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Saturday, September 29, 2012

L'amarezza di un italiano

Dopo la lettera a Passera me ne sono arrivate tante di lettere, ed anche adesso dopo piu di un mese mi arrivano ancora commenti, idee, sfoghi.

Fu scritta una sera di scatto, senza pensarci troppo, ed invece e' stata per me un finestra sul sentimento italiano dei nostri giorni.

Questa in calce e' una delle piu' amare. 

Vorrei avercela la bacchetta magica, ma non ce l'ho e non posso che rendere pubblico lo sfogo dell'autore - di cui ho nome, email ed indirizzo - ma di cui non rendo nota l'identita' per delicatezza.

Vivo in un altro paese, probabilmente sono fortunata perche' ho avuto il modo di avere quel poco che ho in maniera onesta, senza vessazioni continue e con l'idea che potevo sfruttare qualsiasi talento che potessi avere in modo pulito. Qui le cose non sono perfette, ci sono le sparatorie un giorno si e uno no,  senza soldi non si canta messa, le corporation hanno creato la loro personale oligarchia, ma un po il merito esiste ancora, un po il governo cerca di fare le cose buone, e anche se rubano-ingannano-mentono, non e' niente in confronto alla palese "cattiveria istituzionale" e ingrassamento dei politici con il denaro, le risorse e gli sprechi pubblici, mentre il cittadino medio resta a guardare.

Occorre insegnare ai bambini ad essere onesti e che anche se "cosi fan tutte" certe cose non si fanno - per l'ambiente, per il bene pubblico e anche se a chiedercelo sono parenti, amici e gente a cui non si puo' dire di no. 

Solo cosi, e fra 30 anni, forse le cose cambieranno.

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Carissima dott.sa Maria Rita D'Orsogna,


Ho letto la sua invettiva (giustissima) contro il ministro Passera e contro Clini a proposito dell'idea bislacca di trivellare l'Italia, sono pienamente in linea con il suo sdegno, le scrivo per comunicare cosa farà un italiano come il sottoscritto: cercherà di sopravvivere.


Ho lavorato per alcuni anni con il giogo della partita IVA che ho poi sospeso in quanto non sostenibile. Non avendo un albo professionale io pago, fra uno scherzo e l'altro, più del 50% di quello che incasso allo Stato, sotto forma di IVA, INPS ed IRPEF. Volesse il Signore che lei non si ricordasse più cosa significhino questi acronimi o che lei sia da così tanto lontano dall'Italia da non averne più alcuna memoria, ma temo che lei sappia di cosa parlo ed anche bene.

Ora mi trovo nella condizione di dover nuovamente riaprire la partita IVA ed in realtà sono molto tentato di salutare tutti ed andarmene, anche se non ho soldi, anche se non ho guadagnato mai abbastanza per poter accantonare niente, anche se ... non so come fare.


Questo per dirle che gli italiani non fanno nulla e non faranno nulla perché la situazione qui è incomprensibile, su un reddito di (al massimo) 17000 euro, pagare almeno il 50% vuol dire trovarsi a sopravvivere con 8500 euro annui, io non so come fare, senza contare che almeno 4/500 euro vanno al commercialista, me ne rimarrebbero 8000.


Io non sono un matematico, ma 8000 diviso 12 mesi fa ... molto poco, anzi pochissimo, visto il costo della vita nella penisola.


Per questo, io, come tanti altri sui connazionali, non facciamo e non faremo niente, perché qui un Sallusti condannato non va in carcere e chi ci dovrebbe stare, viene messo in convento (v. Lusi), mentre un malato di mente, se entra in un ospedale psichiatrico, è molto probabile che non ne esca più.


Cordiali saluti

Autunno 2012











Friday, September 28, 2012

Santa Fabrizia alla Commissione VIA

Ieri 28 Settembre 2012 la Commissione d'Abruzzo di Antonio Sorgi si e' riunita per discutere ancora una volta delle trivelle in Abruzzo.

Fra i progetti, in teoria, almeno, Scerni e Villa Mazzarosa, opere proposte dalla Medoilgas, la nostra amica che voleva trivellare petrolio da Ombrina Mare, e che adesso invece passa al "gas" - anche se a Villa Mazzarosa avevano fatto confusione e parlavano a volte di gas, a volte di petrolio, idrocarburi che non si sapevano se fossero liquidi o gassosi.

La differenza e' importante, perche' in Abruzzo - in teoria - esiste una legge regionale la 48 del 2010 che vieta le estrazioni di petrolio, ma non di gas. E' una legge che fa un po' ridere perche' nessuno puo' davvero sapere cosa c'e' nel sottosuolo e in genere ci sono sempre misture delle due cose, petrolio e gas, ma che pur sempre esiste.

E fa ancora piu' ridere l'atteggiamento della Medoilgas che da un lato non sapeva neanche che dentro il suo proposto sito di ricerca petrolifera o gassosa che fosse Villa Mazzarosa ci fosse una riserva regionale - il Borsacchio - e che a suo tempo non sapeva dell'esistenza di una riserva di pesca dell'UE dentro la sua proposta concessione estrattiva di Ombrina Mare.

Come possiamo fidarci di una ditta del genere?

Come sempre la riunione della Commissione VIA di Antonio Sorgi si e' svolta nei canoni della democrazia "Abruzzo style": non si sa chi puo' assistere a cosa, non si sa chi puo' parlare su cosa, non si sa cosa verra' e cosa non verra' discusso. 

A casaccio. 

Per fortuna che c'e' sempre un gruppo di persone che stoicamente continua ad andare, a chiedere, a scrivere, a rompere le scatole.

Fra questi Fabrizia Arduini del WWF, che se l'e' viste e sentite tutte: Bomba, il Centro Oli, il petcoke ad Ortona, Villa Carbone e Cipressi e mille altri. 

