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Thursday, February 12, 2009

Petrolio: tumori e tangenti


Quelli che riporto di seguito sono testimonianze recenti sulla situazione in Basilicata, dall'Espresso del 17 dicembre 2008 fino a episodi di vita di persone normali. Ci sono dentro storie raccapriccianti sulla tossicita' di fanghi e fluidi perforanti, lasciati alla meno peggio fra i campi, storie di uomini e donne che muoiono di tumori a quarant'anni, e accuse di reati di concussione per la costruzione del secondo centro oli lucano, a Corleto Perticara, dopo quello che gia' esiste a 20 km di distanza a Viggiano.

"Ormai il nostro terreno e' rovinato"

Il signor Pietro ha 75 anni e vive a Viggiano. A suo stesso dire, lui e sua moglie vivono circondati dalla puzza di idrogeno solforato. Non e' un biologo, ne un medico, ne un botanico e nemmeno un ingenere. E' un semplice contadino che da casa sua vede il centro oli di Viggiano e mettendo insieme due piu due giunge alla sua semplice verita':

“..da quando c’è il petrolio non vengono più fuori le insalate di una volta. Il grande problema è che non possiamo neanche lasciare questo terreno, perché o nessuno lo vuole oppure, nel migliore dei casi, saremmo costretti a venderlo ad un prezzo troppo basso”.

Filippo Massaro invece e' il coordinatore per lo Sviluppo delle aree interne lucane. Commentando sul fatto che l'ENI non ha pagato una lira di risarcimento per i contadini e per le persone che possedevano campi, terreni e agriturismi da quelle parti giunge alla stessa conclusione:

L’agricoltura continua a morire. Non si contano più gli incontri e i conseguenti solenni impegni assunti da funzionari-dirigenti di Agip-Eni e dagli amministratori regionali. Solo chiacchiere. Non sono seguiti i fatti. I sistemi di monitoraggio ambientale, le centraline installate dalla Provincia, gli studi dell’Arpab e quelli di fonte diretta dell’Eni non sono efficienti e né sufficienti a garantire il rispetto dell’impatto ambientale. In alcuni casi le centraline sono state installate volutamente al posto sbagliato.

Anche la Gazzetta del Mezzogiorno conferma, spiegandoci che una volta a Viggiano c’erano le vigne che producevano uva e vino di qualità, c’erano le mele della val d'Agri. Di tutto cio' non sono rimasti che chicchi d’uva oleosi e puzzolenti e mele annerite. I contadini hanno provato a reciclarsi come tecnici petroliferi, ma lavoro non ce n'e'.

Giovanna Perruolo, presidente della Confederazione Italiana di Agricoltura (CIA) della Val d’Agri testimonia che delle cento aziende che coltivano fagioli cosiddetti "Sarconi", la metà quest’anno non ha piantato il prodotto. Fra le possibili e invisibile cause c'e' la percezione negativa di un prodotto coltivato nella terra del petrolio. Dice Giovanna:

...forse era meglio quando nessuno associava il petrolio alla nostra terra, quando la Basilicata era ancora sconosciuta in questo senso”.

Duecento ettari di terra sono stati abbandonati.

La signora Donata aveva dei terreni vicino a Corleto Perticara, dove nel 1994 perforarono dei pozzi. I signori della Total decisero, allegramente, di lasciare fanghi e fluidi perforanti ALL'APERTO, senza alcuna forma di precauzione. Tutti gli animali che mangiavano l'erba, specie le pecore, dopo un po' si accasciavano e morivano. Sono morti di tumore, dopo due anni anche il papa' della signora Donata, e il suo vicino di casa, a 43 anni.

Beffa delle beffe, la Total gli disse pure che non c'era scampo e che dovevano vendergli quelle terre che loro stesi avevano avvelenato: "Offriamo 5 euro al metro quadrato. Vi conviene vendere perché altrimenti il comune esproprierà tutto e pagherà la metà". Troppo buoni. Fattisi i conti, alla fine ai contadini venne offerto ancora meno: 2.5 euro al metro quadrato.

Fu da queste denuncie che il pubblico ministero Woodcock inizio' le sue indagini per presunta concussione da parte della Total ai lucani. La Total, secondo i pm, avrebbe truccato anche le gare per il trattamento e per la fornitura dei fanghi di perforazione, oltre che essersi sporcata di vari intrallazzi con i politici locali.

Intanto, gia' nel 2004, il Corriere diceva:

Ammine aromatiche, anidride solforosa, scarti dalla lavorazione del greggio, che qui viene separato dallo zolfo e dal metano e immesso nell' oleodotto, verso la raffineria di Taranto e le navi per la Turchia. Anche l' acqua la portano in Puglia. Qui non resta niente. Un centinaio appena di posti di lavoro. L' Eni aveva promesso la Fondazione Mattei per i giovani e un centro per il monitoraggio ambientale, ma non hanno ancora deciso il posto: vorrebbero fare la fondazione a Viggiano e il centro di controllo a Marsiconuovo, lontano dal centro oli; non sarebbe meglio il contrario? Nel frattempo si muore di cancro, almeno un caso per famiglia. La valle in teoria è diventata un parco naturale, dai confini mobili, che si spostano in caso di scoperta di un pozzo. Un giorno il petrolio finirà, e noi avremo abbandonato i meleti, le piste da sci, gli scavi archeologici di Grumento. E non c' è nessun controllo sui barili estratti. Chi ci garantisce che non ci stanno truffando? Hanno trattato la Basilicata come un Paese africano o asiatico in via di sviluppo.


Manca qualcos'altro? Dedicato ai negazionisti.


Fonti: L'espresso
La Siritide
La Gazzetta del Mezzogiorno
Corriere della Sera, 2004

9 comments:

Anonymous said...

Se i danni sono così gravi, è una sicura condanna a morte di molte persone; a questo punto bisognerebbe stringere i tempi, direi perso per perso.

Anonymous said...

E come? Viviana

Anonymous said...

La soluzione migliore sarebbe quella di avere l'appoggio di tutti i professionisti che conoscono benissimo il problema, ma non possono schierarsi e non possono nemmeno pronunciarsi perchè perderebbero tutti i privilegi dei quali dispongono.
Loro puntano di neutralizzare le persone più rappresentative, non temono quelli come me, questo è sicuro.

Anonymous said...

La strategia non mi è chiara. Viviana

Anonymous said...

Sono deluso del comportamento del personale sanitario, della pubblica istruzione, quello religioso e tutti i politici che sapevano ed hanno tenuto nascosto il problema.
Se loro vogliono, il problema è risolto pacificamente.
Se non intervengono, dopo tante informazioni ottenute, per me, significa che sono consenzienti nonostante la consapevolezza della pericolosità, altrimenti la smentirebbero.
Penso di essere stato chiaro.

MARCO GIANGRANDE said...
This comment has been removed by the author.
MARCO GIANGRANDE said...

...che ridere....
hai scelto la persona giusta a cui spiegarlo...

Anonymous said...

Leggendo queste testimonianze,da lucano mi sale soltanto tantissima rabbia in corpo!Mi verrebbe voglia di fare piazza pulita,con azioni terroristiche,di questi politicanti lucani e di tutta la gente che gli lecca il culo!Noi lucani,un tempo briganti,ora solo pecore stupide!!!

Mauri said...

E' una cosa vergognosa che ben pochi lucani approvano.
Per questa ragione e' necessario un coordinamento di cittadini che tiri fuori i numeri di malati, che faccia fare le analisi di acque e terreni fuori regione, ecc. promuovendo tutte le possibil azioni legali contro Total e ENI.