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Thursday, January 10, 2013

Le balle de La Stampa di Torino

Notare: hanno inserito il nome dell'autore Luigi Grassia
*dopo* la pubblicazione di questo post.
Alla Stampa che viene a leggere questo blog:
compratevi una copia del NY Times ed imparate come si fa il giornalismo.

Un piccolo sceiccato italiano del petrolio 
è (o potrebbe essere) la Basilicata. 
Questa regione nel 2012 ha estratto 5 degli 11 milioni di barili italiani 

La Stampa, 3 Gennaio 2013

In Italia si usano 1.5 milioni di petrolio al giorno.
Se fosse vero quel che dice la Stampa, 
abbiamo distrutto la Basilicata per quattro giorni
dei sette di fabbisogno nazionale prodotti in Italia.



E' un articolo rigorosamente anonimo - come dire, chi l'ha scritto ha paura che il suo nome venga associato alle balle che scrive. 

Parte con il dire "L'Italia non e' l'Arabia Saudita ma ha il suo tesoretto di petrolio", che non si deve  dire "no grazie", che bisogna darsi la "pena" di sfruttarli questi giacimenti di monnezza petrolifera e che non si deve essere "nimby".

Peccato che l'anonimo giornalista dimentichi di dire che abbiamo melma petrolifera sottoterra e che tirandolo fuori non risolvera' di una iota il bilancio energetico nazionale - e lo sanno pure loro!.

Peccato che l'anonimo giornalista dimentichi di dire che la parola nimby e' stata inventata da affaristi di vario genere, inclusi i petrolieri, per schernire le popolazioni che si oppongono a interventi deliranti sui propri territori.

Chi altro deve difenderlo il territorio?

L'ONU? La Croce Rossa? Obama? I residenti, ma certo, e cosi' e' piu' facile schernirli e ridicolizzarli inventandosi un insulto, mentre invece l'essere nimby per i backyard propri e degli altri dovrebbe essere una cosa di cui andare fieri.

Bene, caro anonimo giornalista.

Ci dica il suo nome, dove vive, e iniziamo da casa sua. Credo che nessuno si lamentera' se lei ci offrisse il suo backyard per le trivellazioni.

Che ne dice?

Lei parla di questa "Strategia Energetica Nazionale" e del petrolio che sara' estratto con "il rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale".

Ma mi faccia il piacere.

In Italia non sapete nemmeno adattarvi agli standard internazionali per i limiti emissivi che sono migliaia di volte superiore che altrove, o per le distanze di sicurezza che sono ridicole in confronto a quelle di altri, e non sapete nemmeno fare le multe a chi sgarra.

Avete presente i processi BP? Bene, quando saprete fare le multe di miliardi di dollari all'ILVA, ne riparliamo, quando saprete mettere zone di divieto di 160 km da riva sulle trivelle, ne riparliamo. Quando chi inquina finisce in galera, allora ne riparliamo.

Con tutto il marciume che c'e' in Italia, dove mai li tirerete fuori questi "piu' elevati standard di rispetto per l'ambiente"?

Non ci crede nessuno! Sono tutte balle di Monti, di Passera, di Clini che sono vecchi di mentalita', di sensibilita', di speranze.

Sono paralizzati nella melassa dei loro inciuci, dei loro calcoli politici, del cerchiobottismo e non sanno prendere le decisioni giuste ma difficili. Proprio non lo sanno fare. Sono troppo invischiati, piccoli, sporchi in affari ed accordi con i potenti per avere veramente a cuore il bene della nazione.

E come mostra questo articolo, anche la Stampa lo e'.

Come sempre, l'Ilva parla per tutti. Non ci sono limiti adeguati, non ci sono multe ed e' tutto gia' passato dalle preoccupazioni dei politici.

E' con questa premessa che trivelliamo lo stivale?

E poi l'anonimo - quanto ignorante - giornalista tira fuori il caso di Trecate "uno dei principali centri storici" del petrolio italiano e della vicina Carpignano Sesia, un paesino con poche migliaia di persone che ha in blocco votato contro un pozzo ENI.

Il giornalista dimentica che uno dei pozzi di Trecate e' scoppiato nel 1994 - questo ovviamente non si puo' dire, vero? - e ci sono voluti piu' di 10 anni per la bonifica.

