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Thursday, July 28, 2016

Riforestazione dell'India: 50 milioni di alberi piantati in un solo giorno





Il record mondiale della riforestazione spetta all'India: in 24 ore piantati 50 milioni di alberi di 80 specie diverse grazie ad 800mila volontari il giorno 15 luglio 2016. 

Il progretto e' di ri-forestare il 12% del territorio, come simbolo dell'impegno della nazione contro i cambiamenti climatici, secondo le promesse di Parigi.  Per questo scopo il governo ha stanziato 6 miliardi di dollari. L'obiettivo e' di arrivare al 29% del territorio dell'intera nazione coperto da foreste, vecchie e nuove.

Il lavoro di un albero e' importantissimo: catturano CO2 dall'atmosfera e la conservano e trasformano. Secondo alcune stile il 15% delle emissioni di gas serra e' dovuto alla deforestazione e alla perdita di alberi sul pianeta. Gli alberi tendono anche ad aiutare a purificare l'aria dalle impurita'.

E sono belli da vedere.

Come tutti i paesi in via di sviluppo l'India ha perso molte delle sue foreste, per urbanizzazione ed industrializzazione.

E cosi, il giorno 11 Luglio 2016 il governo ha promosso una giornata simbolo per la riforestazione e sono stati piantati ben 49.3 milioni di alberi nello stato dell'Uttar Pradesh.  Gli alberi sono stati piantati lungo le strade, ferrovie, terre pubbliche e nelle foreste.

Sara' una cosa buona per l'India e per i polmoni della sua gente.  E questo perche' oltre al record degli alberi l'India ha anche un altro record non proprio invidiabile: quello di nazione con sei delle dieci citta' piu' inquinate del mondo in termini di concentrazioni di PM 2.5.

Peggio della Cina!

Le citta' sono: Dehli, Gwalior, Allahbad, Patna, Raipur, Ludhiana. Le altre citta' della top 10 sono due in Cina, una in Iran e in una in Cameroon.

Ovviamente gli alberi non risolveranno il problema, ma sono un passo in avanti, per piccolo che sia, e fanno si che quegli 800mila volontari si sentano piu' partecipi nel difendere la natura nel loro quotidiano.

Il record precedente di numero di alberi piantati in un solo giorno era detenuto dal Pakistan nel 2013, con "soli" 850,000 nuovi fusti.

E non c'e' solo l'India: in Africa l'obiettivo della AFR100, l'African Forest Landscape Restoration Initiative, e' di riforestare o di forestare ex novo 100 ettari di terreno. Finora le nazioni che hanno aderito con dei target precisi sono dieci: 


Congo -- 8 milioni di ettari
Ethiopia -- 15 millioni di ettari
Kenya -- da stabilire 
Liberia -- 1 milione di ettari
Madagascar -- da stabilire
Malawi -- da stabilire
Niger -- 3.2 milioni di ettari
Rwanda -- 2 milioni di ettari
Togo -- da stabilire
Uganda -- 2.5 milioni di ettari


La New York Declaration of Forests invece fu firmata nel Dicembre del 2015 con l'obiettivo di dimezzare la deforestazione entro il 2020 e completamente fermarla entro il 2030.

Tutto bene allora? Non propio. Sono tutte promesse o gesti dimostrativi che durano 24 ore. Occorrera' vedere se le promesse veranno veramente mantenute. Occorre vigilare sull'operato di queste 24 ore.

Per esempio, molti degli alberi appena piantati in India moriranno perche' e' quasi normale che la riforestazione fatta da volontari non sia perfettamente efficente. Anzi si calcola che il 40% di quegli alberi morira'. E quindi ci vuole la perseveranza e la pazienza di volerlo. 



E certo, come sempre, gia' che se ne parli, e che ci siano promesse e tentativi e' un passo in avanti.  Ma la strada e' lunga: abbiamo distrutto meta' delle foreste che un tempo coprivano la terra.


Friday, July 22, 2016

Rinnovabili nel mondo: uno strabiliante +70% in cinque anni.




Chi avrebbe potuto prevederlo?

