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Tuesday, October 13, 2009

Il petrolio e la Louisiana


Prima di andare a Chioggia a parlare delle trivelle nella laguna veneta ho trascorso un po di tempo ad indagare il problema della subsidenza in varie parti del mondo. Trivellare a tre, quattro, cinque chilometri in profondita' ed estrarre materiale - che sia petrolio, acqua o gas - comporta sempre la rottura di delicati equilibri morfologici e, come sempre, la natura prima o poi ci porta il conto. Ho scoperto allora questo articolo del National Geographic sulla costa della Louisiana, scritto nel 2004.

I mari dello stato di New Orleans - vicino al Texas - sono aperti alle trivellazioni da molti anni. La Louisiana, l'Alabama e il Texas sono gli unici stati dove si puo' estrarre petrolio vicino alla riva in tutti gli Stati Uniti.

La marina della Louisiana e' coperta da lagune non molto diverse da quelle del Veneto. Queste sono utili ai territori specialmente in caso di alluvioni o di tempeste perche' fungono da barriera, come una sorta di spugna dove l'acqua viene assorbita.

Il primo pozzo di petrolio fu trivellato in Louisiana nel 1901, e per molto tempo la zona e' stata il crocevia di infrastrutture e interventi petroliferi. Oggi nella laguna corrono tubi e oleodotti, sulle sue rive sorgono raffinierie ed impianti petroliferi di vario genere, e addirittura il centro di stoccaggio strategico di petrolio americano.

La laguna pero' sta affondando. Ogni tanti i porti si trasformano in isolotti. Decenni di estrazioni hanno reso il terreno fragile e la subsidenza - l'affondamento del terreno - e' un dato di fatto. In alto la foto di un signore con la fotografia della casa dei nonni, di circa 80 anni prima e come e' lo stesso sito adesso: mare aperto.

"For decades geologists believed that the petroleum deposits were too deep and the geology of the coast too complex for drilling to have any impact on the surface."

Per anni i geologi hanno creduto che i depositi di petrolio fossero troppo profondi e la geologia della costa troppo complessa affinche' il petrolio avesse delle conseguenze sulla costa.

E invece non e' stato cosi. La terra sprofonda, inesorabilmente, segno che ne geologi ne calcoli matematici possono garantire al cento per cento che l'intervento dell'uomo in una maniera cosi' invasiva sia priva di conseguenze. Bob Morton e' un geologo del US Geological Survey, che ad un certo punto ha deciso di studiare il fenomeno della subsidenza in maniera sistematica.

After much study, Morton concluded that the removal of millions of barrels of oil, trillions of cubic feet of natural gas, and tens of millions of barrels of saline formation water lying with the petroleum deposits caused a drop in subsurface pressure—a theory known as regional depressurization. That led nearby underground faults to slip and the land above them to slump.

Dopo molto studio, Morton concluse che la rimozione di milioni di barili di petrolio, trillioni di piedi cubici di gas naturale e milioni di barili di acqua di produzione associata al petrolio, hanno causato un calo della pressione sotterranea - una teoria nota come deprussirazzione regionale. Questo ha causato lo sprofondamento delle faglie sotterranee e l'afflosciamento della terra di superficie.

Fra le altre cose, le acque di scarto del petrolio - ovviamente rigettate a mare - hanno una alta salinita' e contribuiscono a fare erodere la costa e la laguna.
Mi sembra chiaro e logico. Togli roba dal sottosuolo, diminuisce la pressione, butti robaccia acida a mare, la terra sprofonda ed erode. Elementare, no?

What I can tell you is that much of the loss between Bayou Lafourche and Bayou Terrebonne was caused by induced subsidence from oil and gas withdrawal.

Quello che io posso dire che la maggior parte delle perdite [di laguna] fra Bayou Lafourche e Bayou Terrebonne e' dovuta alla subsidenza indotta dalle estrazioni di petrolio e di gas.

Le due Bayou distano circa quaranta chilometri. Ovviamente i petrolieri dicono che va tutto bene, e che e' tutto "naturale". E siccome tutto il mondo e' paese, lo fanno senza pero' disputare di una virgola i dati del Dr. Morton. Gli ho anche scritto prima di andare a Chioggia e mi ha pure mandato del materiale.

Nel 2004 si stimava che una specie di ripristino anche parziale - non per amore di natura o di popolo, ma solo per facilitare le operazioni petrolfiere e per metterle in sicurezza maggiore - sarebbe costata circa 14 miliardi di dollari.

E poi lo sappiamo tutti che e' successo. Nel 2005 e' arrivata Katrina, l'uragano che ha distrutto la zona. Le infrastrutture petrolifere hanno retto, piu' o meno, ma la perdita di laguna e' stata un fattore che ha certamente amplificato il problema e la devastazione.

La spugna naturale di quella costa era gia' impregnata d'acqua, per colpa della terra che e' sprofondata, e cosi' quando e' arrivato l'uragano l'acqua ha potuto solo inondare le case delle persone.

Si stima che i petrolieri abbiano contributo a far sparire 400,000 ettari di terreno.

When you look at the broadest perspective, short-term advantages can be gained by exploiting the environment. But in the long term you're going to pay for it.

