.

.

Saturday, March 26, 2011

Prestigiacomo e Scaroni, un'intesa sulla nostra pelle



Protocollo d'intesa per la determinazione degli obiettivi di riparazione ai fini della sottoscrizione di atti transattivi in materia di danno ambientale con riguardo ai siti di interesse nazionale di:

Priolo, Brindisi, Napoli Orientale, Pieve Vergonte, Crotone, Cengio, Avenza, Mantova, Gela, Porto Torres

fra:

Ministero dell'Ambiente tutela del territorio e del mare e ENI, Syndial, Polimeri Europa, Enipower, Raffineria di Gela, Enimed e Ionica Gas - di seguito ENI.


Qualche settimana fa il ministro Prestigiacomo e' andata a Brindisi a inaugurare un "impianto pilota" per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica. Dice che bisogna "mettere in campo tutte le tecnologie che consentano di rendere meno inquinanti e meno nocivi per il clima gli impianti tradizionali per la produzione di energia”.

Se lo dice lei.

Sorge allora la semplice domanda: ma a quelli che hanno finora inquinato il paese con questi "impianti tradizionali"- raffinerie, acciaierie, petrolchimici - e ci si sono arricchiti sopra che gli facciamo?

Come si legge dal titolo, gli facciamo un baffo. Anzi, gli facciamo una bella intesa e siamo tutti felici.

Ma cos'e' questa "intesa per la determinazione degli obiettivi di riparazione ai fini della sottoscrizione di atti transattivi in materia di danno ambientale con riguardo ai siti di interesse nazionale di Priolo, Brindisi, Napoli Orientale, Pieve Vergonte, Crotone, Cengio, Avenza, Mantova, Gela, Porto Torres" fra il Ministero dell'Ambiente e l'ENI?

La storia inizia con Pieve Vergonte. Qualche anno fa ne abbiamo parlato anche qui: l'ENI l'aveva inquinata con il DDT assieme a tutto il lago Maggiore. Ovviamente in Italia non se ne accorse nessuno, abbiamo dovuto aspettare i reclami degli svizzeri e dei loro controlli sul pesce!

Alla fine di un lungo processo, sembrava pero' che giustizia fosse fatta. L'ENI fu finalmente condannata a pagare quasi due miliardi di euro di danni per l'inquinamento del lago dal 1990 al 1996. La sentenza fu emessa dal giudice Maria Dolores Grillo.

Scaroni pero' decide che c'e' una strada migliore che pagare e cosi inizia il film "La trattativa", uno stretto parente de "Il compromesso", de "Il dialogo" e de "La mediazione" cosi cara a questa corrotta azienda che va sotto il nome ENI.

E che cosa si vuole "trattare"?

Ma ovviamente uno sconto sul prezzo della multa, che e' circa il 40% del fatturato annuo dell'ENI. Tanto soldi si, ma assolutamente normale per un inquinamento andato avanti per anni e con conseguenze cosi gravi per la salute delle persone che hanno mangiato pesce al DDT.

Ecco allora questo protcollo d'intesa ENI-Prestigiacomo per gli sconti, definiti "determinazione degli obiettivi di riparazione ai fini di atti transattivi in materia di danno ambientale riguardo i siti di interesse nazionale"

Eh? Ma che ci stanno a fare i giudici e le loro sentenze se poi le riparazioni te le decidi da solo?

Scaroni e' cosi' sicuro che riuscira' a trovare una strada per queste "determinazioni" che nei suoi bilanci annuali non include cifre da pagare per le condanne di Pieve Vergonte. Fanno finta di niente. Come dire e' sicuro che un qualche inciucio e' sempre possibile.

Non solo non ci sono i soldi in bilancio per pagare la multa, ma nemmeno per ripagare province, comuni, regioni e tutti quelli che si sono costituiti parte civile contro l'ENI.

Piu' grave di tutto e' che questo "Protocollo d'Intesa" dovrebbe interessare non solo Pieve Vergonte, ma TUTTE le altre localita' inquinate dall'ENI, incluse come dice il titolo Priolo, Napoli Orientale, Mantova, Avenza, Gela, Porto Torres, Brindisi, Crotone

Il ragionamento dell'ENI e' semplice - siccome in molte di queste citta' stanno per partire processi analoghi a quelli di Pieve Vergonte e l'ENI ha paura di perdere cause, soldi e la cosa che le e' piu' cara, la reputazione, decidono di agire preventivamente.

Inquino per decenni, faccio un protocollo e pago quello che mi pare a me.

Che gli importa all'ENI che li c'e' di mezzo la vita della gente? In tutte queste citta ci sono limiti sfondati, persone che si ammalano, monnezza nel mare, liquami di mercurio, animali morti dall'inquinamento. A Gela i tumori sono alle stelle, i bambini nascono deformi, gli manca parte del cervello, non hanno l'acqua potabile, e il ripristino ambientale in tutta la zona petrolchimica siracusana e' considerata impossibile.

E allora uno dira', ma perche' la Prestigiacomo accetta queste cose? Da italiani, che ne abbiamo da guadaganare? Perche' almeno non gli facciamo pagare multe il piu' salate possibile, in modo che almeno quei poveretti possano essere riscarciti un pochino e magari sperare in un futuro migliore? I soldi non curano le malattie, ma tolgono qualche pensiero.

La risposta alla domanda "che ci guadagnano gli italiani, i brindisini o i crotonesi in tutto questo" e' : niente, assoluatemente niente.

La risposta alla domanda "che ci guadagna la Prestigiacomo in tutto questo" invece e' semplice: un trattamento simile per se stessa e la sua ditta VED, Vetroresina Engineering Development, anche questa al centro di vari problemi legali per inquinamento.

Il cerchio si chiude. L'ENI e' contenta perhce' gli fanno lo sconto-multa, la Prestigiacomo pure perche' lo sconto se lo piglia pure lei.

E cosa vuoi che conti la morte di qualche feto in piu o in meno? O il dolore di una mamma che scopre di avere partorito un figlio menomato? O i travagli di una famiglia disperata per curare i difetti alla nascita di questi bambini? Cosa vuoi che conti il giovane che si ammala di leucemia? Cosa vuoi che conti la morte prematura per tumore ENI? Cosa vuoi che conti che vai al mare all'ombra di ciminiere e al sapore di mercurio?

Cosa vuoi che conti LA VITA del cittadino comune?

Niente, assoultamente niente.

Stefania Prestigiacomo, spero che lei si vergogni.

Fonti: Tantopersapere,
Indymedia Piemonte

Friday, March 25, 2011

Elsa a Vasto - licenza sospesa per "interpretazione"


Se aspettiamo la stampa investigativa, o i politici d'Abruzzo, siamo freschi.

Ogni tanto mi chiedo che fine abbiano fatto i pozzi programmati per Vasto, quelli della Petroceltic, e scopro cose nuove.

Viene fuori allora che la nostra beneamata si abbina con l'ENI per trivellare il Piemonte - e probabilmente per risparmiare soldi - e sospende temporaneamente la licenza su Elsa, per allungare il brodo e per risolvere "questioni interpretative" sul decreto Prestigiacomo che vieta le trivelle a 5 miglia dalla riva.

In poche parole, sperano di poter raggirare la legge e di poter trivellare, e cosi' chiedono che i permessi siano momentaneamente congelati cosi' da rimandarne la scadenza.

Ecco infatti un comunicato da parte di Brian O’Cathain, amministratore della Petroceltic del 16 Marzo 2011 dove Mr. Petroceltic dice di stare aspettando con ansia di poter trivellare il mare d'Abruzzo:

Activity on Petroceltic's Elsa discovery, located in the Central Adriatic B.R268.RG permit, continues to be delayed due to uncertainties in the legal interpretation of Italian Legislative Decree L.D. 128, passed into law in August 2010, which prohibits drilling in the Italian seas within 5 nautical miles of the coastline and within 12 nautical miles around the perimeter of protected Marine and Coastal Parks. This decree clearly states that it does not apply to "existing titles"; however the impact of the law on existing exploration licences is as yet unclear.

Le attivita' produttive sulla scoperta Elsa, nel mare Adriatico, sono ancora ritardate a causa dell'interpretazione legale del decreto legale LD 128, che e' diventato legge in Agosto 2010. Questa legge proibisce il trivellamento nel mare italiano nella fascia costiera di 5 miglia nautcihe dalla costa e di 12 miglia nautiche nei pressi di aree marine protette. Questo decreto chiaramente afferma che non viene applicato a "titoli esistenti", ma l'impatto della legge sulle licenze esplroative esistenti non e' ancora chiaro.

In response to this uncertainty, Petroceltic has been seeking approval from the Ministry of Economic Development ("MSE") to suspend the license until these interpretation issues have been clarified. On March 1, 2011, the MSE signed the decree suspending the B.R268.RG permit. The decree will be published in the April edition of the Ministry's monthly bulletin. Petroceltic and its partners have extended existing agreements pertaining to the farm-out of this permit, with the $26M of funding, raised for the drilling of the proposed Elsa-2 appraisal well, remaining available


In risposta a questa incertezza, la Petroceltic ha richiesto al ministero dello sviluppo economico (MSE) di sospendere la licenza fino a quando queste questioni interpretative saranno chiarite. Il giorno 1 Marzo 2011, il MSE ha firmato il decreto che sospende il permesso BR 268. Il decreto sara' pubblicato nell'edizione di Aprile del bollettino mensile del ministero. La Petroceltic e i suoi partners hanno esteso tutti gli accordi che riguardano lo sfruttamento di questo permesso, con 26 milioni di dollari ancora disponibili per il trivellamente del pozzo Elsa.