Non ha importanza dove questi progetti siano localizzati in Abruzzo, Fabrizia prende e va.

Una vera santa secondo me, a cui tutti i residenti d'Abruzzo dovrebbero essere grati.

Ecco allora cosa racconta Fabrizia dell'incontro di ieri, 27 Settembre:

"Ieri è stata un'altra giornata massacrante al comitato V.I.A. Valutazione Impatto Ambientale.
Dovevano essere discussi i progetti "Pozzo S.Liberata Medoil Gas Civita" a Scerni e Villa Mazzarosa nel Teramano.

Alla Medoilgas sono state chieste pesanti integrazioni dal punto di vista geotecnico, idrogeologico, geomorfologico, emissioni in atmosfera, utilizzazioni delle migliori tecnologie possibilie valutazioni del rischio sul intero progetto.

Il comune di Scerni era rappresentato dal suo sindaco che ha evidenziato che la strada di accesso è
prettamente agricola e che il passaggio dei mezzi pesanti e' praticamente impossibile.

Era presente anche il geologo di Legambiente, Angelo Di Matteo, che ha fatto tutte le pulci al progetto Medoilgas - la quale è andata via molto contrariata.

Villa Mazzarosa invece non è stata discussa, era troppo tardi e mancava il numero legale, toccherà tornare un altra volta - ore ed ore di attesa per senza niente
."

Vedremo come va a finire - per ora la presenza del sindaco di Scerni e' stato un segnale forte, ed ha fatto capire alla Medoilgas - se ce ne fosse ancora bisogno - che qui non ce li vuole nessuno.

Come sempre, tutte queste persone, come Fabrizia ed Angelo, ma anche Lorenzo Luciano che assieme a Fabrizia e' andato a spiegare la faccenda al sindaco di Scerni, ed Augusto De Sanctis del WWF e altri volontari fanno tutto questo a gratis e per amore. 

Spero che questo esempio sproni anche altri che hanno del tempo a darsi da fare e a collaborare in modo intelligente ed attivo, per il petrolio e per altro ed in maniera preventiva, prima che sia troppo tardi e quando tutti i permessi sono stati gia' firmati.

Grazie anche a tutti gli osservanti, un piccolo gesto che serve se non altro a mettere pressione psicologica a chi deve decidere.

Questi incontri non fanno troppo rumore, ma e' solo la perseveranza di questo gruppo di persone che ha fatto si che dal 2007 ad oggi, che io sappia, l'Abruzzo non e' stata sfiorata neanche dall'ombra di una trivella nuova, sebbene la meta' del suo territorio sia coperto da permessi estrattivi.

Fabrizia e' mia amica e anche l'artista grafica che fa tutte le locandine anti-petrolifere per l'Abruzzo e anche per la manifestazione di Termoli di Maggio.

Ciao Fabrizia, l'Abruzzo ti ringrazia! 

Tuesday, September 25, 2012

Lettera "Amici Bomba" nel mondo a Gianni Chiodi


Il gruppo "Amici di Bomba" che raccoglie oriundi di Bomba e del suo comprensorio in vari paesi del mondo ha inviato una lettera aperta al presidente Gianni Chiodi, invitandolo ad adoperarsi attivamente
affinche' la raffineria proposta dalla Forest Oil Corporation a Bomba sia definitivamente bocciata, in vista della riunione a Roma il giorno 1 Ottobre 2012.

La lettera, firmata anche da Dan Fante,  figlio del famoso scrittore originario di Torricella Peligna,  John Fante,  denuncia il silenzio del presidente della regione Abruzzo che finora non si e' mai espresso sui progetti estrattivi su Bomba. Gli autori ricordano da un lato la  pericolosita' dell'opera, le bellezze dell'Abruzzo che andrebbero perse, la scarsita' del gas e dall'altro la responsabilita' del potere e di Gianni Chiodi.

Il testo della lettera e' in calce, e cosi pure il testo originario in inglese.

Ringraziamo Giuliana Fantini per la cortese opera di traduzione fatta probono.

Associazione Amici di Bomba
Paul Giangiordano - Zurigo, Svizzera
Dan Fante - Arizona, USA
Randi Cecchine - New York, USA
Angela Di Berardino - Los Gatos, California
Dan Aspromonte - Santa Cruz, California

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Gentile Presidente Chiodi,

Le scriviamo questa lettera in riferimento alla lotta attualmente in corso tra i cittadini di Bomba, in Provincia di Chieti, e la Forest Oil Corporation, la multinazionale energetica statunitense che da tempo fa pressione sul Suo governo per realizzare un impianto di estrazione di gas e annessa raffineria ai piedi del Lago di Bomba.

Non siamo suoi elettori e non viviamo in Abruzzo, tuttavia siamo abruzzesi e le nostre radici affondano in alcuni paesi vicino Bomba. Alcuni di noi vengono spesso in visita in Italia, dato che abbiamo numerosi amici e parenti in quella zona, e speriamo che anche i nostri figli e i nostri nipoti ne avranno l'opportunita'.

Presidente Chiodi, siamo sicuri che Lei abbia deciso di intraprendere una carriera nella pubblica amministrazione perche' vuole difendere al meglio gli interessi dei suoi cittadini e perche' ama l'Abruzzo tanto quanto l l'amiamo noi.

Tuttavia, nonostante la netta opposizione dei cittadini di Bomba e di diciannove comuni circostanti oltre alla stessa Provincia di Chieti, a gruppi di interesse strategico per l'economia della regione inclusa Confcommercio e a esponenti della chiesa locale Lei e' rimasto in silenzio nel corso degli anni e non si ancora riusciti ad arrivare all'epilogo di questa faccenda.

