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Friday, September 14, 2018

Oleodotto in Indiana rilascia petrolio nel fiume; sessanta scoppi di gasdotto a Boston











MASSACHUSSETS

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INDIANA 








PENNSYLVANIA





Un'altra storia di oleodotti, questa volta si inizia in Indiana.

Un oleodotto vecchio e difettoso rilascia circa 32,000 litri di idrocarburi pesanti usati per come carburante di aerei nel fiume St. Mary's River vicino a Decatur,  Indiana. 

Vivono qui circa 9,500 persone, a circa 150 chilometri da Indianapolis. Il sindaco Kenneth L. Meyer dice che ci vorranno settimane per ripulire il tutto.

Non si sa esattamente da dove arrivi la perdita di carburante, ma sono state usate barriere per contenerne lo spargimento. I timori sono che l'inquinamento potrebbe spargersi a causa di piogge previste per i prossimi giorni. La turbolenza potrebbe portare molti piu' danni, causando piu' inquinamento, e mescolamento del petrolio con tronchi di alberi, pesci, e vegetazione acquatica.  Ci sono anche monitoraggi in corso della qualita' dell'aria --- tutta l'area puzza -- e dell'acqua.

Le autorita' convinte del tuttapposto dicono che anche se puzza non ci sono problemi.

E' il secondo incidente del genere in Louisiana. A Marzo 2018 un altro oleodotto rilascio' 160,000 litri di diesel nel Big Creek presso Posey Creek, Indiana.

Ha invece gia' fatto il giro del mondo la notizia della sequenza di scoppi di gasdotti in Massachusetts; addirittura il governatore Charlie Baker ha dichiarato lo stato di emergenza per tre citta' a nord di Boston.

Baker ha pure puntato il dito contro la ditta responsabile della manutenzione dei gasdotti,  la Columbia Gas of Massachusetts, annunciando che con effetto immediato sara' la Eversource, una ditta diversa che ne prendera' il posto. Ha pure detto che la Columbia non e' preparata ad affrontare la situazione.

Sono arrivati nelle cittadine di Lawrence, Andover e North Andover centinaia di tecnici per capire come gestire il post-scoppio.  Per ora non e' ben chiaro cosa sia esattamente successo, ma ci sono stati ben 60 scoppi e 250 famiglie sono ancora senza gas.
Per ora l'idea piu' probabile e' che ci fossero problemi di manutenzione, visto che il giorno prima degli scoppi la Columbia gas annuncia che ci sarebbero presto state opere di ammodernamento in zona.

O gli ammodernamenti non sono arrivati in tempo, oppure qualcosa e' andato storto mentre questi ammodernamenti venivano messi in atto.

Ad ogni modo, le foto parlano chiaro. Si vedevano caminetti esplodere, macchine in fiamme, radiatori scoppiati, case crollate e c'e' stato pure un morto.  Anche qui puzze in tutta la zona. Il capitano dei vigili del fuoco di Andover, Michael B. Mansfield dice che sembrava la fine del mondo.

La Columbia Gas e' una sussidiaria di NiSource, a sua volta ora parte di TransCanada, e non e' la prima volta che vengono coinvolti in scoppi e guai ambientali: gia' nel 2012 un loro gasdotto esplose in West Virginia in 2012. 

La colpa degli scoppi? 

La corrosione dei tubi. 

La NiSource e' una delle piu' grandi rete di oleodotti negli USA ed e' presente in sette stati. TransCanada e' invece un colosso internazionale, specializzato in trasporti di petrolio e derivati specie dal Canada.

Per chiudere in bellezza, un metanodotto in Pennsylvania e' stato travolto da una frana, esplodendo.

Era in azione ... da una settimana!

In questo caso il gasdotto scoppiato nei pressi di Pittsburg era della Energy Transfer Partners.
Non e' morto nessuno, ma ci sono stati feriti, evacuazioni, e pure animali morti.  I problemi della Pennsylvania non si fermano qui perche' il metanodotto in questione e' parte di un mega-progetto di trasformare l'area in una grovigliera di tubi petrolchimici. Prossima sara' la Shell che vuole costruire il suo 
Falcon Ethane Pipeline di 150 miglia. 
Cosa impariamo da questi eventi, accaduti nel giro di pochi giorni? 

Il discorso e' sempre lo stesso: queste infrastrutture petrolifere, come tante altre, invecchiano, perdono, col tempo ci possono essere fessure, corrosioni, difetti. E anche quando sono nuove ci possono essere imprevisti e cose che vanno storte.

Chi controlla?

Nessuno veramente e' la risposta vera, anche se tutte le ditte diranno di avere monitoraggi e personale addetto.

Nessuno veramente dico io, perche' non e' possible davvero monitorare chilometri e chilometri di condutture ogni giorno, e in modo dettagliato. Le fessure sono spesso piccole e invisibili a uno sguardo sommario, e con il tempo diventano sempre piu' frequenti, insidiose, difficili.

Molto meglio un gigantesco pannello solare no?

So che questo significa un cambiamento radicale nel nostro modo di concepire l'energia, il sistema economico in cui viviamo, ma io credo che non ci siano alternative se vogliamo vivere in modo sano, sicuro, e non solo noi, quanto le generazioni future, a cui abbiamo la responsabilita' di lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Ed e' certo che ogni opera umana, pannelli solari inclusi, portano problemi di uso di risorse, di smaltimenti. Ma nel complesso ambientale, pannelli e pale hanno un'impronta ambientale molto minore di trivelle, oleodotti, FPSO, raffinerie e pozzi. Quelli non scoppiano, non rilasciano inquinamento in aria e nelle falde acquifere, non c'e bisogno di qualcuno che monitori sismicita' indotta, perdite o pressioni sotterranee, non fanno morire nessuno, non portano cancro a chi ci abita vicino.

Non fanno nemmeno arricchire gente senza scrupoli che siede in comode poltrone a Houston o a San Donato Milanese, e credo che sia qui il perno della questione.

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