Ma che c'e' da interpretare? La legge e' legge e i numeri sono numeri: il diveto e' a 5 miglia, e loro sono si e no a 3.

E poi, questi non sanno che Elsa non ha mai avuto una licenza vera, ma che la fase di VIA serviva proprio per dargliela questa licenza. Abbiamo mandato tutte le osservazioni a suo tempo proprio per fermare il processo di assegnazione della licenza di esplorazione, e il ministero non si e' mai espresso in merito. Dunque, siamo nel pieno dell'applicabilita' della legge.

E poi ancora, se notate il link, non una parola sui cittadini, sulle nostre proteste, sui desideri di un milione di persone. Come sempre, siamo solo "Adriatic interests". Non siamo un popolo, non siamo persone, non siamo bagnanti, cittadini, contadini, e non abbiamo il diritto al nostro mare, secondo loro.

Io sono schifata, come sempre, dell'amministrazione di questa nazione, che permette ad una intera regione di stare li in bilico ad aspettare per anni. E quando si decidono quelli di Roma? Che aspettano? Dobbiamo scendere in piazza un altra volta?

E Gianni Chiodi dove sta? Cosa dice? Cosa fa? Ma perche' e' cosi molle?

Enrico di Giuseppanatonio e la provincia di Chieti che ha: addetto alla stampa, assessore al turismo, all'ambiente e pure un consigliere per gli affari petroliferi le sanno queste cose? Cosa intendono fare? Perche' non leggono la stampa internazionale? Perche' non chiamano Roma a dirgli: amici miei, quei pozzi non ce li vogliamo, ne' ora ne' mai e vedete di darvi una mossa a bocciare Elsa in via definitiva invece di contiunare questo balletto estenuante?

E cosi, come per tutta questa faccenda del petrolio, ad accorgersi dei piani petroliferi, a sollevare rumore, a rompere le scatole e ad aggiustare le cose non sono le persone votate e pagate per rappresentare i cittadini, ma i cittadini stessi, gratis e come se questo fosse normale.

L'Italia non andra' lontano cosi.

Fonti: Rigzone

Wednesday, March 23, 2011

Coscienza Civile



Su Chissidicie, numero 19 Marzo 2011, relativamente alle trivellazioni di Bomba:


Coscienza Civile

Parliamone con Maria Rita D'Orsogna

L’altra volta, nel numero di Natale, dicevamo che non c’era da star tranquilli, che la calma era apparente, che bisognava mantenere l’attenzione perché gli affaristi petrolieri non avrebbero lasciata “la preda” facilmente, infatti sono tornati alla carica, tentando di manipolare l’opinione pubblica con articoli di giornali e lettere aperte di sedicenti lavoratori dell’ENI, per spianare la strada ai politici che avrebbero potuto dare senza difficoltà il proprio assenso alla perforazione di pozzi.

In un primo momento il Presidente della Regione Chiodi ha enfatizzato la notizia che non avrebbe dato l’assenso alla perforazione petrolifera ma solo a quella di gas (ed a noi del Sangro Aventino ci si è gelato il sangue), poi i professori universitari hanno organizzato il convegno di Chieti per dimostrare che non c’è nessun problema né di salute, né ambientale. Il geologo Crescenti è arrivato a dire che perforare sotto il lago di Bomba non provocherebbe problemi di subsidenza e crolli della diga, al contrario di quanto hai fatto notare tu sul tuo blog in cui la Forest nel 2007 disse ai suoi investitori che questi problemi esistevano.

Stiamo quindi nuovamente all’erta. Ho letto giorni fa da un tuo post che il Presidente della nostra Provincia Enrico Di Giuseppantonio, vorrebbe indire un tavolo di tecnici per avere una opinione”democratica” e quindi sapere se i favorevoli sono superiori ai contrari, ma che tu non sei d’accordo perché non ti fidi della onestà intellettuale di certa gente

Allora vorremmo sapere: A che punto siamo? Bisogna organizzare una nuova primavera di lotta contro la raffineria di Bomba?

Risposta: E' importante che gli abruzzesi capiscano che non si tratta di sporadiche primavere di lotta ma di vigilanza perpetua. Dobbiamo metterci in testa che la difesa del territorio non finisce mai. Finché il petrolio resta sottoterra, ci saranno sempre persone che vorranno tirarlo fuori, nel 2010, nel 2020, nel 2050.

E' per questo che occorre educare i giovani al rispetto per l'ambiente e che gli adulti devono fare uno sforzo simile. Conservare e migliorare il patrimonio naturale attorno a noi deve essere un valore perenne, un istinto non negoziabile, non qualcosa da tirare fuori quando si decide di trivellare a 500 metri dal proprio paese, che sia Bomba o Ortona.

Con il passare del tempo il petrolio abruzzese diventerà sempre più appetibile per gli speculatori, vista la crescente domanda da parte di paesi in via di sviluppo e vista l'agitazione nei paesi del medio-oriente.

Il nostro petrolio è poco e scadente, ma fà e farà gola a molti, e a lungo. Purtroppo la nostra classe politica non brilla per coraggio o per ideali e non possiamo aspettarci quasi niente da loro. Operano solo perché spinti dalle pressioni popolari. E allora occorre rimboccarci le maniche e usare i nostri numeri in questa direzione, per far si che Presidenti di Regione e di Province facciano le cose giuste, se non per idealismo, almeno che lo facciano per paura di perdere le elezioni.

Occorre allora che la vita di ciascuno sia una 'lotta' nel senso buono, con l'informazione, l'esporsi, l'esigere dalla classe politica che le nostre terre meritino rispetto, senza compromessi. Nessuno ci salva se non noi stessi.

Io sono convinta che il silenzio in questi casi non sia una virtù. La vita 'facile' e spensierata non porta da nessuna parte. Anzi, in Italia e' proprio la mancanza di una coscienza civile che ci ha portato fin qui, e questo vale per il petrolio, ma anche per la mafia, il lavoro nero, i morti sul cantieri, il crollo morale della nazione.

Nessuno si scandalizza, dopo un pò si torna alla vita normale, nulla si risolve o migliora mai, e "povero a chi capita". Così la prossima volta sarà tutto normale e si può far di peggio. Che esempio diamo ai giovani? Questo egoismo sociale non e' giusto. La soluzione - per il petrolio e per la vita civica italiana - e' una sola: vigilare incessantemente, essere gentili con tutti ma tirare fuori la grinta quando e' necessario, anche se questo e' difficile o scomodo. Per il petrolio, occorre farlo adesso o mai più.


Le ultime notizie sulla petrolizzazione dell’Abruzzo e su Bomba potete approfondirle leggendo il blog di Maria Rita “ Nò all’Italia petrolizzata

In particolare potete leggere come il geologo Uberto Crescenti di Chieti ha più volte riaffermato che non esiste rischio alcuno di frane e di smottamenti e che e' tutt'apposto.

Ecco qui allora un comunicato della Forest Oil ai suoi investitori, del 2007 che dice fra l’altro : Quella riserva di gas e di condensa non e' stata sviluppata perché giace sotto il lago di Bomba e c'e' il rischio di frane in quella zona di montagna.


Poi c’è il pezzo del Majella Petroleum System che coinvolge il geologo Crescenti e che riguarda pure la zona di Bomba:

Monday, March 21, 2011

Gianni Chiodi - la vogliamo fare questa riserva o no?

Putroppo non ho il tempo materiale di occuparmi di tante altre cose che meriterebbero attenzione. Questo e' un comunicato del WWF indirizzato a Gianni Chiodi, per invitarlo a creare una riserva naturale detta del Borsacchio, e sottrarre territorio ai palazzinari di turno nei pressi di Roseto degli Abruzzi.

Siccome non posso fare altro, posso solo dirlo a tutti che e' il 5a volta che i consiglieri d'Abruzzo si riuniscono per decidere su questa riserva e che non riescono a mettersi d'accordo perche' qualcuno vuole farci i palazzi.

La regione verde d'Abruzzo - cementificata. Evviva!

Gianni Chiodi, hai qui una occasione per redimerti. Per una volta, provaci a fare la cosa giusta.


------------

A Gianni Chiodi e a tutti i consiglieri della regione Abruzzo:

Oggi sarete chiamati a pronunciarvi sull’ennesima proposta di riperimetrazione della Riserva Naturale Regionale Guidata del Borsacchio. E ragionevolmente temiamo che questa di oggi possa essere una decisione senza ritorno.

È la quinta volta che il Consiglio Regionale torna ad occuparsi dell’area naturale protetta del Borsacchio, sul cui perimetro si è finora pronunciato ben quattro volte, senza mai apportarvi sostanziali modifiche, avendone sempre riconosciuto logicità e ragionevolezza sia in termini tecnici che in termini scientifici.