Antonio Sorgi, il capo della Commissione VIA, anche'egli rimasto in silenzio nonostante le pubbliche  critiche mosse al progetto, pur avendolo respinto con riluttanza in due diverse occasioni.                            
                                                                                                      
Lei e' consapevole del fatto che le emissioni di Idrogeno Solforato generate dall'impianto di desolforazione della Forest Oil eccederanno i limiti tollerati dalla legge italiana? Per quale ragione questa questione non e' stata affrontata dalla Commissione VIA nella fase di rigetto del  
progetto della Forest Oil?                                                                            
                                                                                                      
Il potenziale impatto dello sfruttamento nella regione da parte della Forest Oil potrebbe causare l'emissione di esalazioni tossiche provenienti dall'impianto di desolforazione nonche' lo scatenarsi di eventi sismici, un rischio reale di disastro ambientale dovuto a eventuali terremoti e colate di fango.

La battaglia contro la Forest Oil portata avanti dai cittadini di Bomba non e' una questione economica, e'  una questione che riguarda la salute pubblica e la sicurezza delle persone.

 La crisi economica ha reso la zona della Val di Sangro nella Regione Abruzzo terreno fertile per l'economia del saccheggio, ragion per cui la Forest Oil Corporation ha deciso di portare il caso a Roma. In ogni caso noi crediamo che l'Abruzzo abbia affrontato cose molto peggiori nel corso della sua storia, e per questo riuscira' sicuramente a superare questa crisi economica senza dover pagare lo scotto ambientale causato dall'introduzione di un impianto di estrazione di gas nella regione.

Come Lei probabilmente sapra', l'Abruzzo negli ultimi anni ha acquisito fama internazionale grazie al suo cibo, al suo vino e alla sua crescente reputazione come meta turistica. Il futuro sostenibile dell' Abruzzo dipendera' dal potenziamento delle infrastrutture e dell' economia del luogo e non dall' insediamento sul territorio di multinazionali straniere che mirano a sfruttarne i giacimenti di gas naturale generando aria nociva, corsi d' acqua inquinati e piogge acide.

Nessuno vorra' piu' assaporare il cibo o i vini provenienti da questa regione e ancor meno vi si rechera' in vacanza o acquistera' terreni dove poter trascorrere la propria vecchiaia. E una volta che tutto il gas sara'  stato estratto, avremo perso per sempre tutto quello che abbiamo ora.

Coloro che stanno combattendo contro questa multinazionale nutrono un forte senso di responsabilita' verso il futuro delle proprie citta', dell'Abruzzo e dell' Italia.

Lei, Presidente Chiodi, puo' passare alla storia come un rappresentante pubblico che ha difeso il volere dei propri cittadini e che ha combattuto contro una azienda statunitense di gas rispedendola a casa.

Oppure puo' essere ricordato come l' uomo che avrebbe potuto farlo, ma che ha deciso invece di restare seduto inerme a guardare mentre il futuro della propria regione veniva sacrificato.

Tutto cio'  per permettere ad una multinazionale estera di estrarre una quantita' di gas che soddisferebbe il fabbisogno energetico dell'Italia intera solamente per pochi giorni. In entrambi i casi, il suo lavoro verra' ricordato e produrra' un forte impatto.

Gli Abruzzesi non sono solo coloro che vivono in Abruzzo. Sono anche quelli che, come noi,
discendono dall' Abruzzo e si sono sparsi nel il mondo.

Abbiamo raggiunto paesi lontani quali l' Australia, l'Argentina, il Canada, gli Stati Uniti, il Sud Africa e oltre, e quando torniamo a visitare l' Abruzzo sentiamo un forte legame con la nostra terra d'origine.                                                                    
                                                                                                      
Noi vi stiamo a guardare, amiamo l'Abruzzo e speriamo sinceramente che Lei  scegliera' di fare la cosa giusta.

Associazione Amici di Bomba

Paul Giangiordano - Zurigo, Svizzera
Dan Fante - Arizona, USA
Randi Cecchine - New York, USA
Angela Di Berardino - Los Gatos, California
Dan Aspromonte - Santa Cruz, California

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 Good day Mr. Chiodi,

We write you regarding the ongoing struggle between the people of Bomba in Provincia di Chieti and the American energy company, Forest Oil Corporation, which has been pressuring your government to build a sour gas extraction plant and refinery at the foot of the Lago di Bomba.

We are not your constituents and we do not live in Abruzzo. However, we are Abruzzese with roots in Abruzzese towns near Bomba. Some of us visit there frequently and have many friends and relatives in the area, and we hope for our children and grandchildren to be able to visit as well.

Mr. Chiodi, we are sure you chose the career path of public service because you want to best serve the interests of its people and you love Abruzzo as we do. Yet in the face of the overwhelming refusal of the citizens of Bomba and the nineteen surrounding communities – plus the Region of Chieti itself, local business interest groups in the region including Confcommercio, and even local clergy – you have remained silent over the years as this matter refuses to be put to rest.

The head of the Commissione VIA, Antonio Sorgi, has been silent as well in the face of public criticism of this project, although he has hesitantly turned down this project on two occasions. You remained silent while the TAR overturned the decisions of the Commissione VIA in late July 2012. When Forest Oil meets with the government in Rome next month to override the will of the people of the region you represent so that it may go ahead with its project – we are wondering- will you represent the will of your constituents?

Are you aware that the Hydrogen Sulfide emissions from Forest Oil’s desulphurization plant will exceed the limits allowed by Italian law? Why has this issue not been addressed in the Commissione VIA’s rejection of Forest Oil’s project?