Bel giornalismo!

Infine si intervista Davide Tabarelli - quello di Nomisma che fa consulenze e inciuci con i petrolieri - come guru della faccenda che si lamenta del fatto che in tutta Italia "appena si vede in giro un geologo che saggia il terreno fioriscono i comitati del no".

E certo, mica la gente e' scema come lei vorrebbe farci credere, caro Tabarelli. O mica sono tutti come lei che hanno da lucrarci con il petrolio.

Dice Tabarelli:

In Italia c’è una dorsale del petrolio e del gas che parte da Novara e poi si distende lungo l’Appennino fino in fondo alla Calabria e prosegue in Sicilia. Nel Mare Adriatico c’è una dorsale parallela offshore, da Chioggia al Gargano. In un secolo e mezzo in Italia sono stati perforati 7 mila pozzi, di cui 800 ancora attivi. Persino alle isole Tremiti, dove ci sono resistenze a trivellare, c’è già un pozzo, attivo dal 1962 senza danni per l’ambiente. La produzione italiana potrebbe facilmente raddoppiare, proprio come prevede la Strategia energetica nazionale, semplicemente perforando dove già si sa che il petrolio c’è. Invece è tutto bloccato».

E famno bene!

Lì gli ambientalisti non vogliono i pozzi perché dicono che c’è il rischio della subsidenza, cioè che il terreno sprofondi. Ma basta entrare nella basilica di San Vitale a Ravenna per accorgersi che nei secoli c’è stata una subsidenza di un metro. In quella zona è un fenomeno naturale, l’estrazione del petrolio non c’entra. Tutti gli studi geologici dicono di no. Poi qualche singolo geologo disposto a dire che c’è pericolo lo si trova sempre.
 
Ma cosa dice, ma che ne sa lui, ma dov'e' la sua obiettivita'?

Ci sono fior fiori di riviste a parlare della subsidenza indotta di Ravenna dai pozzi di metano e di acqua, e addirittura e' L'ENI stessa a dirlo in uno studio commissionato nel 1999!

E poi ovviamente non poteva mancare il capro espiatorio della faccenda, il rifugium peccatorium, la Basilicata, descritta come "un piccolo sceiccato italiano del petrolio" che nel

2012 ha estratto 5 degli 11 milioni di barili italiani ma ha risorse non sfruttate per altri 400 milioni di barili accertati e i tecnici valutano un potenziale di un miliardo di barili.
 
Ancora con la Basilicata! Ma cosa volete di piu' dai lucani? Il sangue? Diteci.

Ma lo sa il "giornalista" che  l'Italia ne consuma 1.5 milioni di barili al giorno?

Per cui se le sue balle sono corrette, questo vuol dire che la Basilicata nel 2012 ci ha dato - sentite bene -  4 dei 7 giorni di fabbisogno nazionale prodotti in Italia!!!

Ridicoli proprio - o non sanno di cosa parlano, o non ci azzeccano con i numeri. In ogni caso e' un giornalismo che fa pena.

La fine dell'articolo e' data a Tabarelli che dice

Io mi auguro che nel prossimo Parlamento qualcuno si prenda la responsabilità di fare una legge che dica che una volta rilasciata dal ministero la Valutazione di impatto ambientale, che in Italia è severissima, poi gli enti locali non possano sollevare altri ostacoli, e se lo fanno che vengano penalizzati.

Severissima i miei stivali.  Ne ho letti a dozzine e sparano a vanvera fatti che non stanno da nessuna parte.

Io invece, caro Nomisma mi auguro che nel prossimo parlamento non ce ne sia nemmeno uno dei politici attuali, a dare corda ad uno come lei e che questo "giornalista anonimo" torni a scuola di giornalismo.

Proprio un articolo obiettivo ed informativo questo della Stampa.
Il New York Times non e' niente a confronto.



2 comments:

Anonymous said...

Siamo messi così male perché abbiamo questo giornalismo, o per come siamo non possiamo che avere questo tipo di giornalismo? Di certo il giornalismo ha un ruolo importantissimo nello sviluppo delle coscienze e nel livello di maturità di una democrazia. Questo esempio è ancora una volta disarmante, ma anche emblematico di quella che è la situazione italiana.

Sandro said...

Grande Maria Rita!