giorni. Ma si parla di almeno CENTO terremoti medio-forti collegati ad attivita' estrattiva. Appena finisco con il mio lavoro ne metto su un riassunto in italiano. Ora se questo lo dicono i petrolieri, figuriamoci cosa direbbe un gruppo di pensatori liberi!

Ho gia parlato del vulcano indonesiano che continua a sputare fango quattro anni dopo che le trivelle hanno rotto le pareti di una grotta sotterranea che conteneva acqua pressurizzata, causando la morte di tredici persone e distruggendo interi villaggi. Che dire della subsidenza del Veneto misteriosamente scomparsa dopo che i pozzi di metano del Polesine sono stati chiusi. Ci sono anche teorie secondo cui lo tsunami indonesiano sarebbe in qualche modo influenzato dalle estrazioni petrolifere della Exxon a pochi chilometri dall'epicentro di Aceh.

Sara' vero, sara' non vero? Come per tutte le cose umane, e difficile rispondere con certezza: i sistemi realistici sono sempre complessi e troppi sono i fattori che influenzano gli eventi climatici, sismici, vulcanici. Pero' quel che e' certo e' che esistono delle possibili correlazioni e per questo occorre rendere tutte le precauzioni possibili. Settantaquattro geologi pero' hanno concluso che nel caso del vulcano la colpa era delle estrazioni di petrolio.

Bucare meta' dell'Abruzzo, un territorio sospeso fra due faglie sismiche attivissime non e' assolutamente una buona idea. Giuliani non e' stato ascoltato in tempo. Speriamo che le nostre proteste, il nostro operato, non siano invano. I disastri petroliferi sono evidenti in tutto il mondo e non ci serve altra morte.

Speriamo che tutte quelle bare innocenti che un po di cemento piu' solido avrebbero risparmiato, facciano capire a chi governa che non vogliamo correre il rischio di altra vita perduta per tumori, esplosioni di pozzi, petroliere che si scontrano, terremoti, aborti spontanei.

Speriamo che la morte di quelle 300 persone serva per farci rendere che la vita umana e' preziosa e' va protetta con intelligenza PRIMA che succedano i guai, costruendo case che reggono e rimandando l'ENI da dove e' venuta.

Dopo sara' troppo tardi.

Altre fonti: Exxon Mobil e lo tsunami

5 comments:

maria rita said...

Consiglio questo post. La relativa mappa risponde a tante domande sulla leggerezza degli amministratori:

qui

giosuè said...

link meeting e vulcano indonesiano rotti, ciao!

Angelo said...

E' difficile riprendere le nostre battaglie. E' dura riprendere in mano le armi logore di una democrazia spezzata per difendere un territorio, i diritti di chi resta.
Una parte di noi credo, o almeno su di me lo sento, è andata via con loro, con quelle bare, con le frasi che immagino bellissime quanto sterili, perché scritte, pensate, con quel sapore così rituale, con quel suono così "appropriato" da infrangersi come gocce di pioggia che cadono sulla nostra terra martoriata.

Una pioggia acida che ci corrode, appunto perché rituale. Il rituale è figlio di una norma, di una consuetudine. Se gli uomini delle istituzioni e di culto son così bravi a parlare nelle e delle sciagure che affliggono la gente comune è perché esse sono norme, purtroppo, e non eccezioni.

Alcuni di noi oggi avranno chiesto a se stessi ed al cielo se Dio esiste e perché ha permesso tutto questo. Altri chiedono ai potenti di render conto ed a loro appendono ogni responsabilità. Nessuno ha il coraggio di chiedersi: "come io ho potuto permettere che ciò accadesse".

Forse sarò impopolare in ciò che dico, ma io penso che ogni volta che della gente perde la vita, o la libertà, o il futuro, o la speranza a causa di abusi e soprusi dei potenti (intesi in ogni ordine e ruolo), prima di additare loro, certamente responsabili, certamente colpevoli, dovremmo evitare di ritenerci assolti, perché forse tutti noi siamo complici, almeno in parte di quanto accade.

E' vero: non abbiamo progettato gli edifici de L'Aquila, non abbiamo approvato ristrutturazioni discutibili, non abbiamo condonato abusi, non abbiamo evitato di preparare la popolazione alle emergenze e non siamo stati noi a non metterla in allarme quando il buonsenso, o anche il semplice sentore, consigliava di farlo.

Ma tutto ciò che ha causato tante di quelle morti è frutto di un sistema che riguarda ogni aspetto della società e della vita. Un sistema che avalliamo con il silenzio, a cui permettiamo di perpetrare quando qualcuno, con qualche promessa, lusinga, inganno, ci concede l'opportunità di un pozzo in cui scaricare, demandandolo, il pesante fardello di dover costruire noi un mondo migliore.