The potential impact of Forest Oil’s exploits in the region could include the release of toxic fumes from the desulphurization plant as well as seismic impacts, which pose a very real risk of an environmental disaster borne of earthquakes or mudslides. The struggle against Forest Oil by the people of Bomba is not a matter of economic debate, but rather a matter of public health and safety.

The situation is ripe in the Val di Sangro region of Abruzzo for the economics of predation, which is why the Forest Oil Corporation have brazenly chosen to take their case to Rome. However, we believe that as Abruzzo has been through much worse in its history, it can surely get through this economic crisis without the environmentally costly introduction of sour gas extraction in the region.

As you probably know, Abruzzo in recent years has gained international acclaim for its food, wine, and its growing reputation as a vacation destination. The sustainable future of Abruzzo will come from building the local infrastructure and economy; not by having foreign corporations exploiting its natural gas deposits while creating noxious air, polluted waterways and acid rain. No one will want to eat the food or drink the wine from such a region, much less go there for vacation or purchase land for retirement. And once all of the gas is extracted, we will have truly lost all that we have.

Those fighting this multinational company feel deep responsibility towards the future of their towns, to Abruzzo, and to Italy. You can make history Mr. Chiodi, as the public servant who represented the will of his constituents by standing up to an American Oil company and sending it home.

Or you can be remembered as the man who could have done that, but chose to sit by complacently while the future of his region was sacrificed to provide a few days’ gas supply to Italy while benefiting a foreign corporation.

Either way, your legacy will be remembered and will have a great impact.

We Abruzzese are not only those who live in Abruzzo; we are also the descendants of Abruzzo spread across the world. We reach as far as Australia, Argentina, Canada, the United States, South Africa and beyond -- and when we come back to visit Abruzzo we feel a strong sense of connection to our homeland. We are watching, we love Abruzzo, and we sincerely hope you choose to do the right thing.

Tutto il Bayelsa contro l'ENI per mancanza di rispetto verso le comunita' dove trivella





"Oil companies operating in the Niger Delta are now using harmful chemicals
which is injurious to both sea foods, living organisms and human beings," 

Nengi James, Oil and Gas Committee of Nembe Kingdom.



L'ultima settimana di Luglio del 2017 e' esploso un oleodotto dell'ENI in Nigeria, l'ennesimo. Questa volta si tratta del cosiddetto Ayamassa-Toumo trunkline.

E' rimasto in fiamme per due giorni prima che l'ENI arrivasse a spegnere l'incendio senza dire niente a nessuno.  Ci sono stati, ovviamente, danni alla comunita' nelle vicinanze, con vivide proteste dei residenti.

Fra le varie organizzazioni risentite del modo in cui l'ENI tratta la Nigera c'e' l'Ijaw Youth Council  una organizzazione fondata in Nigeria nel 1998 per avanzare i diritti umani del gruppo etnico Ijaw nel Niger Delta. Il leader di questa organizzazione si chiama Eric Omare.
Il sentimento nelle comunita' del Bayelsa e' che se l'ENI continua a tirare la corda ci potrebbero essere anche ricorso a metodi violenti e militaristici. Anzi, lo stesso Omare ricorda che specie i giovani hanno quasi un sentimento di "guerra" contro l'ENI.
La comunita' e' arrabbiata con l'ENI perche' non segue i protocolli che lei stessa ha stilato per estrarre petrolio nello stato del Bayelsa.
E' infatti storia di tutti i giorni qui che l'ENI non esegue operazioni di pulizia, non da compense per l'inquinamento prodotto e che cerca sempre di minimizzare. 

Anche nel vicino stato del Rivers, l'ENI non se la passa bene, e anche qui le comunita' vogliono fermare le produzioni per mancanza di rispetto, per non avere portato progresso alla comunita' dal 1980, anno di inizio delle trivelle in zona, ad oggi e per avere ignorato le richieste e gli avvertimenti negli scorsi mesi.
 
Il Principe Onyx Ijeoma lamenta che nessun membro della loro comunita' ha mai avuto un impiego presso l'ENI di Nigeria e che quindi mobiliteranno i loro giovani con "opzioni radicali" per chiudere le operazioni dell'ENI.

Un altra associazione detta ONELGA che sta per Oil and Gas Landlords Families Association riusci' a chiudere 37 pozzi dell'ENI, mentre un gruppo di giovani porto' alla chiusura di un altro impianto di gas in localita' Omoku perche' l'ENI si era rifiutata di ascoltarli e di aprire un dialogo su lavoro e rispetto dell'ambiente.

La capitale del Bayelsa si chiama Yenagoa. Per capire quanto l'ENI sia lontana dalla comunita' in cui opera, basti pensare che nel 2012 ci fu un altro incidente petrolifero proprio a Yenagoa, la capitale.
 
Non in un paesino remoto, ma nei pressi della capitale dello stato.  A suo tempo, l'ENI non offri' ne stime di petrolio versato ne informazioni sulla causa o sulla tempistica di pulizia. Come se non le riguardasse. Hanno solo mandato un comunicato una settimana dopo dicendo che era tutto stato sistemato.

C'e' da stupirsi se dopo anni ed anni alla fine si passa alle minacce di "opzioni radicali"?


Saturday, September 22, 2012

Un "beautiful day" per gli ambientalisti


Il ministro Ouellet


"I don’t foresee a day when there will be technology 
that will allow safe exploitation of shale gas”  

“Our position is very clear: we want a complete moratorium, 
not only on exploitation but also on exploration of shale gas”

Martine Ouellet neo ministro del Quebec

Voglio vedere quando queste cose le dicono i politici  italiani.



E cosi dopo il no defintivo di Hollande per la Francia, il no del Vermont negli USA, il no dello stato di Victoria in Australia e il no della Bulgaria, anche il Quebec dice no al fracking.