Il mondo ama il sole e il vento piu' delle trivelle, piu' della paura, piu' delle gufaggini di imprenditori senza scrupoli e dei loro amici politici.

E cosi, zitti zitti, nelle 20 economie piu' grandi del mondo, Italia inclusa, la percentuale di energia che arriva dal sole e dal vento e' aumentata del 70% in cinque anni come riporta il Financial Times. Questi numeri sono solo per sole e per vento e NON tengono conto dell'idroelettrico che in certi casi da' percentuali ancora piu' elevate di elettricita', 

In queste statistiche dunque, nei paesi del G20 l'8% dell'energia elettrica nel 2015 e' arrivata dal sole e dal vento. Nel 2010 si era al 4.6% - un aumento del 70%. Puo' sembrare poco ma in questo conto ci sono paesi come Cina e India.  Nel conto del G20 c'e' circa l'85% del PIL mondiale, l'80% degli scambi economici e i due terzi della popolazione mondiale.

Quindi anche se le percentuali paiono basse stiamo parlando di quasi tutto il pianeta, inclusi paesi in via di sviluppo.

Ovviamente se si va a guardare ai singoli paesi ci sono delle cose bellissime.

La Germania e' in cima a tutti con la sue Energiewende e con il 36% della sua elettricita' (in totale) generata da sole e vento.

A seguire UK con il 26%, Italia al 21%, Francia al 19%, e poi ancora Brasile al 13% e Australia all'11%.  Negli USA siamo all'8%. In Cina, nonostante tutto, ancora al 5%.

La media dell'UE e' del 28%.

Nel caso del Regno Unito, nel 2010 si era al 6% di elettricita', poi grazie sopratutto al vento, si e' arrivati al 24%. Un enorme salto in soli 5 anni.

Intanto, la piu grande crescita si prevede verra' dalla Cina dove sono stati investiti piu di 100 miliardi di dollari per le rinnovabili - a livello globale siamo a 329 miliardi. Il governo preme e l'industria pure.

Ma.. come e' successo?

Consapevolezza e denaro.

1. Le conferenze internazionali che si sono succedute nel mondo nel corso degli anni, culminati con gli accordi di Parigi che hanno reso noto a tutto il pianeta quanto importante fosse fare *qualcosa* contro i cambiamenti climatici.  Anche se in molti di questi incontri internazionali e' parso che non si fosse arrivati a granche' e ci sono stati delusioni, parlarne almeno sulla scena internazionale ha aiutato moltissimo a creare consapevolezza.

E da qui e' iniziato l'impeto a che la stampa ne parlasse sempre di piu, con storie sulle temperature record, i ghiacciai che si sciolgono, le prediche di Al Gore e di Leonardo di Caprio, la gente che deve lasciare le proprie case perche' diventati "migranti climatici". 

Tutto questo ha portato consapevolezza, sensibilita', e pressione anche politica, oltre che incoraggiare i singoli a fare la propria parte. Non e' un caso che da pochi anni anche grandi ditte -- da Google a H and M, dall'IKEA ad Apple -- parlano di voler arrivare al 100% di energia rinnovabile.  Lo fanno perche' un po ci credono, perche' gli conviene, e perche' fa bello con il pubblico.

Non possono perderci nel diventare rinnovabili. 


2. I costi delle rinnovabili crollano.  E anche i piu' senzacuore capiscono che ci si possa fare business. Non dovrebbe essere cosi, ma meglio il business delle rinnovabili che il business delle trivelle, io credo.

In questo momento, l'energia proveniente dal vento e' venduta a 3 centesimi alla chilowatt-ora. Dal sole a 4 centesimi. Il gas naturale e' venduto a 5 centesimi e il carbone a 6.5 centesimi.  Se uno deve comprare (e qui si tratta di prezzi dal produttore di energia alle utilities che poi la distribuscono) e' evidente che e' piu' economico comprare sole e vento, no?


