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Thursday, May 28, 2009

Come pensa un petroliere: Pierluigi Vecchia


Leggendo il blog del gruppo che lotta in Brianza contro la petrolizzazione del parco del Curone mi imbatto nel limpidissimo pensiero di Pierluigi Vecchia, geologo, uno dei manager della Po Valley e dunque uno stipendiato dei petrolieri. Di lui avevo gia' parlato circa un anno fa qui. Riporto il suo pensiero come l'hanno trascritto gli amici del sito del parco del Curone, con le mie osservazioni di fisico, docente universitario e senza legame alcuno con l'industria petrolifera.

"Non sappiamo se troveremo la risorsa e in quali quantità fino a quando non facciamo il pozzo. Gli studi che facciamo a monte, così come quelli che abbiamo acquistato dall`ENI, sono di tipo indiretto. Finché non tocchiamo con mano il sottosuolo non possiamo sapere nulla".

Cosa vuol dire questo? Se si trivella e non si trova niente, si sara' soltanto deturpato un parco, se lo si trivella e si trova petrolio poi si chiedera' di estrarlo, no? L'intelligenza vorrebbe che uno DECIDE A MONTE: siamo disposti, come collettivita' ad accettare che questo parco venga trasformato in un campo petrolifero? Se la riposta e' si, allora si trivella e si osserva poi cosa offre il sottosuolo. Se si decide che la risposta e' no, allora NESSUN tipo di trivella deve essere usata, ne esplorativa ne permanente. Che senso ha trivellare per scoprire cosa c'e' sottoterra?

E' la strategia del carciofo cosi' cara a petrolieri di ogni tipo: inizano piano piano con un pozzetto, un'esplorazioncina, un indagine per il bene dell'umanita'. Poi, lentamente ma inesorabilmente, arrivano al cuore di cio' che vogliono: estrarre petrolio il piu' indisturbatamente possibile. Questa e' la stessa tattica che la Shell usa per la Majella, dicendo che a LettoManoppello vogliono solo studiare la conformazione geografica delle nostre montagne e vedere cosa c'e' nel sottosuolo per amore della conoscenza. E lo dicono pure con convinzione!

"Questo modello, semplicemente, ci porta a dire che è stato possibile individuare un oggetto di modalità e dimensioni tali da ipotizzare la presenza in quantità economicamente sfruttabili di idrocarburi".

E dopo? Se il petrolio c'e' che ne sara' del parco? C'e' lo puo' dire Mr. Vecchia? E se ci sara' bisogno del desolforatore, dove lo faranno? E gli oleodotti? E le strade di accesso? La raffineria di Trecate e' circa 50 km di distanza se non mi sbaglio, e io non sono cosi' sicura che il petrolio italiano, saturo di zolfo, una fanghiglia melmosa, corrosiva e di bassa qualita' possa essere trasportato su cosi lunghe distanze. In Basilicata stanno costruendo il secondo desolforatore a 20 km dal primo, perche' e' piu' conveniente averne un altro piuttosto che trasportare il petrolio su distanza di venti chilometri.

"Su 130 anni di pozzi fatti in Italia, per un totale di oltre 6000 siti, Trecate è l`unico che ha registrato un incidente di inquinamento ambientale rilevante. Perchè non si considerano i danni fatti da un`industria chimica o da una fabbrica di vernici? Ci sono attività industriali che passano molto più sotto silenzio rispetto alla nostra attività industriale".

Altro mito promosso da una informazione al bavaglio. Gli incidenti legati all'industria petrolifera sono comuni in Italia. In Basilicata i riversamenti di camion con petrolio sono all'ordine del giorno, la puzza di idrogeno solforato pervade tutta la provincia di Potenza, non si contano i siti inquinati, anche all'interno del parco nazionale della Val d'Agri. Ogni tanto si vedono vampate nere. Le estrazioni petrolifere hanno inquinato le falde idriche della zona, ad esempio la sorgente di Calvello o dell'Acqua dell'Abete che sono chiuse. L'ENI e' sotto processo per inquinamento ambientale in Basilicata. I giornali non ne parlano perche' l'Agenzia Giornalistica Italiana e' in mano all'ENI (la controlla al 100%), Lucia Annuniziata e' al soldo della stessa ditta che la paga 150,000 euro per scrivere su OIL e Ferruccio De Bortoli, del Corriere della Sera e' membro della fondazione Enrico Mattei.

Di Trecate, incidente del 1994, non si e' potuto tacere perche' la tragedia e' stata troppo grande, proprio come a Sarroch. La zona di Trecate, e' stata impraticabile agli agricoltori per piu di un decennio.

