Un mese fa circa, l'Economist (e non la D'Orsogna) ha scritto un interessante articolo sull'ambiente d'Italia sotto Mario Draghi e sotto l'amico Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica.
A suo tempo non ci pensai troppo, perche' non potevo immaginare che Mr. Cingolani approvasse ogni trivella che gli capitasse sottomano, e volevo credere alla sua missione "transitoria".
L'Economist apriva l'articolo con un po di critica verso Cingolani, visto che nella sua storia personale e professionale non c'e' nulla che sappia di ambiente. Anzi l'Economist diceva che e' stata una nomina del tutto inaspettata, visto che Cingolani proviene dal mondo della difesa e che non e' mai stato un "eco-warrier", un guerriero per l'ambiente.
Ipse dixit.
Evidentemente questo si aspettava l'Economist da Draghi: un ministro guerriero per l'ambiente. Qua mi sa che c'abbiamo un ministro guerriero per l'ENI!
Cingolani risponde che lui "ha insegnato un corso per la sostenbilita'" e che il nuovo ministero e' cosi ampio nelle sue competenze che nessuno puo', poveri noi, essere un esperto su tutto.
Ad ogni modo, l'Economist tira fuori un po di numeri: in Italia ci saranno da spendere 235 miliardi di euro come parte di stimoli post-pandemia.
E' una cifra enorme. Per la maggior parte sono fondi europei, anche se ci sara' una quota consistente di denaro nazionale. L'Italia ricevera' piu' fondi dall'Europa qualsiasi altra nazione dell'UE.
A Cingolani e al suo Ministero andranno 70 miliardi di euro. Altra cifra da capogiro.
L'Economist allora giustamente si chiede: come spendera' l'Italia questi quattrini (europei)?
Cosa sara' fatto per l'ambiente da Cingolani, il non-eco warrior, viste le direttive di tagliare le emissioni di gas serra del 55% sotto i livelli del 1990?
Mistero della fede.
Cingolani parla di vaghi progetti per la decarbonizzazione e di "superbonus" per migliorie in casa per l'efficenza energetica. Questo costera' circa 14 miliardi di euro e al massimo andra' ad intaccare il 20% delle emissioni di gas serra.
Invece nel suo programma non c'e' niente per l'industria e gli uffici di lavoro, che invece contribuiscono alle emissioni di gas serra per l'80% del totale.
Aggiungiamo che Mr. Cingolani ha approvato una dozzina di trivelle in giro per l'Italia e si vede proprio che qualcosa in questa artimetica non torna, no?
Intanto due gruppi ambientali tedeschi, a cui non sfugge niente, hanno messo su un contatore di previsione di spesa nazionale e di impatto sull'ambiente. Secondo le loro previsioni, solo il 16% di questi fondi europei in Italia sara' speso in progetti che fermeranno i cambiamenti climatici. Il sito si chiama Green Recovery Tracker.
L'Economist ricorda anche il gruppo di scienziati e di associazioni, circa 200 in tutto, che hanno protestato contro il governo perche' non sta facendo abbastanza per le generazioni future.
E la mobilita' elettrica?
Non molto neanche qui. In Italia, contrariamente a quanto non si credi, solo un viaggio su 10 occorre su ferrovia. Per la maggior parte accade tutto in automobile. Ed infatti ci sono in Italia 663 macchine su 1000 abitanti contro i 574 in Germania ed i 482 della Francia. Ci supera solo il Lussemburgo. Siamo una nazione di amanti dell'automobile.
E quindi sarebbe eccellente fare qualcosa anche sul piano del trasporto oil-free privato. Ma nel piano di Cingolani, secondo l'Economist, soltanto una piccola parte dei costi necessari per la mobilita' elettrica sara' stanziato.
7 miliardi di euro andranno a treni e autobus, ma solo 700 milioni per colonnine di ricarica per automobili elettriche e/o per incentivarle. Troppo poco.
Altre cifre: l'obiettivo per l'Italia del 2030 e' di generare 70 GW di energia rinnovabile. Il che significa circa 8 GW di crescita annui. Siamo invece, ahime, a 0.8 GW. Un decimo.
Cingolani dice che non si possono facilitare permessi e alleggerire la burocrazia altrimenti arriva la mafia. E aggiunge che non vuole esagerare con le rinnovabili perche' questo causera' disturbi al bellissimo paesaggio italiano.
Certo, c'e' un che di vero in tutto questo.
Ma le trivelle?
Alle trivelle -- o devo dire all'ENI? -- non possiamo dire di no.