Il titolo della Gazzetta di Montreal parla chiaro: il neo eletto governo del Quebec ha deciso di vietare il fracking e di spegnere l'uico reattore nucleare che era rimasto in Quebec, detto Gentilly-2.

Vieteranno anche le operazioni minerarie di amianto ed hanno eletto tre - tre! - attivisti ambientali in posizioni importanti nel governo.

Il titolo dell'articolo e' "Beautiful day", come ha detto il presidente dell'associazione del Quebec per la lotta all'inquinamento - AQLPA - che e' da anni che si adopera contro il fracking, il nucleare e l'amianto.

Gli attivisti si sono deti soddisfatti del nuovo governo del Quebec di Pauline Morois che ha eseguito esattamente quello che aveva promesso in campagna elettorale.

Il ministro delle risorse naturali, Martine Oullet, ha infatti detto oggi stesso che secondo lei il gas che abbisogna del fracking per essere sfruttato non potra' mai essere estratto in modo sicuro.

Il Quebec aveva gia' una moratoria che sarebbe rimasta in atto fino al 2014, ma adesso i tempi si allungano con una muova moratoria a tempo indeterminato.

L'obiettivo e' di vietarlo in maniera permanente: Martine Oullet dice che la nuova moratoria restera' finche' non si dimostrera' che il fracking e' sicuro, e lei dice che secondo lei non lo sara' mai. Io concordo!

Era la prima riunone ufficiale del governo del Quebec.

L'hanno promesso, e l'hanno fatto alla prima botta.

Questo ha ovviamente causato l'ira degli speculatori - fra cui Micheal Binnion, capo di Questerre, ditta che aveva investito 200 milioni di dollari per fracking e che adesso - poverini - non hanno raccolto niente.

Anche la cricca di petrolieri di Calgary e' tutta preoccupata perche' non potranno fare quattrini, poveretti pure loro. Dicono che il gas da scisti avrebbe cambiato per sempre le casse statali del Quebec, che avrebbero portato lavoro, sicurezza energetica, felicita' e gioia per tutti.

Il ministro invece ha dato retta a contadini e proprietari terrieri che da mesi protestano perche' non vogliono che le loro terre siano avvelenate dal fracking, specie nelle zone di Utica e Lorraine, ricche di gas da scisti.

Il neogoverno del Quebec si e' anche impegnato ad usare i soldi che sarebbero serviti per sovvenzionare la centrale nuclare per incentivare l'energia rinnovabile, le macchine elettriche e per diminuire la dipendenza dal petrolio.


Nota a Corrado Clini: il ministro del Quebec ascolta i contadini ed i residenti e non i petrolieri. 

Impara come si fa il ministro!



Friday, September 21, 2012

Matt Damon: "The promised land" un film antifracking



Io sono sempre scioccata dal comportamento delle persone "famose" in Italia.

L'esempio di Rocco Papaleo e' quello che e' piu' evidente: un lucano che fa la pubblicita' all'ENI senza vergognarsi, probabilmente in cambio di assegni a molti zeri, ma c'e' anche il silenzio di tutti gli altri.

Raramente si sente la voce dei famosi e potenti per le cose buone - qualche Pugliese famoso ha mai denunciato la situazione a Taranto prima che diventasse di moda? Qualche Abruzzese quella di Bussi? Qualche veneto quella di Marghera? Qualche sardo quella di Sarroch?

Forse sono io che non lo so, ma non mi risulta. Se guardo invece le celebrita' USA mi pare che abbiano tutti un qualche progetto piu' o meno umanitario, di protesta, di valorizzazione delle comunita' ed il tutto mettendo mano al portafoglio. Non sempre condivido le cose per cui prestano la loro immagine, ma mi piace che non abbiano paura di esporsi.

Madonna che stacca l'assegno da 500,000 sterline dopo il terremoto dell'Aquila solo perche' ha i nonni aquilani e' una cosa che non dimentico. Angelina Jolie che regala un terzo - un terzo! - dei suoi introiti,  a cause di beneficenza, e per le cose in cui crede. Per non parlare di Bill Gates, di Warren Buffett, di Eli Broad che hanno deciso di devolvere tutto quello che hanno accumulato a cause umanitarie prima di morire.

Bruno Vespa quanti soldi ha dato all'Aquila?
Quante parole ha speso per la petrolizzazione dell'Abruzzo?
Berlusconi quanti soldi lascera' a cause umanitarie?

Cosi' solo pensieri notturni.

E allora ecco qui Matt Damon, un gran signore, che prende e fa un film contro il fracking.

Fa un film.

E fare un film a Hollywood non e' uno scherzo. Ci vogliono investitori, tempo, energia. E no, qui i film non li finanzia il governo: i contributi statali al cinema non esistono.

Quello di Matt Damon allora e' un progetto vero ed impegnativo che va al dila di andare in TV a dire "io sono contro il fracking".

Vuol dire che ci crede per davvero.

Infatti, non solo ci recita dentro, se l'e' scritto pure da solo il film.

La pellicola si chiama "The promised land" e ha per regista Gus Van Sant, lo stesso di Good Will Hunting, quello per cui lo stesso Matt Damon e Ben Affleck hanno vinto l'Oscar nel 1998.

Altri attori sono Frances McDormand, John Krasinski, Hal Holbrook and Rosemarie DeWitt.

Il film esce nelle sale USA il 28 dicembre, in tempo per essere candidato agli Oscar del 2013.

La storia e' semplice: Matt Damon e Frances McDormand sono petrolieri che cercano di fare il lavaggio del cervello ad una piccola comunita' che trivellare e far fracking e' cosa buona e giusta - soldi, soldi soldi.

