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Tuesday, January 1, 2013

Trivelle Shell in Artico








La piattaforma Kulluk in balia di se stessa, Alaska.  



La piattaforma mobile Kulluk, di proprieta' della Royal Dutch Shell, e' uno dei tasselli delle operazioni trivellanti nei mari dell'Artico. 

Fino ad Ottobre e' stata operativa in Alaska, nel Beaufort Sea per operazioni di esplorazione di idrocarburi. La settimana scorsa invece la stavano riportando a Seattle per l'inverno. 

Strada facendo, dall'Alaska a Seattle, ha incontrato una violenta tempesta, con venti ed onde possenti e voila' -  si sono staccati i cavi che collegavano la Kulluk alla nave che la trainava e agli altri cavi che l'ancoravano ai fondali.

Una volta capito che non ci sarebbe stata possibilita' di avere il sopravvento su madre natura,
tutto il personale e' stato evacuato, alcuni sono anche rimasti leggermente feriti.

Da li, non e' stato possibile creare nessun tipo di collegamento fra la piattaforma e qualsiasi altro mezzo guidato dall'uomo e cosi' la piattaforma e' stata in balia di se stessa e delle onde - alte fino a 30 metri! - per circa dieci ore di tempo.

Sbattuta di qua e di la.

Alla fine si e' arenata da sola, dopo avere galleggiato nel mare per 10 ore e con ben 143,000 galloni di diesel e 12,000 galloni di fluidi ed oil perforanti. Fanno circa 600,000 litri di materiale potenzialmente letale per l'ecosistema.

L'acqua era profonda tra i 10 e i 18 metri. Non ci sono traccie evidenti di perdite nel mare, ma e' troppo presto per escludere del tutto che ci siano stati riversamenti. A causa di venti di circa 130 km orari e di forti ondate e' impossibile per adesso ispezinonare la Kulluk che giace presso la costa della localita' Ocean Bay.

Il manager della Shell responsabile per le operazioni, Sean Churchfield, ha cosi commentato

The rig is upright, rocking with a slow motion, and is stable. But there is still a lot of work to be done to bring this to a safe conclusion.

La piattaforma e' dritta, dondola con moto leggero ed e' stabile. Ma ci vorra' molto lavoro affinche' il tutto giunga a conclusione sicura.
 
Ciononostante ci sono molte critiche alla Shell, perche' questa tempesta non e' una cosa fuori dal comune, ma una semplice tempesta d'inverno in Alaska, 

Il professor Rick Steiner, dell' Universita' dell'Alaska ed ora un consumente ambientale per  la non profit Oasis Earth, aveva lanciato l'allarme molto tempo fa.  Era da settimane che parlava di scarsa sicurezza, piani di emergenza e comunicazione con la Guardia Costiera.

Dice: 

It appears "the rig was not adequately equipped for heavy weather towing, they should have called the Alert sooner, and tried to shelter sooner.  Clearly Shell should have thought through contingencies for a loss of tow in heavy weather, and they didn't.   

The weather encountered is not extreme and unexpected in the Gulf of Alaska in the winter - it's just winter. This doesn't inspire confidence in their safety and contingency planning capability.

Chiaro e preciso.


Ovviamente le comunita' locali dell'Alaska sono molto preoccupate perche' come insegnano i problemi nel golfo del Messico e i venti anni dopo lo scoppio della Exxon Valdez,  sara' tutta la catena alimentare ad sentirne le conseguenze se ci fossero riversamenti nel mare. C'e' particolare preoccupazione per i leoni di mare, alcuni uccelli e salmoni.

Il sindaco di Point Hope, Steve Oomittuk dice che le operazioni della Shell sono "too risky" e che non e' vero che non succedera' niente. Magari non e' successo oggi, ma dopo? Quando inizieranno a fare per davvero?  Sono operazioni pericolose e come dice lui "Anything can happen".

La Shell si difende dicendo che passeranno almeno 10 anni prima delle estrazioni vere e proprie e che per allora avranno ideato delle strutture ad hoc che saranno capaci di resistere a qualsiasi condizione meteo "estrema".

Per adesso ci sono 500 persone impegnate nelle operazioni di sicurezza, controllo e verifica.
Pagati tutti dal contribuente pubblico, mica dalla Shell.

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