La Riserva del Borsacchio nacque, infatti, con legge regionale 8 febbraio 2005 n. 6, al termine di un iter lungo e travagliato. Con successiva legge 3 maggio 2006 n. 11, la Regione Abruzzo corresse il refuso presente nella legge istitutiva. Con legge 9 agosto 2007 n. 27, il Consiglio Regionale approvò un emendamento a firma dei consiglieri regionali Boschetti e Cesaroni, che consentiva, nelle more dell’approvazione del PAN, la realizzazione di tutti quegli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e, in particolar modo, di un megavillaggio turistico all’interno della Riserva. Con la legge 1° ottobre 2007 n. 34, l’emendamento Boschetti-Cesaroni venne giustamente superato ed i confini della Riserva ricevettero la quarta conferma legislativa.

Al lodevole “interventismo normativo” del Consiglio Regionale non ha finora fatto riscontro un eguale impegno di coloro che alle leggi regionali istitutive della Riserva avrebbero dovuto garantire applicazione. I Comuni di Giulianova e Roseto degli Abruzzi, infatti, nei cui territori la Riserva ricade, nonostante i ristretti termini normativi (90 giorni), non hanno fatto nulla di quanto avrebbero dovuto e cioè:

* non hanno provveduto alla tabellazione dell’area;
* non hanno prediposto il piano di sviluppo sociale ed economico dell’area attraverso il progetto pilota di gestione finalizzato all’occupazione di disoccupati ed inoccupati;
* non hanno nominato l’organo di gestione.

L’unica cosa che il Comune di Roseto degli Abruzzi è riuscito a fare è stata la predisposizione di un Piano di Assetto Naturalistico della Riserva, costato ben 230.000 euro (cifra mai pagata per nessun altro piano delle riserve abruzzesi, quasi cinque volte di più delle tariffe ordinarie), contenente la possibilità di realizzare nuovi insediamenti abitativi su una superficie di 50.000 metri quadrati: una previsione assolutamente illegittima ed insensata, tanto che lo stesso Comune non è riuscito a far adottare il progetto di PAN in consiglio comunale.

Di fronte all’inerzia delle amministrazioni dei due Comuni, la Regione Abruzzo, il 27 novembre 2008, su richiesta del Comitato Cittadino per la Riserva Naturale Regionale del Borsacchio e delle Associazioni ambientaliste, ha commissariato le amministrazioni dei due comuni assegnandone i compiti all’Amministrazione Provinciale di Teramo.

Ma la situazione non è purtroppo cambiata: dal mese di novembre 2008, la Provincia di Teramo non ha fatto proprio nulla e la Riserva Naturale è rimasta in una situazione di stallo che le ha impedito di diventare, come tante altre aree protette regionali, strumento di sviluppo economico, sociale e turistico oltre che di conservazione ambientale.

La Riserva del Borsacchio tutela, come meglio specificato nell’allegata relazione del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi dell’Aquila, uno degli ambienti più aggrediti d’Abruzzo ed in particolare del teramano: quello costiero. Tra Martinsicuro e Silvi sono ormai pochissime le aree rimaste prive di costruzioni. Le Istituzioni abruzzesi non sono state finora in grado di tutelare la natura del nostro litorale, ad esclusione di piccolissimi tratti che sono sfuggiti alla cementificazione. Tra questi vi è quello della Riserva Naturale del Borsacchio.

Di fronte a questa situazione, cosa ci si aspetterebbe dal Consiglio Regionale che decise anni fa di istituire l’area naturale protetta? Cosa dovrebbe aspettarsi la Collettività abruzzese che ha visto, anche recentemente, i danni provocati da un’urbanizzazione selvaggia che non sembra risparmiare nessun’area rimasta libera?

A nostro parere il Consiglio Regionale dovrebbe assumersi la responsabilità di chiarire una volta per tutte che quest’area va tutelata. E dovrebbe confermare quanto ha già espresso, all’unanimità o con larghe maggioranze sempre bipartisan, nei precedenti interventi legislativi.

E invece, Ecc.mi Consiglieri Regionali, vi trovate oggi a discutere, per l’ennesima volta, su pressione di pochi interessi particolari, di modifiche al perimetro dell’oasi naturale, per escluderne quelle aree di maggiore interesse edificatorio, proponendosi in contropartita porzioni di territorio caratterizzate da calanchi sui quali, come è noto, è impossibile costruire alcunché.

Si sostiene, da parte di chi propone la riperimetrazione, che essa servirebbe a garantire la realizzazione del contratto di quartiere dell’Annunziata nel Comune di Giulianova.

È falso! Lo stesso Piano di Assetto Naturalistico, predisposto come detto al costo di 230.00 euro e mai adottato, nelle sue norme tecniche di attuazione, fa salvi gli strumenti urbanistici vigenti, ed espressamente il contratto di quartiere dell’Annunziata. Invece di riperimetrare la Riserva sarebbe sufficiente apportare pochissime modifiche al progetto di PAN, stralciandone quella parte illegittima che pretenderebbe di realizzare nuovi insediamenti abitativi su 50.000 metri quadrati di superficie, approvandone poi tutto il resto.

Ci vediamo costretti pertanto a ribadire quanto espresso nel corso dell’audizione tenutasi presso la Seconda Commissione Consiliare Permanente sull’inaccettabilità di modifiche ai confini della Riserva, invitando gli Ecc.mi Consiglieri Regionali Abruzzesi a votare NO alla proposta odierna, inerente l’area protetta del Borsacchio, perché tale proposta:

* escluderebbe le aree di maggior pregio naturalistico che hanno costituito la ragione stessa dell’istituzione della riserva;

* escluderebbe aree sulle quali è in atto presso il Tribunale di Teramo un procedimento penale (n. 4588/08) per abusivismo edilizio, intervenendo ed interferendo con l’attività giudiziaria in corso;

* butterebbe via i 230.000 euro della Collettività spesi per il Piano di Assetto Naturalistico, in quanto sarebbe necessario procedere alla predisposizione di un nuovo progetto, venendosi a modificare il perimetro della Riserva in maniera sostanziale;
*

escluderebbe la foce del Fiume Tordino che deve essere invece tutelata e salvaguardata;
*

escluderebbe la foce del torrente Borsacchio, col risultato di creare la prima area protetta al mondo che non contiene al suo interno l’oggetto della sua tutela;
*

continuerebbe a differire la concreta applicazione di leggi che il Consiglio stesso ha approvato e la cittadinanza attende;


* aprirebbe la strada ad ulteriori modifiche del perimetro della Riserva perché, se ottenessero soddisfazione le ingiuste e pretestuose richieste di qualcuno, ciò costituirebbe un pericolosissimo precedente per tutti ed imporrebbe ulteriori concessioni con l’ineluttabile cancellazione dell’area naturale protetta.


L’intera Collettività Abruzzese attende con speranza e preoccupazione di conoscere le Vostre odierne decisioni. Le generazioni future le giudicheranno.

Italia Nostra,
WWF,
Comitato Riserva Naturale Borracchio

Sunday, March 20, 2011

Altro petrolio in Louisiana






Non e' finita in Louisiana, come non e' mai finita per l'Exxon Valdez in Alaska e come non e' mai finita per l'Haven di Genova o per il Lambro o per il pozzo Montara in Australia.

Il gruppo ambientalista californiano "On Wings of Care" ha riportato delle fotografie impressionanti di altro petrolio lungo le coste della Louisiana. Ms. Bonny Schumaker, Tracy Kuhns e John Wathen sono partiti il 19 Marzo a vedere cosa succedeva un anno dopo l'esplosione e hanno trovato petrolio in mare.

La chiazza si trova vicino l'isola di Grand Isle, e' lunga 160 chilometri per 20 chilometri di larghezza e si trova a circa 40 chilometri dall'esplosione del pozzo BP Macondo del 2010, circa un anno fa. Non si sa se il petrolio sia veramente proveniente dal pozzo esploso allora o da un nuovo pozzo - si sospetta che potrebbe essere petrolio fuoriuscito da un altro pozzo, detto Matterhorn Rig, della Chevron.

Questo e' il racconto di Ms. Bonny - tartarughe, pesci e delfini morti:

Quello che abbiamo visto oggi e' stato macrabremente simile a quello che abbiamo visto un anno fa, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Molti pochi animali, e quelli che abbiamo visto respiravano a malapena.

La guardia costiera americana, non sapendo che altro fare, indaga. Alcuni dicono che sia "solo" materiale di scarto che si sia diffuso.

Vediamo come va a finire, anche qui.

Per ognuna delle esplosioni spettacolari - nucleari, petrolifere - ce ne sono sempre di cosiddette minori, che accadono piu frequentemente di quanto si pensi, e in silenzio. La natura vince sempre. A perdere siamo noi quando facciamo delle cose troppo rischiose, con presunzione, non pensando al domani e solo per la gratificazione economica di pochi.




Nota: Il gruppo Wings of Care e' su base totalmente volontaria e senza scopo di lucro. Si occupa di fare foto aeree, di monitorare l'ambiente in situazioni critiche, di organizzare il salvataggio di animali, di trasportare quelli malati, di facilitare il trasporto di medicinali in parti difficili del pianeta.

















