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Monday, February 29, 2016

Mi scrive l'ambasciatore dell'Ecuador in Italia: le trivelle in Amazzonia sono tuttapposto





















 Texaco extracted up to 1.5 billion barrels of oil. The contamination of of the Amazon forest left millions of gallons of oil in the soil, 20 million cubic meters of polluted gas into the air and hundreds of contaminated water pools and open air waste pits left abandoned without any covering or cleaning.




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Ecco la lettera che mi scrive l'ambasciatore dell'Ecuador in Italia:



Dottoressa
Maria Rita D'Orsogna
Blogger del Fatto Quotidiano

In riferimento all'articolo "Ecuador, i petrolieri cinesi trivellano l'Amazzonia", pubblicato nel blog di Il Fatto Quotidiano, nel quale si conferma che l'Ecuador: ha deciso di vendere 200 mille ettari di bosco del sud del paese ad un consorzio petroliere cinese" (traduzione allo spagnolo); devo, nella mia qualità di Ambasciatore dell'Ecuador presso l'Italia, chiarire questa informazione errata.

L'Ecuador non ha venduto né un solo ettaro di foresta amazzonica a nessun consorzio. Quello che ha avuto luogo è un contratto di prestazione di servizi, tra l'Ecuador ed un consorzio di imprese di industrie petrolifere per l'esplorazione e estrazione di petrolio esistente nei blocchi 79 e 83 dell'Amazonia ecuadoriana.

Questo contratto è parte del legittimo diritto che ha l'Ecuador di gestire le proprie risorse naturali a beneficio del bene comune e contempla i precetti Costituzionali che inquadrano questo tipo di attività. Nell’articolo 317 della Costituzione dell'Ecuador stabilisce:

Art. 317: Le risorse naturali non rinnovabili appartengono al patrimonio inalienabile ed imprescrittibile dello Stato. Nella sua gestione, lo Stato darà la priorità alla responsabilità intergenerazionale, la salvaguardia della natura, la riscossione di regalie o altre contribuzioni non tributarie e di partecipazioni imprenditoriali; e minimizzerà gli impatti negativi di carattere ambientale, culturale, sociale ed economico.
 
L'accordo di concessione firmato dall'Ecuador, permette l’estrazione della risorsa in condizioni specifiche da utilizzo congiunto e soprattutto della riguardo all’ambiente. Mi permetto di informarla che l'Ecuador è stato un leader regionale su temi di salvaguardia e tutela dell’ambientale.

Vorrei inoltre segnalare che, l’estrazione delle risorse naturali non comporta un pericolo per la salvaguardia culturale dei popoli e nazionalità ancestrali. Il Governo dell'Ecuador ha come priorità la cura delle comunità dell'Amazonia ecuadoriana e indirizza gran parte dei guadagni del petrolio va ad opere pubbliche e progetti di sviluppo nella zona. Tutto ciò in consonanza con l'articolo 74 della Costituzione ecuadoriana che dispone: "Le persone, comunità, popoli e nazionalità avranno diritto a beneficiare dell'ambiente e delle risorse naturali che consentano loro il buon vivere."

In conclusione, il petrolio rappresenta la principale fonte d’ingresso per l'Ecuador e l’estrazione è un legittimo diritto che si traduce nel beneficio collettivo del paese. Il Governo dell'Ecuador indirizza i propri sforzi affinché le risorse naturali del paese siano utilizzate in modo razionale, sostentabile e sostenibile, preservando la natura e beneficiando a tutti i popoli e nazionalità del paese.

A questo proposito, sarei molto grato che in futuro gli articoli relativi all'Ecuador dispongano di fonti di contrasto adeguate. Se lei desidera maggiore informazione su tutto ciò che sta accadendo nel paese, questa Ambasciata sarà sempre a disposizione per offrire l'informazione a lei necessarie.

Attentamente,

Juan Holguín Flores

AMBASCIATORE DELL'ECUADOR IN ITALIA



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Mia risposta:

Gentile Ambasciatore, grazie delle precisazioni. Io pero' non credo che il "contratto di prestazione di servizi" fra l'Ecuador e i petrolieri cinesi per trivellare l'Amazzonia sia essenzialmente cosa diversa dal vendere la foresta alle multinazionali di Pechino. Cosa offre l'Ecuador in questo contratto? La foresta. Cosa faranno i cinesi? Trivelleranno in cambio di soldi. Non e' questa una compravendita? Anzi, se vuole sapere cosa penso, assieme al contratto avete venduto anche la vostra anima.

I petrolieri trivelleranno, bucheranno, disboscherano, inquineranno, distruggeranno la fauna, la flora, il modo di vivere dei residenti dell'Amazzonia come hanno fatto dovunque sono andati nel mondo intero.