3. I paesi del terzo mondo con le loro popolazioni esplosive possono fare molto. Un piccolo grande esempio viene dall'India. Qui il governo ha distribuito circa 50 milioni di lampadine a LED, che fanno risparmiare sulle lampadine incandescenti. Ebbene, con questa mossa il costo delle lampadine LED, seocndo il segretario dell'energia americano Ernest Moniz e' passato da 35 dollari l'una a 80 centesimi.  Il tutto e' dunque un circolo vizioso, ma buono: le lampadine LED costano di meno, e consumano di meno. Non si puo' sbagliare!

Sono tutte cose strabilianti, perche' nessuno se lo aspettava.  Non si puo' che crescere, e' inevitabile. E' tutto stato messo in moto e i signori del petrolio non possono fare altro che mettersi il cuore in pace.

Un giorno ci riguarderemo indietro e diremo "ma come abbiamo fatto per 150 anni a pensare di alimentare il pianeta con le fonti fossili?"

Sorrideremo come sorridiamo oggi delle lampade a kerosene, dei carretti trainati a buoi, e dei computer che riempivono tutta la stanza per fare 2+2.







Wednesday, July 20, 2016

La Danimarca passera' al 100% di agricoltura biologica










Denmark’s plan to turn the country into an organic country is the world’s most ambitious

Food and Agriculture Minister Dan Jørgensen


La Danimarca, 5 milioni e mezzo di anime, non contenta dei suoi record di energia rinnovabili si e' posta un nuovo obiettivo: tutto quello che sara' prodotto sul proprio suolo domestico sara' biologico e sostenibile.


Se ci riescono saranno i primi in tutto il mondo ad avere agricoltura "organica" come diciamo qui negli USA.

In realta' la Danimarca e' innamorata della sua agricoltura pesticidi-free da tanto tempo e sono almeno 25 anni che si sperimentano metodi per l'agricoltura "biologica". E' questa una delle nazioni "storiche" in questo senso perche' sono arrivati prima di tutti gli altri. Nei quasi dieci anni dal 2007 ad oggi, la produzione di cibo organico e' aumentata del 200%.

Come faranno tutto questo?

Seguendo il Økologiplan Danmark, il piano di "azione organica" del paese. Sono 67 punti in cui e' tutto delineato. Il governo ha gia' deciso che incentiveranno la trasformazione di campi in cui si usa ancora di agricoltura convenzionale in campi in cui si usano metodi sostenibili e che attraverso pubblicita' e sensibilizzazione cercheranno di aumentare ancora di piu' la vendita di prodotti organici.
Ci saranno programmi nelle scuole per educare i bimbi e per spiegare i benefici dell'agricoltura organica agli studenti.

Entro il 2020 si vuole cosi *raddoppiare* la terra coltivata ad organico rispetto al 2007. Tutti i terreni di proprieta' del governo verrano coltivati in modo naturale e seguendo metodi biodinamici. I privati che lo vorranno riceveranno sussidi e sara' anche incentivata la ricerca sull'agricoltura sostenibile. Le leggi saranno piu' snelle per chi vuole eseguire la transizione. Per ora il piano e' di usare circa 61 milioni di dollari per questo progetto.

E questo rigaurda non solo zucchine e fragole ma anche il bestiame, primi fra tutti i maiali. Infatti sono coinvolte varie agenzie, coordinate dall minstro del cibo, agricoltura e della pesca che lavoreranno con comuni, regioni e privati per una visione globale della produzione di cibo in modo sostenibile e locale. 

Verranno poi istituiti dei target. Per esempio la mensa scolastica dovra' presto iniziare a fornire il 60% dei suoi prodotti da coltivazioni organiche agli studenti - e cioe' circa 800mila pasti. Tutte le mense di Copenhagen sono gia' organiche. Con le mense scolastiche, gli stessi requisiti verranno imposti alle mense dei militari, civili, degli uffici pubblici. 

Per adesso i danesi sono i principali consumatori di agricoltura biologica d'Europa. Il 7.6%. Sembra poco? Beh, nel resto d'Europa siamo molto piu' in basso. La Germania ne usa solo il 3.7%.  Negli USA solo l'1% dell'agricoltura domestica e' organica. In Italia non si sa, ma nelle tabelle di cui sopra non compare.