Friday, March 18, 2011

Il Contro-Copam dell'OLA, la vera Lucania





La musica e' bella e triste allo stesso tempo. C'e' un cane, ci sono le scritte colorate dei bambini, gli ombrelli, il pavimento lucido. Il passo e' lieve. Forse e' la musica che rende il tutto un po' piu' spettrale o la pioggia velata che a malapena si vede dal video. O forse perche' sai che quello che sembra il pranzo buono delle domeniche d'inverno a cui piano piano arrivano tutti i parenti, e' in realta' l'ennesimo schiaffo alla democrazia, a Viggiano, in Basilicata, in Italia.

Vedi la protezione civile coi giubbotti gialli. Ti chiedi cosa ci facciano li.

Vedi un signore anziano e composto a dare i volantini. Ti chiedi cosa ci faccia lui li, a quell'eta' sotto la pioggia. Lo senti e provi tenerezza per il suo candore, per la sua dignita'. Rimprovera i giovani "menefreghisti", che non si interessano.

Ci interessiamo noi che abbiamo fatto i grandi sacrifici. Che abbiamo fatto le valigie di cartone e siamo andati all'estero e non abbiamo neanche avuto bisogno dell'Italia. Adesso ci prendono per i fondelli. Sono 13 anni. Abbiamo i nostri diritti che hanno infangato. Ci hanno messo sotto i piedi.

Lo vedi e vorresti dargli una vecchiaia serena. Anche io sono figlia di emigranti.

I politici invece, quelli li riconosci subito. Sono quelli sorridenti, che arrivano coi vestiti e le cravatte in pompamagna, con le Mercedes luccianti, come se andassero a parlare delle prossime feste di paese invece che del futuro di una regione intera. Come se andassero a difendere la Lucania e a programmare qualcosa di sano, di lungimirante, di buono.

Invece vanno li a fare inciuci, a prostrarsi all'ENI, a regalare la loro regione agli avvoltoi di Assomineraria.

Li vedi, infastiditi dai manifestanti, pronti a bersi tutte le balle che sentiranno da altri signori in pompamagna, venuti da Milano e Bologna per violentare una terra non loro, dai loro uffici di San Donato Milanese.

Questa manifestazione e' solo come al solito per decidere i fatti loro, per prendere veramente in giro la popolazione. Qui c'e' disoccupazione, c'e' malattia. Le persone che abitano alle Vigne (frazione di Viggiano, dove sorge il centro oli) stanno veramente rovinati. Noi al paese ogni giorno sentiamo puzza e rumori strani.

Al minuto 5:04 arriva pure il rappresentante dell'ENI, Giuseppe Tannoia, venuto chissa da dove. Dice che il raddoppio delle estrazioni petrolifere e' una bufala e che non ci sara'. E dice che non e' corretto che la gente lo riprenda. And why not?

Si vergogna?

Il tipo c'era pure a Pescara, al convegno organizzato all'universita'- Estate 2008. Mi disse "Lei non ci credera' ma io sono un ambientalista". Non lo dimentichero' mai. Venne da noi con un vestito color senape, di lino, con le cuciture fatte a mano. Era abbronzato, sorridente, tranquillizzante. Pensava di avere a che fare con principanti. Invece non ha saputo controbattere ad una sola argomentazione in cui mostrai a tutti le contraddizioni e le balle che dicevano. Qualcuno lo vide andare in bagno a tirare un violentissimo calcio al secchio della spazzatura. Una parte di me crede che in quel calcio ci fu la fine del Centro Oli di Ortona.

Mentre penso a quel pomeriggio di tre anni fa, il filmato scorre veloce. Per un secondo mi viene da piangere - non lo so perche' - rabbia, tristezza, stanchezza, schifo.

Vedi le telecamere, vedi i brindisi e vedi la linea invisibile che divide un popolo dai suoi colonizzatori - dentro e fuori una innocente vetrata trasparente. E lo capisci subito che la' dentro e' tutto falso, sporco, schifoso come il loro petrolio, nonostante le loro cravatte e i loro microfoni.

Vito, Antonio, Enzo e tutti gli altri sotto la pioggia.
Grazie.

I video sono tratti da Ola Channel, la Web Tv dell'Ambiente a cura dell'Organizzazione Lucana Ambientalista

Contro-Copam2011 (I parte) from olachannel on Vimeo.



Contro-Copam2011 Viggiano (II parte) from olachannel on Vimeo.

Wednesday, March 16, 2011

Nucleare in Abruzzo?



We think there is a partial meltdown at the plant.

Steven Chu, nobel per la fisica,
Segretario dell'energia USA


La natura e' imprevedibile
Maurizio Crozza


Sono favorevole alla soluzione dell'energia nucleare
Gianni Chiodi, Torre del Cerrano, 2009


Ecco chi ha votato a favore del nucleare in Abruzzo in data 8 marzo 2011, qualche giorno prima del disastro nucleare giapponese. Spero che si vadano a nascondere per la vergogna, incluso Mauro Febbo, assessore all'agricoltura:

Nicola Argirò (Pdl),
Alfredo Castiglione (assessore),
Federica Chiavaroli (Pdl),
Ricardo Chiavaroli (Pdl),
Luigi De Fanis (assessore),
Walter Di Bastiano (Pdl),
Emiliano Di Matteo (Pdl),
Angelo Di Paolo (assessore),
Mauro Febbo (assessore),
Paolo Gatti (assessore),
Nicoletta Verì (Pdl),
Lanfranco Venturoni (Pdl),
Lorenzo Sospiri (Pdl),
Luca Ricciuti (Pdl),
Berardo Rabuffo (Fli),
Antonio Prospero (Rialzati Abruzzo),
Alessandra Petri (Pdl),
Nazario Pagano (Pdl),
Emilio Nasuti (Fli),
Giandonato Morra (assessore),
Antonio Menna (Udc),
Carlo Masci (Rialzati Abruzzo),
Emilio Iampieri (Pdl)

Gianni Chiodi, poverino. Vuole trivellare l'Abruzzo e gli tocca il disastro del golfo del Messico. Vuole fare il nucleare, e gli tocca il Giappone. Non e' che porta iella? Se nemmeno la nazione piu' avanzata del mondo sulla sicurezza sismica sa gestire incidenti di questo genere, vuole dire che non e' umanamente possibile.

Credo che in Abruzzo, in Italia, dove non sappiamo nemmeno costruire viadotti come si deve, sia meglio pensare ad altro.

Una proposta: mettiamo sui tetti di tutti gli edifici pubblici, condomini e fabbriche senza valore artistico, luccicanti pannelli solari. Forse non ci risolve tutto, ma si inizia a risolvere qualcosa.

Dal Giappone intanto non viene fuori niente di buono, ed e' tutto cosi' triste per un popolo che non se lo merita.

Finora sono scoppiati gli edifici del reattore 1,2,3,4. Ce ne sono sei.

Hanno aumentato il numero di lavoratori - circa 100 - che si occupano di raffreddare i reattori nucleari.

Hanno riattivato dei generatori di corrente che pero' non serviranno a niente perche' tutti i sistemi interni sono stati danneggiati.

Hanno autorizzato l'uso di cannoni d'acqua usati prima solo per allontanare gli scalmanati.

Alo stesso tempo hanno aumenato il limite legale di tolleranza alla radioattivita', da 100 a 250 millisievert. Il valore di fondo di solito e' 6 millisievert.

La mossa e' considerata "inevitabile a causa delle circostanze".

Gli elicotteri che avrebbero dovuto rilasciare acqua di mare sulle centrali sono stati fermati per paura di radiazioni.

Il Nuclear Energy Commission, l'ente americano che regola l'attivita' nucleare, stima che a un chilometro dalla centrale la dose di radioattivita' e' di 5,400 rem = 54 sievert, che e' fatale nel giro di qualche giorno.

Secondo il NYTimes la striscia di sicurezza e' di 50 miglia = 80 chilometri dai reattori nucleari.

Questo vuol dire che se lo stesso accadesse in Italia, per una centrale costruita a Verona per esempio, dovrebbero evacuare tutti quelli da Venezia fino a Brescia, che distano 160km.

Non oso immaginare.



Monday, March 14, 2011

Salvatore Adduce, sindaco di Matera: non me ne fotte niente delle moratorie

Sono in viaggio in questi giorni e il tempo e' sempre tiranno. Cerchero' di fare del mio meglio per parlare di tutto quello che posso.
Eccoci qui a Matera:

Al Copam - la prima comica petrolio e ambiente - l'ENI e i loro comparotti dicono che vogliono aumentare la produzione di petrolio in Lucania e portarla al 12% del fabbisogno nazionale. Adesso e' al 6%. Vito de Filippo, presidente di regione dice che vuole fare della Basilicata l'hub energetico del paese.

Dicono queste cose come se in Basilicata non ci abitasse nessuno.

E come faranno? Semplice, ancora piu' aggressioni al territorio e al mare, in ancora piu' localita', senza niente di sacro. Povero a chi gli capita.

Infatti, finita Potenza, ora si passa a Matera.