Quando si guarda ad una prospettiva maggiore ci si rende conto che si possono anche ottenere vantaggi a breve termine nello sfruttare la natura. Ma alla lunga ne paghi le conseguenze.

Intanto ci sono delle cause in corso contro l'industria petrolifera per avere compromesso gli equilbri della zona e per avere indirettamente aggravato il disastro Katrina. Fra gli imputati Shell, Exxon-Mobil, Chevron e British Petroleum.

We believe it's the right time to pinpoint who's essentially responsible for the devastation caused by Katrina in the first place -- the major oil and gas companies, who haphazardly dredged thousands of miles of exploration and drill site canals throughout south Louisiana to extract oil and gas.

Riteniamo che sia l'ora di indicare chi sono i veri responsabili della devastazione portata da Katrina - le multinazionali del petrolio e del gas che hanno spudoratamente
scavato migliaia di canali per l'esplorazione e la trivellazione nella Louisiana del sud e per estrarre petrolio e gas.

Da noi l'ENI vuole andare a mettere delle piattaforme metanifere a cinque chilometri da Venezia. Dicono che hanno fatto i conti e che e' tutto apposto. Venezia sara' salva. Parola di ENI.

Parola di chi ha gia' inquinato meta' Italia.

Fonti: Environmental Chemistry, Agence France Press

4 comments:

Anonymous said...

http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/ENI-SCARONI-ZUBAIR-TRA-MAGGIORI-GIACIMENTI-AL-MONDO/news-dettaglio/3727500
in Iraq.
un saluto Clara

OIL said...

OIL - 1° premio Miglior Documentario Italiano e menzione speciale Legambiente alla 12° edizione di Cinemambiente di Torino

Anonymous said...

Salute a tutti.
Ciao Maria Rita, tu scrivi: "fra gli imputati, Shell, Exxon, Chevron, BP ". Perchè da Voi la legge funziona eccome..... ENRON DOCET !!! Da noi invece, nel Paese dei balocchi, se proprio non si può fare a meno di coinvolgere "the intouchbles", perchè l'hanno fatta enormemente grossa, si risolve COLPEVOLMENTE con una prescrizione e non certo con un'assoluzione con formula piena, magari grazie a qualche politicchio che accorcia i tempi della prescrizione ( sia pro domo sua, sia pro amici di merende........ VERGOGNA ETERNA ai malfattori di turno che seminano discordia, malvessazioni, sudditanza, nefandezze, malattie e poi lutti, disparità, ecc.ecc. SinceraMente......Saremmo MOLTO MA MOOOOOOOOOOOOOLTO più tranquilli e ben disposti a credere ai loro "studi di impatto ambientale" se costoro fossero dichiarati NON COLPEVOLI PER TUTTI I REATI A LORO ASCRITTI PIUTTOSTO CHE ASSOLTI PER ....... PRESCRIZIONE !!! OSSIA LA GIUSTIZIA NON PUO' FARE IL SUO CORSO MA DEVE PER FORZA ARRENDERSI.......... CHE SCHIFO !!!
Almeno una nota positiva, complimenti vivissimi per il primo premio per OIL .... ANDIAMO AVANTI, IL BENE E' CON NOI !!!!

giosuè said...

ABRUZZO: ACERBO E SAIA, INTERPELLANZA SU PIANI AGRICOLTURA E AMBIENTE

I consiglieri regionali Antonio Saia (Comunisti Italiani) e Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista) hanno presentato un'interpellanza al Presidente della Giunta regionale ed agli Assessori all'Agricoltura e all'Ambiente ''per sapere a quale punto si trova la redazione dei Piani di settore di cui non si ha alcuna notizia, pur essendo nell'imminenza della scadenza del 24/10/2009 fissata dalla legge''. I due consiglieri hanno rilevato che ''la legge regionale n*14/2008, pubblicata sul Bura n*59 del 24/10/2008, prevede che la Regione Abruzzo deve predisporre, entro un anno dall'entrata in vigore della legge, un Piano di settore per la programmazione e lo sviluppo del settore agricolo ed agroalimentare al fine di perseguire lo sviluppo sostenibile attraverso: protezione e conservazione delle risorse naturali; tutela della specificita' e della produzione agricola locale, con particolare riferimento alle coltivazioni viti-vinicole, olivicole e frutticole di pregio''. Secondo Acerbo e Saia la stessa normativa ''prevede che nelle aree destinate alle coltivazioni ed alle produzioni di particolare pregio e nelle aree ad esse limitrofe con diversa destinazione urbanistica deve essere tassativamente vietato l'insediamento di industrie che svolgono attivita' di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi ed anche la trasformazione e l'ampliamento di impianti gia' esistenti. Prevede, inoltre, il divieto di rilasciare permessi a costruire per l'insediamento di industrie che svolgono attivita' di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi fino al 31 dicembre 2009 e che tale divieto e' evidentemente funzionale al fatto di dover preventivamente fare i Piani di settore''.


fonte:
http://www.asca.it/regioni-ABRUZZO__ACERBO_E_SAIA__INTERPELLANZA_SU_PIANI_AGRICOLTURA_E_AMBIENTE-434622-abruzzo-1.html