Il fatto che l'industria chimica faccia nefandezze anche lei, non significa che dobbiamo per forza accettare anche tutto il resto. Non stiamo giocando a chi fa piu' scempi sul territorio.

In Basilicata l'agricoltura e' scomparsa, il vino, i pomodori, l'insalata, i fagioli sono diventati di pessima qualita' dopo il petrolio. Lo riporta tutta la stampa lucana. Non so cosa ci sia dentro al parco del Curone, ma di certo le esalazioni dei pozzi bene non gli faranno. Si vivra' con la paura di esalazioni e di scoppi e tutto sara' reso secco dai vapori di zolfo, gli stessi che causano la pioggia acida. E' tutto gia' scritto.

Infine, ricordo che in interviste passate Mr Vecchia neppure sapeva cosa fosse Trecate, infatti faceva confusione con Tradate , che e' in provincia di Varese e non di Novara.


"È chiaro che agli enti coinvolti abbiamo detto che la tipologia di compensazioni ambientali cambierà a seconda se le prove estrattive sono positive o meno. Chiaramente se la presenza sul territorio della PoValley dovesse prolungarsi nel tempo la compensazione avrà un altro valore"
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Ecco, come sempre il tentativo di trovare il COMPROMESSO. Soldi in cambio di distruzione. Da come la vedo io, non ci sono somme di denaro che possano compensare la perdita di un cuore verde e della salute delle persone, per il beneficio di una ditta petrolfiera australiana.

"Perchè durante una riunione è uscito che già l`ENI una decina di anni fa aveva fatto una proposta simile e come geologo mi sono sentito di rispondere che si trattava di un`area ottimale".

Questa si commenta da sola. Certo che un parco e' ottimale per i petrolieri: non devi preoccuparti di espropri su vari appezzamenti privati, non devi preoccuparti di vicini, di case, di rumori, di strade anguste, di persone e puoi fare quello che vuoi in spazi aperti. Non per niente il posto piu' adatto per trivellare e' IL DESERTO. Un parco ideato a difesa e per il beneficio della gente dovrebbe essere protetto invece.

Infine, questo e' quello che Pierluigi Vecchia diceva in un altra intervista, sul perche' una ditta australiana voglia venire a bucare l'Italia:

"Le motivazioni sono di tipo geologico, economico e AFFETTIVO"

Affettivo? Ma a chi vogliono darla a bere? Cara Po Valley, cara MOG, cara Petroceltic, cari petrolieri d'assalto: andate a dare il vostro affetto all'Australia, alla UK, all'Irlanda e lasciate stare in pace quel poco di sano che e' rimasto in Italia.

6 comments:

Anonymous said...

perché, i petrolieri pensano?
pensavo vivessero con il pilota automatico!



grazie per il tuo impegno

giosuè said...

buona visione

http://www.youtube.com/watch?v=-dZ6rNeWA1o

giosuè said...

LA SHELL SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

Tempi duri per le multinazionali che estraggono petrolio nel Delta del Niger. Il colosso petrolifero olandese Shell è sul banco degli imputati in uno storico processo che lo vede accusato di crimini contro l’umanità in relazione alla condanna a morte dell’intellettuale e attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa.

fonte:
http://www.cnrmedia.com/esteri/newsid/3469/la-shell-sul-banco-degli-imputati.aspx

giosuè said...

Saras. La raffineria killer, i Cip 6 e l'Inter

fonte:
http://www.carta.org/campagne/ambiente/17593

maria rita ne ha parlato qui:
http://dorsogna.blogspot.com/2009/01/morire-di-petrolio.html

giosuè said...

Parco, petrolio, mucche inquinanti e fuochi d'artificio

si è sostenuto che farebbero più danni delle trivelle, dei centri oli e degli oleodotti, niente di meno che le pacifiche ma inquinanti mucche che pascolano nei boschi dell'Appennino Lucano

fonte:
http://www.olambientalista.it/parchiart132.htm

supertramp said...

LA CHEVRON, LA SHELL E IL VERO PREZZO DEL PETROLIO

Ho intervistato Saro Wiwa nel 1994. Mi disse: “Le compagnie petrolifere sono come il regime dittatoriale perché portano avanti i loro intrallazzi con questi dittatori. Il regime è brutale con la gente e può negare ogni diritto umano della persona e di intere comunità molto facilmente, senza alcuna remora”. E soggiunse: “ Io sono un uomo segnato e condannato”. Saro-Wiwa rientrò in Nigeria e venne arrestato dalla giunta militare. Il 10 novembre del 1995, dopo un processo condotto in modo illegale, venne impiccato insieme ad altri 8 attivisti Ogoni.

fonte:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5945