E i politici che hanno da dire? Come sempre, ignoranti e incuranti della gente che li ha votati per proteggerli e per rappresentarli, dicono che non gliene importa niente.

Proprio cosi, il sindaco di Matera, Salvatore Adduce a chi gli chiedeva di proporre una moratoria petrolifera per le regione Basilicata, dice queste parole:

"Non me ne fotte niente della moratoria. Voglio sapere che cosa dobbiamo fare, come la Regione deve organizzare le cose. Non le voglio le moratorie."

Piu' chiaro di cosi! Per esclusione se non vuole le moratorie, vuol dire che vuole le trivelle, no? E' semplice logica.

E poi che significa che vuole sapere cosa fare? Vuole sapere dove mettere i pozzi? Dove sradicare nuove vigne per costruire il nuovo centro oli? A quale comunita' regalare un futuro di malattie e di morte, di puzza e di mele marcie? I pozzi li mettiamo in riva al mare o fra i sassi di Matera?

Perche' il sindaco non da l'esempio e non offre il giardino di casa sua per metterci il primo pozzo di petrolio?

Poi arriva Vito de Filippo, che arrogantemente dice alla gente che gli chiedeva se non ci fosse un altro tipo di futuro per la Basilicata: "Ce l'hai tu una ricetta?"

Uno che dice cosi, in altri posti non durerebbe un giorno. Per come la vedo io, un presidente di regione e' pagato per trovare soluzioni ai problemi, per guidare la sua comunita', per una visione, per delle idee, non per calarsi tutto e di piu' davanti all'ENI.

Le ricette deve avercele lui, non un cittadino. Non posso che pensare alla politica americana. Nessuno sarebbe cosi' arrogante coi suoi elettori e si prenderebbe la responsabilita' di trovarle lui le soluzioni. Altrimenti che li paghiamo a fare? Ad avvallare lo status quo non ci vuole niente, lo sanno fare tutti.

La verita' e' che questa gente ha paura di fare le cose giuste. Molto piu' facile inchinarsi ai petrolieri piuttosto che difendere il popolo.

Interessante quando qualcuno gli chiede "Ma lei lo sa che anche in California dicono che tutta la filiera petrolifera fa venire il cancro?" De Filippo dice: "Siamo qui per capire se e' vero"

Che cosa schifosa.

Pensa che Assomineraria gli dira' la verita'? Ma se quelli c'hanno il conflitto di interessi grande tnato quanto tutta la Basiliciata!

Si sa che le trivelle non portano bene a nessuno. Si sa, e se solo mi avessero interpellato li avrei sommersi di evidenza scientifica da ogni parte del mondo. Hanno invitato solo i loro amici per rigirarsela fra di loro che e' tuttapposto, che no, i Californiani sono matti, e che in Basilicata va tutto a gonfie vele.

Saro' pure persona non grata, ma la verita' non si puo' nascondere.

Grazie a chi e' andato a parlare a De Filippo di royalties e di petrolieri californiani.

Mi rende orgogliosa che il tempo che ho passato a cercare quei dati, dall'altra parte del pianeta, sia stato ben speso.

Grazie a Vito l'Erario, Enzo Palazzo, Pietro Dommarco e Antonio Bavusi che hanno organizzato il Contro-Copam.


Non mollate.

Sunday, March 13, 2011

NYT: Il rilascio di sostanze radioattive potrebbe durare mesi


Even under the best scenarios, this isn’t going to end anytime soon.

Anche se tutto dovesse andare per il meglio, non ne usciremo tanto presto.

Tecnico giapponese specializzato in operazioni nucleari


Dal New York Times - 1 minuto fa:

La crisi nucleare non si ferma. Si continua a pompare acqua di mare mista a boro per evitare lo scoppio totale di due reattori nucleari presso la stazione Fukushima.

Anche una terza centrale e' scoppiata, proprio mentre scrivo.


Lo scoppio ad ora e' considerato "parziale", ma intanto a 60 miglia, circa 90 km dalla stazione si iniziano a registrare dosi piccole, ma non nulle e superiori al rumore di fondo, di cesio.

Quello che succede e' che l'acqua di mare che si getta sull'impianto per raffreddarlo rilascia vapori bollenti che, siccome non si sa cosa altro fare, si lascia poi evaporare, con tutte le sostanze radioattive dentro.

Queste vanno dove le porta il vento, e madre natura.

Decine di persone non potranno tornare a casa per lungo tempo. Se le direzioni dei venti cambiano, queste sostanze tossiche potrebbero dirigersi verso le citta' e non piu' in mare aperto.

Sorge qui una domanda etica. I sistemi di raffreddamento automatici nella centrale sono stati tutti danneggiati nel terremoto. Per riattivarli occorre mandare operai e tecnici in una zona in cui i livelli di radioattivita' sono centinaia se non migliaia di volte superiori a quanto considerato salutare.

Cosa fare?

I tecnici sono preoccupati, perche qui si tratta di almeno tre reattori, non uno come successe a Three Mile Island negli USA nel 1979 o a Chernobyl in Bielorussia nel 1986.

C'e' anche preoccuopazione perche' i reattori hanno anche componenti a base di plutionio (pure quelli Francesi ce li hanno) che sono piu' dannosi del cesio.

Comunque vada, la vita di questa centrale nucleare e' finita. Anche se non scoppia, a causa delle corrosione dovuta all'acqua di mare che le hanno gettato sopra, non potra' essere piu usata.

Ha vinto la natura, non l'uomo.

Come per la nube islandese, come per le alluvioni, come per gli incendi, e' sempre lei a vincere. Dovremmo solo essere meno arroganti, capire i nostri limiti e fermarci dove e' prudente, sano e logico e ascoltare i suoi ritmi e le sue leggi.

Questo e' il Giappone, dove tutto e' fatto a regola d'arte. Non oso immaginare cosa sarebbe successo in Italia, il paese delle scorciatorie.

Saturday, March 12, 2011

La crisi nucleare si intensifica in Giappone

Queste sono le ultime notizie che riporta la stampa americana.

L'Italia sarebbe pronta?

1. Circa 200,000 persone sono state evacuate attorno al reattore nucleare di Fukushima, 150 miglia a nord di Tokyo. La centrale e' stata costruita 40 anni fa.

2. La crisi si e' intensificata perche' 3 dei 6 reattori nucleari hanno problemi di raffreddamento. Uno degli edifici che occupa il reattore e' parzialmente scoppiato, causando il crollo di un muro esterno e di un tetto. Il contenitore di acciaio del reattore e' ancora integro.

3. Stanno cercando di raffreddare il reattore vero e proprio prima che scoppi, con l'acqua del mare. E' considerata una mossa disperata, visto che non sanno cos'altro fare.

4. Il segretario alla difesa, Yukio Edano, ha detto che una delle centrali e' esplosa e che anche l'esplosione di una seconda potrebbe seguire. L'evento attorno alle 3:30 del pomeriggio di Sabato a causa di un accumulo di idrogeno nel sistema di raffreddamento.

5. Fra le 70 e 160 persone persone sono state esposte ad alti livelli di radiazioni. Le autorita' cercano di rassicurare i cittadini, ma intanto alti livelli di cesio, sottoprodotto dell'opera di fissione nucleare, sono stati registrati attorno alla centrale.

6. L'ente internazionale di energia atomica - IAEA - sta distribuendo iodio ai residenti. Lo iodio aiuta ed evitare il tumore nelle persone esposte alle radiazioni, specie il tumore alla tiroide.

7. I livelli di radiazione attorno al sito inquinato sono di 1,200 microsieverts per ora. E' due volte piu' del limite legale del Giappone. Sebbene sia alto, non e' disastroso, ancora. A Chernobyl e' stato di 33,000 microsieverts per ora.

8. Dentro l'impianto, pare che si arrivati a livelli di 1000 volte superiori ai limiti legali.

9. Alla gente e' stato detto di chiudere finestre e porte, di mettersi un'asciugamano bagnato sul naso e sulla bocca e di coprirsi il piu' possibile.

10. Il Giappone ha 54 centrali nucleari.

11. Molte centrali sono state chiuse per precauzione. Poiche' il 30% dell'elettricita' in Giappone viene dalle centrali nucleari, alla gente' e' stato chiesto di conservare e di limitare i consumi.

12. La magnitudine del terremoto e' stata revisionata, ed e' ora valutato a 9.0 Richter. Alcune delle scosse di assestamento sono arrivate anche 6.7 gradi della scala Richter.

13. La difesa militare ha messo in azione 50,000 persone. Hanno paura di mancanza di cibo, acqua, energia. 200 aerei e 45 navi sono state mandate sulla zona del disastro.
Si stima che 6 milioni di case siano senza elettricita' e 1 milione senza acqua.

14. Il numero di morti accertati e' di 687. Altre 200-300 corpi sono ancora da identificare, e sono morti dovuti allo tsunami di Sendai.