Perche' e' importante l'agricoltura organica, sostenibile? Beh, e' evidente che se non metti pesticidi nel tuo corpo stai meglio in salute. E stai meglio tu e sta meglio chi coltiva i terreni. Sopratutto diserbanti, monoculture, e altre sostanze tossiche non sono la risposta: sul lungo termine impoveriscono il suolo e la qualita' dell'aria. Spesso rendono i terreni piu vulnerabili alla siccita' e alle inondazioni.  L'agricoltura organica invece porta con se una maggiore varieta' di habitat, insetti, piante. I prodotti organici hanno un sapore migliore e, secondo alcuni studi hanno piu antiossidanti e migliori proprieta' anti-infiammatorie. Chiunque sia mai passato in campagna e abbia mai raccolto e mangiato un fico, una nespola o una albicocca da un albero nato e cresciuto spontaneamente lo sa. 

Ma non solo. I danesi hanno anche ridotto lo spreco di cibo del 25% nel corso di 5 anni, grazie ad alcune organizzazioni che regalano o vendono a prezzi bassi il cibo imperfetto.  Si chiamano "Stop Spild Af Mad" -- fermiamo lo spreco di cibo -- e WeFood.  I contadini danesi vengono pagati almeno 20 dollari per ora. Per legge. L'uso di antibiotici e' bassissimo, i casi di salmonella sono rari, e gli animali sono tenuti nelle stalle in condizioni decenti.

L'Italia e' appena uscita dall'Expo, dedicato al cibo.

Cosa e' rimasto? Che impegni ci sono per il futuro in questo senso? Ci sono degli obiettivi per l'agricoltura piu' salutare? Per incentivare l'organico - prodotto e consumato in Italia?

E per una volta ricopiare le cose buone degli altri?










Thursday, July 14, 2016

Theresa May e il fondo fracking per trivellare meglio

 Theresa May, azzurro, in alto
Andrea Leadsom, salmone, in basso

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Andrea Leadsome, 
neo ministro dell'ambiente del Regno Unito.


Ecco qui un altro stralcio della Brexit: ministri e primi ministri pro-fracking. Mrs. May ha infatti appena stabilito un Shale Wealth Fund di un miliardo di sterline. Il nome dice tutto: soldi per fare fracking.  

L'idea - malsana - del nuovo primo ministro infatti e' di pagare chi volontariamente accetta di farsi fraccare il terreno, in cambio di cifre che possono arrivare anche a 13,000 sterline a famiglia. Chissa', qualcuno accettera' questa sorta di petrol-mazzetta personale.

Mrs. May dice che e' per fare cassa e vuole che la gente direttamente abbia vantaggi dal fracking. 
Ma la maggior parte delle persone e' scandalizzata. Nello Yorkshire sono arrivate piu di 4300 lettere di opposizione. Solo il 19% dei britannici appoggia il fracking domestico. Nel 2014 era il 29%. Le proteste sono dappertutto.  
Anche in UK il vento e' piu' economico che le trivelle. Il costo del fotovoltaico e' calato del 75% dal 2009 ad oggi. E con gli investimenti giusti in sole e vento, e risparmio energetico, ammodernamento delle case, molto di piu' si potrebbe fare per aumentare l'occupazione, ridurre le bollette e creare *vera* prosperita'. 

Al tempo del sole e del vento, delle promesse di Parigi, e con un pianeta che non puo' piu' aspettare, e' malato pensare che si possa, con un po di denaro, compare la coscienza delle persone, Brexit o non Brexit. 
Il futuro, cara Theresa May, e altrove. Non sottoterra.

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Andrea Leadsome, 
neo ministro dell'ambiente del Regno Unito.



"L'abolizione del dipartmento per l'energia e i cambiamenti climatici e' semplicemente stupido. 
Il clima non e' neanche menzionato nel nome del nuovo dipartimento. 
E' imporntate perche' i dipartmenti dettano le priorita' che dettano poi i risultati."

