Domenica mattina.
Giornata che promette cose belle, le restrizioni del coronavirus un po' alleggerite, sole di fine maggio, voglia di normale, di positivita'.
Arrivo in macchina a sud, Huntington Beach. Cento anni fa citta' di petrolio, con i pozzi sulla spiaggia a centinaia. E poi gradualmente Huntington Beach si scopre citta' di turismo, e si autoproclama capitale del surf mondiale.
Chiacchero e cammino con il mio amico di vecchia data Giovanni, che vive qui da trent'anni. Le vetrine spaccate di Rodeo Drive di ieri sera paiono lontane.
E' meta' mattina. Vediamo i negozianti mettere il compensato sulle vetrine, la polizia che controlla, persone che non sembrano turisti, che si guardano attorno, che studiano. Non capiamo bene. Qualcuno ci dice di tornarcene a casa per sicurezza.
Vado via dopo una lunga passeggiata.
Alla radio in macchina, le notizie di Santa Monica, la mia citta'.
Il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, parla alla radio.
Notizie di disordini, di confusione. Inviti alla calma. Non capisco bene cosa succeda. Non riesco ad immaginare l'intensita' della cosa.
Arrivo a casa.
Accendo la televisione.
Sono le strade che conosco da venti anni. Strade lungo cui ho camminato e sono stata felice, triste, innamorata, arrabbiata. Strade lungo cui ho riflettuto della mia vita, del mio lavoro, del petrolio, dei compleanni che scorrono. Strade da cui ho ammirato tramonti. Strade dove ho corso. Strade che ho condiviso con persone amiche, con visitatori, con persone nate qui e che ne ricordano la storia piu' antica dei miei venti anni di California. Strade che non erano mie quando sono arrivata qui, ma di cui ora conosco ogni angolo.
Non riconosco quello che vedo.
Anzi, riconosco tutto, Montana Avenue, Wilshire Avenue, e la mia preferita, la California Incline che porta dal centro citta' al mare lungo una spettacolare disceca. Riconosco le palme, l'archiettettura deco, i giardinetti , i parcheggi.
E' la mia citta'.
Ma quello che non riconosco e' il frastuono degli elicotteri, le sirene spiegate, la gente che corre. Vedo gente ammassarsi davanti ai negozi. Vedo gente prendere spranghe e spaccare le vetrine di Vans, un negozio di scarpe. Vedo le scatole di scarpe rotolare, vedo scarpe rosa e scarpe blue gettate lungo il marciapiede.
Vedo vetri in frantumi. Sento il ritmo delle spranghe. Vedo mini incendi.
Vedo rabbia negli occhi di chi spacca, il resto del volto coperto da bandanna o da mascherine.
Ci sono spari, forse di lacrimogeni, non e' chiaro.
Il commentatore fa notare gente nella folla che si e' portata dietro mattoni, forse per gettarli. Vedo carri armati color sabbia mimetica a decine pronti per essere mandati di qua o di la. Vedo la banca, le gioiellerie, i negozi di valigie, tutti spaccati.
Vedo negozi di vestiti devastati, con manichini gettati a terra. Vedo immondizia per terra. Vedo barricate di poliziotti, di cartoni. Vedo la gente con le mani in alto, vedo gente che si inginocchia.
Vedo gente che arriva al municipio e che cerca di sfondarne le finestre. Vedo automobili in fiamme, vedo pompieri all'opera.
Sento clacson. Vedo graffiti dove non c'erano prima. Vedo gente che litiga, che urla. Altre sirene.
Arrivano i rinforzi da altre citta, anche da Santa Barbara e Santa Maria, e vari altri santi del rosario.
Penso ai proprietari di quei negozi. Alcuni gia' messi in ginocchio dal coronavirus e che non meritano questo.
Chiamano la guardia nazionale.
Mettono il coprifuoco alle 4pm.
Siamo stati in casa per quasi tre mesi, e questa sorta di anarchia e' un miscuglio di troppe cose brutte.
E' vero, la situazione bianchi e neri non e' stata mai risolta, e' vero c'e' tanta violenza da parte della polizia in diverse localita' specie contro le minoranze etniche. E poi c'e' tanta differenza di ceti sociali, troppa. La vita e' eccellente qui in America, ma solo se sei ricco. E questo vuol dire che e' eccellente solo se sei ricco ed egoista. E non era cosi, anche solo al tempo in cui mio padre fece l'emigrante. I ricchi sono sempre piu' ricchi, i poveri hanno la vita sempre piu' difficile.
Per i giovani, di ogni colore, se non sono gia' messi bene di famiglia, la vita e' dura. Gli affitti alle stelle, il debito con le banche prima ancora di iniziare, la precarieta'.
Per tanto tempo abbiamo pensato, o ci siamo illusi, che potevamo coesistere tutti. Che ne avevamo fatta tanta di strada dopo i riots del 1992. Che c'era spazio per chiunque qui. Che i colori non contano. Che di tutte le citta' americane forse Los Angeles degli scorsi 25 anni fosse la piu' magnanime, la piu' aperta, visto che davvero c'e' qui ogni razza, ogni colore di persona e che il sole splende su tutti, indistintamente.
Evidentemente non e' cosi.
Il presidente Trump non e' stato capace di offrire una parola di conforto, di umanita', di unione in mesi di coronavirus, e men che meno dopo la morte di George Floyd. Anzi, e' stato cosi dal primo giorno in cui e' diventato presidente. Mai una parola edificante e costruttiva. Mai un commento di perdono, di affetto, di comunione. Sempre distruttivo. Brutto, di una bruttezza interna.
A volte vorrei essere Melania Trump. Solo per usare quella posizione di first lady per fare, per dire cose buone, per dare un sorriso, per avere della grazia. Che opportunita' sprecata.
Non so cosa dire. Non so perche' scrivo. Ma e' la mia citta' , l'ho studiata, l'ho girata in lungo e in largo, le voglio bene.
Dalla televisione fanno vedere una panoramica di Los Angeles. Si vedono tanti alberi, stradine residenziali. Da lontano sembra tutto calmo. Il cielo e' blu'. E' bello quello che vedo.
La violenza e la distruzione, delle parole e delle vetrine, non e' mai la soluzione.
Ci sono cose che non ti piacciono? Cerca di cambiarle, a partire da te, dal tuo piccolo, dal tuo modo di fare. Sii la persona migliore che puoi essere, con comprensione, ascoltando l'altro, usando l'intelligenza per argomentare e non le spranghe per vandalizzare.
Mi mancano un po gli anni del petrolio. Per quanto stanca e a volte demoralizzata sentivo di fare una cosa buona.
Vorrei avere una bacchetta magica, per far scomparire tutto e per risvegliarci domani e ricostruirci, fuori e dentro.
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