Sento parlare di legalità che va rispettata ogni volta che crolla una casa, che un operaio cade da un tetto o muore in una fabbrica, che un'azienda provoca danni ad un territorio, che un ragazzo muore in un rave per overdose. Se ne sente parlare, si invoca, ma sempre dopo che accade qualcosa di tragico. Ci assolviamo così dalla nostra colpa di non averla imposta questa legalità, che spesso, se ci conviene "e non fa male a nessuno" dimentichiamo e calpestiamo. Perché se il popolo è sovrano, se veramente crediamo questo, se veramente sentiamo che sia questa la realtà che vogliamo, è al popolo che spetta il compito di imporre la cultura della legalità, al di la di qualunque legge venga scritta da chi, della legalità se ne infischia.

I muratori continuano a costruire, anche se i materiali che la ditta utilizza appaiono scadenti. Molti di loro neanche li sanno riconoscere (io ne sono un esempio) ma non si preoccupano di chiedere gli strumenti per capire cosa stanno facendo. L'Ingegnere, l'architetto, il politico, il tecnico che approva: sono loro i responsabili. Una logica che mi ricorda tanto, troppo, quella della guerra, in cui il soldato "esegue solo gli ordini" quando toglie una, dieci, cento, mille vite. Eppure, nella nostra mente, gli eroi di una guerra, quelli che amiamo pensare, ricordare, prendere a modello, e che ci convinciamo si trovino in ogni guerra, sono i soldati che disubbidiscono ad un ordine per salvare una, dieci, cento, mille vite. Coloro che seguono la coscienza, che non delegano la responsabilità, che rischiano tutto per seguire una coscienza che non conviene loro.

Dobbiamo svegliarci da questo sonno, da questo incubo. Noi siamo complici se smettiamo di chiedere, di voler sapere, di denunciare, di combattere. Dobbiamo svegliarci in quanto ogni incubo che viviamo può essere solo perché noi non siamo desti, perché ci è comodo definirci fragili, schiacciati, impotenti; perché nonostante le fiamme che l'avvolgono, chi progettò questo inferno ebbe cura di offrire cuscini soffici affinché ognuno di noi seppur tentato, non decidesse mai di abbandonarlo.

Noi non siamo deboli, anche se oggi più che mai tali ci sentiamo. Noi, gente comune, quando decidiamo di vivere da cittadini e non da sudditi, da persone coscienti, che secondo coscienza agiscono, non siamo questo. Quando alziamo la testa sapendo di offrire il collo ad una possibile falce per dire qualcosa di vero, in difesa di un qualcosa che non inizi e finisca con noi, che non sia fine a noi stessi, non siamo questo.

Noi siamo il mondo. Se viviamo in un mondo non libero, non chiediamoci perché il mondo non è libero, ma perché scegliamo di tollerare la schiavitù che subiamo. Se viviamo in un mondo di falsità, non chiediamoci perché esso mente, ma indaghiamo la vigliaccheria che ci porta a mentire a noi stessi ed agli altri. Se il mondo non cambia, se il mondo non si ribella, se il mondo non è un luogo migliore, chiediamoci cosa ci impedisce di cambiare, di ribellarci e di essere il mondo migliore.

Io non so se quello che ho scritto renderà l'idea di ciò che penso e forse neanche mi interessa. Io spero solo che ciò che ho scritto trasmetta l'emozione di ciò che sento.

"Siamo gente tosta" diceva Chiodi in conferenza stampa Lunedì. E' cosa vera, ma temo non basti. Per evitare che altre morti vadano a sommarsi a queste, nascoste laddove nessuno le andrà a contare, laddove nessuno avrà convenienza di contarle, laddove l'interesse impone di non contarle, dobbiamo diventare gente libera.

Per questo, oggi più che mai, sento che dobbiamo lottare.

Anonymous said...

ciao Maria Rita, sono Elga...oggi voglio dirti un grazie profondo che mi viene dal cuore: sono mesi che cerco di mettere in evidenza il rapporto tra le perforazioni e i terremoti, e finalmente l'hai fatto tu con questo egregio post.
Sono profondamente colpita per ciò che è accaduto all'Aquila, anche perchè sentirsi ballare il letto sul quale dormi, e il giorno dopo comprendere ciò che stava accadendo e in quel momento, e ciò che ci ha solo sfiorato, mi ha lasciata molto sgomenta.
E' veramente follia pura concedere permessi di ricerca in una regione notoriamente ad alto e medio rischio sismico.
Spero che il terrore, il dolore e l'angoscia che questa catastrofe ha suscitato in moltissime persone, e la morte di tanta gente innocente, possa dare luce ad una nuova presa di coscienza agli abruzzesi, e non solo perchè l'Italia intera è a rischio sismico, sulla valutazione dell'industria petrolchimica nel territorio: forse molti non riescono veramente a comprendere cosa vuol dire idrogeno solforato, ma TUTTI conoscono il TERREMOTO.

giosuè said...

l'anteprima di ciò che ci aspetta con questi ciarlatani che ci governano!

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/niente-miracoli-a-san-giuliano/2077537/8/0