15. Hanno razionato la benzina a 10 litri a macchina, nella zona vicino all'esplosione.

16. Nonostante il Giappone abbia l'architettura antisismica piu' avanzata del mondo, circa 3,500 edifici sono crollati.

17. Hanno chiuso gli stabilimenti Nissan e Honda, Disneyland Tokyo, e diverse autostrade.

18. Gia' nel 2007 un altro reattore nucleare ebbe danni strutturali a causa di un altro terremoto.

Fonti: New York Times, LA Times, LA Times 2

Nucleare, terremoti e Giappone

Spero che qualcuno organizzi una raccolta fondi - anche simbolica - dall'Abruzzo per il Giappone. Da quel poco che ho avuto tempo di leggere, sono stati fra i pochi a promettere per il terremto dell'Abruzzo e a eseguire nei tempi promessi.

Intanto, di fronte al collasso della centrale nucleare giaponese Fukushima,
i pro-nucleari Lanfranco Venturoni, assessore alla salute della regione Abruzzo, Gianni Chiodi presidente della regione Abruzzo e Gianfranco Giuliante, assessore alla protezione civile dell'Abruzzo, cosa hanno da dire?

Questo cosa accade in Giappone:

Japanese authorities have extended the evacuation zone around the Fukushima Daiichi plant to a 20-kilometre radius from the previous 10 kilometres. At the nearby Fukushima Daini nuclear power plant, the evacuation zone has been extended to a 10-kilometre radius from the previous three kilometres.

Evacuazioni nel raggio di 20 chilometri.


The authorities also say they are making preparations to distribute iodine to residents in the area of both the plants.


Distribuzione di iodio ai residenti.


Intanto ecco un comunicato del WWF in merito:


Disastro nucleare in Giappone, ora cosa dice la maggioranza al Consiglio Regionale abruzzese a 5 giorni dal loro voto pro-nucleare?


Il WWF: l'unico nucleare sicuro è quello che non c'è: ora voto in massa al referendum!

Oggi più che mai anche l'Abruzzo non ha bisogno degli enormi rischi nucleari.

Dal referendum del 1987 il rischio nucleare non è cambiato, mentre il mondo sta già andando verso le rinnovabili, ormai una certezza per il futuro.

Il WWF è vicino alla popolazione giapponese che, dopo il catastrofico sisma e lo tsunami, deve ora affrontare la tragedia della probabile fusione del nocciolo di una centrale e di una vasta esplosione.

La prima emergenza è assicurare un’informazione completa e veritiera alla popolazione e fornire assistenza adeguata. C’è anche l’assoluta urgenza di intervento di squadre specializzate per contenere i danni. A Chernobyl molti tecnici e volontari sono stati contaminati e hanno perso la vita per essere intervenuti "a mani nude" nel tentativo di limitare i danni.

Chi può fornire aiuto tecnico specializzato, lo faccia adesso, soprattutto quei paesi (Francia, USA, etc) e quelle ditte (AREVA, Westinghouse, etc) che sul nucleare e sulle promesse di assoluta sicurezza hanno costruito i loro guadagni. Ecco una buona occasione per dimostrarci la loro capacità di intervento in caso di disastro nucleare.
Se non si interviene subito, le conseguenze potrebbero essere ancora più
disastrose anche oltre i confini del Giappone.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “Nei mesi scorsi avevamo fatto appello ripetutamente al Presidente Chiodi di schierarsi con le altre regioni contro la scelta nuclearista del Governo Berlusconi. Tutto senza successo. Pochi giorni fa la maggioranza al Consiglio Regionale ha votato contro un ordine del giorno specifico.
Peraltro le dichiarazioni di autorevoli membri della maggioranza dimostrano il livello di approfondimento delle questioni energetiche e dell'incolumità del territorio in caso di incidente nucleare.

Giuliante ha dichiarato che la mozione era inutile perchè l'Abruzzo è sismico e non può ospitare centrali. Il tutto sorvolando sul fatto che avere una centrale nucleare in un'altra regione, magari a 200 km di distanza, possa essere confortante e tranquillizzante. La nube di Chernobyl contaminò mezza Europa.

Dovrebbe chiedere ai cittadini di Tokyo, posta a oltre 200 km di distanza dalla centrale esplosa, se ora stanno avendo paura o meno. Il capogruppo Venturoni, in ogni caso, si è schierato apertamente per il nucleare, ennesima prova di tempismo e lungimiranza della classe dirigente abruzzese a dimostrazione che il disastro di
Chernobyl non ha insegnato nulla.

In ogni caso ora più che mai invitiamo i cittadini abruzzesi a votare in massa al Dovrebbe chiedere ai cittadini di Tokyo, posta a oltre 200 km di distanza dalla centrale esplosa, se ora stanno avendo paura o meno.

Il capogruppo Venturoni, in ogni caso, si è schierato apertamente per il nucleare, ennesima prova di tempismo e lungimiranza della classe dirigente abruzzese a dimostrazione che il disastro di Chernobyl non ha insegnato nulla. In ogni caso ora più che mai invitiamo i cittadini abruzzesi a votare in massa al referendum sul nucleare che si terrà a breve.”.

Il WWF sottolinea che uno dei reattori coinvolti dall’emergenza di Fukushima ha una età di 40 anni. La tendenza odierna è di prolungare l'età dei reattori nucleari in esercizio per "passare" al governo successivo la patata bollente degli enormi costi dello smantellamento e delle scorie.

“Ancora una volta succede qualcosa che era stato dato per assolutamente inimmaginabile dagli "esperti" – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - Anche un evento definito a bassissima probabilità, puo' verificarsi, soprattutto in concomitanza con altri effetti scatenanti (terremoto e distruzione della diga di Fukushima).

L'evento di Fukushima non va incluso nella categoria dei disastri naturali. Non spetta alla natura adeguarsi alle pretese dell'economia, bensì il contrario. Il principio di precauzione deve diventare la linea guida dell'economia e delle politiche energetiche ed ambientali: quando un evento potenzialmente disastroso connesso a una tecnologia ha una probabilità sia pur minima di verificarsi, bisogna astenersi dall'uso di questa
tecnologia. Non c'è altra soluzione nè mediazione possibile”.

“Il nucleare non è cambiato, ma il mondo sì e oggi le alternative non solo ci sono, ma sono una realtà economica e occupazionale in rapidissima ascesa, a differenza del nucleare. Energia rinnovabile, quella che nell’87 da qualcuno veniva definita un’utopia è oggi il futuro del Pianeta e dell’economia.

L’Italia si appresta a tenere un referendum sul nucleare per abrogare la legislazione pro-nucleare approntata da un Governo che non ha tenuto conto del verdetto popolare
del 1987 – continua Leoni - Siamo anche noi un paese ad elevato rischio sismico. La tecnologia nucleare non è cambiata, nonostante le promesse di inesistenti reattori intrinsecamente sicuri di terza e quarta generazione e nonostante l'enorme flusso di denaro a supporto di ricerca e tecnologia. Quello che invece è cambiato è il contesto delle altre fonti energetiche, con efficienza e risparmio energetico e le fonti
rinnovabili, pulite e davvero sicure”.

Auspichiamo anche che non vi siano pressioni di alcun tipo sull’informazione italiana e che si garantisca la massima trasparenza circa le drammatiche notizie che arrivano dall’incidente del Giappone, un disastro ‘ecologico’ che aggiunge altro dolore e sofferenze alle popolazioni colpite oltre ai danni diretti provocati dal terremoto e
dello tsunami.

Friday, March 11, 2011

Terremoto in Giappone - raffineria Chiba esplosa



Un abbracco a tutti i miei amici e amiche giapponesi per il terremoto di ieri.

Devastante e addolorante. Ho tanti pensieri - un terremoto 8.9 della scala Richter e' frai piu' potenti mai registrati. Il massimo e' stato 9.5, tanti anni fa in Cile.

Se quello Abruzzese era 6.3 la differenza e' 2.6. Tradotto in rilascio di energia, siccome il calcolo e' logaritmico in base 32, vuol dire che il terremoto nipponico e' stato 32 elevato alla 2.6 volte maggiore di quello di L'Aquila. Un fattore 8000.

Siccome questo blog parla di petrolio, in una regione sismica dove vogliono fare raffinerie, oleodotti e centrali nucleari, penso che la cosa piu' appropriata sia di mostrare le immagini - aggiaccianti - della raffineria Ichihara, nella provincia di Chiba esplosa ad est di Tokyo.

Ciascuno ne tragga le proprie conclusioni. Anche l'Abruzzo e la Basilicata sono zone sismiche.




Wednesday, March 9, 2011

Gas, fracking e tribunali




We can't drink our well water.
We can't breathe the air without getting sick

Bob Barr, cittadino del Texas


E cosi' siamo arrivati alle cause in tribunale, portate da normali cittadini contro i signori del fracking e dell'industria del gas.

La famiglia texana del signor Bob Barr, comosta da lui, sua moglie e sua figlia, ha infatti presentato causa in tribunale contro non una, ma NOVE ditte petrolifere! Secondo Mr. Barr queste ditte hanno avvelenato la sua acqua e la sua aria, causando molti problemi alla salute di tutta la famiglia.

Le ditte sono

Aruba Petroleum, Incorporated
Ash Grove Resources
Encana Oil and Gas
Halliburton Company
Republic Energy Incorporated
Ryder Scott Company
Ryder Scott Oil Company
Tejas Production Services
Tejas Western Corporation

Nel giro di pochi anni tutta la zona dove vivono, detta di Barnett Shale e' stata invasa dalle trivelle. Ce ne sono cinquanta nel raggio di 3 km da casa del signor Barr.