Ed Miliband
Primo segretario del dipartimento per l'energia 
e per i cambiamenti climatici fondato da Gordon Brown nel 2008.


The decision risks “reversing ten years of progress on reducing the 
threat of global warming”.



“Climate change is the biggest challenge we face, 
and it must not be an afterthought for the Government"




Sono tanti anni che scrivo questo blog e siccome non posso combattere tutto quello che vedo e che a me sembra storto, spesso taccio su cose come migranti, donne, islam, UE, euro, Brexit, pistole americane, black lives matter, Trump vs. Hillary, Cameron e Corbyn e cosi via.

Ma ecco qui una decisione strana collegata al Brexit e secondo me poco intelligente del nuovo primo ministro britannico, Theresa May.

No, non e' il biondo Boris Johnson, quanto la decisione di abolire il dipartimento per l'Energia e per i Cambiamenti Climatici e accorpare tutto in quello per il Business, l'Energia e la Strategia Industriale.

Assieme a questa decisione anche quella di mettere a capo del dipartimeno per l'ambiente una che pensa che il fracking e' una occasione da non perdere.

Tutto questo pochi giorni dopo che il governo era stato avvisato di sviluppare una politica di preparazione per gli effetti dei cambiamenti climatici: alluvioni, siccita', calure e mancanza di cibo.

Sono certa che la mitigazione climatica e' tema di super interesse per quelli del business!

Ora in Italia (e negli USA!)  so che non e' mai esistito il dipartimento per i cambiamenti climatici, pero' qui l'avevano ed e' un enorme passo indietro. Come dice Ed Miliband che fu uno dei primi a lavorare per questo dipartimento,  e' qui che si dettano obiettivi e che li si mette in pratica. Adesso sara' tutto fatto sotto l'ombra di interessi di business e di commercio.

Cambio di guardia invece al ministro per l'ambiente: in questo caso l'ex ministro dell'Energia e dei Cambiamenti Climatici, Andrea Leadsom, appunto ministero che non esiste piu' e' ora la responsabile dell'ambiente.

Un anno fa chiese, pubblicamente: “Is climate change real? e poi  'Is hydraulic fracturing safe? Un anno fa ancora ponderava queste cose *da ministro dei cambiamenti climatici!*

Ovviamente e' tuttapposto e anzi, Mrs. Leadsom ha scritto a Marzo 2016 un editoriale on cui si dice che il fracking e' una opportunita' da non perdere! Diceva che la gente non ne sa niente, e che quelli che sono contrari si sono fatti abbindolare dai miti, che e' tutto sicuro, che il fracking inglese e' diverso da quello americano (!!!), che l'energia serve e che non ci sono rischi.

Il tuttapposto britannico! ;)

La signora e' anche favorevole alla caccia,

E non e' solo Mrs. Leadsom, ma molti altri dei neo-ministri del governo May sono non credono ai cambiamenti climatici. E' chiaro che tipo di protezione ambientale questo gruppo di persone potra' dare al Regno Unito, ancora coinvolto con carbone, fracking e con ancora molto da fare con le rinnovabili nel suo complesso. E' come se l'ambiente fosse un pensiero secondario.

Intanto i politici piu' green, e i rappresentanti delle associazioni ambientali inglesi chiedono a Mrs. May di riaffermare gli impegni presi dal governo nel 2008 con il Climate Change Act in cui il Regno Unito si impegna a tagliare dell' 80 per cento le emissioni di CO2 in atmosfera entro il 2050. E' considerata una delle legislazioni piu' ambiziose per l'ambiente di tutta la nazione.

Questa volta pero' a guardare tutto non sara' un ente specifico che cerca di bilanciare energia e cambiamenti climatici, ma business ed industria e energia.

Wednesday, July 13, 2016

Peru': giungla in emergenza per contaminazione da mercurio







Il governo del Peru' ha dichiarato lo stato di emergenza nella zona detta la Pampa -- Madre di Dios, ai confini con il Brasile per un periodo di 60 giorni che si concludera' il 1 Agosto 2016.