Non segue la storia Ecuador/Texaco/Chevron? Come e' possibile che non abbiate imparato niente da Lago Agrio, una delle tragedie petrolifere piu' eclatanti del mondo e che e' accaduta nel vostro stesso paese?

O pensate che i cinesi saranno meglio dei texani o che adesso non si inquina piu'? O pensate che il sacrificio dei 30,000 afectados rappresentati da Julio Prieto e Pablo Fajardo sia stato fine a se stesso? Non e' giusto che loro abbiano dovuto soffrire decenni di inquinamento, malattie, acqua inquinata, pesca inpraticabile e che adesso il governo dell'Ecuador ripeta gli stessi sbagli, gettando le basi per un altro Lago Agrio in un altra zona del paese.

Lei mi dira' che sono cose diverse, ma non e' cosi'. Mutatis mutandis, il risultato e' sempre lo stesso, dalle vigne della Basilicata alla giungla dell'Ecuador, alle mangrovie della Nigeria. Petrolio = Distruzione. Non ci sono altre parole.

Ed e' una cosa non sapere quali sono le conseguenze delle trivelle, come non si sapeva nel 1964 quando la Texaco arrivo' in Ecuador, ed e' un'altra saperle, come si sa nel 2016, e ugualmente stipulare "contratti di prestazione" per trivellare la foresta. Tutti sappiamo come andra' a finire, a prescindere da quel che dice la costituzione del suo paese.

Non e' possibile estrarre petrolio e al contempo rispettare l'ambiente. Non si puo', non e' mai successo da nessuna parte e mai succedera'.  Punto e fine.

E lo sa perche' sono cosi categorica? Perche' invece di parlare con governanti e gli spin doctor e i lobbisti che pure hanno cercato di farmi il lavaggio del cervello, parlo e leggo e scrivo con la gente normale che queste cose le vive. Io spero che un giorno invece che spendere il suo tempo a difendere i "contratti di prestazione di servizi" lei vada ad incontrarli questi afectados e che ci sia giustizia per loro.

Infine, sarebbe bello poter pensare che invece che trivellarla, il governo dell'Ecuador proteggesse la sua foresta. E assieme alla foresta, i suoi indigeni e che la foresta fosse usata per il benessere economico di tutti in modo intelligente, sostenibile e lungimirante cosicche' ne possano godere anche le generazioni future.

Vedo che non e' cosi'.

MRD

Sunday, February 28, 2016

Petermann Glacier e la Groenlandia che scompare




Petermann Glacier in Groenlandia e' uno dei principali ghiacciai del pianeta ed e' la sede di uno dei piu' importanti luoghi in cui si studiano gli effetti dei cambiamenti climatici. E' un posto inospitale, difficile, remoto, con nebbia, forti venti e freddo, e anzi, i ricercatori che sono qui stazionati ci possono lavorare solo per pochi mesi l'anno.

Siamo a quasi 1000 chilometri piu' a nord del circolo artico, e non lontano da dove, negli anni cinquanta vennero costruiti osservatori sui missili sovietici durante la guerra fredda. 

La citta' piu' vicina a Petermann Glacier si chiama Qaanaaq, ha 700 abitanti, e piu' cani husky che persone. Il ghiaccio regna qui per nove mesi l'anno. Per sopravvivere, la gente va a caccia di foche e di narvali, un cetaceo tipico della zona. La Groenlandia e' grande e l'ottanta percento del suo territorio e' coperto dalla neve, ma ogni anno la neve ed i ghiacci diventano un po meno.  E cosi, si iniziano a vedere cose mai viste prima. Tagli azzurri di acqua in quelle che dovrebbero essere nevi perenni, icebergs che crollano nel mare, fiumi strabordanti di acqua sciolta dalle nevi. 

Tutto questo e' amplificato a Petermann Glacier. 
Nel 2010, da immagini da satellite, i ricercatori osservarono che un pezzo di ghiaccio quattro volte la superficie di Manhattan cadde giu' nel mare. Nel 2012 un altro isolotto si stacco' dal ghiacciaio e si sciolse. In cinque anni, il ghiacciaio e' indietreggiato di piu di trenta chilometri. 

Questi eventi hanno convinto un gruppo di ricercatori a venire qui a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai. Ce ne sono circa cinquanta di studiosi, finanziati dagli enti di ricerca nazionali degli USA e della Svezia. Quello che si vuole capire e' la fisica e la dinamica degli spostamenti del ghiacciaio, dell'acqua che c'e' sotto, e  come la neve sciolta ed i ghiacciai interagiscano poi con gli oceani,

Per fare questo si cerca di raccogliere informazioni dai sedimenti e dai detriti sotto gli strati di ghiaccio dei Petermann Glacier a circa 800 metri di profondita' e come questi sedimenti e detriti cambiano con la profondita'. Allo stesso tempo si cerca di creare delle mappe spazio-temporali delle linee di spostamento del ghiacciaio.