La moglie dice:

When all the gas drilling started around our home, we started to experience health effects


Quando hanno iniziato a trivellare vicino alle nostre case, abbiamo iniziato ad avvertire le conseguenze negative sulla nostra salute.


Sono andati varie volte al pronto soccorso, con dermatiti, nausea, sangue dal naso, stanchezza. Uno specialista di medicina dell'ambiente gli confermo' poi che molte neurotossine presenti nel loro sangue erano composti chimici usati dalle ditte del fracking.

Il medico gli ha detto che se restavano li, ci sarebbero stati altri problemi di salute, altre visite all'ospedale e a lungo andare anche la chemioterapia.

Cioe' trivellano per pochi anni e tu ti ritrovi composti chimici nel sangue.

Se ne sono dovuti andare.

Questo e' il gas che porta ricchezza - agli speculatori ma non alla gente.




Fonti: Lawsuit Alleges Gas Drilling Poisoned Family: MyFoxDFW.com

Altri pozzi a Vasto-San Salvo?



** Aggiornamento: Secondo la carta del ministero la concessione e' interamente in Molise ma secondo il comunicato della Sound Oil e' in provincia di Chieti e Campobasso. Se e' il comunicato ad essere sbagliato, i nostri petrolieri dimostrano ancora una volta di non avere la minima conoscenza del territorio dove vanno ad operare. **


Purtroppo sono in partenza e non ho tanto tempo per indgare di piu. Si tratta di una ditta sconosciuta, la Sound Oil, che vuole trivellare nel Vastese e in Molise, localita' Colle Ginestra.

Il testo e' qui: e me l'ha mandato stamattina un lettore di questo blog, che ringrazio della cortesia e che si firma Persefone. Spero che qualcuno voglia indagare meglio di che si tratta.

Penso che siano andati a chiedere i permessi in Molise, visto che qui siamo tutti all'erta. Non e' la prima volta che vanno da loro.

Parlano di estrazioni di gas e di petrolio, tutti contenti.

La domanda vera pero' e': dov'e' la provincia di Chieti in tutto questo? Dov'e' Gianni Chiodi? Perche' non si lamentano con Roma che le concessioni che riguardano l'Abruzzo e il suo mare DEVONO essere note anche da noi?

Dove sono gli assessori al turismo, Remo di Martino e quello all'ambiente, Eugenio Caporrella? Che ne pensano di queste trivelle? Dov'e' il sindaco di Vasto? Dov'e' quello di San Salvo?

Possibile che debba essere Persefone ad accorgersene e io da oltre oceeano a diffondere queste notizie?

Di nuovo, non e' il mio mare che trivellano, e' il vostro.

------------


Sound Oil PLC

("Sound Oil" or "the Company")

Award of New Exploration Licence in Italy

Sound Oil plc(AIM: SOU), the upstream oil and gas company with assets in
Indonesia and Italy, is pleased to announce that it has been awarded a new
exploration licence in Italy, bringing the total number of its active permits
in the country to 8. In addition, the Company holds 1 concession, 7 preliminary
awards and one exclusive application. Of this total Sound operates 14 of the
projects.

The new award was announced by the Ministry for Economic Development in Rome
and made jointly to Sound's subsidiary Apennine Energy Srl (50%) and its
partner Compania Generali Idrocarburi (50%, operator). The permit is awarded
for a five year period with an effective start date of 16 December 2010. There
is no immediate capital expenditure planned on the licence.

The Colle Ginestre licence is located in Campobasso (Molise) and Chieti
(Abruzzo) on the Adriatic coast of central Italy. The new permit lies in the
Southern Apennines fairway for shallower gas and deeper oil and adjacent to the
Cupello-San Salvo field which has produced over 330 Bscf from the Pliocene
play. A number of wells have been drilled on the permit previously, including
Colle Turchese-1dir (by ENI in 1988) which encountered gas shows on the flank
of a structure characterised by an encouraging flat spot on seismic data, which
may indicate a gas accumulation.

Separately, the Company has noted the recent rise in its share price and knows
of no particular reason for this. The Company is on track with its planned
work programme in Italy announced in December 2010 and to this end the Company
has selected a preferred bidder from the tender process and is currently
negotiating a rig contract for a work-over well on the Company's Marciano
concession in Italy. Application will be made to the ministry for the work
permit and a further announcement will be made in due course.

Gerry Orbell, Chairman and Chief Executive of Sound Oil plc, commented:


"Sound Oil is very pleased to have been awarded the new licence onshore Italy,
one of our core areas in which we have built an extensive portfolio, experience
and knowledge. The new licence contains some attractive new prospects and leads
in close proximity to existing discoveries in a very prolific gas province.

For further information please contact:



Sound Oil

Gerald Orbell, Chief Executive

Tony Heath, Finance Director

Tuesday, March 8, 2011

Ida Tarbell - l'8 Marzo di tutti



Ida Tarbell

 John D. Rockefeller
la sua Standard Oil era proprietaria del 90%
delle operazioni petrolifere d'America fra la fine del 1800
e l'inizio del 1900.



L'espose' di Ms. Tarbell - Mc Clure Magazine
Dopo la dissoluzione della Standard Oil, nacquero le baby Standard: Chevron, Exxon, Mobil


Notare nel 1977 - Energy Conservation


All a man does should make for rightness and soundness,
that even the fixing of a tariff rate must be moral.

Ida Tarbell,
The History of Standard Oil


Ida Tarbell. Questo nome non dira' molto ai piu', ma ne voglio parlare oggi, 8 Marzo, perche' la sua e' una storia bellissima di ispirazione e che quando mi sento demoralizzata e mi chiedo chi me lo fa fare, mi fa sentire meno sola e mi riempie di ammirazione e di rispetto.

Ida Tarbell invento' il giornalismo investigativo e rivoluziono' il modo di rapportarsi degli Americani alle multinazionali del petrolio, cento anni fa, senza internet, senza aereoplani e solo per amore di giustizia.

Nacque nel 1857, in Pennsylvania, figlia di un piccolo imprenditore petrolifero. A quel tempo non c'erano le multinazionali e chiunque poteva mettersi li a cercare oro nero sottoterra.

Ad un certo punto sulla scena compare pero' Mr. John Rockefeller, petroliere spietato la cui intenzione era quella di emergere su tutti, con qualsiasi metodo possibile, legale o meno, intimidendo e rendendo la vita difficile a tutti i suoi competitori. La sua ditta si chiamava Standard Oil.
Si dice che il protagonista di "There will be blood" con Daniel Day Lewis e' stato ispirato in parte da lui.

Con il tempo la sua Standard Oil arrivo' a detenere il 90% di tutta l'industria petrolifera USA e ingoio' pure la ditta del padre di Ida Tarbell.

Passarono gli anni, e Ida trovo' la sua strada come giornalista in un epoca in cui le donne stavano a casa, o al massimo facevano le insegnanti o le infermiere.

Nel 1897 Ida Tarbell decise, di punto in bianco, di studiare la Standard Oil. Si prese la briga di spulciare tutti i documenti che poteva trovare sparsi per la nazione e si premuro' di fare interviste ad esperti di leggi, scienziati, e pure con i petrolieri stessi.

Cento anni fa, quando queste cose non si facevano, senza internet e senza niente se non la curiosita' e il desiderio di trovare la verita'.

I capoccioni che lavoravano per la Standard Oil, credendo che la giornalista volesse scrivere testi di ammirazione, raccontarono la loro verita' con molto candore, e rivelarono anche cose non proprio edificanti, come l'aver pagato politici, manipolato il mercato, minacciato i piccoli imprenditori e corrotto chi c'era da corrompere.

Ida Tarbell mise insieme tutti i pezzi. Ci mise cinque anni.

Il suo primo articolo di denuncia contro la Standard Oil, le sue pratiche e John Rockefeller, comparve nel 1902 su una rivista che si chiamava McClure's magazine. Gli articoli durarono fino al 1904, e alla fine furono raccolti in un libro, dal titolo "History of the Standard Oil Company". Fu invitata a parlare in tutti gli angoli della nazione, e divenne amata dappertutto la Standard Oil aveva fatto disastri - il che vuol dire in tutti gli USA.

Fu uno tsunami. Era la prima volta che il capo di una multinazionale cosi potente veniva messo sotto lo scrutinio dell'opinione pubblica. Ci fu un forte elemento di sorpresa e di stupore anche da parte dei lettori che mai avrebbero potuto immaginare comportamenti cosi poco morali da parte di un uomo cosi ricco e cosi famoso.

Scrisse di Rockefeller:

And he calls his great organization a benefaction, and points to his church-going and charities as proof of his righteousness. This is supreme wrong-doing cloaked by religion. There is but one name for it -- hypocrisy.

Dalla sua opera giornalistica certosina nacquero movimenti di opposizione di popolo e politici allo strapotere della Standard Oil Trust. Ida Tarbell diede loro numeri, dati, fatti, alla gente per unirsi e chiedere cambiamento.

