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Monday, June 20, 2016

Musei, petrolio e propaganda

 L'immaginario petrolifero
nel Museo delle Scienze Naturali di Houston  


La realta', fuori 

 
“Is the Houston Museum of Natural Sciences a museum, 
or a PR front for the fossil fuel industry?”


E' una guerra fra musei -- della storia e della scienza --, che si svolge a Houston e con in mezzo il petrolio.

Tutti sappiamo quanto sia importante la propaganda per i petrolieri e per cercare di convincerci che e' sempre tuttapposto con le trivelle, gli oleodotti, la monnezza, e che bucare il territorio e' il futuro, e' benessere e progresso.




E dove meglio farla questa propaganda se non in un museo?

E cosi nello Houston Museum of Natural Sciences  i signori del petrolio sponsorizzano una intera ala, il Wiess Energy Hall in cui si mostrano le meraviglie del petrolio. E' tutto pagato da loro. Non si parla di riscaldamento globale, di benzene, di salute o di inquinamento. Si parla invece di "mix dell'energia". Cioe' un po di tutto per il futuro, anche il petrolio in modo "responsabile".

Ce n'e' qui un po per tutti, inclusi i video giochi in cui l'obiettivo e' trivellare piu pozzi possibile.

Oltre il museo delle scienze naturali di Houston, in Texas ci sono altri musei dedicati con sezioni sponsorizzate dall'industria petrolifera: il Perot Museum or Nature and Science a Dallas ed il  the Museum of Science and History di Forth Worth.

E cosi, lo Houston Natural History Museum, un altro museo della citta' di Houston assieme a T.E.J.A.S. che sta per Texas Environmental Justice Advocacy Services, decidono di mettere su una contro-mostra in cui mostrano i legami di chi sponosorizza l'ala dell'altro museo (petrolieri!) e che si chiama:  “Mining the HMNS: An Investigation by The Natural History Museum".

Cioe' il Museo della Storia propone una investigazione su cio' che il Museo della Scienza propaganda.

Nella contr-mostra si parla di inquinamento dell'aria, e si mostrano tutte le zone di Houston in cui i petrolieri non hanno portato aria fine ma una cappa soffocante. I promotori della mostra hanno anche deciso di fare dei test di inquinamento accanto a raffinerie e petrolchimici e di promuovere dei "toxic tours" della zona.

In queste toxic tours la gente ascolta le sirene che ogni tanto suonano in caso di allarme e dopo le quali nessuno sa cosa fare. Chi sta dentro le raffinerie sa cosa sta succedendo quando gli allarmi suonano, ma la gente no.  Si parla degli alti tassi di asma e di altri problemi alla respirazione di chi vive qui, dei rumori incessanti, e ovviamente di cambiamenti climatici.  Si mostrano le insegne dove c'e' scritto di non mangiare i pesci - inquinati.

I musei americani sono entita' esentasse, e quindi dovrebbero in teoria promuovere il bene collettivo, dice uno degli organizzatori della contro-mostra. Esiste anche un codice etico dei musei americani in cui si dice che la missione dei musei e' di conservare per i posteri il mondo e la sua diversita'. Promuovere petrolio non e' parte di questa missione. Anzi, occorre non solo parlare di cambiamenti climatici ma dire al pubblico chi e cosa li ha creati e tuttora opera per contrastare le opere di mitigazione in atto nel mondo.

Il Museo della Storia Naturale di Houston (i buoni in questa storia) sperano di aiutare a sensibilizzare sugli effetti veri dell'industria del petrolio nel suo cuore: a Houston.

Nel 2015 scrissero pure una lettera assieme con persone di scienza e gruppi ambientali in cui si chiedeva a enti culturali di tagliare ogni rapporto con l'industria petrolichimica, facendo nomi e cognomi, proprio perche' i principali negazionisti dei cambiamenti climatici spesso finanziano spesso mostre ed altre attivita' culturali.  E questo ovviamente comporta un conflitto di interessi.  E' un disservizio alla scienza, alla gente, alla conoscenza.

Hanno avuto risultati? Si. Uno degli obiettivi della lettera del Museo della Storia Naturale di Houston era di rendere noto che David Koch siedeva nel consiglio di amministrazione del Museo delle Scienze Naturali di New York.

David Koch e' un riccone negazionista sui cambiamenti climatici che aveva speso almeno 67 milioni di dollari dal 1997 ad oggi per promuovere campagne di disinformazione e pro-petrolio.  67 milioni di dollari, una persona sola!

Dopo un anno dall'invio di quella lettera, e grazie anche allo scandalo mediatico, David Koch ha lasciato la sua posizione. 

Potrei ora aprire un capitolo sull'ENI che sponsorizza un po di tutto in Italia, ma... la domanda e', ci sara' un museo qualunque che in Italia fara' contro informazione in modo serio ed organizzato come quelli del Museo della Storia Naturale di Houston? 

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