Questa volta non si tratta di petrolio, ma di contaminazione da mercurio dovuta a estrazione scellerata di oro. Si tratta di 11 distretti minerari dove tutto quello che si vede sono pozze di acqua rossiccia e contaminata da mercurio fuori da ogni limite. Il 90% dell'attivita' mineraria qui e' illegale.  Non ci sono dubbi: l'inquinamento dell'ambiente dovuto a varie sostanze tossiche ha raggiunto l'acqua "potabile",  i corpi delle persone, dei pesci. Per alcuni i tassi di mercurio sono sei volte quello che dovrebbe essere. Lo certificano anche gli studi di un gruppo di ricercatori di Stanford.

Il Ministro della Saluta Percy Minaya dice che almeno 50,000 persone sono potenzialmente contaminate, specie il gruppo indigeno Harakmbut che vive in simbiosi con l'acqua. Sono zone difficili da raggiungere queste, e il governo ho proposto di mandare mini-ospedali in barca per contattare i residenti. Dall'altro lato dicono di voler fermare l'attivita' incontrollata di estrazione di metalli lungo il fiume, anche se e' difficile capire come faranno, visto che e' - per chi lo trova l'oro! - una enorme attivita' redditizia e che importa se l'ambiente viene devastato.

Vivono qui migliaia di piccoli e grandi minatori di oro. Hanno rimosso circa 40 mila ettari di terra alla ricerca di oro, smantellato foreste e cambiato il corso dei fiumi. Il Peru' e' il principale produttore di oro dell'America Latina. Il 15% dell'attivita' e' illegale. I principali clienti sono Svizzera, Canada, USA e Italia.

Tutto inizia circa 30 anni fa. Non c'erano allora ne leggi ne troppe persone coinvolte con l'attivita' mineraria.  L"oro costava anche poco. Ma allora era anche tutto piu' facile. I metalli si trovavano lungo il fiume e non servivano ne tecniche sofisticate, ne occorreva penetrare nella giungla.

Ma con il passare degli anni, tutto cambia. Il prezzo dell'oro aumenta. Arrivano le multinazionali. Inizia la mobilita' di chi pensa di potersi arricchire con l'oro. E quindi la zona de la Pampa diventa un magnete per chi e' in cerca di opportunita'. Quello che era un posto scarsamente popolato ora diventa un pullare di minatori d'oro.

Si passa dai metodi manuali e semplici per trovare il petrolio fra i sedimenti del fiume a sostanze chimiche, primo fra tutti il mercurio che va a contaminare ambiente e persone - cervello, cuore, reni, polmoni e sistema immunitario.

Il risultato e' questo: i fiumi sono marroncino, i pesci sono tossici, il sangue della gente e' al sapore di mercuirio, la deforestazione aumenta. Quello che era un posto di grande biodiversita' e' ora una catastrofe ambientale. In 20 anni circa 3,000 tonnellate di mercurio sono finite nei fiumi dell'Amazzonia, secondo il Peruvian Society of Environmental Law.

Il Peru' non gode di buon salute ambientale. Ogni tanto ci sono perdite di petrolio ed episodi di contaminazione da sostanze chimiche della foresta amazzonica dovuta alle trivelle. Spesso si tratta di attivita' che sono durate per decenni, come nel caso dell'oro de la Pampa.

Tutti sono convinti che sara' difficile fermare la devastazione aurea.  Ogni tanto ci provano: per esempio a Febbraio 2016 circa 1000 poliziotti hanno distrutto campi illegali dei minatori e portato via macchinari. Ma a parte fomentare rabbia, non cambia molto. Dopo un po i minatori tornano, piu' agguerriti di prima. Spesso l'arrivo della polizia e' noto in anticipo e cosi ci si prepara. I minatori sono su internet, si parlano fra loro. C'e' corruzione, l'ingrediente magico che c'e' sempre in queste storie di petroldistruzione. Ovviamente l'attivita' mineraria "sostenibile" e' pressoche' impossibile.