Le leggi gia' esistevano - in particolare il Sherman Antitrust Act del 1890 - ma fino ad allora la Standard Oil era riuscita a sfuggire dal braccio della legge.

Finalmente, grazie agli espose' di Ida Tarbell, la Standard Oil non pote' piu' scappare dall'ira di popolo.

Il presidente Teddy Roosevelt chiamo' i vertici della Standard Oil i piu' grandi criminali della nazione e nel 1911 la Corte Suprema degli Stati Uniti impose la dissoluzione della ditta, in quanto cartello e monopolio.

Le maggiori ditte di oggi - Chevron, Exxon-Mobil, Conoco-Phillips, Amoco, sono tutte derivate dalla Standard Oil di Rockefeller.

Nel 1999 il New York Times mise i suoi articoli fra i cinque piu' influenti pezzi di giornalismo mai scritti nel 20esimo secolo. Le hanno fatto un francobollo e dato ogni sorta di riconoscimento, in vita e dopo la sua morte, nel 1944.

All a man does should make for rightness and soundness,
that even the fixing of a tariff rate must be moral.


Tutto questo piu' di cento anni fa. In questi tempi di veline e di Ruby Rubacuori, mi sembra un bell' esempio di speranza.

Saturday, March 5, 2011

Molfetta, l'ENI e l'idrogeno solforato



Dalla sentenza di condanna per gli operai di Molfetta
Giudice Lorenzo Gadaleta, Gennaio 2010


Signora Luigi Farindola, vedova di uno
degli operai uccisi dall'idrogeno solforato a Molfetta - Ottobre 2009





Il 23 Febbraio 2011 e' iniziato il secondo processo a Molfetta contro varie societa' - fra cui l' immancabile ENI - per accertare le responsabilita' della morte di 5 persone, a causa delle esalazioni di idrogeno solforato, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dal quotidiano online di Puglia L'Ira del Tacco di Nino Sangerardi.

Le vittime del disastro, avvenuto il 3 marzo 2008, sono:

Vincenzo Altomare, 64 anni,
Luigi Farindola, 37 anni,
Biagio Sciancalepore, 24 anni,
Guglielmo Mangano 44 anni,
Michele Tasca, 19 anni.

La dinamica dell'incidente e' ben nota: un autocisterna che avrebbe dovuto trasportare zolfo liquido ha iniziato a sprigionare idrogeno solforato. Uno degli operai si e' affacciato nell'oblo' dell'autocisterna per vedere cosa succedeva e si e' sentito male, cadendo. Gli altri sono soccorsi per aiutarlo, si sono gettati nel serbatoio per cercare di salvarlo e sono morti tutti, soffocati dal veleno.

Vincenzo Altomare era il titolare della Truck center, gli altri quattro i suoi dipendenti. L'unico a salvarsi fu un altro operaio, Cosimo Ventrella.

Quando si ha a che fare con lo zolfo liquido, e' inevitabile che ci sia una certa percentuale di gas di idrogeno solforato, ma le percentuali dovrebbero essere basse in modo da salvaguardare la salute dei lavoratori. Questo perche' l'H2S e' un veleno.

Anche le cisterne usate per il trasporto di zolfo liquido potrebbero avere dentro delle tracce di H2S in seguito a reazioni chimiche. In generale, dovrebbero essere fatti dei corsi agli operai che quantomeno dovrebbero sapere come comportarsi in situazioni di emergenza come quella di Molfetta.

Questo gas infatti a dose alte e' letale, a dosi basse causa problemi di circolatori, neurologici e respiratori, specie se inalati nel corso di una vita intera e anche se c'e' chi a Viggiano per esempio dice che l'H2S e' un elisir di lunga vita.

Invece qui, grazie a questo elisir di lunga vita, sono morti in cinque, perche' nessuno sapeva niente.

Il primo processo si concluse il 6 ottobre del 2009.
Si erano presentati parte civile i parenti dei morti e pure l'Inail.

Sul banco degli imputati Eni SPA che aveva prodotto lo zolfo dalla raffineria di Taranto, Nuova Solmine SPA di Grosseto che lo avrebbe usato per produrre altri sottoprodotti, e Meleam Puglia, che in teoria si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro e che forni' i piani di sicurezza alla Truck Center.

L'unico superstite, Ventrella, dichiaro' che la puzza di H2S si inzio' a sentire molto tempo prima della morte degli operai.

Evidentemente nessuno ha saputo gestire l'emergenza. Potevano benissimo scappare se avessero saputo che quello era veleno, che agisce esattamente nello stesso modo in cui agisce il cianuro, se qualcuno glielo avesse spiegato cosa fare. Invece cinque morti e chissa quante lacrime dopo eccoci qui.

Dal processo del 2009 venne fuori che:

1) Non fu fatta adeguata formazione agli operai su cosa fare in questi casi.

2) L'ENI non ha indicato ai conducenti delle cisterne che il carico fosse pericoloso, e non ha compilato una scheda di pericolosita' da dare agli operai come previsto da leggi italiane e europee.

3). Nessuno fu mai capace di dire esattamente che composizione chimica aveva la miscela di zolfo liquido che avrebbero dovuto trasporare gli operai e quanto H2S ci fosse dentro.

4) Le procedure di sicurezza della Truck Center vennero cambiate appena dopo l'incidente, per renderle piu' stringenti. Che strana coincidenza - cambiano le regole dopo 5 morti, lo stesso giorno!

5) L'impianto di Molfetta non era autorizzato a bonificare la cisterna prima che ci venisse messo dentro lo zolfo liquido.

6) Le cisterne non venivano controllate prima dell'immissione di zolfo liquido per vedere se dentro c'erano dei residui di H2S.

7) La Nuova Solmine decise di non pagare circa 3 milioni di euro all'ENI perche' non erano sicuri che il carico di zolfo che stavano comprando fosse zolfo liquido e basta e non zolfo liquido misto a idrogeno solforato. In poche parole, la Nuova Solmine pagava per zolfo e non per H2S - a loro inutile. L'ENI o per incompetenza o per malafede gli mollava pure un pochino di H2S, non si sa quanto, ma abastanza per mandare un fumo contratti di 3 milioni di euro.

8) In seguito alle dichiarazioni dell'ENI, che non e' mai riuscita a spiegare esattamente cosa ci fosse dentro il suo zolfo liquido a giugno 2009 la procura ordino' perquisizioni, sequestri ed acquisizioni presso le raffinerie di Taranto e Livorno e presso gli uffici ENI di Roma.

9)Furono ipotizzati reati di falsa testimonianza per i dipendenti ENI e pure per quelli di Nuova Solmine.

10) Tutti gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme di prevenzione degli infortuni. Per ciascuno 5 anni ci carcere e l'inerdizione dalla professione.

Purtroppo pero' fra i condannati ci sono soltanto gli impiegati e i responsabili di ditte terze, quelle dei subappalti: Mario Castaldo, Alessandro Buonopane della Fs Logistica e Pasquale Campanile di Cinque Biotrans, condannati per omicidio e lesioni colpose.

Tutte le ditte minori, Fs Logistica, Cinque Biotrans e pure la Truck Center sono state condannate a 400,000 euro di multa ciascuno.

Gli unici intoccabili? Quelli dell'ENI o della Nuova Solmine.

Il pubblico ministero Giuseppe Maralfa e' pero' riuscito a trovare almeno degli elementi che quantomeno pongono dei dubbi sull'eticita' dell'ENI e sul suo modo approssimato di fare buisness. Infatti l'assessore al lavoro di Puglia Michele Losappio disse all'epoca:

Va poi evidenziata la scelta di trasmettere gli atti alla Procura per accertare eventuali nuove responsabilità di colossi societari come ENI e Nuova Solmine.
A loro più che ad altri spetta, per il rilievo e la solidità dei Gruppi, assumere misure e procedure di lavoro che tutelino la vita e la salute delle maestranze.
Se questo non è accaduto occorre accertarne le cause e le responsabilità.
Eccoci allora al nuovo processo di questi giorni nel quale si costituiranno parte civile la regione Puglia e la stessa Truck Center. A giudizio di nuovo Eni SPA, Nuova Solmine SPA e Meleam Puglia, che si dovrebbe occupare di sicurezza nei luoghi di lavoro.

I reati contestati sono omicidio colposo aggravato plurimo e lesioni personali aggravate.

Per l'ENI sono imputati

Giorgio Mario Artibani,
Antonio Caffarelli,
Bernardo Casa,
Fiorella Iobbi,
Marco Pinzuti Ansolini,
Alessandro Rosatelli,
Gaetano De Santis, direttore raffineria ENI di Taranto.

Vediamo come va a finire.

Intanto cinque persone sono morte, e non torneranno piu', anche per colpa della negligenza di una ditta che in tutta la sua storia ha avuto come unico obiettivo quello di fare soldi, senza rispetto per nessuno. Anzi, come dicono ad ENI-scuola, "alla ricerca spasmodica del successo".

Al Copam 2011 dicono che l'idrogeno solforato fa bene alla salute.

Lo andassero a dire alle mogli e ai figli dei morti di Molfetta se ne hanno il coraggio.

Verra' un giorno...