Ma la gente si ribella. Non so come finisce il film, ma non e' importante.  L'importante e' che Matt Damon portera' l'informazione sul fracking negli USA e nel mondo ad un altro livello, ed i petrolieri stanno gia' studiando come fare le proprie contromosse - ma sara' difficile per loro trovare qualcuno che possa fargli da testimonial.

Altre celebrita' che si sono adoperate in modo piu' o meno visibile contro il fracking sono state Ethan Hawke, Zoe Saldana, Mark Ruffalo, Debra Winger e Robert Redford.

L'entusiasmo e' contagioso.







I miss PRT and hope it was all worth it.







 




Thursday, September 20, 2012

L' ENI in Norvegia: incidenti per "mancanza di competenza"





ENI Scarabeo 8 - Norvegia
incrinatasi per "mancanza di competenza"
Settembre 2012










E cosi' viene fuori che L'ENI il suppposto "fiore all'occhiello" del petrolio italiano, quella che e' meglio di tutti, e che se ci fosse stata lei nel golfo del Messico non sarebbe mai successo niente.... costruisce piattaforme che non si reggono per l'allegria e che dopo pochi giorni si incrinano per "mancanza di competenza".

Ed il bello e' che lo dicono loro stessi!

Come il Trota!

Siamo nel mare del Nord, piattaforma Scarabeo 8 nel campo Salina nel Barents sea. Mentre che si trivellava la piattaforma ha caricato acqua dal mare che ha fatto incrinare la piattaforma. Si voleva arrivare a 2.2 km sotto la crosta terrestre.

Dicono che la piattaforma si sia incrinata di circa 7 gradi e che per tutto il tempo della costruzione ci sono stati problemi di vario genere. La piattaforma pero' era capace di reggere fino a 21 gradi di incrinazione senza ribaltarsi.

Bella consolazione!

Hanno dovuto evacuare 140 persone, chiamare elicotteri, unita' di soccorso marino.

L'ENI afferma che il tutto e' stato risolto - cioe' la piatatforma e' tornata nella posizione giusta - quando sono arrivati "tecnici competenti". Come dire ne hanno di compententi e di meno competenti!

Tutta la documentazione e' stata mandata alla Norway's Petroleum Safety Authority per indagini.

Questa stessa gia' nel 2009 aveva detto all'ENI che questa Scarabeo 8 doveva essere migliorata e resa piu' resistente per le difficili acque artiche prima di poter essere messa in mare.  L'hanno ristrutturata prima in Russia, poi in parte a Palermo ed infine nei mari di Norvegia.

Tuttapposto o quasi - se non era per i tecnici incompetenti!

Ne ha parlato qualcuno in Italia?

Lo sa Clini? Lo sa Passera? Lo sanno gli italiani? Lo sanno alle Tremiti? In Abruzzo? In Sicilia?


Passiamo alla BP, altra benefattrice dell'umanita'.

Qualche giorno fa ha chiuso un pozzo di petrolio nei mari norvegesi a causa di pericolose perdite di idrocarburi.

Era il giorno 12 settembre, al largo del campo Ula di Norvegia.  Per adesso e' tutto chiuso, la piattaforma evalcauata, faranno una "investigazione formale" e poi si vedra'.

Si e' parlato di "perdite sostanziali" ma dicono che le condizioni sono state "rettificate."

Non e' chiaro come, quante perdite. Segreti.

E' stato anche detto che un "sottile strato di petrolio si e' potuto osservare per pochi minuti sul mare"

Si, e poi? Che fine ha fatto? O il petrolio si e' volatilizzato magicamente?


Wednesday, September 19, 2012

Il pozzo 23051 della Taylor Energy nel Golfo del Messico perde petrolio dal 2004


Pozzo 23051, perdite dal 2004
Golfo Del Messico 









Da 11 anni questo sito perde petrolio, senza che nessuno faccia niente. Il giorno 7 Gennaio 2015 la scia era di ben 13 miglia. 













Oggi 20 Gennaio 2020 nella causa per discutere del sito 23051, i petrolieri della Taylor Energy hanno detto che e' stato "un atto divino"



Nel golfo del Messico ci sono circa 3000 piattaforme.

E poi c'e' un sito detto 23051 che perde petrolio indisturbatamente almeno dal Settembre 2004. E' infatti da quella data che lo staff di Sky Truth ha iniziato a catalogare tutte le perdite in mare da 23051 e a fare foto da satellite della zona.

L'operatore della 23051 e' una ditta petrolifera dal nome Taylor Energy. Il sito in questione non e' piu' un sito estrattivo attivo ed e' occupato da un relitto di piattaforma semi-sommersa.

E' tutto cio' che resta di una piattaforma danneggiata durante l'uragano Ivan del 2004.  Da 23051 si volevano trivellare almeno 26 pozzi permanenti, ma durante l'urgano parte della piattaforma esplorativa si stacco' dal supporto ai fondali e si presume che e' da allora che l'opera parziale di trivellamento rilascia idrocarburi nel mare.

La Taylor Energy ha abbandonato le operazioni e chi si e' visto si e' visto.

Ovviamente le perdite non sono spettacolari come quelle derivanti dallo scoppio del golfo del Messico nell'aprile del 2010, pero' sono almeno 8 anni che 23051 rilascia idrocarburi nel mare senza che nessuno lo sappia, o faccia niente.

Sky Truth stima che dall'inizio del loro catalogare dati siano stati riversati in totale almeno 1.1 milioni di galloni di petrolio. Fanno oltre 4 milioni di litri.

Come sempre, occhio non vede cuore non duole. E' solo grazie ai voli aerei, alle indagini su vari siti governativi ed alle immagini da satellite da Sky Truth - una nonprofit - che queste cose si sanno.

Alla Taylor Energy non hanno niente da commentare.