Cosa faranno allora i governanti del Peru? A parte le cliniche ospedaliere in barca, daranno gratis pesce non contaminato, e cercheranno di educare i residenti. Si parla anche di una massiccia campagna di ri-forestazione. Ma non si sa bene cosa fare perche' l'attuale presidente Ollanta Humala lascera' il suo posto il 28 Luglio 2016 e ci saranno nuove elezioni.

E forse la speranza arriva dagli stessi minatori. Un piccolo gruppo ha deciso che vuole essere "sostenibile" e cercano di usare techiche e metodi meno impattanti. Per esempio vogliono usare invece che mercurio, borax. Dicono che sono convinti che quando anche gli altri vedranno che si puo' fare, seguiranno il loro esempio.

Non so. Ma nel frattempo la foresta e' morta.



Monday, July 11, 2016

Australia: l'energia arrivera' dalle onde del mare

CETO 5 
Perth, Australia

 


Aguçadoura Wave Park
Póvoa de Varzim, Porto
Portogallo 



L'abbiamo sentito tante volte: usare i moti del mare e delle onde per tirare fuori energia, per desalinizzare, per creare elettricita', per pompare acqua nei bacini idrici e "stoccare" li l'energia per quando serve.

A queste cose si pensa gia' dal 1890, ma finora mettere il tutto in pratica e' stato difficile.

Il primo esperimento dell'era moderna venne fatto in Portogallo nel 2008 nell'Aguçadoura Wave Park. La ditta scozzese Pelamis Wave Power voleva tentare qui di usare il moto del mare per generare 2.25 Mega Watt di capacita'. L'esperimento, poco pou a nord della citta' di Porto,  riusci': era tutto funzionale e ci si aspettava grandi cose.

Ma arrivo' la crisi, il progetto era costoso e venne fermato. Ancora oggi e' in limbo.

L'esempio dei portoghesi pero' ispiro' altri a fare lo stesso in altre parti del mondo e cosi UK, USA, Australia decisero di provarci anche loro.

Ad arrivare primi al traguardo di elettricita' dal mare e' stata l'Australia. La prima nazione al mondo a produrre energia dalle onde del mare a grande scala.

Il progetto si chiama Carnegie Wave Energy e si trova a Garden Island, vicino alla citta' di Perth. Si chiama CETO 5 -- l'energia viene usata per scopi domestici ed industriali ma anche per desalinizzare l'acqua del mare. Finora, essendo un piccolo grande esperimento, l'elettricita' non veniva immessa in rete ma usata localmente. Per vedere come sarebbe andata.

E' andata alla grande.

Il primo record e' quello di avere generato energia per 14000 ore di seguto - cioe' per 500 giorni circa, un anno e mezzo.

E quindi, visto che tutto funziona, ci si appresta ora a connettere CETO 5 alla rete elettrica nazionale. La prima nazione del mondo a collegare la rete elettrica al mare.

Costo? 40 milioni di dollari, per la maggior parte stanziati dall' Australian Renewable Energy Agency (ARENA).

Ma non e' finita. Perche' fermarsi qui? Infatti dopo il successo di CETO 5 gia' si parla di CETO 6, quattro volte la potenza di CETO 5.

L'Australia non e' messa proprio benissimo quando si parla di rinnovabili. L'86% della sua energia viene ancora da fonti fossili o dal nucleare. Ma CETO 5 e' un passo in avanti. Usare quello che si ha in modo creativo e costruttivo.

Non so se questo tipo di cose si applicano per l'Italia - non abbiamo oceani e i moti ondosi probabilmente non giustificherebbero una cosa del genere.

Ma il punto non e' che dobbiamo copiare esattamente quello che fa l'Australia o la Scozia. Dobbiamo solo copiare l'idea e la filosofia di base: cercare di produrre energia in modo sostenbile da fonti locali. Nel paese del sole, dovrebbe essere facile, no?

Mi sovviene una domanda: ma l'Italia ce l'ha una Renewable Energy Agency nazionale? O abbiamo solo Matteo Renzi e i petrolieri e l'UNMIG?

E se non ce l'abbiamo cosa aspettiamo a metterla su?