Charles Poncet, arbitro di Ombrina Mare con il passato da avvocato "consigliere" di oil and gas.
La Rockhopper Exploration annuncia ai suoi investitori che l'arbitrato internazionale contro il governo italiano in merito alla questione Ombrina Mare si concludera' a Luglio 2021.
La ditta britannica prevede di ricevere compensi elevati dovuti alla mancata realizzazione di Ombrina a pochi chilometri dal litorale della costa teatina, in Abruzzo. Assieme
alla piattaforma e ai pozzi, il progetto prevedeva la realizzazione di
una FPSO, una nave desolforante altamente inquinante la cui fiaccola
brucia-idrogeno solforato sarebbe stata attiva 24 ore al giorno, tutti i
giorni.
In una conferenza agli investitori, il CEO della Rockhopper, Sam Moody stima costi sostenuti di circa 40-50 milioni di dollari, e mancati profitti di circa 200-300 milioni di dollari.
L'arbitrato e' iniziato nel 2017 con la Rockhopper che accusa l'Italia di presunte violazioni all' Energy Charter Treaty (ECT). Il trattato, entrato in vigore nel 1998,
prevede la protezione di "investimenti stranieri" in campo energetico, e
la risoluzione di conflitti fra investitori e paesi ospitanti.
Nel
corso degli scorsi decenni, l’ECT e’ stato fortemente criticato da
organizzazioni non-governative europee per essere troppo favorevole alle multinazionali del petrolio, e per fare troppo poco per difendere residenti, consumatori, ambiente.
La
questione Ombrina non fa eccezione. Il triumvirato che compone
l'arbitrato e’ stato poco trasparente in questi quattro anni, e non ha
coinvolto minimanente il popolo d’Abruzzo che ha eroicamente protetto i
propri mari dal mostro Ombrina Mare.
Ma chi sono questi tre giuristi cosi' sfuggenti? Il presidente e’ Klaus Reichert, tedesco-irlandese. Con
lui un arbitro nominato dalla Rockhopper, Charles Poncet, svizzero, e
un altro dal governo italiano, Pierre-Marie Dupuy, francese. Nessuno
di loro ha sentito l’esigenza di visitare i posti dove Ombrina sarebbe
dovuta sorgere, di sentire la storia di Ombrina e dell’immenso movimento
popolare che l’ha accompagnata. Evidentemente per loro (e per la
Rockhopper) Ombrina e l’Abruzzo sono solo concetti astratti legati al
business, e non la nostra casa.
Dei
tre, il piu’ pro-petrolio e’ Charles Poncet, ex dirigente della CMS,
mega-ditta composta da 4,000 avvocati che si specializza in supporto
legale alle ditte di oil and gas in tutto il mondo. Al momento della
dimissione dalla CMS per
dedicarsi agli arbitrati internazionali nel 2017, Poncet ha dichiarato
di farlo perche c’erano “troppi" conflitti di interesse. Tutto questo non ispira molta fiducia di imparzialita', anzi e' una piccola vergogna.
Corporate
Europe Observatory, una non-profit europea che sottolinea spesso la
mancanza di neutralita' dell’ ECT, quando Charles Poncet e’ stato
selezionato dalla Rockhopper gli investitori hanno esultato dicendo che
con lui vincere sarebbe sarebbe stata “una passeggiata nel parco”.
Non
sappiamo che linea difensiva l'Italia abbia preso, ma certo e' che nel
2014, quando la Rockhopper ha acquistato Ombrina Mare, avrebbe dovuto
essere pienamente consapevole dei rischi economici associati e del
quadro legislativo in perenne mutazione. Dopotutto c’era gia’ stata la
legge del 2010 che aveva fermato Ombrina. Un'investimento e' sempre un
rischio, e investire, come ha fatto la Rockhopper con un intero popolo
contrario, e' un rischio grande. Puo' andar bene, puo' andar male. E' la
regola numero uno dell'investire.
Se hanno perso soldi con Ombrina non
e’ colpa dell’Italia. E' perche' si sono stupidamente ostinati a
perseguire trivelle che nessuno voleva, producendo impatti ambientali
superficiali e pieni di errori, ignorando la vox populi. Bastava solo
leggere la stampa d’Abruzzo, i tanti blog, e anche solo venire in
Abruzzo per rendersi conto che Ombrina sarebbe stato un pessimo affare.
Comunque
vada a finire, noi cittadini d’Abruzzo e d’Italia che non abbiamo mai
sentito nominare ne Reichert, ne Poncet, ne Dupuy resta la soddisfazione
di aver protetto i nostri mari, la nostra dignita’, e di aver dato una
lezione di democrazia, incluso al misterioso trimuvirato.
Non siamo (ancora!) diventati un distretto petrolifero, e questo non ha prezzo.
MRD