Ogni tanto, come da legge, riportano X  chilometri quadrati di petrolio sono stati rilasciati agli organi competenti, ma non c'e' nessuno che si preoccupa di divulgare, o di creare lo scandalo a parte Sky Truth.

A Sky Truth non solo spulciano i siti governativi, ma ogni volta mettono in discussione le cifre - sempre  rilasciate per difetto - della Taylor Energy.

Dal 2004 ad oggi ci sono stati 126 report di perdite.  Ecco qui la lista per il solo mese di Agosto 2012

Questo va avanti da anni, senza che nessuno sappia o faccia o voglia fare niente.

La lista completa dei riversamenti e' qui.
E' lunghissima.


I petrolieri dicono che gli incidenti sono rari, lo dicono sempre, ma la verita' e' che sono bravi a tenere tutto nascosto.

Come dicono a Sky Truth, il cielo non mente.




Tuesday, September 18, 2012

Confermati altri terremoti da trivelle - British Columbia, Canada








Sismicita' da fracking 



Sismicita' da reiniezione di monnezza 


Sismicita' naturale





The frightening thing about the linkages between these drilling and fracking activities and earthquakes is that the professionals who look at the industry and try and understand what is going on below the surface actually have no way of predicting what’s going to happen

Ben Parfitt, Canadian Centre for Policy Alternatives


Ogni tanto mi piace vedere come e' andata a finire con episodi di petrol-sismicita' in varie parti del mondo. Quando ci sono le scosse e' sempre una "presunta" sismicita', nel senso che anche se le correlazioni spazio-temporali sono innegabili, prima di dire si al 100% e' bene avere degli studi scientifici, e per farli ci vuole tempo.

Per cui, e' bene ricontrollare a distanza di tempo.

In questo caso siamo in episodi di sismicita' indotta nella parte occidentale del Canada, il cosiddetto Horn River basin, dove ci furono varie scosse sismiche nelle scorse annate, fra cui alcune molto gravi nel 2012. Il numero di scosse passo da 20 all'anno nel 2002 a 200 l'anno nel 2011. C'erano qui case, dighe, attivita' commerciali. E ci fu molta paura.

Ebbene, uno studio del 2016 pubblicato sul Seismological Research Letters parla di sismicita' indotta in modo chiaro e senza ambiguita'. Ci sono a Horn River basin ben 12,289 pozzi di fracking, e 1,236 pozzi di reniezione sismica.

Gli scienziati hanno collegato 39 di questi pozzi estrattivi e 17 di reiniezione alla sismicita' nell'area.  Scosse di mangnitudo 3 o piu' grandi. Questi 56 pozzi assieme hanno causato il 90% dell'attivita' sismica nell'area. Ed e' qui la difficolta' del tutto: non tutti i pozzi porteranno ad attivita' sismica ed e' difficile capire quali e quando sara'. 

Uno dice ma facciamo i modelli matematici e voila. Non e' cosi semplice: anzi gli stessi esperti del fracking dicono che non sanno neanche loro che pesci pigliare quando si tratta di fare modelistica perche' il sottosuolo e' troppo complicato.

Un altro studio e' invece arrivato nell'Aprile del 2017 ed e' stato pubblicato sul Bulletin of the Seismological Society of America.  In questo caso, gli autori hanno analizzato 676 terremoti avvenuti fra l'Ottobre del 2014 ed il Dicembre del 2015 ed hanno mostrato che la maggior parte di queste scosse e' avvenuta in prossimita' di pozzi da fracking.

Uno di questi pozzi, nell'Agosto del 2015 causo' una scossa di magnitudo 4.6 - l'epicentro era ad 1.5 chilometri da un cluster di trivelle della Progress Energy Canada -- che pero' appartiene alla Petronas di Malesia.

Proprio il progresso, eh?

E infatti quelli della Progress Energy Canada dicono che e' tuttapposto, che tutto e' ben regolamentato, sicuro e che queste operazioni vanno avanti da ben 60 anni. Anzi, che loro stessi hanno trivellato ben 3400 pozzi e non e' mai successo niente.

Pero' per star tranquilli, installano 17 centraline sismiche.

E quindi?

Ovviamente Mr. Petrolio non puo' che dire che tutto questo e' un grande errore e che e' tuttapposto. Che altro possono dire?

Gli stati di Quebec, New York, New Brunswick e Nova Scotia hanno vietato il fracking nelle loro terre. Nel British Columbia invece appena la sismicita' supera la soglia di magnitudo 4, le trivelle si fermano.  E poi? E se il sottosuolo non si ferma?

Cosa facciamo?





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18 Settembre 2012

Sono a Vancouver per lavoro ed e' piuttosto singolare che proprio in questi giorni venga fuori un rapporto sulla sismicita' petrolifera proprio nello stato di Vancouver - British Columbia.

Il 6 Settembre 2012 infatti il Vancouver Sun riporta che alcuni terremoti - di magnitudine bassa ma pur sempre terremoti - registrati nella parte nord est della British Columbia sono da attribuirsi alle trivellazioni per estrarre gas tramite fracking da shale gas.

Questo non lo dice Maria Rita, lo dice l'ente governativo della British Columbia incaricato di studiare i fenomeni sismici in correlazione alle trivelle. Si chiama British Columbia Oil and Gas Commission.

La zona incriminata si chiama Horn River Basin, e le investigazioni hanno concluso che gli eventi sismici registrati fra il 2009 e il 2011 in zona sono da attribuirsi alla reiniezioni di fluidi di scarto ad alta pressione sottoterra e vicino a faglie sismiche.

Tutti i 38 eventi sono fra la magnitudine 2.2 e 3.8 della scala Richter e sono considerati lievi. Ce ne sono stati altri 234 di intensita' minore.

