Qui con la FPSO:
Il CEO della Petro-Arctic.
L"uomo che vuole trivellare l'artico norvegese, Kjell Giæver
La Norvegia colpisce ancora. E con una FPSO per giunta.
Messe per un po da parte le paure per le isole Lofoten, il parlamento di Norvegia approva le trivelle nel campo Johan Castberg nel bel mezzo del Barents Sea.
Perche'?
Dicono che il petrolio portera' lavoro e prosperita' per i residenti.
Ma non sono le cose che dicono sempre i politici pro-trivelle?
Si, proprio cosi. Anche in Norvegia, dunque. Tutto il mondo e' paese davanti ai soldi, no?
Piccola parentesi: si calcola che questa FPSO e lo sviluppo del campo Johan Castberg porteranno a $33 miliardi di dollari in profitti che finiranno nelle tasche del governo norvegese.
I residenti in questione, che pendono dall'altro lato dei $33 miliardi di dollari, sono quelli della cittadina di Honningsvåg, dove gia' in passato si era parlato di costruire infrastruttura petrolifera in localita' Veidnes.
In questo caso vogliono ancorare una nave-raffineria, una FPSO che sta per Floating Processing Storage and Offloading unit per trattare il petrolio estratto dall'Artico.
Veidnes e' una localiat' che i turisti incontrano quando si recano presso Capo Nord. E' una zona con viste mozzafiato verso il Barents Sea.
Ovviamente Mr. Petrolio e' tutto contento di poterci piazzare la sua nave raffineria.
In questo caso, Mr. Petrolio e' il direttore della Petro Arctic, Kjell Giæver che dice che il Nord delle Norvegia sara' sede di grande sviluppo industriale nei prossimi anni, con lavoro ed effetti economici positivi per tutti.
E certo, dal suo punto di vista l'Artico che si scioglie e che da opportunita' per altre trivelle non e' causa di preoccupazione ma di orgoglio.
Pure in Norvegia.
La Statoli-Equinor stima che i costi per lo sviluppo di Johan Castberg saranno circa 5 miliardi di euro. Sara' la seconda operazione in Artico, dopo il campo Goliat dell'ENI, gia' teatro di tanti grandi e piccoli guai ambientali.
La produzione potrebbe iniziare nel 2022.
E la gente? I rappresentanti del centro di ricerca ambientale Bellona sono ovviamente preoccupati, e sono contrari alle trivelle per il loro impatto sull'ambiente, per i cambiamenti climatici, per gli effetti sulla pesca, vista la gran produzione locale.
Stanno facendo battaglia, ma gli interessi in gioco sono elevati. Notano che l'ENI e Goliat hanno portato ad un sacco di problemi ambientali: trivellare e' sempre rischioso e inquinante, ma gli effetti in Artico sono ovviamente piu' severi vista la fragilita' dell'area.
E ora ci sta proprio: noi in Abruzzo l'abbiamo demolita con i denti e con le unghie e con i piedi la proposta di costruire un FPSO nei nostri mari. E' stata una lotta dura, quasi impossibile, ma ci siamo riusciti ed ora Ombrina non c'e' piu'.
Spero che i nostri amici norvegesi sapranno liberarsi della loro FPSO.
Se vogliono consigli, possono per una volta chiedere a noi italiani come si fa la difesa dell'ambiente.
PS: Sono passati due anni dal nostro brindisi di addio ad Ombrina. Ci penso spesso. Non lo sapevamo ma sono stati fra gli anni piu' belli delle nostre vite.
Un caro abbraccio a tutti i miei compagni di viaggio, Assunta, Fabrizia, Francesco, Ilaria, Loredana, e tanti, tanti, tanti, tanti altri.
In questo caso vogliono ancorare una nave-raffineria, una FPSO che sta per Floating Processing Storage and Offloading unit per trattare il petrolio estratto dall'Artico.
Veidnes e' una localiat' che i turisti incontrano quando si recano presso Capo Nord. E' una zona con viste mozzafiato verso il Barents Sea.
Ovviamente Mr. Petrolio e' tutto contento di poterci piazzare la sua nave raffineria.
In questo caso, Mr. Petrolio e' il direttore della Petro Arctic, Kjell Giæver che dice che il Nord delle Norvegia sara' sede di grande sviluppo industriale nei prossimi anni, con lavoro ed effetti economici positivi per tutti.
E certo, dal suo punto di vista l'Artico che si scioglie e che da opportunita' per altre trivelle non e' causa di preoccupazione ma di orgoglio.
Pure in Norvegia.
La Statoli-Equinor stima che i costi per lo sviluppo di Johan Castberg saranno circa 5 miliardi di euro. Sara' la seconda operazione in Artico, dopo il campo Goliat dell'ENI, gia' teatro di tanti grandi e piccoli guai ambientali.
La produzione potrebbe iniziare nel 2022.
E la gente? I rappresentanti del centro di ricerca ambientale Bellona sono ovviamente preoccupati, e sono contrari alle trivelle per il loro impatto sull'ambiente, per i cambiamenti climatici, per gli effetti sulla pesca, vista la gran produzione locale.
Stanno facendo battaglia, ma gli interessi in gioco sono elevati. Notano che l'ENI e Goliat hanno portato ad un sacco di problemi ambientali: trivellare e' sempre rischioso e inquinante, ma gli effetti in Artico sono ovviamente piu' severi vista la fragilita' dell'area.
E ora ci sta proprio: noi in Abruzzo l'abbiamo demolita con i denti e con le unghie e con i piedi la proposta di costruire un FPSO nei nostri mari. E' stata una lotta dura, quasi impossibile, ma ci siamo riusciti ed ora Ombrina non c'e' piu'.
Spero che i nostri amici norvegesi sapranno liberarsi della loro FPSO.
Se vogliono consigli, possono per una volta chiedere a noi italiani come si fa la difesa dell'ambiente.
PS: Sono passati due anni dal nostro brindisi di addio ad Ombrina. Ci penso spesso. Non lo sapevamo ma sono stati fra gli anni piu' belli delle nostre vite.
Un caro abbraccio a tutti i miei compagni di viaggio, Assunta, Fabrizia, Francesco, Ilaria, Loredana, e tanti, tanti, tanti, tanti altri.
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