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Tuesday, August 2, 2016

La disperazione del petrolio e gas: vendite, tagli, cessioni, licenziamenti dappertutto






The impact of falling oil prices on global upstream development spend has been enormous. Companies have responded to the fall by deferring or canceling projects in virtually every oil-producing country. 


Le notizie non sono rosee, neanche per questo secondo quarto del 2016. Per i petrolieri, si intende.

Iniziamo con la Total:  i profitti sono calati del 30% per il secondo quarto dell'anno 2016 rispetto al 2015, che era anche quello anno di crisi. Per cercare di addolcire la pillola cercano di tagliare costi e personale.

Passiamo alla ConocoPhillips: anche per loro perdite di 1.1 miliardi di dollari nei mesi da Marzo a Giugno 2016, a causa di declino delle produttivita' dei campi vecchi e del mega incendio in Canada.

Non e' messa meglio la Shell che invece non raggiunge gli obiettivi e resta di 1 miliardo di dollari al di sotto dei ricavati previsti. Hanno perso uno strabilitante 72% di profitti rispetto al 2015, a causa dei bassi prezzi del petrolio e azioni speculative nel comprare ed incorporare altre ditte minori.

Per ogni 10 dollari di abbassamento del prezzo la Shell ha dichiarato di perdere 5 miliardi di dollari.
Tutto torna allora: un anno fa il prezzo era di 55 dollari al barile, oggi siamo a 40.  

E quindi, non possono fare altre che tirare fuori la scure dei licenziamenti: altri 12,500 lavoratori se ne torneranno a casa. Pensano anche di vendere alcune attivita' non troppo redditizie, operazione che stimano portera' nelle loro casse circa 30 miliardi di dollari nei prossimi anni di cui 6-8 quest'anno.

La BP e la Statoil pure loro perdono introiti e non riescono a raggiungere gli obiettivi previsti. 

E infine la Chevron che secondo il Wall Street Journal vendera' 5 miliardi di operazioni in Asia per racimolare denaro, offshore cinesi per prima. Anche operazioni di geotermia in Indonesia saranno cedute, assieme ad impianti a gas naturale in Thailandia.

Perche' si vendono? Beh, anche qui, per fare cassa. Perche' in Asia? Perche' c'e' maggiore interesse da parte di ditte locali e nazionali a comprare e perche' i campi qui sono spesso gia' vecchi e poco redditizi. Come le sue petrol-amiche anche la Chevron ha riportato 1.5 miliardi di dollari di perdite per il secondo quarto del 2016. A quetse vanno da aggiungersi altre perdite di 2.8 miliardi.

Taglieranno il 12% della forza lavoro: 8,000 persone a casa.

Negli USA, tutte insieme, le ditte del petrolio hanno perso il 26% della forza lavoro in un anno e mezzo.

Il risultato di tutte queste perdite di introiti, posti di lavoro, profitti e' che ben un trillione di dollari (cioe mille miliardi) verranno in totale tagliati dalle operazioni di ricerca e sviluppo. Cioe' sono un trillione di meno per cercare e commercializzare altra monnezza.

E un trillione di motivi in piu' per ben sperare in un futuro fatto sempre meno di petrolio e sempre piu di sole. 














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