Prima dell'avvento del fracking, iniziato nel 2009, non vi erano stati eventi sismici registrati - la zona non era sismica.

Tutti i terremoti hanno avuto per epicentro punti a meno di 5 chilometri dai pozzi.

Questo della British Columbia e' solo l'ultimo di una serie di casi simili: arrivano trivelle, fracking, reinizione e ci sono fenomeni sismici di magnitudine lieve in zone non sismiche. E' successo in Texas, Arkasnas, Blackpool (UK), Ohio, Colorado ed ora British Columbia.

I petrolieri dicono che questo non cambiera' di una virgola i loro progetti.

In Italia dove tutto questo non succede e dove e' sempre colpa del fato e mai di nessuno, questi interrogativi meglio non porseli.

L'unica differenza e' che il nostro e' un territorio sismico e densamente abitato.

Monday, September 17, 2012

La Shell nell'Artico







Sono mesi che se ne parla ormai.

La Shell - non felice di avere distrutto la Nigeria - passa all'Artico con le trivelle nel Chukchi Sea, a 70 miglia dalla riva d'Alaska. Notare le 70 miglia, oltre 110 chilometri.

Dopo mesi e mesi di proteste, problemi e interrogativi irrisolti, finalmente, hanno iniziato, domenica 9 Settembre 2012 con il primo pozzo di petrolio in Artico da 20 anni alla ricerca di petrolio dal giacimento "Burger". Il loro proponimento era di trivellare almeno due pozzi esplorativi di qui alla fine di Ottobre 2012.

Prezzo dell'operazione?
4.5 miliardi di dollari.

In realta' volevano iniziare molto tempo prima, all'inizio dell'estate, ma questo non e' stato possibile a causa dell'inusuale volume di ghiaccio in zona, che ha reso pericolose le operazioni.

Oltre al ghiaccio, la Shell a lungo non e' stata giudicata capace di contenere incidenti in caso ce ne fossero. Hanno dovuto risistemare da zero la cosiddetta "Artic Challenger", nave da contenimento costruita una decina di anni fa che doveva raccogliere i rifiuti petroliferi in caso di incidente. Soprattutto sono stati tartassati da ambientalisti da tutto il mondo che hanno cercato di ostacolarla in ogni modo.

Gli interrogtivi posti dalle trivelle Shell sono tanti - la delicatezza della zona e la difficolta' in caso di incidente a separare il petrolio dal ghiaccio, le preoccupazioni degli Inupiaq, gli indigeni che vivono nella zona, per i mammiferi fra cui gli orsi polari, i trichechi, le balene e ucellei migratori,  l'erosione delle coste, e l'inquinamento prodotto.

Nessuno sa come ripulire l'Artico, se qualcosa dovesse andare male.

Ma niente da fare, la Shell va avanti.

Le trivelle pero' sono durate un solo giorno come riporta il Los Angeles Times a causa del ghiacchio.

La piattaforma da dove si eseguivano le trivellazioni infatti - la Noble Discoverer - e' stata costretta a sconnettersi dal punto di appoggio sul suolo marino a causa della comparsa di isolotti galleggianti e mobili di ghiaccio a 10 miglia dalla piattaforma stessa.

L'isolotto era di circa 30 miglia per 10 miglia di grandezza, e si e' deciso per precauzione di fermare il tutto. Se il ghiacchio infatti si fosse incagliato nelle ancore sotterranee avrebbe potuto essere pericoloso.

Ma poco male. La Shell contava di continuare a trivellare dopo pochi giorni, a seconda di dove l'isolotto si sarebbe diretto.

Poi, un altro colpo di scena, oggi 17 Settembre 2012.

Come riporta il New York Times durante un testaggio a Puget Sound, al largo di Seattle, la nave di contenimento Artic Challenger, ha avuto altri problemi e riportato dei danni, e cosi' hanno dovuto abbandonare ogni iniziativa trivellante almeno fino al 2013.

Infatti le domande sono troppo ovvie: se questa Artic Challenger non riesce a contenerre riversamenti in mare in condizioni di calma, d'estate, durante i testaggi, che ne sara' mai di riversamenti veri, in tempesta, d'inverno, col il ghiaccio e il buio?

Possono pero' riprovarci la prossima estate, e infatti per qualche settimana resteranno in Artico a fare i cosiddetti "top holes", cioe' buchi poco profondi utili per fare altri test.

E' il terzo anno di fila che la Shell ci prova ed il terzo anno che qualcosa gli va storto.

Nel 2010 fu lo scoppio nel golfo del Messico, nel 2011 furono i ritardi nelle approvazioni per le emissioni di gas nocivi, ed adesso il ghiaccio.

Non e' ben chiaro che tipo di problemi abbia avuto questa Artic Challenger quest'oggi, ma fra i vari guai finora ce ne sono stati di elettrici, di coordimanento di alcuni robot sottomarini che si sono incastrati nei cavi di ancoraggio della nave e adesso pare che i contenitori che dovevanno trattenere il petrolio o il gas in caso di scoppi accidentali sono difettosi e hanno perdite.

Il governo non ha fatto menzione di questi incidenti, e in tempo di elezioni, Obama ed il suo segretario dell'interno, Ken Salazar, hanno fatto i complimenti alla Shell.

Bella roba. Si vede che la poltrona gli piace pure ad Obama e che il golfo del Messico non gli ha insegnato niente.

Una semplice domanda: ma se tutti questi cambiamenti climatici continuano, e se i ghiacci continuano  a sciogliersi e gli isolotti galleggianti ad aumentare, come fanno a sapere che questi stessi cattivissimi isolotti di ghiaccio non ci saranno il prossimo anno, fra due, fra dieci e magai mentre la piattaforma e' in funzione?

Mistero della fede.