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Sunday, December 18, 2011

Tragedia petrolifera in Russia


Non e' la prima, non sara' l'ultima volta che le operazioni petrolifere portano a tragedie piu' o meno dolorose.

Nel mare ghiacchiato di Okhotsk della Russia Orientale, una piattaforma esplorativa spinta dai forti venti e dalle tempeste si e' capovolta. C'erano 67 persone sopra: per ora sono 4 i morti accertati, mentre altre 49 sono ancora disperse. Circa 14 invece sono state portate via vive.

Chi si e' salvato ha riportato problemi di ipotermia a causa della temperatura del mare, un grado centigrado. Si calcola che bastano 30 minuti in quelle acque cosi fredde per morire assiderato.

Le onde arrivavano fino a sei metri.

La piattaforma capovolta si chiamava Kolskaya, e si trovava a circa 200 chilometri dall'isola Sakhalin, a nord del Giappone e operava a circa 1000 metri di profondita'. Il campo petrolifero e' di proprieta' della Gazprom, la ditta nazionale russa, mentre la piattaforma esplorativa era operata dalla AMNGR, che fa capo alla ditta russa statale Zarubezhneft.

Si e' afflosciata ed e' affondata in 20 minuti.

La piattaforma usata era temporanea, di tipo jack-up, con le gambe allungabili in mare, come quelle usate anche in Italia, ad esempio per Ombrina Mare.

L'area dell'isola di Sakhalin e' nota per le sue abbondanti riserve petrolifere ma anche per la sua pericolosita': l'inverno dura per 230 giorni in media, il mare e' spesso ghiacchiato, le condizioni difficili.

Il petrolio viene estratto non solo dalla russa Gazprom ma anche dalla Exxon-Mobil e dalla Shell. Oltre al petrolio, il campo di Sakhalin produce 10 milioni di tonnellate di gas che finiscono in Asia, spesso in Giappone.

La autorita' dicono che non ci sono rischi di disastri ambientali - ma dicono sempre cosi. Non sarei sorpresa di invece leggere fra qualche giorno di macchie o di altri tipi di problemi di inquinamento.

Dicono anche che la colpa e' di chi stava montando la piattaforma, perche' probabilmente non sono state rispettate le misure di sicurezza, e che occorreva tenere in considerazione le condizioni climatiche prima di eseguire operazioni pericolose.

Il lavoro di recupero dei corpi e' difficile perche' anche mandare navi addette a questo triste compito puo' essere pericoloso a causa delle ondate, e dei ghiacci. Ci sono elicotteri e anche navi-trita ghiaccio.

La Russia in questi ultimi anni cerca di trivellare in condizioni sempre piu' pericolose, perche' i giacimenti piu' "facili" stanno per estinguersi.

Occorre solo chiedersi se ne vale la pena, e se invece non sia il tempo di fermarsi e di cercare l'energia altrove, invece che mandare 50 persone a morire su una piattaforma sperduta.

Fonti: Reuters

1 comment:

Anonymous said...

SEPPI DELLA FORTE PETROLIZZAZIONE IN QUELL'AREA DA TIZIANO TERZANO NEL SUO LIBRO "IN ASIA" E PURTROPPO NON SONO SORPRESA, DOPO AVER LETTO CHE DEGRADO DISPERAZIONE E CONDIZIONI SI VIVANO NON SOLO SU SAKHALIN, MA TUTTE LE ISOLE CURILI (ISOLE DIMENTICATE - SE NON PER SFRUTTAMENTO SENZA LIMITI DEGLI IDROCARBURI) AL NORD DEL GIAPPONE