Arrivare a 800 metri sotto il ghiaccio non e' facile arrivare a causa del freddo, degli imprevisti che a volte fanno inceppare le trivelle del ghiaccio. Ma queste informazioni dovrebbero essere utili a capire la mobilita' dei ghiacciai, la rapidita' con cui si sciolgono, quali sono le zone piu' sensibili, magari riuscire a prevedere cosa e quando si sciogliera' per prima e come tutto questo influenzera' i livelli degli oceani.

Per ora i ricercatori hanno raccolto circa 66 campioni di ghiaccio. Inaspettatamente hanno anche trovato degli esseri un tempo viventi fra cui i corpi di piccoli insetti con un guscio stile conchiglia e chiamato cibicidoides wuellerstorfi. L'insetto e' importante perche' con le analisi del carbonio si puo' capirne l'eta' e con questo l'eta' del sedimento. Da qui e' piu' facile avere una visuale spazio-temporale della dinamica del ghiacciaio e rispondere a domande come: Quando la superficie del ghiacciaio era a quella profondita'? Quanta acqua c'era? Che clima c'era? 

Lo studio e' tutto ancora in fieri, ma una cosa e' certa. Secondo una delle principali ricercatrici qui a Petermann Glacier, Sharyn Alfonsi, i cambiamenti che vediamo oggi dovuti all'attivita' umana non appaiono graduali come quelli di ere passate, sono piu' veloci e intensi, e anzi, accellerano.
E cioe' l'Artico si scioglie, sempre piu' in fretta per colpa nostra.

Saturday, February 27, 2016

Le lezioni del Bhutan sui cambiamenti climatici: riforestazione, biodiversita' e neutralita' CO2


"We are now nurturing the plants as if we are nurturing the little prince"

In Bhutan ci vivono 800,000 persone.




Qui il Bhutan e i cambiamenti climatici

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Fra i vari impegni che i delegati della conferenza sul clima di Parigi hanno sottoscritto quello di essere climate-neutral, cioe' che tanta anidride carbonica dovra' essere emessa quanta ne verra' assorbita.

Ed ecco allora la storia del Bhutan, il regno remoto e misterioso dell'Himalaya che ha gia' fatto questo
e che promette di fare molto di piu' per il clima.

Quasi i tre quarti della superficie della nazione sono coperte da foreste, con fiumi e cime innevate. La scorsa estate il Bhutan ha deciso di volere riforestarsi ancora di piu' e quindi in un ora hanno piantato 50,000 alberi,  finendo pure nel Guinness World Record.  In questo momento il paese non solo e' un assorbitore di CO2, ma ne e' il principale del mondo: assorbe tre volte piu' di quello che la sua popolazione di 700,000 abitanti produce.

Per fare un esempio, il Lussemburgo produce quattro volte piu' CO2 del Bhutan, sebbene abbia una estensione territoriale e una popolazione minore.

Il Bhutan ha promesso di lasciare almeno il 60% del suo territorio coperto da foresta intatta "in perpetuo".

Perche' fanno questo? Perche' si sono resi conto che essendo alle pendici dell'Himalaya, sono molto vulnerabili ai cambiamenti climatici, a irregolarita' nelle precipitazioni, a eventi estremi, e quindi e' nel loro interesse nazionale fare del proprio meglio per mantenere gli equilibri climatici e per promuovere azioni di salvaguardia dell'ambiente sulla scena internazionale.  Le montagne sono sempre piu' calde, i monsoni non arrivano in tempo, e quando invece arrivano sono devastanti per l'agricoltura perche' fuori stagione,  portando con se inondazioni.

Oltre alle "agro foreste" il Bhutan cerca di incentivare l'uso di mezzi pubblici, e anzi hanno tasse molto elevate sulla proprieta' di automobili a benzina. La maggior parte dell'energia del paese arriva dall'idroelettrico e il calo delle nevi e l'aumento della temperatura porta a molte preoccupazioni qui: se i ghiacciai coninuano a scomparire, non solo si teme per l'instatabilita' delle popolazioni a valle delle montagne, ma anche di cambiamenti drammatici nell'erogazione dell'energia da idroelettrico.

Vogliono anche presevare la biodiversita' della nazione perche' questo ha benefici reali o di immagine per l'agricoltura, per i servizi e anche per l'attrazione internazionale collegata ad un ecosistema sano. Cioe' ci fanno bella figura e questo porta anche a ritorni economici.