Sian Sutherland e da Frederikke Magnussen
le ispiratrici del tutto
In vendita ci sono 700 prodotti alimentari in una sezione separata totalmente privi di plastica.
No imballaggi, no pellicole, no forchette di plastica, no contenitori di plastica.
Invece il cibo e' qui posto in contenitori di vetro, metallo e di carta ed altre componenti facilimente biodegradabili. Laddove compaiono pellicole si tratta invece di biolfilmm fatto di materiale organico proveniente da alberi e piante che ha una vita media di 12 settimane.
In vendita frutta e verdura, carne, riso, sughi, cioccolata, yogurt. Il costo e' lo stesso dei prodotti con gli imballaggi tradizionali.
I gestori di Ekoplaza dicono che entro la fine del 2018 tutti i suoi negozi in Olanda, tutti e 74, avranno una sezione plastica-free.
La prossima citta' in linea sara' l'Aia, a Giugno.
Come e' successo?
Esiste in Olanda un gruppo di attivisti che si chiama "A Plastic Planet", guidato da Sian Sutherland e da Frederikke Magnussen, due donne caparbie e risolute. A un certo punto hanno deciso di inventarsi un piccolo logo che i produttori potevano applicare sui loro prodotti senza plastica per farsi pubblicita' e come marchio di garanzia no plastica.
La loro idea era di dare una piccola spinta in positivo alla produzione di oggetti e di cibo senza involucri di plastica perche' non ha senso, se ci pensiamo bene, che la plastica di contorno un volta usata e gettata via essenzialmente restera' su questa terra per secoli mentre quello che mangiamo o beviamo durera' al massimo qualche giorno.
Ekoplaza ha fatto sua questa idea e ha adesso un intero settore plastica free. Hanno fatto campagna di informazione per un mese prima di aprire questa ala al pubblico e dicono di essere soddisfatti, sia di aver fatto la cosa giusta, ma anche perche' i clienti in anni passati si sono spesso lamentati della troppa plastica nei loro acquisti.
Della sovrapproduzione di plastica a livello mondiale ne abbiamo parlato tante volte, alcune statistiche rivelano anche che una parte importante di questo inquinamento da plastica arriva proprio da cio che gettiamo via dopo aver visitato il supermercato, nella forma di imballaggi, circa il 40%.
Adesso vediamo come tutto si svolge: la risposta del pubblico, l'effettiva qualita' dei materiali no plastica, se davvero biodegradano dopo 12 settimane, se sono versatili tanto quanto la plastica, e se possano essere migliorati.
Cosa ci insegna, secondo me, questa storia? Che cambiare le cose e' possibile, che si parte sempre dal basso, che la caparbia di due persone puo' portare lontano, che il consumatore-cittadino puo' e deve fare sentire la sua voce quando le cose non gli piacciono.
Che in questo mondo ci sono delle persone speciali, che cercano di fare le cose buone non per se stesse, ma perche' e' giusto cosi. Saranno loro che ci salveranno tutti.
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